Ecco qua, fresca fresca da Science Daily la catastrofe climatica quotidiana. I ghiacciai svedesi si ritirano, sotto spuntano gli alberi. Attenzione, non quelli che crescono perché il suolo si libera dal ghiaccio, ma i resti di quelli che c’erano prima che il ghiaccio arrivasse.
Circa 600 metri in più di quota rispetto ad oggi, questo pare fosse il limite per lo sviluppo di questa vegetazione. Ciò significa, secondo loro, che la zona dovesse avere temperature medie di almeno 3,5°C più alte di quelle attuali.
Quando? Beh, prima si pensava che l’avanzata di quei ghiacciai risalisse all’ultima glaciazione, ora pare che il legname (non fossili, legname) ritrovato risalga a 4.500 anni fa. Questo significa che quell’ipotetico calduccio lì lo faceva in tempi anche relativamente recenti.
Secondo voi che significa questo? Penso si possa dire che il ‘caldo’ attuale, in quanto meno caldo di quello di allora, è tutt’altro che unprecedented.
E quale può essere sempre secondo voi la considerazione che fanno su SD?
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The age of the tree remains shows that the climate warming of the last century is unique in a perspective of several thousands of years.
L’età dei resti degli alberi dimostra che il riscaldamento dell’ultimo secolo è unico in una prospettiva di parecchie migliaia di anni.
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Il fatto che invece sia accaduto prima in assenza di un presunto devastante forcing antropico non è sufficiente a far loro accendere il cervello. Né, con il dovuto rispetto, si accende quello della ricercatrice intervistata:
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“By studying where the treeline ran in the past, we can see what it can be like in the future if it continues to get warmer”
“Studiando dove giaceva la linea di crescita degli alberi nel passato, possiamo capire come sarà qualora dovesse continuare il riscaldamento”
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La risposta è semplice. Sarà come prima, con buona pace dell’unprecedented, del riscaldamento unico e del forcing antropico.
Ringrazio anzitutto Guido per la segnalazione.
L’articolo originale, pubblicato sula Rivista Internazionale Landscape Online (Lisa Öberg & Leif Kullman, 2011. Recent Glacier Recession – a New Source of Postglacial Treeline and Climate History in the Swedish Scandes Landscape Online 26, 1-38. DOI:10.3097/LO.201126 – gratuitamente scaricabile dal sito http://www.landscapeonline.de/archive/2011/26/Oeberg_Kullman_LO26_2011.pdf ) è molto interessante, anche per la splendida documentazione fotografica che lo accompagna.
Se ne ricava anzitutto che gli alberi in questione (Pini silvestri, betulle) hanno fatto la loro comparsa 9000-9500 anni BP, e cioè nella fase di global warming che seguì l’ultimo episodio freddo dell’ultima glaciazione, il Dryas recente, conclusosi circa 11.400 anni BP.
Tali essenze furono poi travolte dall’avanzata glaciale di 4500 anni BP che chiude la fase calda del grande optimum postglaciale.
Assai interessante è il fatto che la treeline (linea degli alberi) fino a 4500 anni orsono è stata più elevata di circa 500-600 m rispetto a quella odierna. Pertanto, poiché il gradiente termico negativo annuo è di circa -0.4/-0.5°C ogni 100 m si può parlare di temperature medie annue più elevate di quelle odierne di 2.4/3°C (gli autori parlano di +3.5°C per le temperature estive poichè in estate il gradiente termico è di circa -0.6°C).
Tutto ciò dovrebbe voler dire qualcosa per chi parla ad ogni piè sospinto di “unprecedented”.
Richiamo brevemente le conclusioni:
1. resti di megafossili di Betulla (Betula pubescens) e Pino silvestre (Pinus sylvestris) sono stati reperiti davanti alla fronte di ghiacciai in rapido scioglimento sul versante svedese delle Alpi scandinave, ad altitudini di circa 1000-1500 m.
2. tali megafossili sono stati reperiti ad altitudini di 400-600 m al di sopra dell’attuale linea degli alberi e sono stati datati fra 9600 e 4400 anni BP, a testimonianza di un periodo di crescita ininterrotta di circa 5000 anni, corrispondente al grande optimum postgalciale.
3. Nei 150 m della fascia più elevata è stata trovata Betula pubescens mentre più in baso si sono trovati Pino silvestre e Betulla
Segnalo infine che gli autori lanciano l’allarme per il fatto che il materiale sub fossile è soggetto a rapida degradazione, per cui in assenza di attività di raccolta e conservazione lo stesso andrà irreparabilmente perduto. Trovo quest’ultimo aspetto oltremodo preoccupante. Qualcuno dovrebbe intervenire per dare una mano ai ricercatori svedesi.
L’aspetto importante della notizia, come rileva anche G. Guidi e altri commentatori, va ricercato, secondo me, nel fatto che in epoca storica, le temperature erano più alte di quelle attuali e che il GW dell’epoca non può essere di origine antropica. Se 4500 anni fa, nel periodo miceneo, in epoca romana, durante il medioevo ed oggi le temperature risultano maggiori che negli altri periodi, significa che deve eistere qualche meccanismo fisico che produce queste oscillazioni plurisecolari. In altre parole quei cicli di cui parlano diversi studiosi, probabilmente esistono e sono dovuti a cause ben precise. Se la scienza riuscisse ad individuare queste cause potrebbe rendere un grande servizio al genere umano. Peccato che molte delle forze migliori sono spese per dimostrare la “colpevolezza” della CO2 e, quindi, del genere umano.
Ciao, Donato.
Voglio essere banale:
se le temperature sono state (diciamo 4500 anni fa) più alte di 3,5 gradi
allora
non ci possono venire a dire che le temperature attuali sarebbero “senza precedenti”
e nemmeno che se la temperatura media globale salisse di due gradi sarebbe una catastrofe irreparabile
visto che questo pianeta ha già conosciuto temperature maggiori.
E la gente farebbe bene a rendersi conto che i cambiamenti climatici NON sono una novità di questi anni, ma ci sono sempre stati.
Dirò di più:
“L’età dei resti degli alberi dimostra che il riscaldamento dell’ultimo secolo è unico in una prospettiva di parecchie migliaia di anni.”
probabilmente vero, ma nel periodo di 4.500 anni, in un pianeta che ha più di 4.500.000.000 di anni
cioè più di un milione di volte questo intervallo “di unicità” ….
Un ghiacciaio sciolto non fa un albero. Dovrebbero vedere quante volte i ghiacci siano passati sopra quelle radici.
Infatti, tra l’altro non mi risulta che esistano tanti boschi nei pressi dei ghiacciai. Basta andare sulle Alpi per rendersi conto che c’è differenza tra limite glaciale e limite degli alberi, mica tanto lontano eh…