I lettori di CM stiano pure tranquilli, non abbiamo deciso di buttarci nel bailamme dello show-business televisivo e tantomeno promettiamo di scatenare una caccia al tesoro. Abbiamo invece deciso di lanciare un’iniziativa che ci aiuti a capire qualcosa in più sulle dinamiche delle variazioni di temperatura tra le zone urbane e quelle rurali.
Siano bianche come quelle di cui abbiamo parlato in questo post, siano multicolore o piuttosto grigie e fumose come la maggior parte di quelle che conosciamo, le aree urbane costituiscono un problema dal punto di vista della misurazione della temperatura e del suo monitoraggio. Certo, parliamo a malapena dell’1% della superficie delle terre emerse, ma si tratta anche delle zone dove sono ubicate la maggior parte delle stazioni di rilevamento, semplicemente perchè è più facile gestirle. Ultimamente i satelliti ci stanno dando una grossa mano, perchè i loro sensori coprono l’intera superficie terrestre, ma i dati così generati sono difficilmente comparabili con quelli misurati con la strumentazione standard, a meno di non compiere pericolose operazioni di aggiustamento, che avranno pure un nobile scopo, ma sono a forte rischio d’errore o, peggio, di bias. Ragion per cui il problema dell’oggettività dei dati rilevati esiste, ed è necessario tenerne conto quando si valutano le variazioni di temperatura.
Nelle città e nelle aree densamente urbanizzate, quali ad esempio la nostra pianura padana, le temperature sono normalmente più alte che nelle zone rurali, scarsamente popolate o addiruttura desertiche. Questo è un fatto assodato. Le innumerevoli fonti di calore rappresentate dai motori delle auto, dai condizionatori d’aria, dai sistemi di riscaldamento e dalle attività produttive in generale, cui si aggiunge l’alto potere assorbente delle superfici asfaltate, cementate o comunque diverse dal suolo nudo, producono una grande quantità di calore. La rete è piena di studi e considerazioni di vario genere con le quali si cerca di dare una dimensione a questo problema, ma l’impressione generale è che questa potenziale alterazione della normale evoluzione delle temperature, anche nell’arco della semplice escursione termica diurna, sia largamente sottovalutata.
Per capirci un pò di più, abbiamo deciso di fare un piccolo esperimento, che, se vorrete potrà coinvolgere tutti voi. Si tratta semplicemente di fare una campagna di misurazione seguendo delle modalità piuttosto semplici ma che, a nostro parere, potranno rivelarsi efficaci e probabilmente anche divertenti.
Vi basterà un termometro portatile, andrebbe bene anche quello della vostra auto, ma se possibile sarebbe meglio evitare di usarlo perchè più degli altri può essere indotto in errore anche semplicemente dal tipo di guida che avete, ed anche perchè spesso non vi sono indicati i decimali. Ad ogni modo, se proprio non sapete come fare ci accontenteremo. In fondo non ci proponiamo di cercare alcun dato oggettivo, ma delle semplici differenze di temperatura da zona a zona e, per trovare queste, qualsiasi strumento è buono.
Dopodichè dovrete scegliere una città , quella in cui vivete o qualunque altra e pianificare un itinerario che vi consenta, partendo dal centro della città , di fermarvi ogni chilometro, aspettare cinque minuti e prendere nota della temperatura. Il tutto lungo un percorso che vi porti a venti chilometri di distanza dal punto di partenza in aperta campagna. In alcuni casi correrete il rischio di finire in un’altra città prima di aver compiuto il percorso, per cui sarà meglio perdere qualche minuto a scegliere la giusta direzione. Alla fine avrete un certo numero di misurazioni in grado di darci un’idea di come varia la temperatura uscendo dai centri urbani.
Le misurazioni dovranno avvenire per tutti nello stesso giorno, la cui data la proporremo tra qualche giorno. A breve sarà disponibile un semplice file tabellare sul quale copiare le osservazioni per poi mandarcele. Quando avremo raccolto tutti i dati, proveremo ad analizzarli e, soprattutto, per quelle località che sono anche sede di stazioni di rilevamento trattate dai centri di raccolta più accreditati, proveremo a confrontarli con quelli “ufficiali”, cioè con quelli che sono normalmente acquisiti e corretti applicando algoritmi di vario genere.
Tenete presente che a tutt’oggi, l’unico fattore di correzione impiegato si basa esclusivamente sulla popolazione, cioè una città con tot abitanti è più calda di un tot etc. etc.. Questo approccio potrebbe non essere corretto, perchè ci sono molte città la cui popolazione è stata pressochè costante, specialmente negli ultimi decenni, mentre i consumi energetici e quindi la produzione di calore sono aumentati vertiginosamente. Altre ancora sono letteralmente esplose in tempi recenti ed i fattori di correzione potrebbero non essere aggiornati.
Insomma, come sempre su CM vorremmo provare a vederci chiaro e, questa volta, potremo farlo solo con il vostro contributo. A questo link troverete una pagina per dichiarare la vostra adesione a questo progetto, non appena saremo ragionevolmente certi di avere un numero di adesioni tale da garantirci di coprire una buona parte delle nostre città più importanti lanceremo la fase operativa di questa iniziativa. Vi aspettiamo!
Ahi, ahi, ho visto questo articolo solo ora. Avrei partecipato volentieri.
Comunque l’articolo mi ha stimolato un ricordo che vorrei condividere.
Mi riferisco a “Ultimamente i satelliti ci stanno dando una grossa mano, perchè i loro sensori coprono l’intera superficie terrestre, ma i dati così generati sono difficilmente comparabili con quelli misurati con la strumentazione standard, a meno di non compiere pericolose operazioni di aggiustamento, che avranno pure un nobile scopo, ma sono a forte rischio d’errore o, peggio, di bias.”
Mi ha fatto venire in mente quando si voleva sostituire il metodo di rilevazione dei dati delle “sale schermi” di una multinazionale con dati rilevati in automatico.
Mettemmo dei sensori direttamente nello slurry e controllammo i valori che trovavamo con quelli che trovavano con i mezzi precedenti.
Si dubitava delle nostre misure e si voleva che i nostri dati fossero confrontati e confrontabili con quelli “giusti” che loro erano abituati a rilevare.
Ma sorsero grossi problemi, perché i nostri dati, dicevano, avevano una variabilità caotica, che deponeva assai male. Forse avevamo sbagliato qualcosa, valutato male qualche parametro, insomma avremmo dovuto correggere le nostre rilevazioni per renderle omogeneee alle loro.
Per farla breve, esasperati dall’impossibilità di rendere i nostri dati simili ai loro, verificammo i loro metodi di acquisizione.
Le sale schermi erano a temperatura costante, ma il tecnico di laboratorio prendeva con una specie di bicchiere un po’ di slurry, usciva in un largo e lunghissimo corridoio esposto alle più imprevedibili variazioni termiche, di umidità e di pressione, e lo percorreva, qualche volta intrattenendosi a chiaccherare con qualche amico che aveva incontrato durante il tragitto.
Quelli che venivano fuori erano poi “i veri dati, i dati campioni”, a cui i nostri strumenti avrebbero dovuto adeguarsi, cosa impossibile, com’è evidente.
Ora, non vorrei che qualcosa di simile avvenisse anche per le temperature, e i dati satellitari debbano adeguarsi ai dati presi con altri sistemi, da stazioni che magari prima stavano in campagna, e magari dopo siano state mano mano raggiunte dalle isole di calore delle città …
Ma sicuramente gli scienziati dell’AGW avranno pensato a questi aspetti, no ?
Secondo me.
Guido Botteri
Chiedo scusa per aver inserito qui il mio messaggio.
Molti appasionati di meteorologia dell’associazione Meteosicilia lamentano di non aver potuto effettuare la registrazione per l’impossibilità di reperire ed inserire il “codice di sicurezza” richiesto alla fine del modulo di adesione.
Ancora scusa
Cordiali saluti
Antonio
antoniolubello1@tin.it
[…] post con cui abbiamo aperto questa serie di approfondimenti ed in quelli che lo hanno seguito, abbiamo […]
Penso che le rilevazioni in molti casi siano manifestamente falsate. Tuttavia non possiamo non credere, mi rivolgo ai ragazzi della mie età ma anche alle persone sui 35 anni, alle cose che ci raccontano le persone già sui 50 anni e che hanno quindi vissuto il trentennio 1950-80: sono descrizioni che mi lasciano sempre a bocca aperta, di paesaggi invernali nel vero senso della parola e di estati difficilmente afose benché calde.
Ma anche noi più giovani difficilmente non possiamo ricordarci quando da piccoli giocavamo le partite di calcio la domenica mattina presto, su campi dove cadere significava fratturarsi qualche osso e dove era più semplice pattinare che non fare football.
Il riscaldamento c’è ed è rilevante ma quel che è più rilevante e il mutamento delle dinamiche atmosferiche. Il comparto europeo è quello che maggiormente subisce gli effetti di questo mutamento ma anche ai poli non si scherza! Se le dinamiche atmosferiche non fossero mutate chi si sarebbe mai accorto della variazione termica ( per quanto media) di anche 1 grado in 50 anni!
http://wattsupwiththat.com/2008/10/04/how-not-to-measure-temperature-italian-style/
A quanto pare siamo addirittura famosi in tutto il mondo :)… eppure c’è ancora gente che si ostina a non credere che un “pizzico” di colpa sulle misurazioni odierne sia anche la causa di questo aumento delle temperature. Complimenti ancora a questo blog il quale si continua ad affrontare le problematiche ambientali nel giusto spirito di osservazione.
Fabio Campanella
A breve daremo istruzioni più dettagliate sull’iniziativa “Isole di calore”, nel frattempo segnalo a chi volesse partecipare, la possibilità di registrarsi tramite il seguente modulo: http://www.climatemonitor.it/?page_id=185