Un aforisma intramontabile quello che da il titolo a questo post. Una frase con la quale, l’ho detto e lo ripeto, non mi sono mai sentito molto a mio agio. Un disagio che viene dalla certezza che ogni previsione deve essere soggetta a verifiche, altrimenti è inservibile.
C’è una sola categoria di previsioni che sfuggono alla verifica, quelle climatiche. Sono le più pregiate, perché permettono di dire tutto e il contrario di tutto, basta proiettarsi in una adeguatamente lunga scala temporale per essere, in quanto esperti, depositari di una verità che nessuno tra i vivi che ascoltano il vaticinio potrà mai confutare.
A questo meccanismo però non sfuggono le previsioni ‘collaterali’ a quelle climatiche, come ad esempio le prospettate mirabolanti evoluzioni del mercato dei carbon credits. Un mercato che avrebbe dovuto far faville ma che per ora sta producendo solo grandi scottature. Negli USA è già fallito, in Europa avrebbe fatto la stessa fine se non fosse stato sostenuto sin qui da adeguati provvedimenti normativi, cioè dall’emissione di regole che costringono stati ed operatori a scottarsi.
Ma, parlavamo di previsioni, per cui andiamo a leggere dal blog di Roger Pielke jr il vaticinio che il capo del Deutsche Bank Asset Management diffondeva attraverso le colonne del Financial Times tre anni fa:
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Il prezzo delle European carbon Allowances (conosciute come European Unit Allowances o EUAs) è cresciuto soltanto in modo modesto quest’anno, fino a circa 27 Euro la tonnellata. Ma la pressione del mercato sta montando e potrebbe portare il prezzo a 100 Euro o più. I mercati hanno una misteriosa abilità di trovare i punti deboli.
Quegli emettitori che hanno troppo poche Allowances per coprire le loro emissioni, finiranno per essere schiacciati dalla contrazione dell’offerta, e una salita fino ad almeno 100 Euro sembra inevitabile.
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La verifica, per non sembrare di parte, la facciamo fare sempre alle colonne del Financial Times, con un articolo uscito appena venerdì scorso.
Dato che forse non avrete avuto voglia di leggerlo ve lo dico io. Le EUAs mercoledì scorso sono scese a 6,30 Euro la tonnellata, consolidando una perdita del 14% solo nell’ultima settimana. Dopo Durban nessuna euforia, ma solo un ‘rimbalzo del gatto morto’, anche perché già martedì il Canada faceva sapere di volersi sfilare dal Protocollo di Kyoto, cioè di voler smettere di scottarsi per legge.
E così, giovedì scorso, un bel numero di operatori europei ha formalmente chiesto all’Unione Europea di soccorrere il mercato, nonché di riflettere bene circa l’opportunità di implementare alcune policy che potrebbero avere su di esso un un impatto negativo. Tra queste un provvedimento di miglioramento dell’efficienza dei grandi impianti di produzione di energia che dovrebbe essere votato la prossima settimana.
Attenzione, migliorare l’efficienza dei cicli produttivi vuol dire meno emissioni, meno impatto ambientale, meno costi per danni ambientali etc etc. Abbiamo finalmente capito a cosa serve tutto questo. Non c’entrano né le emissioni né l’ambiente né (ma questo lo sapevamo già) il clima. C’entra solo il mercato, nella fattispecie il gatto morto.
Curiosamente, mercoledì scorso il booster al mercato era già arrivato, in forma di approvazione di due progetti normativi che riguardano il monitoraggio e la documentazione delle emissioni in un settore che sta provocando da mesi più di qualche problema di compattezza nell’esercito dei volenterosi in ambito UE, quello dell’aviazione civile. Controlli più stringenti per obbligare qualcun altro a rifinire la propria abbronzatura.
Chiudiamo con le riflessioni della perfida blogger clima-scettica Jo Nova, che incidentalmente vive e scrive dall’Australia, stato che ha recentemente introdotto una vera e propria carbon-tax:
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Il prezzo più basso, 6,30 Euro, equivale a circa 8 dollari australiani o americani. Il governo australiano ci obbliga a pagarne 23 con una plafond a 15 (e pensano di star creando un ‘libero’ mercato).
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NB: fonte dell’immagine in testa a questo post.
A proposito di previsioni, avete sentito di quelle previste in rialzo per ciò che riguarda il rilascio di metano nell’artico ?
Ne stiamo discutendo nei commenti al post “Perché cresce il metano in atmosfera?”, qui su CM.
Ciao, Donato.
Chiedo scusa, ma il riferimento non mi è venuto bene. Spero che questo funzioni meglio: http://www.climatemonitor.it/?p=21978.
Ciao, Donato.
Molto interessante, per l’immediata comprensione del post, è il grafico che rappresenta l’andamento, negli ultimi cinque anni, dell’indice CKZ11 -ICE ECX EUA Futures December 2011
http://www.barchart.com/chart.php?sym=CKZ11&t=BAR&size=M&v=2&g=1&p=WN&d=X&qb=1&style=technical
Ciao, Donato