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Mirror posting: Clamoroso: è inverno e fa freddo

Estate: “sempre eccezionale”. Inverno:”sempre eccezionale (vedi estate)”. Non vi preoccupate, non state leggendo le previsioni climatiche per fine secolo, si tratta di due voci del “Dizionario dei luoghi comuni” di Gustave Flaubert (1784-1880), un’enciclopedia del “pensiero banale” redatta con ironia pungente osservando la realtà del XIX secolo.
Leggendo i quotidiani e seguendo i servizi televisivi di questi anni la situazione non sembra cambiata di molto: fa notizia il caldo ad agosto e l’arrivo del freddo in inverno, di volta in volta l’esperto di turno ci spiega che siamo davanti ad un evento eccezionale che però si è già verificato 5 o 10 o 30 o 100 anni fa. Nonostante che i fenomeni meteorologici “locali” non possano dirci nulla su cosa sta accadendo a livello globale, ci stanno abituando che essi, come le favole di una volta, hanno una morale per insegnarci che ormai l’uomo ha stravolto il clima globale e sta distruggendo Gaia.
Anche l’arrivo dei venti gelidi da oriente e le relative nevicate di questi giorni, per di più in coincidenza con i tradizionali “giorni della merla”, non sono una novità. Eppure anche stalvolta più di qualcuno ci racconta che siamo di fronte all’arrivo di un eccezionale raffreddamento dovuto ad un eccezionale riscaldamento globale (una mistificazione analoga ad affermare che tale evento da solo dimostra scientificamente l’inesistenza del “global warming”).
Dante Alighieri nel XXX canto del Purgatorio (verso 85), ad esempio, quando descrive come il suo cuore sembra congelarsi alle parole di Beatrice, rappresenta benissimo l’effetto dei venti orientali:

“Sì come neve tra le vive travi/ per lo dosso d’Italia si congela,/ soffiata e stretta da li venti schiavi, / poi, liquefatta, in sé stessa trapela,/ pur che la terra che perde ombra spiri, / sì che par foco fonder la candela;”.
Proprio come fa la neve sugli alberi (vive travi) dell’Appennino (lo dosso d’Italia) quando spirano i venti gelidi dalle terre slave (venti schiavi), quando la Bora o Burian o il Grecale scendono dalle lande congelate dell’Europa orientale. La neve soffiata e stretta si cristallizza sui rami degli alberi, sui faggi, sulle querce, sugli olmi dell’Appennino, proprio come ora il suo cuore. Finché il mite Scirocco, il vento che spira dall’Africa (la terra che perde ombra, dove cioè le ombre spariscono perché il Sole è vicino allo zenit), soffiando la fonde facendola gocciolare dai rami sul terreno (in sé stessa trapela), come fa il fuoco che fonde la candela.
Se Dante, senza satelliti e computer, conosceva così bene l’effetto meteorologico dei venti da Est, si era sicuri che a fine gennaio il loro arrivo non si sarebbe mai potuto dirsi inatteso, viene in mente la domanda: “Se non ora, quando?”. Le certezze però sono presto cadute, e gli interventi degli esperti in questi giorni ne sono una testimonianza imbarazzante. Un caso poi è addirittura da scuola: un articolo sull’imminente arrivo del freddo da est inizia con il sopratitolo sorprendente e cerchiobottista “I conti col freddo: un po’ inatteso e un po’ scontato”. Ma che vorrà dire? Inatteso o scontato?
Si tratta dell’intervento del meteorologo Francesco Laurenzi, pubblicato dal quotidiano Avvenire l’1 febbraio, dal titolo “Vortici polari e venti di buriana. Stavolta è veramente inverno”.  Del meteorologo col farfallino della RAI abbiamo già scritto in passato, ma ora andiamo a leggere con attenzione alcune affermazioni del noto meteorologo.
Ecco la prima frase, vi prego di seguirla nella serie di affermazioni subito seguite da smentita: “Con meraviglia riscopriamo che alla fine di gennaio e all’inizio di febbraio può fare freddo e può anche nevicare. È strano, ma non troppo. È strano il nostro comportamento sempre pronto a meravigliarsi per una bella giornata di sole o per una candida nevicata. Altrettanto strano è il nostro tempo che non conosce mezze misure.[…] Eppure si sa che il tempo è vario e mutevole. Diceva Oliver Sutton, direttore del Servizio meteorologico britannico: «Una sola cosa è certa in meteorologia: il clima muta ed il tempo è variabile». Il tempo è mutevole e nessuna meraviglia se a un tratto riscopriamo l’inverno dopo aver vissuto una stagione avara di piogge con le cime delle montagne tutt’altro che imbiancate. Tutto normale? Direi di no. Siamo decisamente fuori dalle medie anche se non sembra che in questa circostanza si possano toccare punte e valori estremi da record, il tempo in inverno ha fatto ben di peggio (ad esempio, -23 a Firenze nel gennaio del 1985).”
Sintetizziamo: il tempo è vario e mutevole, il clima muta, nonostante questo però dovremo meravigliarci se dopo il caldo arriva il freddo e dopo la siccità arriva la pioggia. Infatti tutto ciò non è normale perché siamo fuori media aritmetica, anche se poi si scrive che “il tempo in inverno ha fatto ben di peggio”. Non nasce il dubbio in Laurenzi che l’errore è dare implicitamente per scontato che “normale” significa “essere nella media”, un assurdo valido solo in quest’epoca? Non è che per avere un’idea dei fenomeni naturali sarebbe molto più significativo usare i valori estremi invece che le medie?
Passiamo alla seconda parte dell’articolo, dopo la descrizione della configurazione barica Laurenzi scrive: “Ora toccherà all’Italia? In parte sì ed in parte no, perché siamo pur sempre in mezzo al mare ed il mare, si sa, ha un effetto mitigante. Il culmine del freddo si avrà tra sabato e domenica prossimi. Nel fine settimana le minime potrebbero scendere addirittura sotto i -10 su gran parte del Centro-Nord. A causa del ghiaccio e della neve (se ne prevedono quantitativi abbondanti, anche 40 cm) le prossime 4-5 giornate saranno impegnative, soprattutto sulle strade. Nevicherà su molte regioni, anche su quelle solitamente risparmiate dai fiocchi. Prepariamoci, con saggezza e senza eccessivi timori. Come da secoli l’uomo sa fare quando arriva l’inverno, quello vero.”
Rileggo: “Ora toccherà all’Italia? In parte sì ed in parte no”. Intende una parte geografica? Tale interpretazione però poi è smentita dall’affermazione: “Nevicherà su molte regioni, anche su quelle solitamente risparmiate dai fiocchi”. Oppure intende che la “sperimentazione” del freddo sarà fatta in parte? Però anche tale affermazione è subito dopo smentita da “a causa del ghiaccio e della neve le prossime 4-5 giornate saranno impegnative, soprattutto sulle strade”.
Rileggo la conclusione: “Prepariamoci, con saggezza e senza eccessivi timori. Come da secoli l’uomo sa fare quando arriva l’inverno, quello vero” .“Come da secoli l’uomo sa fare “, ma non era Laurenzi stesso  che poche righe sopra aveva scritto:” Tutto normale? Direi di no. Siamo decisamente fuori dalle medie”?Insomma, una serie di luoghi comuni, contraddittori fra di loro, e frasi di buon senso che sembrano piazzate a caso senza un senso logico, figurarsi il valore scientifico. Si direbbe che lo scopo dell’autore fosse più che altro trovare un compromesso, accontentare tutti. Anche se su un giornale cattolico ci si aspetterebbe che si seguisse l’indicazione: ”Il vostro parlare sia – sì, sì; no, no”. Ed in alcuni casi, per la fisica dell’atmosfera, aggiungerei anche “non so”.
NB. il post originale è uscito su La Bussola Quotidiana
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Published inAttualità

8 Comments

  1. […] con ironia pungente osservando la realtà del XIX secolo. La frase che avevo già ricordato in “Clamoroso: è inverno e fa freddo” mi è tornata in mente leggendo su molti quotidiani che a Roma non faceva così caldo da 230 […]

  2. donato

    “I numeri qualche volta nascondono qualcosa di reale.”, scrive G. Botteri.
    Senza dubbio. PDO, AMO, cicli solari, fasi lunari, ritmi circadiani, estri degli animali, maree, ecc., ecc., ecc.. Sono tutti esempi di eventi periodici (o simil-periodici). Ognuno di essi è esprimibile mediante un numero. Il problema, però, è individuare la causa fisica del periodo. Prima di Keplero si utilizzavano gli epicicli per calcolare le fasi lunari, le eclissi e via cantando. Erano solo e soltanto numeri generati da algoritmi di calcolo che poco o nulla avevano a che fare con la realtà fisica. Eppure davano risultati che avevano molta attinenza con la realtà (memorabile, se vero, il caso di C. Colombo che riuscì a trarsi d’impiccio grazie alle effemeridi che gli consentirono di prevedere con certezza una eclissi di Luna). Gli epicicli, in altre parole, rappresentano un esempio efficace di un modello matematico che riesce, in mancanza della conoscenza della causa fisica, a rappresentare un fenomeno fisico. Per giungere a questo risultato, però, sono state necessarie centinaia d’anni di osservazioni. Credo, però, che con questo siamo andati molto oltre i temi proposti dal post 🙂 .
    Ciao, Donato.

  3. Guido Botteri

    I numeri qualche volta nascondono qualcosa di reale. Non credo che questo avvenga per il potere dei numeri stessi, però, che non riconosco. Ma un numero può essere causato da un ciclo, e di fenomeni ciclici ce ne sono molti.
    Però, sinceramente, non credo che il clima si adegui alle convenzioni umane, come è l’anno bisestile.
    Esistono le cose, che sono la realtà, e quando vogliamo misurarle usiamo dei sistemi (arbitrari) di misura.
    Per esempio, esiste il tempo, e poi esistono tanti metodi diversi per misurarlo. Siamo davvero nel 2012 ? Non certo per i Musulmani, né per gli Ebrei, né per i Maya. Un numero particolare del nostro calendario non ha significato in calendari fatti in base ad altri sistemi.
    Quant’è profondo un buco ? Avrebbe senso dire che è lungo 2 ? 2 cosa ? dobbiamo dire, per esempio, 2 metri, o due piedi, o due palmi, o quel che volete. Non è importante il numero, da solo, se non è correlato all’unità di misura che usiamo.
    Ma il buco esiste di per sé, e non in base al numero col quale esprimiamo la sua profondità. Ovvero, per quanti numeri diversi ne esprimano la profondità, essa è sempre la stessa e non cambia in base alla misura che noi ne facciamo.
    Quindi le cose reali non dipendono dai numeri, che possono essere diversi, ma sono i numeri che dipendono dalla realtà e dal metodo di misura.
    Per cui la realtà NON CONOSCE i nostri numeri, e non ci si adegua. Se un numero esprime bene una ciclicità, non è per la forza astrologica (o magica, o quel che sia) del numero.
    Secondo me.

  4. donato

    Le ricorrenze, le ciclicità, le periodicità sono sempre state una caratteristica dei numeri. La numerologia (a cui, però, non presto minimamente fede) pone molta attenzione a queste circostanze e riempie interi volumi di considerazioni sui numeri. Questo “periodo” di 28 anni e la concomitanza con gli anni bisestili li reputo una semplice coincidenza. Anche perché il 1985, il 1986 e, se non ricordo male, anche il 1987 furono anni caratterizzati da inverni rigidi e nevosi. Tutti fuori dal periodo 28 e non tutti bisestili. Diciamo che ci troviamo di fronte all’ennesimo scherzo che i numeri sono soliti farci 🙂 .
    Ciao, Donato.

  5. Uberto Crescenti

    Mi permetto di invitarvi ad una riflessione. Nel 1956 (anno bisestile)ci fu una grande nevicata che interessò le aree come oggi; analoga grande nevicata ci fu nel 1984 (anno bistile) dopo 28 anni dopo; attualmente siamo in anno bisestile, dopo 28 anni dal 1982. Una semplice concidenza?
    Uberto Crescenti

    • Fabio Spina

      Il 1929 ci fu un ondata di freddo simile a quest’anno, tutte e due le volte c’è una forte crisi economica. Una semplice coincidenza?
      Naturalemente la mia è solo una provocazione :-). Con stima.

      PS a inizio XX secolo lo studio dei cicli meteorologici o ripetizioni di eventi diventò quasi una mania, però quasi sempre è possibile individuarne qualcuno.

    • Guido Botteri

      Giusto per seguirti nella provocazione, è stato mostrato che la correlazione tra il debito pubblico americano e l’andamento delle temperature è decisamente più stretta di quella della CO2 alle stesse temperature.
      Saranno mica i dollari, che sono verdi, a causare il riscaldamento globale ? 🙂
      Se dovessi esprimere il mio parere personale, direi decisamente di no, forte della constatazione che se faccio arrosto il gallo, il Sole sorge lo stesso (a proposito della correlazione tra canto del gallo e sorgere del Sole).
      Ma se dovessi seguire l’alto discorso scientifico degli scienziati che sostengono l’ipotesi AGW, dovrei convenire che quel grafico del debito americano spiega delle cose che altrimenti non potrei spiegarmi, e quindi deve essere la causa scientifica di quel fenomeno.
      E qui mi fermo, perché mi vien da ridere, al resto pensate voi. 🙂

  6. donato

    Ho seguito poco le cronache nazionali dei vari tg (ero troppo impegnato a spalare neve 🙂 ). Quel poco che ho visto e sentito, però, mi è bastato e anche avanzato. Giornalisti impegnati a descrivere le varie nevicate con la stessa enfasi con cui si descriverebbe l’impatto con un meteorite gigante; cittadini che sacramentano contro tutti in quanto non possono circolare sul GRA (come se la neve dovesse cadere ovunque ma non sulle strade); sindaci ed esponenti della protezione civile che si rimpallano a vicenda l’accusa di non aver saputo prevedere le nevicate e predisporre i necessari adempimenti (mi sono sempre chiesto quali, forse un grande ombrellone o un asciugacapelli gigante per sciogliere la neve); automobilisti in panne sul GRA che si lamentano del fatto che gli spazzaneve non spazzavano il ghiaccio (?) e non spargevano sale a sufficienza (?)(come se fosse facile rimuovere dall’asfalto cinque centimetri di neve fresca); conduttori che intervistano esperti e quando sentono parlare di temperature di -8°C assumono espressioni appropriate all’annunzio di uno tsunami; giornalisti sportivi che si stracciano i capelli perché, udite, udite, si sono dovute rinviare delle partite di calcio causa neve! La fiera delle vanità e del ridicolo. I disservizi ci sono stati e nessuno li nega (restare ore ed ore in un treno bloccato dalla neve non è una cosa proprio normale), ma nei restanti casi ci troviamo di fronte a problemi normali, tipici della neve e dell’inverno. Il problema vero, secondo me, è nella pochezza di chi ha necessità di affermare il proprio io strillando notizie che non ne avrebbero bisogno e in quegli esperti che non riescono a contraddire il loro interlocutore (spesso ignorante in materia) e, incalzati dalle sue domande, si fanno trascinare fino ad avallare le sciocchezze del conduttore o giornalista di turno. Questo con riferimento alla situazione meteorologica che stiamo vivendo in questi giorni. Io ho qualche anno sul groppone e posso garantire che nel corso della mia vita ne ho viste anche di peggio, quindi nulla di eccezionale, nulla di imprevedibile, nulla di estremo: solo cose normali, che negli anni settanta ed ottanta dello scorso secolo capitavano quasi ogni anno. Anzi ieri sera e stamattina ho ripercorso a piedi (dopo molti anni) le stesse strade (oggi asfaltate, quarant’anni fa sterrate) per portare delle medicine e del pane ai miei anziani genitori (allora ai miei nonni) e posso dire di aver rivissuto le stesse identiche sensazioni di allora: una grande distesa di bianco, la luce eccezionale (questa si) che emana un paesaggio innevato, i suoni ovattati che solo quaranta centimetri di neve sono in grado di produrre. Un dejà vu che mi ha emozionato come mi emozionava quando ero bambino e come credo mi emozionerà la prossima volta che capiterà (a breve, mi auguro).
    E’ vero, è arrivato l’inverno e ci ha portato una grande lezione di vita (questa si clamorosa). Mentre camminavo da solo nella neve pensavo alla pausa che essa ci costringe a prenderci. Le scuole chiuse, i trasporti bloccati, le attività che vanno a rilento, ci fanno riflettere su quel che può significare un mondo con un clima più freddo di quello attuale. D’altra parte ci fanno anche capire come tutto il nostro affannarci, la corsa continua che caratterizza le nostre giornate alla disperata ricerca di chissà cosa, potrebbero anche essere ridimensionate e ricondotte a ritmi più blandi e naturali senza che ciò faccia male a nessuno.
    Ciao, Donato.

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