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Inossidabili profeti di sventura

Il mondo finisce più o meno tutti i giorni. Cioè, a voler dedicare un po’ di tempo alla ricerca, c’è una profezia di armageddon per ogni giorno dell’anno. E quando non si tratta di sciagure globali suppliscono quelle locali.

Alcune di queste sfruttano il tam tam mediatico, con conseguente ansia collettiva, dalla più classica ‘mille e non più mille’, alla più tecnologica ‘Y2K’, alla più esoterica 21 dicembre 2012. In mezzo un po’ di tremarella de noantri, il finto terremoto di Roma dell’aprile scorso.


[image box=”content-one-third” align=”left”]http://www.climatemonitor.it/wp-content/uploads/2012/01/2012.jpg[/image]
Comune denominatore di queste autentiche puttanate, l’esposizione alla verifica. Cioè, dal momento che le opinioni ragionate non riescono a scalfirne l’effetto ansiogeno e le opportunità speculative, basta attendere che passi il giorno fatidico, dopo il quale tutti giurano di non averci mai creduto, ma a stento riescono a mascherare un certo sollievo.

C’è però una forma di profezia che sfugge a questa logica, è quella della catastrofe climatica prossima ventura. Saldamente poggiata su un consenso scientifico il cui solo concetto è l’antitesi della scienza – una forma di questione di fiducia posta dal governo scientifico che manca di risposte certe – la fine del mondo che non arriva continua semplicemente ad essere rimandata, nonostante i famosi giorni di verifica continuino a passare.

I profeti sono molti. Alcuni uomini di scienza che però normalmente ammorbidiscono molto le loro posizioni quando si tratta di esporsi in prima persona piuttosto che in sede di consenso; molti opinionisti a vario titolo ‘esperti’ della materia o di materie contigue; moltissimi opinionisti semplicemente ‘esperti’ di tutto ovvero di niente ma dotati della giusta dose di credibilità mediatica; praticamente tutti i politici, come sempre attenti alla direzione del vento.

Di tutte queste categorie abbiamo anche noi i nostri esemplari, sono certo che ai lettori sarà già venuto in mente qualche nome. I miei ve li risparmio per quieto vivere e mi attendo che facciate la stessa cosa negli eventuali commenti a questo post.

Andiamo oltre confine, dove impazzano piuttosto quelli più bravi e più influenti. Ci sono alcuni nomi ultra-noti, Al Gore negli USA e Richard Black in Gran Bretagna per esempio. Del primo avremo scritto qualche migliaio di righe, il fatto stesso che non se ne parli più tanto ne evidenzia la parabola discendente. Il secondo è il corrispondente internazionale per l’ambiente della BBC.

Nel 1997 ammoniva:

[success]
I migliori modelli di cui disponiamo prevedono un range di effetti sul clima mentre la Terra si scalda. L’effetto globale più grande sarà un innalzamento del livello del mare – l’acqua più calda semplicemente occupa più spazio, e una parte del ghiaccio del Pianeta si scioglierà. Il mare potrebbe alzarsi fino a un metro in 30 o 40 anni. Potrebbe non sembrare una gran cosa, ma potrebbe portare intere nazioni a scomparire tra i flutti.
[/success]

Rispetto al predetto trentennio siamo circa a metà strada. E’ presumibile che il peggio debba ancora venire, ovvero che i modelli prevedessero che i prossimi 15 anni saranno quelli davvero brutti.

Nel frattempo buttiamo un’occhio a quello che è successo.

http://www.climate4you.com/

Ben 4cm. Non sembra sia il caso di correre in garage a tirar fuori l’attrezzatura da snorkeling. Pare invece che il livello del mare da un paio d’anni stia scendendo. Fino ad allora, però, è sempre salito o al massimo è rimasto stabile per brevi periodi, per cui la recente discesa potrebbe voler dire qualcosa. Ma, dato che il tempo atmosferico sa essere molto maleducato ma quello cronologico è certamente galantuomo, direi che la posizione sulla riva del fiume ci può ancora stare. In fondo con il rateo di salita registrato dal tempo della profezia ad oggi non si corre neanche il rischio di bagnarsi il fondoschiena stante la posizione di attesa.

Il nostro profeta però, non aspetta. Ieri l’altro su Twitter:

Dalle Maldive all’Australia, prepararsi ai rifugiati climatici.

Il tweet porta ad una pagina su The Sydney Morning Herald, dove si riporta il parere del Presidente di una di quelle nazioni e si legge un’altra profezia:

[success]
Il Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici prevede un innalzamento del livello del mare fino a 59cm nel prossimo secolo, un livello che sommergerebbe la maggior parte degli atolli abitati delle Maldive. Le nazioni delle isole del Pacifico, come Kiribati e Tuvalu, dovrebbero anch’esse fronteggiare degli allagamenti.
[/success]

Quando però non diversamente impegnato in riunioni di governo tenute sott’acqua, il suddetto presidente inaugura aeroporti, per sottolineare le prospettive di crescita (non sul livello del mare evidentemente) dell’economia dello stato che amministra. Non male per una popolazione in procinto di evacuare.

E la profezia resiste. Anche alle intemperie, anzi, alle intemperanze del clima.

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Published inAttualità

Un commento

  1. Guido Botteri

    A proposito di profezie mancate, ne ho documentate varie nelle note della mia pagina facebook, che vi invito a leggere.
    Se qualcuno ha difficoltà ad entrare, mi chieda l’amicizia e sarò felice di dargliela.
    Qui vi do l’indirizzo della 16-sima, le altre sono vicine a quella:
    http://www.facebook.com/note.php?note_id=183032268382944

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