Alla nuova sede dell’università Bocconi di Milano, Giovedì 1 dicembre 2011 c’è stato un convegno sugli impatti della produzione agricola sui cambiamenti climatici e sull’ecologia del pianeta, tra i relatori il già noto prof Riccardo Valentini dell’IPCC
Nell’analisi degli impatti ambientali dei cibi sono stati selezionati i seguenti indicatori ambientali:
- il Carbon Footprint, che rappresenta e identifica le emissioni di gas serra responsabili dei cambiamenti climatici, ed è misurato in massa di CO2 equivalente;
- il Water Footprint (o virtual water content), che quantifica i consumi e le modalità di utilizzo delle risorse idriche, ed è misurato in volume (litri) di acqua;
- l’Ecological Footprint, che misura la quantità di terra (o mare) biologicamente produttiva necessaria per fornire le risorse e assorbire le emissioni associate a un sistema produttivo: si misura in metri quadri o ettari globali.
La sintesi di queste stime è la doppia piramide alimentare.
Questa è la doppia piramide alimentare e ambientale del 2011. E’ diversa da quella dell’anno scorso dove il latte e i formaggi erano addirittura i meno impattanti, ma anche quest’anno il latte risulta tra gli alimenti meno impattanti. E’ facile intuire che il messaggio è che si deve mangiare pochissima carne sia per ragioni alimentari ( piramide a sx) sia per quelle ambientali (piramide a dx.), in particolare la carne rossa. Dalle immagini sembra che la carne di suino sia considerata carne bianca in realtà non è così, e già questo è un errore. I confronti tra gli alimenti delle due piramidi sono a peso e tra categorie diverse: 1kg di carne con 1 lt di latte o con1 kg di carote. In pratica una confusione totale perché 1 kg di carne bovina è quattro volte più calorico e più proteico di un litro di latte.
Qui sotto ci sono i dati del carrello della spesa del WWF a cura del Valentini che fa parte del comitato scientifico del WWF.
Bovino 500gr 3,09 kgCO2 eq.
Pollo 500 gr 0,93 kgCO2 eq.
Maiale 500 gr 1,15 kgCO2 eq.
Latte locale 1 lt 0,17 kgCO2 eq
Sulla produzione di carne è bene fare una premessa: non esistono allevamenti che producono esclusivamente carne, se per portare un manzo a 600 kg vengono emessi 1000 kg di CO2 eq, sarebbe un errore clamoroso divedere 1000 per i kg di carne ottenuti alla macellazione ( circa 200) affermando che sono le emissioni per ogni kg di carne, come fa il noto vegetariano Jeremy Rifkin: perché quei 1000 Kg di CO2 eq. sono serviti a produrre: carne, frattaglie, trippe farine di carne sangue e ossa, pellami, letami e liquami. Quindi correttamente si dovrebbero dividere i 1000 kg di CO2 eq in base agli atomi di carbonio totali, o più semplicemente in base al peso (in sostanza secca ss) e poi attribuire ad ogni prodotto zootecnico le emissioni esatte in base al peso in ss di ogni singolo prodotto. Questo lo ripeto da sempre, ma i conti degli ambientalisti non cambiano mai, anche la FAO dice che bisognerebbe considerare tutti prodotti zootecnici edibili e non edibili ma resta ancora un’intenzione, il tutto aggravato dalla confusione sulla definizione di carne che per il consiglio d’europa è praticamente tutto il prodotto edibile zoogenico.
Non esistono nemmeno allevamenti bovini dedicati esclusivamente alla produzione di latte, perché in tutti gli allevamenti da latte si produce anche la carne: dai vitelli maschi, dalle scottone cioè le manze non fecondate e dalle vacche a fine carriera.
Le emissioni del latte del WWF cioè 0,17 kg di CO2 eq. per ogni lt sono circa 14 volte inferiore al dato della FAO 2010 (1) che è come media 2,4 kg di CO2 eq perchè considera tutte le razioni del ciclo di allevamento.
Il confronto tra un kilo di carne e 1 litro di latte è ridicolo tanto che se si fanno i confronti molto più correttamente con le kilocalorie:
- 1 kilo di carne di manzo fornisce 1750 kilocalorie circa.
- 1 litrodi latte intero invece fornisce solo 460 kilocalorie circa.
quindi a parità di kilocalorie:
- per produrre 1000 kilocalorie di latte si emettono 5,3 kg di CO2 eq (2,4/460×1000),
- mentre la produzione di 1000 kilocalorie di carne di manzo comporta l’emissione di 3,5 kg di CO2 cioè il 50% in meno (6,18/1750×1000)
- quella di 1000 kilocalorie di carne suina: 1,65 kgdi CO2 eq cioè tre volte di meno, (2,3/1400×1000),
- infine quella di 1000 kilocalorie di carne di pollo comporta l’emissione di 1,7 kgdi CO2 eq che è sempre tre volte meno rispetto al latte. (1,86/ 1070×1000).
Quindi il latte e i derivati dovrebbero essere in cima alla piramide ambientale non la carne bovina che chiamano rossa indistintamente da quella suina.
Gli autori della doppia piramide esposta al forum Barilla, avrebbero invece dovuto fare le due piramidi confrontando gli alimenti in equipollenza almeno per tre categorie di alimenti:
- I proteici: carne e derivati, latte e derivati, uova e legumi confrontati in base alle proteine equipollenti. In equipollenza proteica la filiera del pisello surgelato è più energivora di quella del pollo.
- Gli energetici: polenta, pasta, riso, pane, patate, frutta, bibite, marmellate, zucchero, miele oli burro e gli alcolici, confrontati in equivalenza calorica.
- I fibrosi (crusche e verdure) confrontati in base al tenore di fibra. La sostenibilità tra gli ortaggi è molto diversa in base alla provenienza o alla tecnica di produzione, la gran parte della frutta e verdura venduta in Italia nel corso dell’anno è surgelata, o proveniente dalle serre o dall’emisfero australe, quindi molto più energivora di quella di stagione locale.
Dopo aver evidenziato le fasce orizzontali per ogni categoria di alimento avrebbero dovuto costruire delle coppie di piramidi inserendo nelle fasce orizzontali diete diverse ma equipollenti in calorie e proteine (vegetali o animali che siano) e possibilmente con lo stesso punteggio di appetibilità. Ad esempio diete con meno carne e più legumi e pasta (tema immagino molto caro al centro) e viceversa. Solo in questo modo la coppia di piramidi potrebbe risultare indicativa, anche perchè la base della piramide alimentare presentata dovrebbe essere costituita da frutta e verdura e carboidrati con i grassi (olio) assunti più della carne e del latte ma un eccesso di calorie porta a obesità, gotta e diabete, mentre la carne è presente in tutte le diete dimagranti.
Ho avuto la possibilità di replicare al Valentini e ho detto senza mezzi termini che contestavo il confronto a peso, e tutti e tre i parametri (carbon footprint, water footprint e ecological footprint) presi in esame per definire la carne rossa l’alimento più impattante.
Analizzerò le impronte una per una come già fatto più volte su CM.
CARBON FOOTPRINT
Il calcolo delle emissioni zoogeniche di CO2 equivalente è fatto in gran parte sul metano lordo invece lo si deve fare sul metano netto che è un valore molto più basso, come già spiegato qui. Cento milioni di ruminanti in 100 anni non variano la concentrazione del metano in atmosfera se il loro numero non cambia. La concentrazione rimane stabile: se era 1800 ppb nel 2000 sarà 1800 ppb anche nel 2100. Non causano nessuna forzante radiativa aggiuntiva, quindi nessun riscaldamento.
Cento milioni di auto accese per 100 anni invece cambiano la concentrazione del CO2, perché immettono in atmosfera carbonio aggiuntivo che era stoccato nelle viscere della terra. La differenza è macroscopica, ma sono in molti a non capirla.
Il metano lordo emesso (stima massima) è di 610 Tg anno, tra cui c’è quello zootecnico cioè 92 Tg/a per la ruminazione e 35 Tg/a per i reflui (anche urbani però). In totale 127 Tg/a, cioè il 21% mentre quello ossidato per ogni anno è di 577 Tg/a. Il metano netto che si ottiene dal bilancio del metano è di 23 Tg/a (610-577) di cui il 21% è zoogenico e cioè 4,8 TG/a (se si considerano le stime minime, o le medie il netto è ancora più basso.) E’ solo il metano netto che i climatologi considerano per la stima della forzante radiativa, e ovviamente cambia ad ogni anno, come scritto sul rapporto IPCC e come confermato dallo stesso James Hansen. Gli ecologi come il Valentini anziché usare il metano netto cioè (4,8 Tg/a) usa il metano lordo cioè 127 Tg/a per fare il calcolo della CO2 eq cioè 26 volte di più. Questo gonfia a dismisura le emissioni attribuite alla zootecnia, se il metodo degli ecologi fosse corretto adesso la concentrazione di metano dovrebbe essere 46800 ppb invece è 1800 ppb perchè il metano lordo non permane in atmosfera, quindi i dati danno ragione ai climatologi. Quello degli ecologi è un errore clamoroso che ci danneggia e quindi è diffamazione.
E’ molto difficile fare le stime delle fonti di metano, per stimare le fonti zoogeniche servirebbe un modello che tenga conto dell’aumento del numero di animali e della vita media del metano più che delle ossidazioni come nella semplificazione sopra.
A questo proposito cito il Caserini di Climalteranti che fa la seguente battuta “fino ad oggi pensavo che il vero conflitto di interessi ce l’avevo quando andavo dal salumiere” come a dire: un vero ambientalista non dovrebbe mangiare salumi per salvare il pianeta ma a me piacciono, non resisto e quindi sono in conflitto di interesse. Sullo stesso argomento dice che il metano ossidato annuo è poca cosa rispetto a quello emesso. Evidentemente non conosce bene i dati.
Nella foto a inizio articolo un esperimento abominevole: hanno bucato il fianco di una povera vacca e inserito una cannula che dovrebbe recuperare metano dal rumine nella sacca rosa posta sul dorso.
WATER FOOTPRINT
Per gli autori della piramide ambientale per 1 kg di carne bovina si consumano 15.000 lt di acqua, non sapendo se intendono i kg di sostanze edibili o di carne facciamo che da un manzo di 600 kg si ottengano 400 kg di sostanza edibile, questo manzo nella vita avrebbe consumato 4,5 milioni di lt di acqua cioè 450 mc. In Pianura padana dove si sono allevati almeno 3 milioni di bovini all’anno per 40 anni il consumo di acqua avrebbe dovuto essere di : 54.000 milioni di mc, più tutto il consumo di tutti gli altri animali zootecnici.
Una cifra colossale! E invece?..nessun consumo!
L’acqua in zootecnia è utilizzata e non consumata tanto che le aree del pianeta ad alto carico zootecnico non hanno subito nessuna riduzione delle risorse idriche dal 1960 al 2000. Quindi il problema del consumo di acqua zoogenico è inesistente. Anche in questo caso il Valentini considera il prelievo per irrigazione o abbeverata come se fosse consumo, invece il consumo è dato dal prelievo meno il ripristino, cioè bisogna fare il bilancio dell’acqua che il Valentini non fa come non fa il bilancio del metano. Solo dove non piove cioè dove manca il ripristino c’è effettivamente il rischio di un depauperamento delle risorse idriche. Come già spiegato in molte occasioni:
- L’impronta idrica la confusione dei media
- L’impronta idrica Consumo o utilizzo di acqua?
- Impronta idrica parte terza
Da cui riporto le mappe mondiali del depauperamento idrico, fig 2, della densità zootecnica fig 3, e della densità agricola fig4.
La mappa in fig_2 tratta dal lavoro di Bierkens et al 20101, indica le zone sul pianeta dove c’è stato un depauperamento reale delle risorse idriche in 40 anni di prelievi. Le zone con il maggior depauperamento (zone più scure )sono in Pakistan, nel nordovest dell’India e in alcune aree degli USA.
La mappa in fig_3 tratta dal rapporto FAO 2006 sintetizza la distribuzione nel mondo di suini, avicoli, grandi e piccoli ruminanti, il dato riguarda il peso vivo allevato al km quadrato. La popolazione di ruminanti in India è molto alta ed è stimata in 295 milioni di capi, mentre in Pakistan è di circa 65 milioni, in USA circa 100 milioni, in Europa 86 milioni di cui solo 6,5 milioni in Italia.
Vorrei far notare come le aree a maggior densità zootecnica europee, come il nord Italia, la Danimarca, i Paesi bassi, il Belgio e la Bretagna, ma anche mondiali come il nord America e il sud America, evidenziate nella mappa in fig_3, non abbiano avuto alcun depauperamento delle riserve idriche sotterranee. Questo lo si può verificare dal confronto tra la mappa del depauperamento idrico in fig_2 e quello della distribuzione mondiale degli animali zootecnici fig_3.
La mappa in fig_4 tratta dal rapporto FAO 2006 mostra l’estensione delle coltivazioni nel mondo. Anche le aree a maggior coltivazioni non coincidono con le aree a maggior depauperamento delle risorse idriche in fig 2. Il confronto delle tre mappe (fig 2-3-4) evidenzia che le aree europee, nordamericane, e americane dove vi è più sviluppo agricolo e maggior carico zootecnico, non hanno avuto nessun depauperamento delle risorse idriche, in 40 anni, a dimostrazione che l’acqua prelevata dalla filiera agrozootecnica non era un consumo, ma un utilizzo, le uniche eccezioni sono delle piccole aree della costa ovest degli USA, e aree più estese in Pakistan, e in India dove piove poco e dove il ripristino è inferiore al prelievo.
I geologi nel calcolare il consumo di acqua fanno il bilancio tra il prelievo e il ripristino, gli ecologi come il Valentini considerano il prelievo come se fosse interamente consumo, ma i dati dimostrano il contrario, inoltre un coltivo irriguo a silomais, se non ci fosse la zootecnia sarebbe coltivato comunque a mais per l’alimentazione umana, fare altrimenti sarebbe stupido perchè coltivato a grano servirebbe una superficie tripla per produrre le stesse calorie, quindi l’utilizzo di acqua nei coltivi irrigui senza la zootecnia non cambierebbe di una goccia.
ECOLOGICAL FOOTPRINT
Il suolo è utilizzato ottimamente dalla zootecnia, non si possono confrontare le superfici utilizzate per le produzioni zootecniche con superfici usate direttamente per alimentazione umana, senza considerare:
- che la maggior parte dei pascoli utilizzati per la zootecnia industriale estensiva cioè allo stato brado, non sono coltivabili quindi non produrrebbero nessun cibo e nemmeno il resto dei prodotti zootecnici;
- che gli erbivori allevati in zootecnia industriale intensiva cioè in stalla, sfruttano le enormi produzioni ettaro di foraggi che l’uomo non potrebbe utilizzare; ad esempio la produzione di silomais all’ettaro è di 750 quintali d’estate (350 in ss) e 400 quintali (200 in ss) di orzo silo d’inverno. La produzione di soia arriva a fatica a 35 ql /Ha. Va da sè che con il silomais si producono carne, latte e il resto dei prodotti zootecnici che tutti dimenticano di conteggiare non si sa in base a quale principio;
- che le razioni alimentari zootecniche sono costituite per una percentuale che va dal 20% al 50% da sottoprodotti che altrimenti sarebbero rifiuti da smaltire: siero di latte di tofu e di seitan, melasso, crusche, pule, paglie, buccette di patate, pomodori, uva e frutta, trebbie di birra, trebbie di distillati, fecce, polpe esauste di bietole da zucchero, oli esausti di frittura, scarti di mensa, cibi scaduti ecc. ecc.
- che già adesso si utilizzano le alghe marine come foraggi per gli animali, questo è un potenziale produttivo enorme ( anche per le alghe lacustri) che potrebbe svilupparsi in futuro.
La zootecnia è il più grande sistema di riciclo del pianeta nella storia dell’uomo, perchè in razione si utilizzano i sottoprodotti in percentuali minime del 30% della razione, e perché si ricicla l’azoto (perlomeno in UE). Come già spiegato qui, senza la zootecnia che utilizza per produrre cibo, immense aree improduttive, sottoprodotti e enormi produzioni foraggere: servirebbe molta più terra arabile di quella esistente ora per sostituire l’ammanco proteico in equipollenza, quindi è inaccettabile l’accusa alla zootecnia di sprecare suolo.
Il vero errore degli ecologi come il Valentini nella stima delle impronte ecologiche è fare confronti senza equipollenza. Ripeto in sintesi come si dovrebbe fare un confronto corretto visto che mai è stato fatto.
In Equiollenza di devono sostituire tutti i prodotti zootecnici con prodotti vegetali nella stessa quantità e qualità, quindi sostituire:
– Tutti i prodotti zoogenici edibili sia per l’alimentazione umana che per quella di cani e gatti, con proteine vegetali in equivalenza calorica, ma non basta, serve anche una equipollenza proteica cioè confrontare le proteine con lo stesso titolo aminoacidico (ricordo che il valore biologico delle proteine vegetali è circa il 40% più basso di quelle animali) cioè: latte, uova, carne, trippe, frattaglie, cotiche, nervetti, dadi e farine di carne, ossa e sangue, con soia e legumi.
-Tutti i prodotti zoogenici non edibili con un equipollente vegetale cioè: pellami, lane, piumini, con tessuti vegetali dalle stesse caratteristiche (cotone, lino, canapa)
– Tutti i concimi organici zoogenici con concimi organici vegetali cioè: letami, liquami, e polline con torba vegetale o prodotti equipollenti.
Solo con un confronto fatto con questo metodo gli ecologi si possono rendere conto che senza zootecnia al pianeta servirebbe più terra arabile di quella che c’è adesso a disposizione.
Tornando alla piramide alimentare e ambientale bisognerebbe chiarire che le diete diverse hanno impronte diverse soprattutto se si cambia il tenore proteico, ma se il confronto è fatto tra diete dallo stesso tenore proteico le impronte ecologiche cambiano veramente di poco.
Alla fine degli interventi un americano Kennet Cook cofondatore e presidente dell’environmental working group (EWG) ha fatto la seguente battuta:
[blockquote]“prima facciamo pagare le tasse ai milionari poi verrà anche la tassa sulla carne”[/blockquote]
Purtroppo non avevo il microfono per replicare con:
[blockquote]“Io invece propongo di tassare le balle! Ogni balla che viene detta sulla zootecnica mi vengono 10000 euro et viceversa. Se fosse legge sarei già milionario.”[/blockquote]
All’uscita ho incontrato il Valentini e gli ho detto che sul metano zoogenico fa sempre gli stessi errori e mi ha risposto:
[blockquote]“mi dica lei invece perché il metano cresce in atmosfera”[/blockquote]
Preparo la risposta: chissà se finalmente ci sarà un confronto vero.
[blockquote cite=”Neil Svalgaard”]“Una volta che si parla di consenso, o di costante non si parla più di scienza. Nulla è mai costante nel campo della scienza, la scienza vive di dissenso: nessun dissenso, nessun progresso.”[/blockquote]
- http://www.sciencedaily.com/releases/2010/09/100923142503.htm – Bierkens et al. A worldwide view of groundwater depletion. Geophysical Research Letters, 2010 [↩]
nella piramide ambientale, l’olio è a un livello molto più alto dei prodotti da cereali, se penso all’oli di oliva siamo sicuri che in termini di consumo di terreno- di consumo di acqua o di concimazioni ecc. sia vera la piramide?
Grazie per la risposta . Giuseppe
[…] tutto.” quella dell’allevamento che incide sull’effetto serra è un’altra bufala conclamata, ma che diavolo c’entra con gli OGM? In più l’ignorante che ha scritto questa roba […]
la Barilla negli anni 80 pagò (tramite il meccanismo delle consulenze) decine di nutrizionisti americani per dire che la dieta con pasta (camuffata da dieta mediterranea) era cosa buona e giusta e faceva dimagrire, e ci fu il boom di vendite di pasta negli USA finchè negli anni 90 il new york time disse che la pasta al sugo (quelli barilla poi hanno molto olio) faceva ingrassare più della carne a parità di peso pasta al sugo 600 kilocalorie manzo 125, e il rateo del consumo di pasta iniziò a rallentare.
il cibo più assunto dai bambini e adolescenti sono merendine patatine e bibite zuccherine non la carne, non sono io che dico che sono cibi pericoli perchè è facile sforare i fabbisogni
Nastrine mulino bianco grassi 29% mentre il petto di pollo 1% bresaola 5% maiale e manzo braciole 6% salame 28% emmenthal caciotta e camambert gorgonzola ecc 30%
Il Barilla forum dice di mangiare più frutta guarda caso la Barilla fa i succhi di frutta che sono bicchieri di zuccheri
La dieta vegetariana è contro la natura dell’uomo che fisiologicamente è adatto a digerire la proteina animale cruda mentre non digerisce affatto la proteina vegetale cruda e men che meno la cellulosa: la soia, i piselli e i fagioli crudi sono addirittura tossici, e cotti in natura non esistono
ho appena assistito a “e se domani” al processo alla carne ospiti Veronesi Sergè e Bressanini, e Alessi del WWF.
Hanno detto una scemenza via l’altra, la più bella quella del Bressanini che ha affermato che siccome adesso mangiamo meno spezzatino e meno frattaglie di un tempo: c’è più spreco!Poverino, ignora che i tagli dello spezzatino ora diventano hamburgher o carne in scatola, che, come la trippa in scatola, vengono poi venduti in tutto il mondo specie nell’est.
Degno di nota anche l’abbaglio del Veronesi che confonde la teoria sull’evoluzione della mente dell’uomo dovuta alla ricerca e consumo di carne con l’intelligenza dei vegetariani. C’è una teoria secondo la quale l’uomo cacciatore ha avuto un’evoluzione più rapida ( rispetto ad altri primati) perchè si evolvono solo i predatori più astuti, tra questi quelli che agiscono in gruppo, tra questi quelli che comunicano meglio, tra questi quelli che usano strumenti, tra questi quelli che usano il fuoco ecc
Il Veronesi ha risposto che esistono vegetariani intelligenti e ha citato Einstein dimenticandosi però di Hitler.
Vi ripsarmio la storiella dei gorilla più forti anche se vegetariani perchè ormai è una barzelletta.
Anche sulla carne che facilita l’isorgenza del cancro o dell’obesità come già spiegato più volte trattasi di diffamazione, il 20% dei vegetariani inglesi è obeso e il cancro al colon è correlato a diete ipercalorche con scarsa fibra, e alimenti fritti o bruciacchiati la carne in sè non c’entra nulla
Mi ha stupito invece il Segrè che avrebbe dovuto essere il più competente dell’allegra brigata, ma nulla ha detto rispetto agli errori madornali fatti in trasmissione che sono gli stessi fatti nella doppia piramide (un silenzio complice direi) e poi è scivolato nel proporre il Km 0 o quasi 0.
Una vera favoletta per quanto riguarda i prodotti zootecnici, come già spiegato per le bioenergie:
In Italia ci sono 30 mila Ha di coltivo irriguo destinati alla bioenergia, e devono essere a Km zero (anzi a 70 km dagli impianti) questo crea un ammanco di mais pari alla produzione di 30 mila Ha cioè 3 milioni di ql Quindi gli allevatori italiani importeranno 3 milioni di ql di mais in più dal sudamerica quindi il km zero ha come minimo 10mila km .
Lo stesso discorso paro apro vale per le produzioni locali zootecniche, se uso 30 mila Ha a foraggio per fare lo yougurt a km 0 avrò poi le uova a km 10mila
“Allo stesso tempo non ci spaventa la ricchezza e la diversità dei punti di vista, delle competenze e delle opinioni, che al contrario pensiamo possano costituire un bene prezioso, da preservare e valorizzare, e che per questo, in una logica di dialogo aperto, incoraggiamo continuamente”
Questa è una frase di Guido Barilla nella presentazione del gruppo di ricerca Barilla for food e nutrition.
Il primo consiglio da dare al Barilla visto che li richiede, è quindi che se vuole una visione obiettiva della scienza non può dare incarichi di vertice ai vegetariani come Veronesi o ai membri del WWF, o dell’IPCC come il Valentini, perchè non sono obiettivi, è come se fossero politicizzati. Imoltre siccome questi sedicenti esperti hanno emesso una sentenza di condanna nei confronti della zootecnia senza praticamente sapere cos’è e a cosa serve, visto che ne ignorano le leggi fondamentali, e con un processo praticamente senza difesa, il Barilla se vuole essere credibile deve scegliere un contraddittorio che sappia cos’è la zootecnia e un contraddittorio che sottolinei l’assoluta inefficaia reale della mitigazione climatica con la riduzione delle emissioni.
Il secondo consiglio che mi sento di dare al Barilla, visto che si è sentito in dovere morale, nel divulgare al mondo il messaggio della doppia piramide che in pratica è: mangiate la carne meno carne per essere sani e salvare il pianeta, è che se vuole essere credibile almeno un pò, nella piramide alimentare dei bambini dovrebbe mettere in cima alla piramide proprio i prodotti del mulino bianco, ma non segnati con un generico dolci con l’immagine di una fetta di torta da pasticceria, bensì identificati con le merendine che hanno un consumo reale 1000 volte più alto delle torte e che sono giustamente considerate una delle prime cause dell’obesità infantile e adolescenziale, perchè sono buone, anzi molto buone, e perchè i minori ( e i loro genitori) sono bombardati di pubblicità praticamente dalla nascita.
La tanto deminizzata Hamburgher ha il 13% di grassi in etichetta nutrizionale, cioè la metà o addirittura un quarto delle merendine, questo vale anche per le merendine vegane con burro di cacao o di caritè.
La carne è magra come si fa a metterla in cima alla piramide, in base a cosa? alle indicazioni di Veronesi che dice che siccome siamo primati dovremmo mangiare vegetariano come i gorilla?
Ignorando che i gorilla digeriscono la cellulosa e noi no!
Io e mia moglie abbiamo fatto una dieta dimagrante seguiti da un nutrizionista, assumiamo proteina animale tutti i gironi e siamo calati io 10 kg e mia moglie 8.
Ma come si fa ad affermare impunemente che la carne genera obesità quando è presente giornalmente in tutte le diete dimagranti?
“Il metano netto che si ottiene dal bilancio del metano è di 23 Tg/a (610-577)” 33 😉
molto interessante la prospettiva delle alghe, perchè non anche per l’alimentazione umana?
sarebbe anche interessante una proiezione delle diverse emissioni di metano e CO2 fra un terreno coltivato (arabile o arboreo) con raccolta dei prodotti e spontaneo, con intera putrefazione della biomassa a fine stagione
Osservazione perfettamente calzante!
Le anticipo già che nella risposta al Valentini su perchè cresce il metano atmosferico dimostrerò citando peer review che il metano cresce per l’aumento delle emissioni dal permafrost e dalle aree ricche di sostanza organica in fermentazione ( fondali marini e zone paludose) questo perchè il metano atmosferico sta diventando più leggero cioè ha più C12 che non può venire dall’uomo bensì da fonti naturali
Condivido. Tempo fa trovai qualcosa di simile in giro.
Ciao, Donato.
Alcune considerazioni.
1- Se la popolazione bovina è stabile e non si tocca nulla allora il ragionamento sulle emissioni costanti funziona. Ma se cresce allora non vale. Soddisfare una maggior richiesta di carne e latte ha bisogno anche di un incremento della popolazione bovina che induce maggiori consumi di risorse e maggiori emissioni.
2- Premesso che: se l’aspettativa di vita naturale di un animale è per ipotesi di 10 anni, esso crescerà consumando/utilizzando risorse ambientali per aumentare la sua massa corporea fino allo stato adulto dove permarrà stabilmente consumando/utilizzando risorse (a un tasso inferiore, immagino)solo per mantenersi in vita fino alla morte naturale. Praticando l’allevamento per carne e latte costringiamo le bestie a consumare/utilizzare più risorse, perchè dopo aver ottenuto in un anno circa una bestia da 600kg la abbattiamo per mangiarla e dobbiamo crescerne da zero a 600kg un’altra.
In questo modo, riducendo l’aspettativa di vita dell’animale in allevamento, spingiamo verso un consumo/utilizzo di risorse maggiore, sebbene probabilmente, in caso il numero di animali resti costante, certe emissioni (CH4 e CO2) risulteranno abbastanza costanti anch’esse.
Lo stesso vale per il latte di cui induciamo, nelle vacche, una produzione che in natura normalmente non si verificherebbe, provocando un maggior consumo utilizzo di risorse.
Ovviamente questo è il rovescio della medaglia, cioè quello che bisogna saper gestire per evitare pericolosi squilibri alimentari ed ambientali godendo del beneficio di ottimi cibi come carne e latte.
Grazie ancora per l’ottimo articolo.
Se io avessi scritto cose logicamente e/o oggettivamente errate ti prego di darmene conto.
Saluti.
Maurizio.
@ Rovati
La considerazione del primo punto è esatta la tratterò meglio nella risposta che darò al Valentini sul perchè cresce il metano atmosferico.
La seconda considerazione invece non è corretta:
La razione degli animali è costituita da varie quote: mantenimento,accrescimento, produzione (latte uova lana) e gestazione.
Finito l’accrescimento l’animale da carne va macellatto altrimenti assume troppe quote di mantenimento, lo stesso dicasi per l’animale da riproduzione quando iniziano a calare le possibilità di partorire, o il n dei nati o delle uova, va macellato altrimenti assume quote di mantenimento improduttive.
Più il ciclo è breve meno quote di mantenimento l’animale assume, ecco perchè gli animali in intensiva consumano meno foraggi e quindi emettono meno metano, rispetto a quelli in estensiva che assumono (a parità di peso generato) molte più quote mantenimento, anche il doppio, sono però pascoli altrimenti improduttivi.
Pensi che per gli ecologisti è il contrario, è evidente che non sanno cos’è la zootecnia.
Penso di aver afferrato il concetto…
Grazie, ciao.