Non è il diavolo. E’ il mondo che sostiene a gran voce l’origine antropica dei cambiamenti climatici senza capirne un accidente. Quindi, sia detto chiaro e forte, non è il mondo di quella parte della ricerca che giustamente tenta di capire. La precisazione è d’obbligo prima che qualcuno venga ad aspettarmi sotto casa.
Il fatto è che da questa ipotesi, che resta tale sino a prova contraria, in tanti, tantissimi, hanno maturato l’idea di poter trarre grossi benefici. Negli ultimi tempi, in testa a questa allegra brigata figurano senz’altro i media e le compagnie di assicurazione. I primi perché il disastro, vero o annunciato che sia, paga sempre in termini di attenzione. Le seconde perché dai disastri, veri o presunti che siano, è buona norma assicurarsi.
Alcuni anni fa una compagnia californiana, reduce dalla debacle dei danni provocati dall’uragano Katrina, commissionò ad un gruppo di ‘esperti’ in materia di uragani una previsione circa la frequenza di occorrenza e l’intensità degli stessi negli anni a venire: saranno sempre di più e sempre più forti. Da quella previsione sono scaturiti premi assicurativi che hanno rimesso egregiamente a posto le ossa della compagnia e salassato gli assicurati. Nel frattempo, il caso ha voluto che di uragani sulla terraferma USA ne siano arrivati pochini, diciamo pure quasi niente. Valutate voi il valore che può aver avuto quella previsione, noi ne abbiamo parlato qui:
Un Uragano di dollari – CM – 19 novembre 2010
Oggi qualcuno ci riprova, naturalmente sempre a caccia di quattrini.
Ignoranza.
La Swiss Re fa sapere che secondo i suoi calcoli l’ammontare annuale dei danni da eventi estremi sarebbe negli USA pari ad una cifra che va dall’1 al 12% del PIL. La percentuale reale è 0,1%, con un massimo di 1,2 per il 2005, appunto l’anno di Katrina.
Inganno
I capi della NOAA e dell’NCDC scrivono che tra i fattori che hanno fatto lievitare i danni economici provocati dagli eventi estremi, si deve annoverare senz’altro il cambiamento climatico. Per corroborare la tesi fanno riferemento all’ultimo report IPCC sugli eventi estremi. Per sistemare la faccenda chiedono ovviamente finanziamenti più corposi. Nello scrivere e nel corroborare, dimenticano che i loro uomini, scienziati della NOAA e dell’NCDC, hanno manifestato molta prudenza al riguardo e dimenticano anche che nel report IPCC che citano c’è scritto chiaramente: “Il trend di lungo periodo dei danni economici da disastri naturali normalizzato per la crescita del benessere e della popolazione non è stato attribuito ai cambiamenti climatici, ma un ruolo per questi ultimi non è stato escluso”.
Conflitto di interessi
Sempre la Swiss Re, affiancata da altro colosso del settore, fa azione di lobbying dichiarando: “Dalla prospettiva della nostra attività l’impronta del cambiamento climatico è attorno a noi, e il trend di aumento dei danni alla proprietà e minaccia alle vite umane è chiaro”. Essendo un settore che scoppia di salute, ed avendo già dimostrato di avere capacità predittive a dir poco ‘condizionate’ (leggi sopra), chiedendo a qualcuno di assumersi una parte dei loro rischi, essi stanno semplicemente attentando al portafogli di quel qualcuno.
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Questo post viene dal blog di Roger Pielke jr ed è ovviamente riferito agli Stati Uniti. Tenetelo comunque a mente la prossima volta che qualche sapientone che parla la nostra lingua affronta il problema dei danni da eventi estremi in casa nostra.
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