Sulle nostre pagine, ma anche sulla maggior parte delle aree di discussione di materia climatica, si fa spesso riferimento alla complessità del sistema Pianeta, al suo essere unitario, in un continuum indistinguibile tra i suoi sottosistemi, di cui il clima di per se’ non è che una manifestazione parziale.
Un sistema che va osservato in tutti i suoi molteplici aspetti il cui studio non può che essere altamente multi-disciplinare. Non solo climatologia quindi, ma anche geologia, biologia e quant’altro possa venire in mente. Non è un caso, infatti, se alcuni dei contributi più interessanti anche per le nostre piccole discussioni, siano giunti ad esempio proprio da chi si occupa di geologia. Nella fattispecie, qualcuno potrà ricordare che spesso questi contributi si posizionano in chiave scettica circa le origini antropiche delle recenti dinamiche del clima. Non credo e non so se si possa dire altrettanto per la lettura che sto per consigliarvi, perché l’autore, affrontando il tema delle dinamiche di mantenimento dell’equilibrio del sistema a dispetto di molteplici eventi perturbanti, ci tiene a precisare che “non è alla scala della vita umana che si ristabiliscono gli equilibri perturbati”, e che “Pochi gradi centigradi in più o in meno signifi cano caldo umido o freddo secco su tutta la Terra, ma già dieci gradi in più o in meno possono signifi care lo scompenso degli equilibri che regolano la vita. Stiamo quindi attenti a non giocherellare con il termostato della Terra”.
Si tratta di una segnalazione giuntami un po’ di tempo fa da uno dei nostri lettori, evidentemente appassionato a questi specifici argomenti. Un articolo uscito sull’ultimo numero di GEOITALIA, rivista della FIST, a firma di Antonio Praturlon, del Dipartimento di Scienze Geologiche dell’ Università ROMA 3.
Un discorso epistemologico sulla complessità nelle Scienze della Terra – GEOITALIA – Issue 36, pg 5-26.
A mio modesto parere un paper veramente interessante. Naturalmente, raccomandandovene la lettura integrale, non posso esimermi dal consigliarvi soprattutto i due paragrafi rispettivamente dedicati a “Come si ottiene quella che noi chiamiamo una ‘giusta’ temperatura” e a “Come funziona un buon termostato ad anidride carbonica“.
Questo secondo argomento in particolare, descrive il funzionamento del ciclo della CO2, evidenziando la molteplicità di meccanismi di retroazione essenzialmente negativa che intervengono da tempi lunghissimi a mantenere la concentrazione di questo gas in atmosfera entro un certo range, in tempi brevi attraverso la ‘pompa biologica’ e in tempi lunghi attraverso processi geologici che coinvolgono l’intero sistema.
Trovate tutto al link segnalato, spero di vervi fatto cosa gradita e spero soprattutto che da questa lettura scaturisca una interessante discussione.
L’articolo ci propone la Terra come un sistema complesso,nel senso che esibirebbe un comportamento “intelligente”, nel senso di Lovelock, ma senza giungere a certi estremi. Non mi sento di condividere l’idea che un sistema complesso debba essere necessariamente guidato da una sua propria strategia. Credo che questo argomento, campo di battaglia di ideologismi, e fedi varie (ivi compresa quella atea) sia meglio affrontarlo con una visione scientifica, e cioè prendendo nota dei dati e attenendosi ad essi, senza voli in avanti, che rischierebbero di essere condizionati dalle proprie convinzioni pregiudiziali.
Ciò premesso, trovo interessante l’argomento, forse finora troppo trascurato. La natura esibisce infatti comportamenti a volte sorprendenti (penso al formicaio, rispetto alla formica, e a tanti altri casi che indicano la possibile presenza di una intelligenza “superiore”) che sarebbe interessante studiare con animo privo di soluzioni già preconfezionate.
Mi pare che Guido botteri abbia sottolineato alcuni degli aspetti salienti dell’articolo in questione. Tra l’altro sempre nell’articolo (e nell’ottica di vedere la luna e non il dito che l’indica) si sottolinea il concetto che “da qualche miliardo di anni l’effetto serra “spontaneo’’è stato in grado di bilanciare l’incremento graduale di radiazione e soprattutto di contrastare qualsiasi tentativo di perturbazione termica eccessiva, da qualsiasi parte provenisse” e di perturbazioni molto serie ne sono avvenute in passato.
Inoltre “Sono note variazioni di lungo periodo della temperatura media superficiale (relativa ad interi periodi geologici, ad esempio il Cretacico), anche se non è certo facile dimostrare in questi casi una correlazione diretta con il tenore di CO2 nell’atmosfera del tempo. Tali variazioni non sembrano avere nulla di catastrofico, e sono probabilmente da collegare ad oscillazioni di lungo periodo dell’attività delle dorsali oceaniche, e quindi ai processi geodinamici della litosfera.”.
“il rapporto tra CO2 presente nell’atmosfera e CO2 disciolta negli oceani è all’incirca di 1 a 60”
Mi sembra che questo dato possa in qualche maniera un po’ tranquillizzarci sugli effetti che le variazioni di un sessantesimo di CO2 atmosferica possano indurre sulla ben più importante CO2 disciolta negli oceani, o sbaglio ?
“In effetti, i meccanismi analizzati, al- cuni altri che esamineremo in seguito e tantissimi altri che non c’è il tempo di analizzare, avrebbero ben poco significa- to se considerati a sé stanti, mentre hanno una loro profon- da logica e ragione di esistere se si riconoscono alla Terra livelli elevati di complessità, che presuppongono un livello superiore di integrazione dei vari sottosistemi.”
…cioè, a mio parere, analizzare riduzionisticamente un solo parametro, in un tale sistema complesso, può portare a errori fondamentali, perché si trascurano, appunto, quei fenomeni di “trasmissione di informazione” che caratterizzano questi sistemi complessi. U
A beneficio di coloro che non hanno tempo di leggersi tutto l’articolo, vorrei mettere in evidenza anche questo punto:
“Come esempio di meccanismo a retroazione negativa si può citare quello relativo al processo di emissione previsto dalla legge di Stefan-Boltzmann, che stabilisce che la quan- tità di radiazione emessa dalla superficie unitaria di un corpo nero nell’unità di tempo è proporzionale alla quarta poten- za della temperatura di emissione del corpo nero stesso (la Terra non è proprio un corpo nero, ma ci si avvicina). Il che vuol dire che, più l’atmosfera si riscalda, più radiazione essa emette verso lo spazio, per cui il sistema tende a stabilizzarsi abbastanza presto ad una temperatura di poco più elevata di quella iniziale.”
Vorrei mettere in evidenza questo spunto, dall’articolo di Praturlon.
“Illudersi di comprendere il funzionamento di un sistema complesso smontandolo come un orologio si- gnifica eliminare questa storia, ed è per questo che nessun organismo complesso può ricostruirsi da solo come entità autonoma a partire dai suoi costituenti elementari.”
E’ un articolo molto interessante, che, pur non essendo affatto sulla linea degli scettici, riprende il tema della conta dei feed-back negativi rispetto a quelli positivi.
Grazie Guido, a me hai fatto una cosa davvero gradita. L’articolo è molto istruttivo e scritto, a mio parere, benissimo. Complimenti al direttore di Geoitalia per aver insistito a pubblicare un pezzo “vecchio” di 10 anni. A me, che di geologia non so molto, è sembrato più “nuovo” di molte cose recenti. L’ho letto con interesse e ho imparato cose utili a capire i meccanismi che regolano il sistema Terra: le scoperte recenti e le novità sono importanti, ma la comprensione generale dei fenomeni è essenziale per la diffusione di una coscienza critica diffusa.