Mi arriva la segnalazione di questo articolo sul Meteogiornale. Un pezzo interessante e divulgativo sul concetto di desertificazione. Perché parlarne? Ma è chiaro, perché una parte importante del nostro Paese sarebbe a serio rischio di deterioramento dello stato del suolo. Indiziato numero uno il clima, naturalmente, ma non solo.
E così scopriamo – ma lo sapevamo già perché ne abbiamo già parlato su CM ben più di un anno fa scoprendo che il diavolo non è così brutto come lo si dipinge – che non bisogna farsi trarre in inganno, dicesi infatti desertificazione quando piove troppo!
Possibile? Eh, sì, spiegano nell’articolo, nonostante le piogge abbondanti che ormai da dieci anni hanno mutato radicalmente il trend delle precipitazioni per esempio in Sicilia, il carattere spesso torrenziale di queste precipitazioni costituisce non una salvezza ma un pericolo in più per i nostri poveri suoli. Del resto è comprensibile, tutti sanno che le latitudini tropicali, dove piove sempre in modo torrenziale, sono coperte di foreste pluviali…desertiche.
Per carità, spero che nessuno se la prenda più di tanto per questa ironia, ma il fatto è che le cose stanno molto diversamente. Come in altri tre precedenti post abbiamo spiegato e rispiegato e poi rispiegato ancora, il problema non è nelle piogge, perché di quelle non si e’ proprio tenuto conto, è nei dati che sono sempre gli stessi, risalenti cioè all’unico report in materia di rischio desertificazione disponibile per l’Italia, quello del CRA-CMA del 2000. Cioè di un lavoro fatto prima che tornasse a piovere.
Tanto il rapporto sullo stato dell’ambiente dell’ISPRA del 2009, quanto quello del 2010 di cui si parla in questo articolo, fanno riferimento a quel lavoro, asserendo tra l’altro che esiste una importante disomogeneità delle serie e una sostanziale impossibilità di ottenere dei trend significativi per incompletezza dei dati. E ci credo! Se nessuno li aggiorna quei dati si può andare avanti a lanciare allarmi sulla desertificazione all’infinito no?
Eh, ma allora non capisci, anche se l’indice di inaridimento non è stato aggiornato, ti abbiamo spiegato che il problema è il tipo di piogge, non la quantità.
Già, eventi estremi, alluvioni, cambiamenti climatici etc etc. Nessuno fa notare però che, sempre in Sicilia e sempre per esempio, il numero dei giorni di pioggia dal 2000 ad oggi è raddoppiato. Clima temperato e piogge abbondanti, la ricetta perfetta per la decomposizione della materia organica con conseguente rigenerazione dei suoli. Dai, per favore, ci proviamo ad aggiornare quell’indice? Poi, se volete, un bell’articoletto sull’allarme deserto in arrivo lo facciamo pure noi!
E’ vero che in ambito accademico ci sia la tendenza a formulare concetti di desertificazione più elaborati di quello classico che vede la desertificazione come la fase di transizione di un territorio normalmente fertile ad uno non più fertile. Il problema è sempre lo stesso si formano i concetti e poi ci si innamora degli stessi e si finisce per crederli veri. Come ho scritto un pò di tempo fa, credo in queste pagine, la natura è più forte di quel che normalmente si pensa, nell’articolo citato si parla di dilavamento delle sostanze organiche etc. probabilmente una maggior conoscenza degli ambienti reali, anziché dei concetti astratti, non guasterebbe affatto. In una successione ecologica primaria, un ambiente tipo un’isola deserta appena formata, costituita da dura roccia da lava appena solidificata (riuscite a pensare ad un substrato meno fertile? penso proprio di no!), e lontana da ogni fonte di piante e semi (all’apparenza); a causa delle piogge violente, gli sbalzi di temperatura e l’immancabile arrivo di licheni, e muschi, nel giro di qualche anno si inizia a formare il substrato per piante più complesse. Morale della favola se si abbandona un ambiente a se stesso e in quell’ambiente ci piove, allora la natura trasformerà quell’ambiente in un luogo florido, anche se inizialmente era il più terribile dei deserti (dura roccia). In pratica i concetti che noi umani formuliamo possono essere scritti letti e studiati, ma guai a scambiarli per la realtà. Mettete abbastanza acqua in un luogo, abbastanza luce ed il più è fatto, checche ne dicano i fautori di ogni possibili disastro.
Un tempo pioveva, ed era normale. Oggi ci sono i soldi delle emergenze, e allora o piove troppo poco, o piove troppo, un modo per lanciare allarmi si trova in ogni caso.
Però, a proposito di acqua, mi piacerebbe sapere a che punto stanno le manutenzioni degli acquedotti, i lavori di dragaggio e manutenzione degli argini dei fiumi…oh, eresia, non si possono fare perché gli ambientalisti si oppongono….mica vorrete spostare il nido dell’uccelletto che ha nidificato proprio lì ? Meglio lasciare che la zona si allaghi e muoia qualcuno, così poi ci saranno più soldi per le emergenze… dico eresie ? Si, dal mio punto di vista sono eresie, e ancora peggio, userei delle parole che per rispetto al sito mi autocensuro.
Ma quella poverina che fu travolta dal Dragone, ad Atrani, e poi ritrovata in Sicilia, non sarebbe morta, credo, se il ruscello fosse stato manutenuto come si dovrebbe. C’era di tutto, ho letto, elettrodomestici, e spazzatura varia sul letto del ruscello, che così ha esondato.
Lungo un pendio l’acqua scorre troppo veloce e non ha tempo di essere assorbita. Ma per questo ci sarebbero i terrazzamenti, o sbaglio ? Nel vicolo vicino casa mia c’erano degli alberi. Non so perché li hanno tagliati. Questo ambientalismo è strano, odia la CO2 (che è nutrimento per le piante) e non ama a sufficienza gli alberi (vedi Maldive…). Continuamente ricevo notizie di alberi abbattuti per far posto a parchi eolici o fotovoltaici… mi domando chi veramente ami la natura…
I maggiori deserti del mondo,nel senso letterale del termine, si trovano dove piove pochissimo e non dove ci sono piogge torrenziali.Basta consultare un atlante e si vedrà che tali deserti si trovano o nelle zone sub-tropicali dove dominano gli anticicloni o nelle zone sottovento a grandi catene montuose dove l’aria è super secca.Questo articolo su MTG mi confonde le idee.