Un interessante comunicato stampa del CNR. Si tratta di una ricerca appena pubblicata su Environmental Pollution a firma di un gruppo di ricerca dell’Ibimet-CNR di Firenze. Una campagna di misurazione delle emissioni di metano delle aree urbane, nella fattispecie appunto la città di Firenze.
Due le fonti di emissione, la combustione degli impianti di riscaldamento, il cui contributo è in realtà indiretto in quanto si parla di CO2 equivalente, calcolata in base al Global Warming Potential del metano (che è 25 volte maggiore di quello della CO2) e le perdite degli stessi impianti.
In totale lo 0,6% delle emissioni. Poca cosa salvo il GWP del metano.
Ma c’è un interessante quanto ironico caveat. Ecco qua (il neretto è mio):
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La ricerca dell’Istituto ha permesso per la prima volta, grazie a sofisticate tecniche di micrometeorologia, di misurare direttamente e precisamente il ‘respiro’ della città, quantificando stagionalità e ripartizione per fonti delle emissioni. “I dati emersi confermano come, nel periodo invernale, il riscaldamento domestico sia di gran lunga il maggiore responsabile dei gas serra, con un contributo che a Firenze raggiunge l’80% contro il 20% del traffico veicolare”, sottolinea Gioli. I rilievi più recenti effettuati presso l’Osservatorio Ximeniano “indicano che le emissioni cittadine sono aumentate in media del 20% a causa dell’ondata di freddo.
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Materia prima per il dipartimento ‘Il tempo non è il clima’. C’è il global warming perché ci sono le emissioni. Però fa freddo e questo fa aumentare le emissioni. Un vero ginepraio.
Un ginepraio? Non si direbbe! E’ così semplice: più caldo=più freddo; più freddo=più caldo. Nel nostro caso: più freddo=più emissioni=più caldo; più caldo=meno emissioni=più freddo. Come vedi quadra tutto (o no? BOH!). 🙂 🙂
Ciao, Donato.