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Sapete che vi dico? Ci serve proprio il Global Warming!

Tempi di crisi. Tempi di forte necessità di aguzzare l’ingegno, di inventarsi modi sempre nuovi per sbarcare il lunario. Non possiamo rinunciare quindi al global warming. Che fine farebbero tutti quelli che ci campano? E come farebbero a campare tutti quelli che via via si getteranno nella mischia?

Ecco qua l’ultima geniale intuizione per ottenere la pubblicazione di un articolo su una rivista scientifica, con contorno di adeguata copertura mediatica e futuri finanziamenti per ‘assoluta necessità di analisi più dettagliate’.

Non vi piace la geoingegneria? Beccatevi allora quella bio. Modifiche geneticamente indotte al corpo umano per meglio sopportare il climate change e per consumare meno, mitigando al contempo il suddetto. Tra i suggerimenti, droghe per indurre nausea al consumo di carne, modifiche genetiche agli occhi per vederci al buio come i gatti e consumare meno luce. Per non parlare della possibilità di prendere ormoni che facciano procreare figli più piccoli, esseri umani atti cioè a consumare meno. E vivere felici, perché la più folle delle proposte di questo gruppo di novelli eugenetisti deriva dalla loro partecipazione al consenso (meno male che stanno dall’altra parte) sulla ‘necessità di agire per contrastare il cambiamento climatico’. Volte sapere qual’? Eccovi serviti, delle simpatiche pilloline, con colore da stabilire, per far crescere l’inclinazione all’empatia e all’altruismo, cioè per diventare dei perfetti eco-consapevoli e, incidentalmente, prendere più facilmente la decisione di firmare un assegno di donazione alle povere ONG che già lottano in prima linea anche per noi contro le bizze del clima.

Il tutto, naturalmente, su base strettamente volontaria. Scelte volontarie, mica obblighi tecnocratici. Si dovrà solo essere d’accordo.

Che dire? Poche parole: legateli ben stretti.

NB: da qui, qui e, se proprio non ne potete fare a meno, qui c’è anche la ricerca vera e propria (che esiste davvero).

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Published inAttualità

7 Comments

  1. donato

    Guido,
    avevo dato un’occhiata all’articolo sul “Corriere” di oggi, ma le “incombenze istituzionali” mi avevano impedito di completarne la lettura. Nel pomeriggio gli impegni sono stati tali da impedire ogni approfondimento, alla fine me ne ero completamente dimenticato: grazie per avermelo ricordato. 🙂
    Il ministro Clini, secondo me dura poco (nelle sue vesti di Ministro, badiamo bene). All’inizio del mandato fece esplodere una buriana con i fiocchi perché “osò” dire in una trasmissione radiofonica che non bisognava considerare chiusa la partita del nucleare. Dimissioni subito! Urlarono dalle Alpi alle piramidi. Qualche giorno fa ha “osato” dire in televisione (io ne sono stato testimone) che un rendimento del 20/30% sugli investimenti nelle energie rinnovabili non è sopportabile (bisogna ridurre gli incentivi, in altre parole), oggi “osa” dire che l’OGM non è poi così brutto come si dice. La “gioiosa macchina da guerra” di Legambiente, Greenpeace, Coldiretti e via cantando si è già messa in movimento e anche il ministro delle politiche agricole Catania prende le distanze. Solo le associazioni dei produttori di alimentari hanno preso posizione a fianco del Ministro dell’ambiente.
    Il ministro Clini dice la sacrosanta verità (come nel caso delle rinnovabili e del nucleare), ma in Italia scienza è sinonimo di abominio (a meno che non sostenga che il GW è di origine antropica e che la Terra finirà arrosto per colpa della CO2 prodotta dagli uomini). Il Ministro, nella sua intervista, espone in modo chiaro i suoi argomenti che io mi sento di condividere quasi in toto. Sottolinea diverse volte che è opportuno proseguire la ricerca e la sperimentazione OGM, ma che è altrettanto giusto che ogni Stato si auto regoli. Non è stato sufficiente: “dalli al ministro” è il grido che già si leva dalla rete e dal mondo degli ambientalisti e delle organizzazioni agricole. E’ una battaglia infinita perché in nome dello stramaledetto “principio di precauzione” noi saremo destinati a dover restare sempre alla finestra. Gli studi epidemiologici dicono che l’uso degli OGM non ha prodotto aumenti di patologie? Non vanno bene perché condotti da esperti nel libro paga delle multinazionali dei semi.
    Tutte le varietà di piante che troviamo nei nostri campi e destinate alla produzione di alimenti non esisterebbero se non fossero state selezionate dall’uomo. Le mele selvatiche, per esempio, sono quasi immangiabili in quanto molto più amare di quelle usuali, prodotte a seguito di pesanti interventi dell’uomo. Qualche anno fa piantai una pianta di queste mele e, una volta ne raccolsi una mezza cassetta: ho dovuto buttarle perché in casa tutti le rifiutavano in quanto amare. Ho innestato sulla pianta delle mele usuali ed ho risolto il problema. Il grano Creso, citato dal ministro Clini, fu prodotto in modo artificiale irradiando con raggi gamma i semi e, successivamente, selezionando i mutanti meglio riusciti. Innestare una pianta di albicocche su una pianta di prugne è pratica usuale in agricoltura (io ho ripetuto questa operazione svariate volte) e posso garantirvi che buona parte delle albicocche prodotte hanno questa provenienza. Non è ingegneria genetica, ovviamente, ma l’esempio serve a dimostrare che, in agricoltura, si fanno molte cose “innaturali”. E qui entriamo nel terreno minato della differenza tra ciò che è naturale e ciò che non lo è. 🙂
    Per restare al tema degli OGM io, tra i metodi di selezione usuali e quelli genetici, noto solo una differenza: la velocità con cui si ottengono i risultati. Per il resto mutanti sono le varietà prodotte con le tecniche usuali e mutanti sono quelli prodotti per via genetica. Il problema, però, è farlo capire a chi non è mai stato in un campo coltivato e non ha dimestichezza con la produzione del cibo, con la zappa, con i trattamenti chimici e con le bizze della natura (che non è quasi mai benigna, come ci insegnava il buon Giacomo Leopardi).
    Ciao, Donato.

    • “E qui entriamo nel terreno minato della differenza tra ciò che è naturale e ciò che non lo è.”
      Esatto. Un ginepraio da cui, alla fine, esce più filosofia che pratica. Personalmente preferisco considerare altri due criteri: quello della semplicità e quello di ciò che è testato. Nel primo caso, ritengo che bisogna evitare le cose che sono complesse (in senso entropico) e che non producono vantaggi proporzionati alla complessità indotta. La complessità nel nostro mondo aumenta sempre, è un grande problema, per certi aspetti è inevitabile, almeno va contenuta.
      Nel secondo caso, banalmente, mi interessa mangiare cose, naturali od OGM, che abbiano subìto una ragionevole procedura di test. Va da sè che gli OGM sono ortogonali ad entrambi i concetti: possono esserci OGM che semplificano cose o che le complicano, OGM dannosi per la salue o OGM benigni. Basta saperli selezionare.

    • donato

      Concordo pienamente. Io, per esempio, sono un cultore delle cose di una volta e cerco, nel mio piccolo, di coltivare fiori, frutta ed essenze del tempo dei nonni. Lo faccio, però, per hobby e per amore di certe atmosfere e certi sapori: se la cosa mi va male, però, vado al supermercato e risolvo il problema. 🙂
      Mi rendo conto, però, che chi fa il coltivatore per mestiere non può permettersi un fatto del genere altrimenti fallirebbe senza misericordia. Neanche a me gli OGM vanno giù con facilità, ma mai mi sognerei di impedire a chi vuole sperimentarli di farlo. Tutto si riduce a fare le cose per bene cercando di confinare la sperimentazione e prendere le precauzioni per evitare fughe nell’ambiente del prodotto. La soluzione, per qualcuno, è stata quella di creare organismi sterili. Apriti cielo! Le multinazionali, allo scopo di costringere i coltivatori ad acquistare le loro sementi hanno prodotto organismi sterili, hanno strillato le organizzazioni ambientaliste. Poniamo i lacci ed i lacciuoli opportuni, ma non buttiamo il bambino con l’acqua sporca.
      Ciao, Donato.

    • Maurizio Rovati

      Chissà gli agricoltori che si oppongono tanto fieramente agli OGM con cosa concimano e trattano i loro campi e i loro prodotti agroalimentari… A volte penso che ci teniamo cara l’acqua sporca pur di buttare il bambino…

    • donato

      Maurizio,
      io lo so però, per carità di patria, preferisco tacere. Dico solo una cosa (che, posso garantire, non è una favola metropolitana): un amico andò dal contadino vicino a comperare dei broccoli o dei cavolfiori, non ricordo bene. Dopo averli cucinati notò che l’acqua di cottura era rossa invece che verde: buttò acqua e cavolfiori.
      Posso solo dire che esistono ormoni per ogni esigenza, antiossidanti di ogni tipo, concimi delle più svariate tipologie (anche le lettiere dei polli allevati in batteria sparse sul terreno senza alcun trattamento preventivo o le acque di fogna prelevate abusivamente dai collettori), anticrittogamici ed insetticidi sistemici utilizzati al di fuori di ogni periodo di carenza, ecc. ecc. ecc..
      Ciao, Donato.

  2. donato

    Dopo i profughi climatici, i caschi verdi, le vittime del GW (causate dagli eventi estremi in aumento, dagli insetti e dai batteri in rapida crescita a causa del GW), i fallimenti climatici (delle aziende “verdi”), le bolle speculative climatiche del carbon trading, i pesciolini e gli squali “modificati” dai ambiamenti climatici, ecco a voi i mutanti climatici. 🙂
    Considerazione (semi)seria finale: se negli ambienti “verdi” non si tollerano gli OGM, come si potranno accettare gli U(omini)GM?
    Ciao, Donato.

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