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Uhm…coincidenze

Quello che segue è il grafico delle Temperature Medie Superficiali Globali dell’NCDC.

[image align=”left”]http://www.climatemonitor.it/wp-content/uploads/2011/11/Temp.jpg[/image]

Questo invece è un grafico che rappresenta il numero delle stazioni do osservazione che sono state chiuse nel corso degli anni. Notare la linea verde, quella relativa alle stazioni rurali, cioè meno soggette o affatto soggette a modifiche importanti delle condizioni a contorno.

[image align=”left”]http://www.climatemonitor.it/wp-content/uploads/2011/11/Stations-dropout_1.jpg[/image]

E questo infine è un grafico che mostra come sia cresciuta nel tempo la differenza tra i dati grezzi osservati e quelli definitivi, cioè soggetti a correzioni spaziali e temporali.

[image align=”left”]http://www.climatemonitor.it/wp-content/uploads/2011/11/ts.ushcn_anom25_diffs_urb-raw_pg-1.gif[/image]

Così, tre immagini da guardare insieme per farsi un’idea e farsi venire qualche idea.

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Published inAttualità

9 Comments

  1. Davide S

    Per favore, tra i 2 grafici le similarità sono poche, guardi bene la tempistica… non valgono a niente. così come il secondo grafico non serve a niente, così, da solo, senza un grafico che ci faccia vedere anche il numero di stazioni rimaste aperte o proprio nuove.
    Il discorso del peso diverso da dare in base agli errori non l’ho capito bene, mi perdoni

  2. Fabio Spina

    La “faccenda” che non mi spiego è che a livello di monitoring dell’ “Organizzazione Mondiale per la Meterologia” http://www.wmo.int/pages/prog/www/ois/monitor/index_en.html
    il numero di stazioni “efficaci ed efficienti” sono sempre minori di quelle che ritrovo negli articoli “climatologici”, sia per i mesaggi SYNOP ftp://ftp.wmo.int/GTS_monitoring/AGM/From_WMO/201010/ANALYSIS/maps/temp/agqtt10a.pdf
    sia i CLIMAT ftp://ftp.wmo.int/GTS_monitoring/AGM/From_WMO/201010/ANALYSIS/maps/climat/agqcl10a.pdf
    A presto

  3. Davide S

    Mah… sinceramente io non vedo nessuna correlazione tra il primo e il terzo grafico. nel terzo c’è la prima parte del grafico con una sostanziale stasi fino agli anni 60, e da lì poi c’è l’impennata. nel primo si va prima giù, poi su, poi stasi poi dalla fine degli anni 70 impennata. non vedo correlazioni evidenti. così come il grafico sulle stazioni rurali urbane e semiurbane, da solo, sinceramente non mi dice molto.l’unica conclusione che posso farne è che in percentuale a occhio le stazioni rurali, urbane e semiurbane chiudono in proporzione simile (cioè per ogni stazione urbana o semiurbana ne chiudono circa 2,5 rurali, per tutto il periodo considerato). Dovresti dirci anche quante stazioni rurali, semirurali e urbane sono rimaste o sono state aperte nel corso del tempo, in modo da evidenziare (se è così) che il rapporto tra i vari tipi di stazione è variato nel tempo

    • Tore Cocco

      Il terzo grafico parte dal 1900 il primo no, dal 1900 al 1910 entrambe le curve mostrano una diminuzione, poi un aumento rapido etc etc.. se osservi bene le similarità son tante. Poi gli errori evidenziati nei primi anni a partire dal 1900 (nel primo grafico) sono alti, mentre negli anni più recenti sono minori, questo, ovviamente sempre ad occhio, ci permetterebbe di “pesare” meno, in sede di analisi, la prima parte dei 2 grafici correlati, mentre ci consentirebbe di pesare maggiormente “l’importanza” della correlazione nella parte dell’impennata finale….

      P.S. l’importanza è scritta tra parentesi perché le correlazioni non servono a nulla, non sono vera scienza, infatti tutto l’AGW si basa su correlazioni, infatti questi commenti servono per ripagare con lo stesso metro di misura la correlazione CO2-Temperature che ci propinano come oro.

  4. donato

    Così, ad occhio, e ragionando con la sciabola sembra che esista una grossa correlazione tra aumento della differenza tra dati grezzi e dati definitivi della temperatura e aumento delle temperature globali. Una certa correlazione, infine, esiste tra diminuzione del numero delle stazioni rurali ed aumento delle temperature. Sento puzza di UHI o mi sbaglio?
    Ciao, Donato.

    • Guido Botteri

      Sono d’accordo con te. Sento puzz….ehm, volevo dire “odore”, di trick (che, ci hanno spiegato, non sarebbe ecc. ecc., ma per me sempre “trick” è, altrimenti che lo farebbero a fare ?) 🙂
      Per esempio, non tutti sono abituati a considerare la pendenza di un grafico come il rapporto tra la variazione in ordinate e quella in ascisse. Molti, lontani da ambienti scientifici (ma che poi costituiscono la base del consenso popolare), si lasciano impressionare dalla pendenza geometrica del grafico, e non vanno a leggere cosa ci sia in ordinate e cosa in ascisse. Oppure si fanno impressionare da una opportuna scelta di colori. Trick, sono trick, è chiaro. Non sono falsità, perché, se io specifico le unità di misura negli assi, chiunque abbia una solida preparazione non sarà ingannato dall’apparenza. Non si farà ingannare dalla pendenza apparente, quella geometrica, ma ragionerà, per esempio, in termini di “decimi di grado/anni”. Ma la scelta di certe rappresentazioni (i trick appunto) non nascono forse dalla necessità di condizionare un pubblico non particolarmente competente nel campo ? Anche la scelta dell’intervallo rappresentato è spesso oggetto di “trick”. Pensate al grafico della mazza (da hockey), non finiva forse con una curva quasi verticale ? secondo voi cosa voleva far intendere ? Quella pendenza è rimasta nel grafico di Mann, ma non ha trovato finora riscontro nella realtà. Se volessi rappresentare una montagna, e ne rappresentassi solo metà, fermandomi giusto alla cima, mostrerei un grafico che magari sale vertiginosamente. La gente conosce le montagne, e non si farebbe confondere, ma non conosce la climatologia e non sa cosa sarebbe successo dopo….di fronte a mezza montagna, sa che dopo c’è la discesa. Di fronte ad una temperatura che sale non sa se dopo scenderà, visto che autorevoli scienziati strillano che non scenderebbe, e chi non è competente si affida spesso alla competenza altrui. E’ quello che facciamo tutti, ma che a me, quando ho dovuto fare acquisiti di cose di cui non sono competente, mi sono costate più di una sòla, a causa della disonestà dell’esperto che NON mi ha consigliato secondo il mio interesse, ma secondo i suoi. Per questo sono rimasto scottato (oserei dire “tradito” da persone di cui mi fidavo) ed ora reclamo la libertà e il diritto del mio pensiero e di critica, quando mi si dice qualcosa che mi costringe a mettere le mani al portafoglio, e condiziona la mia vita (pesantemente, nel caso dell’avventuta ambientalista). Spesso si parla di “trend” come se fosse un dato scientifico chiaro e indiscutibile. Ma quando rappresentiamo una grandezza che varia con legge CHE NON CONOSCIAMO (non colla precisione che qualcuno vorrebbe far credere) ma di cui conosciamo solo alcuni aspetti (e non tutti) e quegli aspetti che conosciamo li conosciamo con una certa approssimazione, la scelta dell’intervallo di rappresentazione è decisiva per mostrare i trend più svariati, come abbiamo visto in questi anni a proposito dell’andamento delle temperature globali. Se io volessi rappresentare la variazione altimetrica dell’Italia, e prendessi un intervallo di territorio tutto compreso nella pianura padana, troverei altezze assai basse (visto che è appunto una pianura), mentre ben diverso sarebbe l’andamento se prendessi in considerazione l’intervallo tra Ventimiglia e Genova. Per avere un’idea giusta di cosa fa la temperatura possono non bastare anche ottocento mila anni, quando variazioni importanti sono successe prima, tali da contraddire l’affermazione che certi valori sarebbero senza precedenti.
      Tutto questo per dire che è già possibile presenatre in modo furb… ehm, volevo dire “trick-oso”, dati che potremmo considerare validi e accettabili.
      Ma è sicuro che questi dati lo siano davvero ?
      Perché, quando si guardano quei grafici, e si pensa ai fiumi di denaro (e non solo denaro) che interessano certe decisioni, viene da sospettare che ci possa essere anche qualche altro “trick”, come l’esclusione di dati non favorevoli, a vantaggio di una rappresentazione più “efficace” (come disse Schneider), dove sulla parola “efficace” si potrebbe aprire una vasta polemica che non intendo aprire, ma mi domando fino a che punto “efficacia” e “verità” vadano assieme, o si allontanino una dall’altra.
      Secondo me.

  5. Alessio

    Di grazia, Guido che vorresti dimostrare con l’ultimo grafico, gettandolo cosi’ senza manco prenderti la briga di spiegarlo? Per completezza, mettici anche da dove lo hai preso (dato che nell’altro post si commenta che RC non sta attento ai links…) http://www.ncdc.noaa.gov/oa/climate/research/ushcn/ushcn.html

    Il secondo grafico? Stazioni chiuse. Dove? A San Marino? O tutto l’orbe terracqueo? (dell’effetto dovuto al stations drop out se ne parlava ampiamente a febbraio-marzo dell’anno scorso…non un gran scoop)

    Reply
    Alessio, secondo te il logo in alto a sinistra non è abbastanza riconoscibile? Grazie comunque per aver completato l’informazione. Secondo grafico: A San Marino prima c’erano tre stazioni, una urbana, una rurale e una sub-urbana (all’autodromo). Ora non ce ne sono più. Il grafico è riferito al solo nostrano paradiso fiscale, è evidente :-).
    Comunque se cresce la differenza tra i dati grezzi e quelli finali contestualmente alla diminuzione del numero di stazioni disponibili, può voler dire solo che si deve essere molto più bravi a rendere il tutto efficacemente rappresentativo. Il mio, malgrado i tuoi sospetti, voleva essere un complimento a chi riesce comunque a dirci come stanno le cose nonostante le informazioni disponibili diminuiscano. Lo vedi che sei biased? 🙂
    gg

    • Alessio

      ah beh il logo e’ riconoscibile. E per me e’ pure riconoscibile la sigla USHCN, non so quanto lo sia per tutti. Il come facciano a rendere il tutto efficacemente rappresentativo e’ ben spiegato a tutti dalla NOAA (e.g. il link che ho messo) e non mi pare nascondino nulla. Come invece non ha perso tempo a constatare qualche commentatore qui sotto. Comunque, mi devi spiegare come mai ritieni i 48 lower states di S. Marino rappresentativi della global mean temperature nel primo grafico (lasciando perdere il fattore 1/1.8 di conversione tra ºF e ºC che avrebbe potuto fare comodo per aggiustare l’ultimo grafico)

  6. Tore Cocco

    Cosi ad occhio, se correliamo gli andamenti tra il primo ed il terzo grafico vediamo che il GW che sta tutta li….notare bene che scrivo GW e non AGW, perché i dati si riferiscono sempre e solo al primo ma le colpe sempre e solo al secondo come se fossero la stessa cosa…lo diciamo sempre ma è meglio ripeterlo ad ogni volta!

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