Pezzo dopo pezzo, qui viene giù tutto. Un po’ è colpa della crisi globale, un po’ è colpa dell’insostenibilità delle energie alternative. O meglio, diciamo che la crisi globale dell’economia ha accelerato il processo di decadimento dell’eolico prima e del fotovoltaico dopo. Con o senza crisi saremmo comunque arrivati alla resa dei conti, al punto di non ritorno.
Dopo le illustri vittime in terra americana, lo stillicidio di aziende produttrici di pannelli fotovoltaici che chiudono per fallimento prosegue. Come se non bastasse oggi vi sottoponiamo il caso dell’azienda texana First Solar che ha chiuso due stabilimenti a causa del peggioramento del proprio conto economico. Il primo stabilimento è in Malesia.
Il secondo stabilimento è in Germania. Sì, avete letto bene: Germania, per l’esattezza a Frankfurt der Oder. La storia sa essere beffarda e questa ne è una delle numerose conferme. Rimarranno a casa 1200 lavoratori (verdi). Ovviamente (e giustamente aggiungiamo noi) tra le famiglie c’è sconcerto: gli investimenti fatti negli anni precedenti avevano portato questa cittadina sul confine tedesco-polacco ad essere un polo di eccellenza per il fotovoltaico.
Peccato, davvero. E lo diciamo assolutamente senza sarcasmo. Quando si perdono posti di lavoro è sempre un grave problema, di questi tempi poi è una iattura vera e propria. Ma questo accade quando una industria viene pesantemente sussidiata e il mercato deformato in modo grottesco: si crea un sistema industriale, una intera filiera produttiva su basi del tutto inconsistenti. E’ bastata la riduzione dei sussidi, da parte del governo tedesco, a rendere il comparto economicamente insostenibile. La concorrenza cinese poi ha fatto il resto. La First Solar è purtroppo in buona compagnia, la capofila è stata la Solyndra ma solo il mese di Aprile annovera un altro fallimento clamoroso, quello della tedesca Q-Cells. E queste sono le aziende da prima pagina, impossibile citare tutte quelle medio-piccole sconosciute alla cronaca.
Tutte vittime dell’eco follia che attraversa i nostri continenti, da troppo tempo ormai.
Vorrei cercare di rendere chiaro cosa sia stata l’incentivazione delle rinnovabili, anche in rapporto alla crisi in atto e alle possibilità di superarla, e con quali politiche.
Per fare questo userò un esempio immaginario e un po’ polemico, ma che spero renda evidenti certi concetti.
Dunque, immaginiamo che, dopo aver deciso di dare al popolo le brioche, al posto del pane, la famosa principessa diventi una perfetta attivista briochista, e quindi ecco le tasse sul pane, per combattere le lobby del grano, e incentivi a gogò sulle brioche. Immaginate come sarebbe andata a finire ? Più o meno come sta andando a finire la nostra attuale politica delle brioche-rinnovabili.
Potrebbe bastare, ma vorrei fare anche un esempio più moderno e politically (un-)correct:
Immaginate che qualcuno decida (non sia mai) di incentivare il biologico, con tasse su negozi, supermercati, mercatini e via dicendo, ed agevolazioni al biologico.
Dato però che il biologico di suo è più costoso, e ha rese minori, i prezzi del cibo andrebbero alle stelle. Mangiare diventerebbe un lusso. Già adesso, a fronte di una domanda bassa, i prezzi del biologico sono alti, figuriamoci quando dovesse sostituire la produzione commerciale normale. Morirebbero di fame milioni di persone. Malthus, nell’inferno in cui sta (secondo me) ne sarebbe felice.
Stai scherzando? Già l’hanno pensata la TASSA SUI CIBI GRASSI
http://qn.quotidiano.net/esteri/2011/10/01/592189-danimarca_introdotta_tassa_cibi_grassi.shtml
http://www.diredonna.it/governo-monti-tassa-alcolici-e-cibi-grassi-66143.html
Del resto lo fanno per il nostro bene, vero?
Si, con l’effetto di far scappare gli imprenditori del settore.
http://www.ilgiornale.it/interni/tassa_governo_monti_e_patatina_non_tira_piu/29-04-2012/articolo-id=585445-page=0-comments=1
Hanno puntato sulle brioche per un popolo che chiedeva pane, ovvero su energie non competitive, ancora costose, e i risultati sono certamente amari, ma assolutamente in linea con la logica. Se non fosse così non sarei stato da anni a fare il “vero” cassandro (checché ne dicano altri sedicenti cassandri), ammonendo che la politica dei green jobs non avrebbe potuto funzionare, come sta appunto avvenendo. Avevo detto che semmai si sarebbe dovuto incentivare la ricerca, non il mercato, perché si investe pesantemente su un prodotto quando ha raggiunto un buon livello di competitività, non quando è ancora una brioche.
Servirà tutto questo a far aprire gli occhi a qualcuno ? Non lo credo, ma lo spero. Spes, ultima dea.