Da GWPF, era ora. Non sapremo mai se sia dovuto al climategate, alla tenacia di gente come Steve McIntyre o al semplice buon senso, che notoriamente è piuttosto lento ad affermarsi. Ma il fatto che su Science sia apparso un articolo che chiede che il codice utilizzato per la ricerca nel settore climatico sia reso disponibile come condizione necessaria per aspirare alla pubblicazione su riviste peer review è un enorme passo avanti.
Soltano pochi giorni fa abbiamo parlato di valutazione della qualità dei codici dei GCM, perché è uscito un paper, per la verità non molto robusto scientificamente, che assicura che il livello di qualità sia nella fattispecie generalmente accettabile. Speriamo di tornarci su quanto prima grazie al contributo di lettori che ‘masticano’ questi argomenti.
E’ evidente che la partita non si gioca più da tempo sui dati, quanto piuttosto su come vengono trattati, dal momento che l’impiego di sistemi di calcolo, elaborazione statistica e quant’altro può fare decisamente la differenza in termini di risultati. Perciò, nel rispetto dell’obbligo assoluto di mettere non solo chi è chiamato a valutare un lavoro per permetterne la pubblicazione ma anche e soprattutto chi volesse replicare quel lavoro per valutarne i risultati in condizione di poterlo fare, si spera ardentemente che questo non rimanga un appello isolato, ma che sia raccolto da tutto il mondo dell’editoria scientifica in materia di clima.
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