Come lotta Michale Mann, l’autore del famigerato Hockey Stick. E’ uscito il suo ultimo libro. Sto riflettendo se comprarlo o meno. Considerato il fatto che non leggo nulla (ma proprio nulla) che non abbia a che fare con clima, meteo e affini da più di un lustro, forse non dovrei. Potrebbe essere il coup de grace.
Ad ogni modo correrò il rischio, come credo dovrebbero fare tutti quelli che si interessano a questa materia. Certo, temo ci vorrà qualche pagina per dimenticare il titolo del libro, ammesso che ci sia del contenuto capace di avere questo effetto.
Il nostro si sente al fronte. Non male per uno che ha dichiarato guerra. Ci sarò da capire chi ritiene sia il nemico ma ho qualche sospetto. Le possibilità sono del resto ristrette. O lotta per salvare il mondo da noi, o lotta con noi perché ci ostiniamo a non volergli concedere poteri salvifici. A conti fatti è praticamente la stessa cosa.
Leggeremo, vedremo e relazioneremo. Con calma però, il mondo è una cosa seria, tanto seria che si ostina a fregarsene di noi e dei suoi salvatori. Per cui abbiamo tempo, tanto quanto ce ne vuole perché torni a ruggire il global warming.
Aggiornamento
Ci sto ancora pensando. Certo a leggere la recensione del Wall Street Journal ti passa la voglia. Ammazza che cappotto che ha rimediato!
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Mr Mann conclude “L’Hockey Stick” con un appello appassionato perché più scienziati si uniscano a lui sulla linea del fronte della guerra del clima. “La verità scientifica da sola“, scrive Mann, “non è abbastanza per portare a casa il favore dell’opinione pubblica“. “Sarebbe per noi irresponsabile“, dice, “assistere silenziosi mentre i negazionisti finanziati dall’industria riescono a confondere e distrarre il pubblico e dissuadere i nostri policy makers dal prendere le giuste decisioni“. Sono conclusioni infelici per uno scienziato divenuto un guerriero climatico la cui più grande debolezza è sempre stata la sottostima dell’intelletto del pubblico.
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C’è un’intervista di Mann, dove parla estesamente del climategate a propria difesa (con argomenti che, personalmente, giudico assai deboli) e accenna anche al libro, e alle minacce che avrebbe avuto, all’FBI…
L’intervistatrice, Emma Alberici, dice, tra l’altro:
“Now you’ve just published a book called The Hockey Stick and the Climate Wars and I have to say it’s a book that reads much more like a thriller than a scientific textbook. You’ve had death threats and charges that you misappropriated funds. On one occasion you went to work and were greeted by the FBI. Tell us what happened there.”
http://www.abc.net.au/lateline/content/2012/s3454652.htm
“La verità scientifica da sola“, scrive Mann, “non è abbastanza per portare a casa il favore dell’opinione pubblica“.
E certo, in questo ha ragione, e per una volta sono d’accordo con lui. Non sarà con la verità scientifica che potrà ottenere consensi, perché se la dicesse credo che gli riderebbero, giustamente, dietro. L’unica sua speranza è raccontar frottole.
Sarà per questo allora che da quelle parti si ricorre ai grafici della mazza (da hockey) ? 🙂
Questo fatto di poter o dover non dire la verità ricorre un po’ troppo spesso in quegli ambienti, con mille scuse, sempre con “ottimi” fini (almeno dichiarati). Schneider, Al Gore, e tanti altri si sono espressi in questo senso, con varie sfumature.
Raccontar bugie per il bene del pianeta… ma siamo sicuri che la “salvezza del pianeta” non sia “essa stessa” una delle bugie dette per altro scopo ? E non c’è bisogno di essere scettici blu come me per immaginare quali.
Se uno si sente autorizzato a dirmi bugie, io mi sento autorizzato a non credere nemmeno negli scopi dichiarati di queste bugie. Le bugie son come le ciliegie, una tira l’altra.
Mandato della Scienza è raccontare la verità, NON modificarla per qualche scopo etico, anche perché l’etica, troppo spesso, ha portato l’umanità ai peggiori disastri, soprattutto quando si accoppia con l’intolleranza verso le opinioni altrui. E di questa intolleranza, i sostenitori dell’ipotesi AGW hanno dato fin troppe prove.
Secondo me.
…16,87$? (+ spese di spedizione!!) Ma scherziamo? 🙂
PS: l’ho sentita sulla RAI (radio)Complimenti x la sintesi e la chiarezza.
(non così comune tra i suoi “colleghi”)
Reply
Tks.
gg
L’amicone di Mann, Peter Gleick, per dire che la battaglia di Michelone dura da tanto tempo ha scritto “questo libro contiene per lo più storie già note” o qualcosa del genere. Con amici così Mann non ha certo bisogno di noi.
Credo che dovrai armarti di molta pazienza per giungere all’ultima pagina 🙂 ! Dovrebbe essere una specie di “salvate il soldato Mann”!
Ciao, Donato.