Oggi, 28 marzo 2012, sarà resa disponibile per il download e quindi ufficialmente pubblicata, la versione integrale del report IPCC sugli eventi estremi .- SREX.
Sulle pagine di CM ne abbiamo parlato qui, ma si trattava del solo Summary for Policy Makers. Benché questo sia di fatto il documento che tutti leggono, ritengo sia doveroso divulgare soprattutto il report vero e proprio.
Il media advisory dell’IPCC, diffuso dal focal point per l’Italia, lo trovate qui, mentre il documento è sulla home page dell’IPCC. Buona lettura.
Aggiornamento
Non resisto, il post di Roger Pielke jr è troppo bello e troppo vero e la sua idea è geniale. Ha infatti lanciato un’iniziativa, la creazione di un pulsante di risposta rapida “Handy Bullshit Button on Disasters and Climate Change“. Mi perdonerete la traduzione frettolosa spero. I termini tecnici della nomenclatura IPCC non li ho tradotti per non alterarne il significato specifico.
A Handy Bullshit Button on Disasters and Climate Change – di Roger Pielke jr
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Lo Special Report completo dell’IPCC sugli eventi estremi è uscito oggi, e sono appena passato attraverso le sezioni del capitolo 4 che si occupano di disastri e cambiamenti climatici. Complimenti per l’IPCC – hanno semplicemente fatto la cosa “giusta”, dove “giusta” significa che il rapporto riflette accuratamente la letteratura accademica su questo argomento. Nel corso del tempo la buona scienza vincerà sul resto – a volte ci vuole solo un po ‘di tempo.
Alcuni brani rilevanti della relazione (dal capitolo 4):
- “C’è medium evidence e high agreement che i trend di lungo periodo dei danni normalizzati, non sono stati attribuiti ai cambiamenti climatici naturali o antropici”
- “La dichiarazione circa l’assenza di trend degli impatti causati dai cambiamenti climatici naturali o antropici vale per le tempeste tropicali ed extratropicali e tornado”
- “L’assenza di un segnale attribuibile al cambiamento climatico delle perdite vale anche per le perdite da alluvione”
Il rapporto si prende anche cura di limitare un po’ il grado di libertà che ha permesso ad alcuni commentatori di evitare la letteratura scientifica:
“Alcuni autori suggeriscono che un (naturale o antropico) segnale di cambiamento climatico possa essere trovato negli archivi dei danni causati dalle catastrofi (ad esempio, Mills, 2005; Hoppe e Grimm, 2009), ma il loro lavoro è in forma di recensione e commento, piuttosto che ricerca empirica “.
Con questo post sto creando un comodo pulsante delle stronzate su questo argomento (nella foto sopra). Ogni volta che leggete affermazioni che invocano i cambiamenti climatici causati dall’uomo per giustificare i trend delle perdite generate dagli eventi estremi, tra cui l’attuale popolare ritornello “miliardi di dollari di disastri”, si possono semplicemente chiamare “stronzate” e indicare il rapporto IPCC SREX.
Ci si potrà trovare a dover utilizzare il pulsante delle stronzate per luoghi che dovrebbero essere credibili, come Nature Climate Change e il New York Times. Questo in un primo momento potrebbe generare disagio, perché questi luoghi sono generalmente credibili, ma è assolutamente necessario per aiutare certi angoli della scienza e dei media a riguadagnare la loro credibilità. Il canto delle sirene di collegare i disastri al cambiamento climatico causato dall’uomo esercita una forte attrazione per gli attivisti in tutte le impostazioni, ma potrebbe essere contrastato con l’uso diffuso e giudizioso del pulsante stronzate dei disastri causati dal cambiamento climatico.
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E adesso? Che faccio, schiaccio?
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Ho appena visto Atlantide di Tozzi: è in preda al morbo del catastrofismo chiude con “i dubbi non possono più esserci”
nella puntata ci mette dentro tutto ma porprio tutto: i tornadi, le alluvioni, le siccità, il prezzo del cibo e ovviamente incolpa di tutti i disastri l’uomo e gli allevamenti
aiutoooooo
Stasera Tozzi su La 7 in Atlantide ore 21 10 parlerà delle Svalbard e dei tornadi che SI SONO INTENSIFICATI NEGLI USA DURANTE GLI ULTIMI ANNI
Schiaccio il bottone rosso!!
La domanda (retorica) con cui G. Guidi ha chiuso il suo post, alla luce dei contenuti dell’articolo cui si riferisce il collegamento, merita una sola risposta: SI’.
Anche sulla base delle considerazioni che il prof. Crescenti Uberto ha egregiamente esposto nel suo commento.
Le conclusioni del rapporto IPCC SREX (mi sono limitato a leggere il “riassunto” di 20 pagine perché quello di 594 pagine per me è veramente troppo) 🙂 lasciano pochi margini di dubbio. L’aumento dei danni a cose ed a persone prodotte dagli eventi estremi (cicloni, tornado, alluvioni, ecc.) non possono essere attribuiti al cambiamento climatico (naturale o antropico) con un livello di evidenza alto. In termini più terra-terra significa che la probabilità che l’aumento di questi danni sia imputabile al cambiamento climatico sono piuttosto basse. Tutto il contrario di quanto affermano il professore intervistato da “Il Fatto quotidiano” e la compagnia di ri-assicurazione Munich Re. Bene, anzi benissimo!
Ciao, Donato.
Nel 2009, come si ricorderà, il Piemonte fu colpito da una disastrosa alluvione. I mass media, non tutti per la verità, attribuirono la causa di tale evento al cambiamento climatico. E’ di moda, quando succedono tali disastri, dare la colpa al cambiamento climatico ed immediatamente incolpare anche l’Uomo. La verità è che le catastrofi naturali ci sono sempre state e sempre ci saranno: fanno parte della Natura, in particolare del suo modo di esprimersi che determina una dinamica superficiale vivace ed in continuia evoluzione. Nel caso del Piemonte scrissi ad alcune testate televisive per far presente che eventi del tutto analoghi erano noti per il passato, come documentato da uno studio di ricercatori dell’IRPI (Istituto di Ricerca Protezione Idrogeologica del CNR) con sede a Torino. In particolare citai la pubblicazione n. 2058 del Gruppo Nazionale Difesa Catastrofi Idrogeologiche in cui veniva ospitato lo studio di alcuni ricercatori del citato Istituto. Potrei citare altri studi che documentano i drammi connessi al verificarsi dei disastri naturali in tempi passati . Ricordo solo un poderoso lavoro pubblicato alcuni anni fa dal Servizio Gelogico Italiano a cura del compianto geologo Enzo Catenacci, in cui venivano riportate tutte le calamità naturali accadute in Italia dal dopo-guerra al 1993. Tra i numerosi dati riferiti, è evidenziato che in Italia in circa 50 anni si sono avuti, nella sola Italia settentrionale, circa 2.800 morti per frane ed alluvioni, a testimoniare che certe calamità sono “endemiche”, legate alle caratteristiche geologiche, geomorfologiche e climatiche di tale area.
L’IPPC con il suo studio potrà pure documentare i disastri naturali, in maniera molto precisa, ma non credo che potrà associare tali eventi alla immissione di anidride carbonica in atmosfera da parte dell’Uomo, che è il motivo di fondo delle sue ricerche e delle sue affermazioni.