Embè, non si può scherzare? Mica ho detto che arriva domani! Epperò arriva, presumibilmente entro qualche migliaio di anni.
Gironzolando per il web climatico, che ormai è un po’ una realtà a se stante, mi sono imbattuto in un post molto interessante e, per i nostri figli alla decima potenza, anche un po’ allarmante.
Come molti sanno, ma altrettanti fanno finta di non sapere, la normalità per questo accaldato Pianeta è il freddo, anzi, il gelo. Le glaciazioni infatti hanno occupato molto più tempo nella vita anche recente del Pianeta di quanto non abbiano fatto i periodi interglaciali come quello che stiamo vivendo. E lo hanno fatto con una ciclicità piuttosto regolare, con periodi di progressivo e intenso raffreddamento molto lunghi, intervallati da improvviso ma breve riscaldamento. Il tutto, attenzione, secondo la scala temporale climatica, che non ha nulla a che vedere con quelle alle quali normalmente ci riferiamo e che possiamo tentare di immaginare leggendo ad esempio la storia dell’evoluzione della nostra società.
Questi che vedete sotto, sono i cicli di Milankovitch, lo studioso che per primo già parecchi anni fa ha trovato la chiave di queste oscillazioni cicliche, a cui sono stati aggiunti i risultati delle ricostruzioni dell’isotopo 18O dell’ossigeno, utilizzato come proxy per la temperatura. Studi che sono anche stati messi in discussione, ma che di fatto ancora costituiscono gran parte di quel che sappiamo circa la risposta dello stato termico del Pianeta alla forzante astronomica.
Ed è proprio la forzante astronomica, qui rappresentata dall’eccentricità dell’orbita della Terra e dall’obliquità dell’asse di rotazione del Pianeta cui si somma anche la precessione dello stesso asse, a giocare un ruolo determinante, pur essendo ancora per molta parte ignoti i meccanismi climatici con cui il Pianeta sprofonda nelle fasi glaciali o ne esce. Tutti fattori che regolano la quantità di energia che arriva sulle diverse zone del Pianeta, attivando appunto quei meccanismi ancora poco chiari che regolano la redistribuzione di questo calore ad opera dell’atmosfera e della circolazione oceanica.
Queste sopra sono le anomalie della precessione e dell’obliquità per i passati 500 e per i prossimi 500 anni. Quando sono entrambe al picco, le alte latitudini settentrionali ricevono in media oltre 40 W/m2 in più nella stagione estiva. Questo forcing agisce ovviamente sulle superfici glaciali, riducendole sensibilmente. Il contrario per le anomalie negative. Da notare che uno di questi picchi in fase è appena passato.
Riunendo il forcing orbitale in una funzione lineare della combinazione tra obliquità e precessione l’autore del post azzarda una regressione per ricostruire quello che è accaduto negli ultimi milioni di anni e, subito dopo, quello che dovrebbe accadere nei prossimi. Confrontando il suo output con quello di altre simili simulazioni trova una generale corrispondenza nel futuro a medio termine (climaticamente parlando cioè svariate migliaia di anni). Per il lungo e lunghissimo periodo l’accordo è invece meno evidente.
Ciò significa che nel giro di 60.000 anni giorno più giorno meno, saremo all’apice di una glaciazione, alla quale giungeremo dopo un lungo progressivo raffreddamento che seguirà all’attuale picco della fase interglaciale. A dire il vero c’è anche un modello che prevede un ‘assaggio’ di glaciazione già a metà strada, cioè tra circa 30.000 anni.
Insomma, tanto per mettere ordine al titolo del post, nulla di cui un umanoide generico medio debba preoccuparsi naturalmente, ma molto per riflettere. Le oscillazioni di temperatura (per non parlare delle condizioni ambientali) sono di un’ampiezza almeno di un ordine di grandezza superiore rispetto a quelle di cui si discute ai giorni nostri. Certo, i tempi sono straordinariamente più lunghi, ma questo aiuta a inquadrare nella giusta dimensione gli effetti reali, presunti o parziali che siano, delle attività umane sulle dinamiche del sistema. Vada come vada, ammesso e non concesso che prosegua incessantemente il forcing antropico e che il suo peso sia quello immaginato (ma non verificato) dal consenso scientifico, tutte le nostre malefatte scompariranno tra le onde delle tempeste che da sempre hanno caratterizzato la vita di questo Pianeta, a meno che nel frattempo non ci saremo inventati un modo per fare altri e molto più incisivi danni, reali, presunti o parziali che dovessero essere.
Ah, tanto per riportare anche la discussione ad una scala temporale comprensibile, vale la pena segnalare che lo stesso autore, in un precedente lavoro, ha tirato fuori anche un output di parziale raffreddamento per il brevissimo periodo. Questo vale la pena aspettarlo.
Morale? Non so se ce ne sia una, quel che è certo è che discorsi del genere possono forse aiutare i presunti distruttori del Pianeta e gli altrettanto presunti salvatori a riconsiderare le dimensioni del loro ruolo in questo gioco. Potrà non essere piacevole ma potrebbe tornare utile.
sono tutti articoli inutili..a noi umani interessa piu l,aspetto dell,aldila dell,aldiqua….signor guidi mi ascolti ,noi la prossima era glaciale o ancor peggio i banani in val padana..li vedremo dall,altra parte QUESTA SI CHE é LA VERA VERITA.tutto il resto sono bla bla bla climatici monotoni che oramai hanno annoiato anche i gatti,,…
cordiali saluti ,stia bene e lasci perdere..la nostra vitaccia è un soffio a confronto di tempistiche bibliche..
Vabbè, mo’ me lo segno.
gg