Quando ho visto i dati di Potzdam messi in formato grafico dal DWD non ho potuto resistere a fare la seguente operazione:
- Creare per ogni gelata storica un Indice di Gelata IG = – intensità x durata (ad esempio il big one 1929 ha intensità di -25 e durata di 33, per cui l’indice è IG=25×33=825) ottenendo i risultati che seguono.
2. Aggregare i punteggi dei singoli anni su periodi di 25 anni, ottenendo il grafico che segue.
Poiché tuttavia il primo e l’ultimo periodo sono composti di un numero di anni inferiore rispetto agli altri ho ritenuto infine utile normalizzare il tutto ricavando il punteggio medio annuo (il che è stato fatto dividendo il punteggio totale per il numero degli anni). Il risultato è il seguente:
Da tale grafico si evince che il venticinquennio 1900-1924 è stato il meno esposto in assoluto alle gelate estreme, seguito dal 1975-1999. Più pesante la situazione del periodo 2000-2012 che viene comunque sopravanzato dal 1950-74 dal 1925-49 (in più esposto in assoluto del 20° secolo) ed infine dal 1893-99 (piccolo assaggio di quel che fu il gelido 19° secolo).
Che ci azzecca tutto ciò con il GW? Boh.
Dal boh si deriva a mio parere che la frase finale “Summing up, cold waves of such intensity, extent and duration have become less frequent in the light of global warming” poteva essere a mio modesto avviso evitata. Preciso infine che l’indice da me adottato è un indice empirico realizzato su due piedi e pertanto sottoponibile a critica (d’altronde le nostre sono chiacchiere fra amici e non articoli per riviste scientifiche).
Risultato interessante. Un modo di aggregare i dati che permette di smussare le fluttuazioni e di vedere il risultato complessivo. Ho cercato cose discutibili e non ne ho trovate.
Non cambia il risultato ma direi che i dati dei bin iniziale e finale sono 7 e 13 e non 6 e 12 come si deduce dalla normalizzazione.
Complimenti per il lavoro
Franco
Ringrazio per la verifica e per aver individuato il piccolo errore (7 e 13).
Luigi