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Ehm…ci tocca arrossire

Ecco qua, da Ecoblog:

Cambiamenti climatici, Carlo Carraro rettore a Venezia apre un blog

Il Rettore della Ca’ Foscari nonché direttore dell’ICCG ha aperto il suo blog. Nell’interpretazione dell’amica Marina, che scrive su Ecoblog e che colgo l’occasione di salutare, questa iniziativa si contrapporrebbe a Climate Monitor, evidentemente e ufficialmente voce scettica della blogosfera climatica Italiana.

Grazie, siamo onorati ma non è così, perché:

  1. Ci mancherebbe che avessimo la pretesa di paragonare la nostra e questa nuova iniziativa, evidentemente le risorse disponibili alla bisogna non sono comparabili.
  2. Dal momento che il logo ICCG campeggia ogni dove sul blog in questione trattasi di iniziativa istituzionale, cosa ben diversa da CM.
  3. CM non si contrappone proprio a niente, semplicemente esiste, forse unico nel suo genere, in un panorama informativo che di voci in linea con il consenso scientifico non manca davvero, leggere il blogroll (sempre in questione) per credere.
  4. Il blog pare nasca per esplorare soprattutto gli aspetti economici, strategici e di policy connessi con il cambiamento climatico, non per discuterne le dinamiche o le origini. Il consenso è dunque a monte. Non so se questo aggiunga o tolga unità ai famosi 2500 scienziati o alla fatidica percentuale del 97% (arrotondata recentemente al 98% per comodità), ma difficilmente aggiunge conoscenza in termini climatici.

Ad ogni modo, nel nostro piccolo, auguriamo ogni fortuna all’iniziativa – lo scambio di informazioni è comunque imprescindibile – però ci permettiamo di suggerire un piccolo cambiamento alla sezione “about” nella quale si legge:

“Questo blog vuole essere un ponte tra la ricerca dell’International Center for Climate Governance (ICCG) e il pubblico, i giovani a cui importa del loro futuro, i meno giovani che con decisioni responsabili devono lasciare alle future generazioni un mondo migliore.”

Ecco, dividere le persone, giovani o meno che siano, tra quanti hanno a cuore il proprio futuro e quanti no non sembra proprio il massimo, perché i secondi esistono solo nella mente di chi è convinto di avere in mano le chiavi di quel futuro, che è notoriamente difficile da prevedere. Chi ben comincia è alla metà dell’opera.

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Published inAttualità

7 Comments

  1. Maurizio Rovati

    Si legge anche:
    “Il taglio del blog non sarà scientifico, ma economico e politico, perchè il problema dei cambiamenti climatici non e’ soltanto una questione scientifica o ambientale. E’ soprattutto una questione economica, che pervade ogni possibile decisione di governi, istituzioni e imprese. E proprio per questo diviene una decisiva questione politica che non può rimanere marginale nell’agenda dei policymakers di tutto il mondo.”

    T’è capì? Economia e politica, soldi e potere. La scienza è ormai solo scientismo, che schifo, pfui!

    • Non sarei così negativo sul taglio economico e politico, è una questione di collocazione. In realtà, se operasse seriamente, sarebbe una cosa opportuna. In sintesi il mio ragionamento è: il clima cambia e lo sappiamo; non siamo certi di come cambi e per causa di cosa; quando i primi modelli saranno attendibili, lo saranno con visibilità nel breve termine; questo permetterà di fare pianificazioni opportune per *gestire* il problema. Effettivamente, se vengono giù tre metri di neve nell’entroterra di Rimini e due mesi dopo devono pregare perché piova a Firenze, io ne concludo che dobbiamo adeguare le infrastrutture di captazione e distribuzione dell’acqua. Un’entità in grado di dare questo input politico/economico, a prescindere sul dibattito sul perché il clima cambia, ma focalizzata sul fornire suggerimenti operativi sulla base di quello che è prevedibile con un margine ragionevole sarebbe la benvenuta. Se poi invece l’input sarà relativo a previsioni fantasiose a cinquant’anni è tutt’altra cosa.

      Tanto per incominciare, mi piacerebbe leggere dall’ICCG un’analisi economica che spiega come mai l’industria solare sta fallendo in USA, Spagna e anche Germania, nonostante i proclami trionfanti di qualche anno fa.

    • donato

      Perché hanno ridotto gli incentivi, ovvio!
      La mia, però, è una risposta troppo semplice per essere esatta. 🙂
      Quelli che sanno di queste cose ci spiegheranno che le società elettriche boicottano le energie alternative perché essendo “democratiche” impediscono di fare soldi a palate, che gli ostacoli burocratici sono enormi, che bla, bla, bla …..
      Per quel che riguarda gli aspetti “economici” del tuo ragionamento (prima parte del commento) sono molto d’accordo.
      Ciao, Donato.

    • Certo, ma perché hanno ridotto gli incentivi? Lasciamo perdere Spagna e Italia dove si può dire che i governi non sanno che pesci pigliare per raccattare soldi e lo stato di questi due paesi dimostra che la cultura politica non è lungimirante. Ma non si possono dare spiegazioni simili per la Germania, direi. Vorrei sentire una spiegazione dell’ICCG a proposito della Germania.

    • Guido Botteri

      “se vengono giù tre metri di neve nell’entroterra di Rimini e due mesi dopo devono pregare perché piova a Firenze, io ne concludo che dobbiamo adeguare le infrastrutture di captazione e distribuzione dell’acqua.”
      …ecco, io vorrei che si ragionasse così, invece di pretendere di “mitigare” la neve e la siccità.
      In precedenti interventi ho cercato di dire che la natura è , di suo, “anomala”, nel senso che distribuisce anomalie in un verso e nell’altro. L’intervento dell’uomo, della odiata civiltà, è servito anche a distribuire queste risorse in maniera meno anomala.
      In aride regioni africane sta arrivando acqua (anche con soldi miei, per pochi che siano).
      Non mi risulta che nessun ermellino, nessun corvo abbia mai portato acqua ad altri animali. Insomma, vorrei che si guardasse all’uomo e alla sua opera con occhi meno astiosi e più realistici.

    • Maurizio Rovati

      Oh beh, per cominciare bene non si sono fatti attendere.
      http://www.carlocarraro.org/argomenti/politiche-climatiche/cambiamenti-climatici-un-problema-di-cooperazione/

      Si cerca di risolvere il dilemma del prigioniero insito nella ratifica ed applicazione dei trattati. In che modo?

      “alcune coalizioni diventano stabili se, attraverso opportuni trasferimenti di risorse, si possono condividere i benefici della cooperazione”

      Oplà, opportuni trasferimenti di risorse e…

      Confesso che la mano destra va istintivamente dietro a verificare se ho chiuso con il bottone la tasca posteriore dei miei pantaloni, come fa Alvaro. Perchè le risorse per i benefici qualcuno le trasferisce di sicuro (e opportunamente) da lì.

  2. Alvaro de Orleans-B.

    Detto sia con tutto il rispetto delle notevoli credenziali delle istituzioni promotrici — ma appena leggo “climate governance” confesso che la mano destra va istintivamente dietro a verificare se ho chiuso con il bottone la tasca posteriore dei miei pantaloni.

    Infatti, solo un budget infinito potrebbe garantire il successo di una missione (epistemologicamente) impossibile come il governo del clima…

    Oppure potremmo sorvolare sull’esatto significato dei concetti di “governo”, di “clima” e, conseguentemente, di “governo del clima”.

    Anticipo le mie scuse: so che “governance” non è “government”, ma temo che la sottile e quasi intraducibile differenza sia de tutto irrilevante ai fini di cui sopra.

    Finisco con due congetture: (a) Goethe scrisse Faust pensando a qualcosa di simile e (b) la “n” che manca nel titolo della home page verrà aggiunta entro una settimana.

    Con rispetto, ripeto.

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