[photopress:MTGClimate_0234.png,thumb,alignleft]Calma, questa non è una esortazione ma una constatazione. Il tempo delle decisioni sembra essere arrivato, il tam tam è all’apice del suo ritmo, può concludersi solo con il colpo finale. E così potrebbe essere, almeno per quel che riguarda la definizione delle politiche e delle strategie che saranno avviate nel prossimo futuro nel nostro paese. Piaccia o no, si sia d’accordo o no, siano valide o meno le ragioni dei più convinti, qualcosa, fosse anche soltanto parlarne si farà . Questo almeno è il probabile risultato della Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici che è iniziata ieri e si concluderà oggi a Roma.
All’evento hanno partecipato le più alte cariche dello stato, il Presidente della Repubblica, il Presidente della Camera, ovviamente il Ministro dell’ambiente e molte altre autorità istituzionali e non. Era presente anche la Sen. Rita Levi Montalcini. Domani ci saranno il Presidente del Consiglio dei Ministri, il Presidente del Senato e, nel pomeriggio, si terrà una tavola rotonda moderata dal Direttore del TG1 cui parteciperanno molti titolari di dicastero insieme al Presidente di Confindustria ed ai Segretari dei Sindacati confederati. Più Policy Makers di così sarebbe difficile. Anche se la sensazione è che alla fine avremo molta policy e poco making. Ma non facciamoci prendere dalla fretta e attendiamo il completamento dei lavori, la pubblicazione degli intendimenti e la loro implementazione prima di fare facili previsioni. Arrivo al dunque.
Il tema fondamentale della conferenza, oltre a quello chiaramente espresso dal titolo stesso, è la ricerca di proposte per le strategia di adattamento, ovvero le azioni sia sul piano infrastrutturale che ambientale per fronteggiare quella parte del cambiamento del clima che, per cause naturali, ma soprattutto antropiche è giudicata inevitabile, ovvero già in atto. Strategie che dovranno essere accompagnate da una complementare politica di mitigazione, cioè di riduzione dell’impatto umano sul sistema clima per evitare che la situazione sfugga al nostro controllo, ammesso che lo sia mai stata. Tutto ciò in conseguenza delle evidenze del cambiamento del clima, ma soprattutto per effetto di quanto prospettato dalle conclusioni sull’evoluzione futura cui è giunto l’IPCC.
In particolare sono stati affrontati, di pari passo con l’esposizione delle risultanze del 4° rapporto dell’IPCC, i temi della sostenibilità delle strategie di adattamento e mitigazione necessarie. Entrambe queste ultime, pur essendo decisamente onerose (50 miliardi di Euro), risultano, nelle tesi presentate, largamente più convenienti di una politica di non azione, i cui danni eventuali sono stimati in cifre superiori di molti ordini di grandezza. Ai più non sfuggirà che le prime rappresentano una ghiotta opportunità di accrescimento delle risorse disponibili per chi se ne dovrà occupare, in termini di investimenti e gestione degli stessi, mentre le seconde, frutto di proiezioni ed approssimazioni sono quanto meno poco allettanti sul piano economico. Per cui meglio fare.
Tuttavia, come è scaturito dagli interventi di ieri mattina, attualmente il nostro paese è in forte ritardo per quel che concerne la mitigazione, le nostre emissioni sono infatti cresciute molto invece di essere scese, ed è addirittura al palo se si considerano le politiche di adattamento. Questi aspetti appaiono ancora più critici se si considera che il rappresentante Italiano dell’IPCC ha sottolineato come il mediterraneo, e quindi l’Italia siano, nel panorama del cambiamento climatico, un Hot Spot Climate Change, ovvero i cambiamenti sembrano essere più repentini ed incisivi nell’area euro-mediterranea che non nel resto del mondo. Tutto questo c’entri o meno l’effetto antropico non stupisce. Non so perché ma il fatto che il centro del business sullo scambio di emissioni sia anche quello che rischierebbe di più con queste proiezioni appare come una strana coincidenza.
Fino alla fine della conferenza i lavori proseguiranno con approfondimenti tecnico-politici. Nella serata il Presidente del Consiglio ed il Ministro dell’Ambiente, ultimi ad intervenire, trarranno le conclusioni dell’evento e formuleranno le proposte per le strategie nel breve, medio e lungo periodo.
Chiudo questo breve resoconto con il messaggio finale, già anticipato in apertura. Sembra un po’ uno slogan, ovvero: un certo livello di cambiamento del clima è inevitabile ed anche parzialmente consolidato; occorre gestire l’inevitabile con le politiche di adattamento ed evitare l’ingestibile con le azioni di mitigazione.
La parola ai policy makers dunque.
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