L’imponente “Nevone” del 1929, quando fortunatamente non c’era ancora il riscaldamento globale, i più giovani lo ricordano dalle scene di Federico Fellini, nel film AMARCORD, relative all’allegra Rimini sepolta dalla neve.
Nel 1956 l’Italia era molto diversa dall’attuale perché si possano paragonare i disagi causati da una nevicata con quanto accaduto in questi giorni. Poche erano le auto, i voli aerei in numero ridotto, i treni viaggiavano lenti ed alcuni ancora non avevano elettricità; a Roma ancora non era finito il grande raccordo anulare e chi vi lavorava viveva, salvo rare eccezioni, sempre nella città; infine non esisteva ancora la “Protezione Civile”.
Una consistente “nevicata romana” cronologicamente relativamente vicina ai giorni nostri è quella del 1985. Cosa accadde 27 anni fa tra Sindaco di Roma e Protezione Civile? Anche in quella occasione ci fu un duro confronto tra l’allora sindaco Ugo Vetere e il capo della Protezione civile Zamberletti, relativamente alla gestione dell’emergenza. Per farsi un’idea è possibile vedere una pagina del quotidiano “L’Unità” dell’epoca relativa alle polemiche, evidentemente ancora vive alcuni giorni dopo gli eventi nevosi oppure leggere un articolo di Eugenio Scalari sul quotidiano “La Repubblica” del 20 gennaio 1985 dal titolo ”E PER LA NEVE TRA NORD E SUD CI FU LA GUERRA”
Di seguito sono riportate alcune parti:
[success] ”[…] Lo scopo, magari inconscio, è quello di distrarre la gente dalla ricerca delle vere responsabilità, deviandone il malumore verso bersagli futili che ben presto si dissolveranno come nebbia al sole fino a quando non saranno rimessi in campo alla prossima occasione. Così è stato anche in questi giorni di maltempo, neve, gelo, frane, ferrovie paralizzate, grandi città in collasso, piccoli paesi isolati e terremotati intirizziti nei containers vecchi di anni. Invece di guardar dentro all’ organizzazione dei trasporti, della nettezza urbana, della protezione civile, e capire che cosa non ha funzionato a dovere e quali strutture si siano dimostrate inadeguate alle difficoltà, l’attenzione della gente è stata spostata in una sorta di guerra tra poveri. E’ sembrato che il problema principale fosse quello di assegnare voti e pagelle: Roma k.o. per soli quindici centimetri di neve, Milano costretta a chiedere aiuto all’ esercito, scuole chiuse a Napoli, ma anche a Bologna e a Varese, scambi congelati per mancanza di riscaldamento alla stazione Termini, ma scambi altrettanto bloccati nonostante il riscaldamento alla Centrale di Milano e allo snodo di Bologna, il sindaco Vetere in piena disfatta di fronte a un Tognoli in grandissima forma, ma poco dopo Tognoli che getta la spugna mentre Vetere risorge al primo risalire della temperatura. Sciocchezze, falsi bersagli, piccola fiera di vanità, analoga impreparazione dovunque. Se vogliamo trarre qualche utile insegnamento da quanto è accaduto (e purtroppo ancora non è finito) mettiamo da parte il vecchio ciarpame del nordismo e del sudismo e andiamo ai fatti concreti. Che sono i seguenti:
- Se c’ è un paese dove geografia, geologia, mutevolezza del clima, disboscamento di monti e colline, acque torrentizie richiedono investimenti di lunga lena, programmi coerenti e durevoli, un sistema di protezione civile dotato di uomini e mezzi, questo paese è il nostro;
- […]
- Abbiamo anche appreso che l’ azienda della Nettezza urbana di Milano s’ è mossa poco e malissimo. Con la conseguenza che gran parte dei Comuni della cintura sono rimasti isolati dal centro. Negli ultimi quattro giorni i treni – quei pochi che riuscivano a partire – hanno mediamente impiegato dieci ore per arrivare da Roma a Milano, ma i viaggiatori hanno poi mediamente impiegato due ore e mezzo dalla Stazione centrale a piazza della Scala, e scusate se è poco;
- Il ministro dei Trasporti afferma che il piano di modernizzazione ferroviaria è ormai stato votato dal Parlamento, i fondi sono stati stanziati, perciò il governo non ha più alibi e dovrà provvedere a rimettere in sesto quello sfascio d’ azienda. Meno male! Ma da quanti anni si sarebbe dovuto provvedere? E perchè non si è fatto a tempo debito? Signorile dice che “il governo ora non ha più alibi”. Ma il governo, in questo caso, non è lui medesimo? E’ dunque lui che non ha più alibi. Vedremo nei prossimi mesi che cosa farà.
La materia, come si vede, è vasta. Varrebbe la pena di cogliere l’ occasione per riproporre il tema d’una politica organica per la montagna e per fiumi e torrenti. Mi permetto di ricordare al presidente del Consiglio che Franklin Delano Roosevelt fece della conservazione e protezione delle risorse naturali degli Stati Uniti il punto centrale della campagna elettorale che lo portò alla presidenza, prima ancora della lotta contro la disoccupazione che pure infuriava in quegli anni di depressione mondiale. Non sarebbe venuto il momento di imitarlo? Altro che discutere se è più grande il cuore di Roma o quello di Milano, se Tognoli vale più di Vetere e se mezzo metro di neve in Padania sia più o meno traumatico di dieci centimetri sulla collina del Vomero o ai monti Parioli. Signori, cerchiamo qualche volta d’ essere seri”. [/success]
Il 25 gennaio 1985, sullo stesso quotidiano, il sindaco di Roma commentò quanto accaduto nei giorni precedenti in un articolo dal titolo:“EMERGENZA-NEVE QUALCHE INSEGNAMENTO”
Di seguito si riporta il testo:
[success] “A bocce ferme”, o se vogliamo a “emergenza-neve” pressochè superata, è opportuno ed anzi necessario – rispondendo all’ invito di Eugenio Scalfari – discorrere dei rapporti fra strutture locali ed organismi centrali di fronte ai rapporti della prevenzione-protezione civile, e dico “prevenzione-protezione” perchè son più che convinto anch’ io che senza la prima la seconda avrebbe scarsa efficacia. […] In buona sostanza, eccoci di fronte ad un problema che riguarda lo Stato, ovvero tutto lo Stato, dalle istituzioni centrali all’ intero sistema delle autonomie. Del quale non è possibile ricordarsi solo a giorni alterni. Invero – e non è una conclusione di parte – chi e quando e chi ha incoraggiato i Comuni ad investire in questo campo? Quanti fondi sono stati previsti a questi fini? Quali progetti integrati – o, come si dice, “mirati” – sono stati elaborati? Se non domattina, dopodomani – nella speranza che le ultime nevi si sciolgano, senza ulteriori danni, e che altre non ne sopravvengano – incontriamoci e lavoriamoci su. Ma non può essere, ecco, un incontro sia pur davvero operativo, di “responsabili”, ministri o generali o sindaci: deve essere una vera e propria mutazione culturale che investa l’ intero paese, dagli organi di informazione (che hanno possibilità decisive, sia nel favorire che nell’ impacciare l’ opera di intervento, che sono appunto i mass media di acculturazione e mobilitazione dei cittadini) a tutte le organizzazioni civili, la progressiva costruzione di una cultura generale che veda nella prevenzione una necessità umana di fondo” [/success]
Il 12 maggio 1985 Ugo Vetere perse le elezioni e l’amministrazione della capitale passò dal PCI alla DC, nella persona di Nicola Signorello. Giuseppe Zamberletti ancora oggi si ricorda bene della polemica, ne parla anche in un intervista effettuata il 6 febbraio relativa alla recente polemica tra Gianni Alemanno (sindaco di Roma) e Franco Gabrielli (capo della Protezione Civile).
Concludendo, se vale il detto “nulla di nuovo sotto il Sole” sembrerebbe non meno vero “nulla di nuovo sotto la neve”, o più precisamente “sotto il Nevone”. L’apparenza però inganna, a ben vedere qualcosa è cambiato: all’epoca le problematiche erano le stesse ma nessuno tirava in ballo il “riscaldamento globale” o i “cambiamenti climatici” causati dall’anidride carbonica prodotta dall’uomo.
A parte tutto, credo che quattro nevicate (FEB 2010, DIC 2010 e le due di FEB 2012) in due anni su Roma, senza considerare l’intensità, possano essere considerate un record. O sbaglio?
Aggiungiamoci la quinta, visto come sta nevicando adesso…
Andrea,
la musica è cambiata.
gg
avrei una grandissima curiosita..secondo me nonostante tutto il sensazionalismo i disagi ecc..questa ondata di gelo pur essendo intensissima,non ha raggiunto l intensita di 56 del 29 e dell 85.Vorrei una sua considerazione in merito. grazie.
…mi spiace contraddirla,ma qui in romagna l’evento è STORICO.Il gennaio 85
è stato ampiamente battuto;se proseguirà ancora a nevicare come si prevede
sarà superato anche il 1929.
Salvo,
è presto per dirlo. Attendiamo che i dati siano consolidati.
gg
caro Fabio,
ho vaghissimo ricordo del fatto che nel 1929 (a fronte di un inverno tanto tremendo almeno in Valpadana che chi lo visse ne parlò poi per tutta la vita come di qualcosa di assolutamente unico), circolò la leggenda secondo cui il gran freddo fosse stato causato dalla spedizione di Nobile dell’estate 1928 con cui si era “rotto” l’involucro che conteneva l’aria artica, per cui l’aria fredda del polo aveva poi potuto giungere in Italia l’inverno dopo.
Tu ricordi qualcosa su questo argomento, irrilevante sul piano climatologico ma non altrettanto sul piano antropologico?
Luigi