Questi non sono segnali positivi. Se da un lato l’impegno delle multinazionali dell’energia nelle fonti alternative rientra spesso nella categoria del greenwashing, è pur vero che le enormi risorse che queste hanno a disposizione sono un sostegno di cui il settore delle rinnovabili proprio non può fare a meno.
Il problema però, è che questa benedetta green economy continua a fare una fatica enorme a sottostare alla regola base del mercato, quella cioè che giustifica gli investimenti solo se sono remunerativi.
E così la notizia diffusa ieri da Bloomberg appare emblematica: La BP, dopo 40 anni di tentativi, sta uscendo dal settore del fotovoltaico. Niente più produzione di pannelli, niente più costruzione di impianti, semplicemente basta così. La crisi economica e la concorrenza invincibile dei produttori dell’est pare siano alla base di questa decisione, una scelta tra l’altro che appare – per ora – in controtendenza rispetto alle intenzioni e azioni di altri gruppi industriali quali la Total, Google e Buffet che invece hanno recentemente rafforzato i loro sforzi nel settore.
Altrettanto emblematico è il fatto che la controllata indiana della BP, che agisce insieme alla Tata Power, continua invece il suo ‘business as usual’. Evidentemente da quelle parti la convenienza c’è ancora.
Scelta di una compagnia in difficoltà, magari anche dopo le vicende del Golfo del Messico dell’anno scorso, oppure segnale di un settore che sta cessando di essere remunerativo, almeno per le industrie occidentali?
Difficile a dirsi, certo è che la BP dal disastro ambientale dell’anno scorso di punti ne ha persi parecchi, come è vero anche che altri importanti attori del settore del fotovoltaico in occidente hanno di recente portato i libri in tribunale, Solyndra negli USA e Solon SE (SOO1) in Germania per citarne un paio.
Sembra dunque che l’operazione sostenibilità lanciata dalla BP qualche anno fa con la modifica del nome della compagnia da British Petroleum a Beyond Petroleum, cominci a costar cara. Niente paura però, tutti gli altri settori in cui la BP alternativenergy è impegnata, eolico e biofuel soprattutto, continuano a far parte del loro business, per ora. Penso però che dovranno eliminare la foto dei pannelli solari dallo sliding panel della loro home page.
Un mercato “incentivato” può essere solo un mercato di nicchia che sopravviverà solo fino a che gli incentivi funzionano. Di questi fallimenti ne vedremo sempre di più mano a mano che gli incentivi scenderanno. Nel caso di una delle due industrie tedesche citate da F. Spina, ci sono stati anche errori strategici e di scelta del management. Per il resto competere con i cinesi (che non si fanno scrupoli dal punto di vista della sicurezza ambientale e di quella sociale ed economica dei lavoratori) è quasi una follia. Il problema, però, è molto più grosso. Fior di economisti e di operatori finanziari sono dell’avviso che per il mercato del fotovoltaico e dell’eolico non vi è futuro. Essi sostengono che l’unico modo per ridurre le emissioni di CO2 (e di altri inquinanti, aggiungo io) e risparmiare nel consumo di combustibili fossili (destinati a finire, prima o poi, e che costano sempre di più) è migliorare le tecnologie tradizionali e individuarne di alternative in grado di soddisfare le nostre necessità in modo più economico e più pulito. Il fotovoltaico, nonostante le economie di scala, non riuscirà a soddisfare le nostre necessità future. L’alternativa: costruire case che hanno bisogno di meno energia (isolate termicamente), macchine che consumano meno, elettrodomestici che assorbono meno energia e …. sperare che la tecnologia e la scienza possano in un prossimo futuro individuare modi alternativi di produzione di energia che siano efficaci e che non abbiano bisogno di incentivi. In ultima analisi incentivare la ricerca più che le energie alternative.
Ciao, Donato.
è quello che dico da sempre anch’io, Donato, dare soldi alla ricerca, non ad un mercato ancora immaturo e insostenibile.
Secondo me.
Per farsi un’idea di cosa sta succedendo si può anche leggere:”Made in Germany Il solare non brilla più. Insolventi due big tedesche
delle energie alternative” http://www3.lastampa.it/economia/sezioni/articolo/lstp/435450/ oppure “Fotovoltaico, tedesca Solon precipita in borsa dopo insolvenza” http://it.reuters.com/article/itEuroRpt/idITL6E7NE1IZ20111214 Più che energia sostenibile finora il fotovoltaico è stata energia sostenuta (dagli incentivi statali).
Saluti