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Mirror posting: Capitani (forse) coraggiosi.

Il Titanic era lungo 269 metri e largo 28, aveva una stazza di 46.328 tonnellate e l’altezza del ponte sulla linea di galleggiamento era di 18 metri (53 metri l’altezza totale). Nel drammatico affondamento, dovuto all’impatto con l’iceberg, nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1912  persero la vita 1523 dei 2223 passeggeri imbarcati compresi gli 800 uomini dell’equipaggio (in totale erano imbarcate 3023 persone).

Si può confrontare il Titanic con la nave: “Costa Concordia” della compagnia genovese Costa Crociere. Quest’ultima è più grande e trasporta più passeggeri: ha una stazza lorda  di 114.147 tonnellate, lunghezza  di 292 m, larghezza 35,50 m ed altezza  52 m. Trasporta 1100 membri dell’equipaggio ed al massimo 3780 passeggeri. Erano in 4200 sulla Costa Crociere Concordia quando è avvenuto il disastro presso l’isola del Giglio.

Tra tante accuse e ore di “processi” televisivi occorre ricordare anche quanto affermato dalla moglie del Comandante:“Restiamo in attesa dell’accertamento della verità, che avverra’ nei tempi necessari e nelle sedi opportune, e perciò invitiamo intanto accoratamente i media al rispetto massimo delle persone coinvolte in questa immane tragedia, evitando che la caccia alla notizia sensazionale calpesti la dignita’ umana”. Giuseppe Menna, comandante della Capitaneria di porto di Castellammare di Stabia, ha dichiarato: “Bisogna stare cauti a dare giudizi. C’è una cosa che non è mai stata detta: è vero che primario dovere di un comandante è quello di lasciare per ultimo la nave, ma il comandante Schettino non avrebbe potuto lanciare l’allarme nell’immediatezza dell’urto, poichè dovere del comandante è anche quello di non creare e di non diffondere panico a bordo. Se Schettino avesse lanciato l’allarme dicendo che la nave stava per affondare, avrebbe creato panico e quindi le operazioni di soccorso a bordo sarebbero state rallentate”.

I giudici ed ispettori che saranno competenti ed a conoscenza di tutte le informazioni, testimonianze e registrazioni oggettive disponibili potranno giudicare in futuro sulle eventuali colpe e/o cause, va ricordato però anche che i più esperti in mare possono sbagliare come accadde nell’aprile 1997 quando l’ammiraglia della Marina Militare italiana per la missione Alba, la nave Vittorio Venteo, si arenò “incredibilmente” davanti le coste albanesi (clicca qui o qui).

Per quanto riguarda le storie dei Comandanti famosi, si può ricordare che la notte del 25 luglio 1956 il transatlantico italiano Andrea Doria e la nave svedese Stockholm si scontrarono al largo delle coste statunitensi. Morirono 46 persone e 1660 furono portate in salvo in una delle più grandi operazioni di salvataggio della storia. La colpa fu data al Comandante Calamai e la sua carriera stroncata, da quel momento visse rinchiuso in casa in una sorta di depressione causata dagli eventi. Non ebbe nessun altro incarico e morì senza mai conoscere la verità: lui non aveva nessuna colpa. In seguito fu provato che l’Andrea Doria non era responsabile dell’incidente, anzi il suo comportamento era stato esemplare. Oggi il suo ritratto è fra quello di altri grandi Comandanti che hanno fatto la Storia della Marina nella Scuola della Marina Militare degli Stati Uniti d’America (tratto da  “Andrea Doria, la verità tradita”).

Per quanto riguarda il Comandante accusato di aver abbandonato il suo equipaggio, forse il caso più famoso riguarda Umberto Nobile durante il tragico tentativo di trasvolata dell’Artico a bordo del dirigibile “Italia”.  Mentre aveva compiuto quasi tutto il tragitto l’Italia finì con uno schianto sul ghiaccio durante una violenta tempesta. Dieci uomini vennero sbalzati dall’urto sul ghiaccio mentre il dirigibile riprendeva quota portando con sé gli altri sei membri dell’equipaggio destinati a scomparire per sempre.

I superstiti, fortunatamente, si trovarono circondati di materiali caduti con l’impatto o gettatieroicamente dall’aeronave tra i quali cibo, una radio e la famosa Tenda Rossa (in realtà di color argento, colorata di rosso con dell’anilina, sostanza usata per le rilevazioni altimetriche) entro la quale si adattarono a vivere per sette settimane. Dall’incidente scaturì la prima spedizione internazionale di soccorso polare e un mese dopo Nobile venne portato in salvo con un piccolo aereo svedese comandato dal tenente svedese Lundborg.

Nobile non voleva essere salvato per primo poiché uno del gruppo, Cecioni, aveva una gamba fratturata ma il pilota svedese su precisi ordini fu irremovibile nell’ordinare al generale di essere salvato per primo. Quando il pilota ritornò a prendere gli altri, precipitò egli stesso rimanendo a sua volta imprigionato tra i ghiacci. Mentre tutte le forze internazionali di soccorso si erano mobilitate per salvare i superstiti, la sola nazione che rimase inerte fu proprio l’Italia. La nave appoggio Città di Milano comandata dal capitano Romagna rimase alla fonda nella Baia del Re su precisi ordini di Roma. Una volta che Nobile vi salì a bordo vi rimase da prigioniero, impossibilitato a fornire utili indicazioni per il salvataggio mentre la stampa su pressione del movimento fascista lo tacciava di vigliaccheria. Solo il 12 luglio 1928 il rompighiaccio russo Krasin raggiunse i superstiti e li trasse in salvo.

Nobile fu accusato di aver abbandonato i suoi uomini e fu costretto a dimettersi da tutte le cariche. Di fatto, il governo dell’epoca lo abbandonò al suo destino e solo dopo la fine della seconda guerra mondiale il giudizio della commissione d’inchiesta fu sovvertito e Nobile venne riabilitato e promosso al grado di generale.

Ogni evento è un caso unico e non può essere accomunato ad altri, però la storia insegna che per giudicare è bene sempre che l’onda emotiva passi e tutte le informazioni siano raccolte. Talvolta però le curiose coincidenze della storia ci sorprendono,  come non notare che il nipote del Generale Umberto Nobile si chiamava “Umberto Nobile Schettino”.

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NB: questo articolo è uscito in originale su La Bussola Quotidiana.

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Published inAttualità

6 Comments

  1. Claudio Costa

    Concordo si deve aspettare il processo, con dati e tecnici veri, prima di giudicare, invece lo hanno già processato in tv.
    Sono stato sulla Concordia è una nave immensa, e non tutta la tragedia del Giglio si può imputare solo al comandante, ha ragione il neo ministro dell’ambiente Clini a dire che queste sono navi fragili: la Concordia si era già schiantata sul molo di Palermo, io l’ho vista in manovra a Malta e c’è voluta 1 ora per entrare in porto, troppo grande, troppo pesante, ingestibile (per me) in caso di guai seri, perchè già nelle manovre elementari risulta difficile controllarla.
    Impossibile pensare a mettere le scialuppe in mare se la barca non è ferma, è talmente grande che può travolgere qualunque cosa.
    Impossibile fare una evacuazione simultanea se la nave è inclinata o se un lato non è praticabile, perchè le scialuppe non hanno giude sulle fiancate e non sono basculanti, dovrebbero esserci il doppio delle scialuppe su ogni lato.(e anche in questo il comandante non ha colpa)
    Impossibile gestire le emergenze con persone di 60 paesi diversi alcune lingue sfuggono per forza ( i giapponesi e coreani non sono stati avvertiti se non in inglese) e purtroppo anche nella mi acrociera le esercitazione di evacuazione furono fatte 2 giorni dopo l’imbarco ( grave errore della Costa più che del comandante) bisogna fare le esercitazioni in porto, perchè la nave è immensa e ci si perde, non si trovano ad istinto i ponti di evacuazione a cui ognuno è destinato e poi se si inclina la nave e un lato non è praticabile succede il caos perchè la gente delle cabine destinate a quel lato non sanno più dove andare.
    E la nave si può inclinare perchè non ha il doppio scafo
    Anche noi abbiamo fatto l’inchino al Giglio (secondo me c’è sotto una forma pubblicitaria) cmq una pratica corrente, non un abravata di Scettino.

    Certo che il comandante ha sbagliato manovra (è andato sugli scogli), ha mentito almeno alla capitaneria (altro che black out) e poi non è sceso per ultimo, non lo sto assolvendo piuttosto penso ad un concorso di colpe, ma aspettiamo il processo a giudicare.

    Intanto per quanto riguarda il clima l’onorevole Casson h adetto che una nave da crociera inquina come 14mila auto ( mi sembra tantino) però se fosse, non mancheranno le accuse alle navi da crociera di essere causa della morte dei bambini in Africa per sete e malaria.

  2. donato

    I processi mediatici sono la cosa peggiore che possa esistere (io evito accuratamente di guardare le varie trasmissioni di “approfondimento” su Avetrana, Costa Concordia, Cogne, ecc. ecc. ecc.), ma la vicenda Costa Concordia, secondo il mio modestissimo parere, presenta tanti (troppi) lati oscuri che è assolutamente necessario mettere in luce. Questo per il bene dell’Italia, prima di ogni altra cosa. Se si dovesse dimostrare che il comandante Schettino non è venuto meno ai suoi doveri ne sarei felice, come cittadino italiano, ma ho forti dubbi in proposito. Una considerazione “tecnica” sul naufragio. Ho sempre avuto una brutta impressione riguardo a queste navi di ultima generazione: pensare che quasi tutto lo scafo emerge dall’acqua e che “solo” una decina di metri di nave si trovano al di sotto della linea di galleggiamento mi fa temere per la loro stabilità. Se “l’incidente” fosse avvenuto al largo credo che di morti ne conteremmo a migliaia, vista la facilità e, soprattutto, la velocità con cui la nave è sbandata su di un lato. Se qualche esperto in materia si trovasse a gironzolare da queste parti sarebbe gradito un suo intervento: spero vivamente di essere smentito (non ho in programma, nel prossimo futuro, una crociera su una di queste navi, nella vita, però, mai dire mai e partire con qualche certezza in più non fa mai male)!
    Ciao, Donato.

  3. luigi mariani

    “Mentre tutte le forze internazionali di soccorso si erano mobilitate per salvare i superstiti, la sola nazione che rimase inerte fu proprio l’Italia.”
    Caro Fabio, in base a quanto ho ricavato dalla lettura dei reportage del giornalista Tomaselli corrispondente del Corriere dalla nave appoggio città di Milano e raccolti nell’interessante libro “L’inferno bianco” (edizioni Nordpress, 1998) posso certamente convenire con te sul fatto che il regime fascista non tollerasse nno solo il fallimento di Nobile ma anche il fatto che il salvataggio fosse stato poi operato dal rompighiaccio sovietico Krassin (su quest’ultimo aspetto tuttavia le cose andrebbero viste alla luce del fatto che il regime fascista fu uno dei primi stati a riconoscere lo stato sovietico, per cui l’incompatibilità fra i regimi non doveva essere poi così spiccata).

    Cica il fastidio del regime per il fallimento di Nobile si narra di una telefona di un duce inviperito al podestà di Milano in cui Mussolini avrebbe intimato al podestà stesso (che era lo sponsor dell’iniziativa di Nobile) di limitare di lì in avanti le proprie spedizioni alla cerchia interna dei navigli.

    Per quanto riguarda invece l’inerzia assoluta di cui parli, colgo almeno due eccezioni:

    1. a quanto scrive Tomaselli (a pag 118 del libro da me citato) la nave Città di Milano levò le ancore il 29 maggio 1928 con rotta verso Nord ma fu fermata dai ghiacci troppo spessi a Nord delle Svalbard (tieni conto che la nave non era un rompighiaccio ma solo una nave appoggio)

    2. ci fu il tentativo di raggiungere Nobile attraverso il pack operato dal capitano degli alpini Sora. Tuttavia il ghiaccio era assai instabile per cui Sora dovette rientrare senza aver raggiunto l’obiettivo.

    • Fabio Spina

      Caro Luigi,
      grazie delle precisiazioni che per troppa sintesi non avevo inserito nel post. Sicuramente ci furono azioni di gruppi o singoli, però il “regime fascista”, se non ci vogliamo limitare solo al Duce, pensò che fosse meglio avere un capro espiatorio su cui far ricadere tutte le colpe… qualcuno afferma che anche prima della partenza si tramò per un possibile fallimento, ad esempio sulla mancata partecipazione del meteorologo Eredia alla spedizione si sono date diverse motivazioni/interpretazioni; ma qui si entra nella dietrologia. Il mio post non ha intenti storici, ma solo ricordare che in passato ci sono stati comandanti “lapidati” come balordi che poi sono stati rivalutati. Il comandante Schettino ha sicuramente molte colpe, che la magistratura ha il dovere di accertare e sanzionare, però il “tribunale mediatico” con annesso “sputtanamento”, la creazione del mostro-codardo-ubriaco(la ricerca della “cassaforte del comandante” dove speriamo che a sorpresa non si trovi droga), il reality show del dolore creato da una settimana, il tutto prima che ci siano i dati oggettivi della scatola nera, mi sembra un comportamento non rispettoso della dignità umana. Forse la legge troverà un solo colpevole (sempre reati colposi), però secondo la morale ne vedo più di qualcuno. Grazie del commento.

    • Luigi Mariani

      Sulla mancata partecipazione di Eredia mi pare che la decisione fu presa da Nobile stesso (più nello specifico mi pare di aver letto tempo fa una lettera di Nobile che si esprimeva in tal senso, ma qui forse la tua memoria è più robusta della mia…).

      A quanto so poi Eredia fu meteorologo di bordo del dirigibile Italia fino ad Amburgo, e per inciso le condizioni meteo nel viaggio Roma Amburgo non furono affatto buone. Ad Amburgo venne rilevato dal meteorologo norvegese Malmgrem (http://en.wikipedia.org/wiki/Finn_Malmgren) che aveva molta più esperienza di meteorologia polare e che purtoppo perì durante un tentativo di cercare soccorsi operato insiene ad altri due “naufraghi” della tenda rossa (Mariano e Zappi). Scusa se rievoco questi fatti ma in essi vi è molta storia della meteorologia.

      Molto meno facile è invece per me parlare della vicenda attuale (Costa Concordia). Sono anch’io contrario ai processi sommari e tuttavia non posso non rilevare quanto di esemplare vi sia in questa vicenda rispetto a ciò che oggi è in grado di esprimere il nosrto Paese, nel male così come nel bene.

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