Forse non è il caso di farla così tragica. Basta che abbia un tenue raffreddore. Qualche sintomo c’è già, visto che l’attuale Ciclo Solare ci ha messo una vita per iniziare e potrebbe essere prossimo ad una fase apicale che, benché prolungata, sembra proprio possa essere caratterizzata da livelli molto bassi di tutti gli indici dell’attività solare, macchie comprese.
Ma siccome la voglia di far previsioni non passa, nonostante i ripetuti insuccessi, ecco che arrivano le prime idee circa quello che potrebbe essere il carattere del prossimo ciclo solare, quello contrassegnato con il numero 25.
Notizie interessanti ma tutt’altro che buone in termini climatici. Se e solo se queste previsioni si dimostreranno corrette, se e solo se sarà dimostrato (magari dai fatti più che dalla comprensione) che ad una scarsa attività solare corrispondono periodi di drastico raffreddamento per il Pianeta, più che di riscaldamento globale potremmo avere problemi di coperte.
Ecco qua, si tratta di un paper risalente a due anni fa, in cui si cerca di estrapolare linearmente la magnitudo dell’attività solare futura. A due anni dalla pubblicazione pare che almeno per quel che riguarda il ciclo in corso ci avessero visto giusto.
Long-term Evolution of Sunspot Magnetic Fields – Livingstone & Penn 2012
Il picco per il ciclo 24 si attesterebbe attorno ad un numero medio di 66 macchie solari, praticamente la metà di quanto accaduto nel ciclo precedente (23) e quello per il ciclo 25 scenderebbe addirittura a 7. Altro che Minimi di Maunder e Dalton, altro che Piccola Età Glaciale.
Sarà vero? Chi lo sa. Sarà possibile? Perché no. Una cosa è certa, se va così si potrà ritenere chiusa l’era del Moderno Periodo Caldo.
Vedremo.
[…] il ciclo 25 dovrebbe cominciare intorno al 2018 http://www.climatemonitor.it/?p=23190 […]
Ho sempre sostenuto che le previsioni a breve termine NON si fanno perché si scopre subito se si verificano o meno. Purtroppo la temerarietà di GG è tale da perdere sempre di vista questo consiglio: il 2015 è dietro l’angolo e abbracciare in questo modo la tesi di L&P è da suicidi (poi ci si lamenta degli strali) 🙂 🙂 .
Prendere esempio da Hansen, Gore ecc. ecc. non da L&P!
Comunque, visto che siamo in ballo, balliamo. E visto che qualche giorno fà ci si lamentava della scarsa … solidarietà, ho cercato di andare in soccorso degli amanti delle previsioni a breve termine.
Livingston e Penn sono degli scienziati con i fiocchi per cui il loro lavoro è degno del massimo rispetto (Hathaway non la pensava allo stesso modo ed è restato scornato). A conforto di GG posso dire che, dopo aver gironzolato un poco in rete, ho trovato una presentazione di L. Svalgaard risalente al luglio 2011, in cui il trend individuato da L&P continua imperterrito:
http://www.leif.org/research/Livingston-Penn%20Data%20and%20Findings%20so%20far.pdf
Nel corso del ciclo 24, infatti, continua a diminuire l’intensità del campo magnetico associato alle macchie solari, proprio come avevano previsto L&P. In altre parole, nonostante ci troviamo in una fase di pre-massimo o massimo solare il campo magnetico associato alle macchie solari ha intensità relativamente bassa. In altre parole esse hanno difficoltà a formarsi e, quelle che si formano, sono piuttosto piccole se confrontate a quelle dei cicli precedenti. Altra cosa che si può notare al sito segnalato, è il numero di macchie solari in funzione delll’intensità del campo magnetico associato ad esse: nel corso del ciclo 24 è cresciuto (di molto) il numero di macchie con bassa intensità del campo magnetico rispetto al ciclo 23.
Mi sa che, stavolta, la previsione potrebbe andare a buon fine!
Ciao, Donato.
Donato,
io sinceramente spero di no.
gg
Secondo molti climatologi i cicli solari hanno scarsa influenza sull’evoluzione del clima in quanto non modificano in modo significativo l’irradianza solare (che considerano una costante del sistema). Quindi le nostre preoccupazioni sono eccessive 🙂 . Poi che vuoi che sia un po’ di freddo in più. Le strade ghiacciate ed innevate rendono più “frizzante” la guida. Il clima più freddo comporterà una maggior richiesta di combustibili, un conseguente aumento del loro prezzo e l’impossibilità per molti di acquistarlo con la conseguente riduzione del benessere nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro. Più freddo significa riduzione delle produzioni agricole ed aumento dei costi dei prodotti alimentari con le conseguenze viste a proposito dei costi dei combustibili. In parole povere ci avvieremo verso quella “felice decrescita” che molti ambientalisti e molti pensatori nostrani agognano da decenni. Dario Fo, per esempio, nel corso di una trasmissione televisiva andata in onda qualche sera fa, si augurava un ritorno all’epoca delle caverne. Se per ipotesi dovessimo entrare in una nuova PEG nessuna paura: ne guadagnerà l’ambiente. L’uomo soffrirà di più? Si, è vero, ma non è altrettanto vero che siamo nati per soffrire? Si, ma soffriranno di più le classi più deboli. Vero, ma in natura il pesce piccolo mangia quello grosso. Cinico? Si, molto, ma politicamente corretto. O no?
Ciao, Donato.