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Ciliegie a chilometri zero, destinate cioè a fare poca strada.

Qualche settimana fa abbiamo pubblicato un post riprendendo un argomento trattato spesso da Roger Pielke jr, quello del cherry picking, o pratica di estrarre da un bacino di informazioni solo quelle utili a dimostrare la propria tesi. Nella fattispecie si parlava di uno studio (RC11) in cui si dichiaravano apertamente due cose:

  1. Analizzando il trend di riscaldamento della regione interessata dalla terribile ondata di calore del 2010, la Russia occidentale, si evidenziava una probabilità dell’80% che quell’evento non sarebbe avvenuto in assenza di un consolidato trend di riscaldamento del tutto o in larga parte attribuibile al riscaldamento globale, proiettato, per l’occasione, su di un’area regionale.
  2. Le conclusioni del precedente studio di attribuzione (Dole et al 2010), che identificava cause essenzialmente inerenti alla variabilità naturale delle dinamiche atmosferiche che hanno contraddistinto l’evento, erano pertanto giudicate errate.

Nel segnalare la discussione e nell’esprimere la nostra opinione, siamo stati a nostra volta tacciati di cherry picking per non averne segnalato lo sviluppo, avvenuto però successivamente alla pubblicazione del nostro post. Poco male, è decisamente più interessante leggere quello che invece è successo dopo.

Roger Pielke jr, aveva chiesto conto delle scelte ‘fruttifere’  agli autori dello studio. Lì per lì le risposte non sono arrivate, almeno non in forma soddisfacente. Il caso ha voluto però (non credo si tratti di un caso ma questo non è importante), che la NOAA, che aveva già presentato degli studi di attribuzione per l’evento del 2010, abbia deciso di affrontare nuovamente l’argomento con lo scopo specifico di dirimere la questione, aggiungendo altre interessanti informazioni.

[success]
Risultato: si conferma, pur in un contesto che ha visto le temperature aumentare per quella regione, la sostanziale impossibilità di attribuire la forza, la caratteristica spaziale e l’intensità dell’evento a cause diverse da quelle inerenti la variabilità naturale, dando di fatto ragione allo studio di Dole et al. e sconfessando lo studio successivo.
[/success]

Onde evitare di essere ancora una volta tacciati di cherry picking, diciamo anche che, sia la NOAA, che Dole et al., che RC11, dicono comunque che le proiezioni climatiche indicano una elevata probabilità che questi eventi possano divenire più frequenti a causa del riscaldamento, prima globale e poi regionale. Ma queste sono proiezioni, non fatti. I fatti hanno visto un evento accaduto, per quello che è scientificamente comprensibile ora, per cause naturali.

A questo punto, gli autori dello studio RC11, dichiarano che il loro non voleva essere uno studio di attribuzione. Cioè, ritrattano.

[blockquote]Our statistical approach nevertheless is not in itself an attribution study[/blockquote]

Evidentemente, scrivere che attribuire l’evento a cause naturali è sbagliato perché si identifica una percentuale dell’80% che non sarebbe avvenuto in assenza di riscaldamento antropogenico, non significa attribuirlo a quest’ultimo.

[blockquote]With this conclusion we contradict an earlier paper by Dole et al. (2011), who put the Moscow heat record down to natural variability[/blockquote]

La questione, da scientifica, diviene lessicale. Scegliere poi accuratamente il periodo su cui calcolare la percentuale e inventare all’uopo un nuovo concetto di trend non è cherry picking, ma non si sa cosa è. La questione, da scientifica, diviene agricola.

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Published inAttualità

7 Comments

  1. donato

    Alessio, essendo un essere umano posso anche non capire qualcosa (come credo che capiti anche a te). In questa occasione ho utilizzato il termine “spazzatura” non perchè non la capisco, ma perché, alla luce di ciò che ho capito, mi sono reso conto che il lavoro di Dole & C. è un lavoro estremamente serio. Quello di RC11, invece, mi lascia molto perplesso e, anche alla luce del lavoro di cui G. Guidi parla nel suo post, le mie perplessità appaiono supportate da fatti concreti. Detto in termini più espliciti RC11 è solo ed esclusivamente un tentativo di confutare Dole & C. per ragioni ideologiche. In tempi non sospetti, come si può constatare leggendo un mio commento al post che ha innescato tutta questa polemica, ho esplicitato tutti i miei dubbi. Per evitare il fastidio di recuperare tale commento lo riporto integralmente qui di seguito.

    27/10/2011
    “Per non far arrabbiare Alessio, prima di scrivere, ho deciso di abbeverarmi alle fonti del sapere (RC, tanto per intenderci). Ho letto il lungo post di Stefan Rahmstorf e Dim Coumou e, con molta attenzione, la parte destinata al volgo profano (cui io certamente appartengo). Rahmstorf e Coumou (da ora RC2011) hanno illustrato il loro lavoro in modo molto chiaro. L’andamento delle temperature di Mosca (come di qualunque zona, suppongo) è caratterizzato da una componente deterministica e da una casuale (rumore). La componente deterministica può essere di tipo lineare o di tipo non lineare. RC2011 hanno applicato il metodo Monte Carlo per simulare l’andamento delle temperature nel tempo (quindi hanno preferito considerare non lineare l’andamento della temperatura). Hanno simulato circa 100.000 volte l’evoluzione delle temperature dal 1880 al 2009 ed hanno accertato che, senza riscaldamento globale, il numero di eventi eccezionali attesi sarebbe stato minore di quello effettivamente misurato. Essi, infatti, sostengono che dal 1980 ad oggi (i famigerati 30 anni) il riscaldamento globale ha determinato un aumento della probabilità di occorrenza di simili eventi dell’80%. Anzi, essi sostengono che aver accorciato il periodo analizzato, partendo dal 1910 invece che dal 1880, ha ridotto tale probabilità al 78%.
    Come tutti potete vedere il ragionamento è logico e, dal punto di vista modellistico, non fa una grinza.
    Vediamo, però, di andare un po’ più a fondo nella questione. Lo scopo di RC2011 è quello di confutare Dole ed al. 2011 in quanto costoro avevano osato affermare che l’evento eccezionale di luglio 2010 era spiegabile meteorologicamente e non era necessario scomodare il riscaldamento globale e/o la climatologia. Trattandosi di un’eresia che intaccava il credo AGW, ecco il lavoro di RC2011 che mette le cose a posto.
    Il problema di questo lavoro, secondo me, riguarda non l’analisi statistica, la gaussiana, il metodo Monte Carlo e via cantando, ma il concetto fisico di riscaldamento. Secondo RC2011, infatti, senza il riscaldamento non ci sarebbe stato l’evento eccezionale (lo dimostrano le 100.000 corse del loro modello). Tale riscaldamento, sempre secondo RC2011, può essere spiegato in due modi: l’effetto isola di calore urbano (questo maledetto effetto è come il prezzemolo, sta sempre in mezzo) oppure l’effetto serra. Secondo i due ricercatori l’effetto isola può essere escluso in quanto a Mosca il termometro è sempre stato “urbano”, a Mosca l’effetto isola è importante in inverno e non in estate e, inoltre, essi hanno interpellato alcuni scienziati moscoviti che concordavano con la loro tesi.
    Altro aspetto che ha determinato la scelta di RC2011 di escludere l’effetto isola di calore urbano, è stata la considerazione che in una vasta area intorno a Mosca, GISS ha trovato un riscaldamento, dal 1979 ad oggi, di ben 1,4 gradi che non può in nessun modo essere attribuito all’effetto isola (si noti che GISS va bene fuori dall’isola di calore urbano ma non dentro l’isola, dalle mie parti questo si chiama doppiopesismo).
    Dopo questo lungo sproloquio (il cui unico scopo è di dimostrare ad Alessio e C. che, in genere, non parliamo a sproposito) mi permetto qualche piccola considerazione finale. Dole ed al. hanno assunto per la propria analisi una progressione lineare delle temperature dal 1880 in poi, RC2011 una progressione non lineare ed una sofisticata analisi statistica. Cosa ancora più importante, però, è che Dole ed al. hanno tenuto conto dell’isola di calore urbana mentre RC2011 l’hanno esclusa del tutto. Senza queste differenze i risultati delle due analisi sarebbero stati gli stessi. Anzi possiamo dire con assoluta certezza che se RC2011 avessero tenuto conto dell’effetto isola di calore urbana i loro risultati sarebbero stati uguali a quelli di Dole ed al. Questo lo capisce anche un ignorante come me. A questo punto sorge spontanea una domanda: possiamo in una conurbazione come quella moscovita non tener conto dell’effetto isola di calore urbano? Secondo me no.
    E con questo rimando chi ha avuto la pazienza di arrivare fino a questo punto, al commento di M. Morabito delle cui conclusioni mi approprio.”
    Credo, con questo, di aver ampiamente motivato la mia posizione. Un’ultima considerazione, però, è d’obbligo. Tutto il post pubblicato su Real Climate era una dichiarazione inequivocabile di attribuzione. Oggi si dice che non è così. Questo significa offendere l’intelligenza delle persone. Che per questo si arrabbiano ed escono fuori dal seminato (probabilmente sbagliando, ne convengo).
    Ciao, Donato.

  2. Alessio

    Tra l’altro, cosa detta e straridetta, e’ pratica comune in articoli dire che il proprio lavoro contraddice il lavoro di Tizio et al. senza per questo dire che Tizio faccia spazzatura.
    Non vedo perche’ qui uno si metta a dare del rusco gratuito a lavori senza neanche mostrare uno straccio di review argomentata

  3. donato

    Ad essere sincero la cosa non mi sembra solo lessicale. Anzi. Quando andai a leggere le repliche di RC11 a Pielke & C. la cosa era molto più “sostanziosa”. RC11, su Real Climate, tacciavano di superficialità e di ignoranza chi esprimeva critiche al loro paper e sostenevano a spada tratta la bontà del loro lavoro rispetto a quello di Dole et al.. Dalla lettura della replica a Pielke su Real Climate, infatti, si capiva chiaramente che, secondo RC11, Dole & C. erano stati poco coscienziosi e poco precisi in quanto avevano elaborato le loro tesi a partire dai dati GISS opportunamente corretti per tener conto dell’isola di calore urbana. Dole & C., inoltre avevano utilizzato una progressione lineare delle temperature invece di una progressione non lineare, come avevano fatto RC2011. Sempre secondo RC11, infine, altro gravissimo errore di Dole & C. consisteva nel tener conto dell’isola di calore urbana moscovita in quanto essa esisteva solo in inverno e non in estate. Come si vede di lessicale vi era ben poco. Erano queste considerazioni sostanziali, cui non si faceva riferimento nel post di G.G., che fecero insorgere Alessio che accusò di cherri picking anche CM. Ora si dice che tutto è scaturito da un equivoco “lessicale”. Mah! Pensare che ho impiegato oltre un’ora a decifrare (considerate le mie conoscenze di lingua inglese) gli scritti di RC11 mi fa venire un po’ di nervi. Ancora una volta devo convenire con M. Morabito che, in un suo commento, definì “spazzatura” il lavoro di RC11. Oggi mi rendo conto che ho perso un’ora del mio tempo a cercare di capire della “spazzatura”. Ben mi sta!
    Ciao, Donato.

    • Alessio

      Donato per piacere. Dato che dimostri di voler capire le cose e non di basarti su riporti di riporti, non abbassarti al registro di Morabito. Vuoi definire spazzatura qualcosa: sforzati di farne una disamina seria, o astieniti.

      “RC11, su Real Climate, tacciavano di superficialità e di ignoranza chi esprimeva critiche al loro paper” esempi please.

      “altro gravissimo errore di Dole & C. consisteva nel tener conto dell’isola di calore urbana moscovita in quanto essa esisteva solo in inverno e non in estate.” No. Se vuoi riferirti ai fatti, pesca i fatti e non condirli come piace a te. Rileggiti la “spazzatura”, descrivi oggettivamente i 2 metodi e se devi giudicare uno meglio dell’altro, di anche perche’.

      Nuovamente: l’equivoco lessicale e’ stato creato dal rimore bloggante di fondo. Sull’articolo originale di attribution non c’e ombra. RC11 citano l’AR4 per l’attribution del trend degli ultim 20 anni.

      Tacci di supponenza RC11 quando difendono il loro lavoro dai vari commenti, ma poi non perdi un secondo per definire spazzatura cose che trovi difficile capire.

      Questo dovrebbe far riflettere sul livello delle “discussioni” tra blogs

  4. Alessio

    Guido, simpatia a parte. Hai poco da girare attorno alla questione. Per l’ennesima volta, se uno leggesse gli articoli di cui copia le recensioni, le cose le vedrebbe da solo. Io penso tu non abbia bisogno di RP per capire un articolo di statistica non troppo avanzata. E’ chiaramente detto nell’articolo che l’attribuzione non e’ mai stata lo scopo di quel lavoro (ne’ avevano gli strumenti per farla). E non e’ stato nemmeno il focus nel primo post su RC che si apriva “This week, PNAS published our paper Increase of Extreme Events in a Warming World, which analyses how many new record events you expect to see in a time series with a trend. It does that with analytical solutions for linear trends and Monte Carlo simulations for nonlinear trends.” Se ti piace di piu’, il warming trend facciamo sia dovuto ai famosi pirati+UHI ok? Le conclusioni si applicano a qualunque serie storica con rumore stocastico+qualsivoglia trend (trallaltro “all else remaining equal” cioe’ senza modifiche nella forma della distribuzione degli eventi, quindi altra assunzione teorica che puo’ non applicarsi alla realta’, come scritto nel paper).

    La NOAA ha fatto uno studio di attribuzione, lavoro diverso. E sul link NOAA e’ nuovamente chiaramente fatta la distinzione che sembra tu non colga: “Two different questions have been raised in the peer-reviewed literature regarding the July 2010 heat wave over western Russia. One concerns the physical causes for the extreme magnitude of the heat wave, and whether its intensity could have been anticipated based on prior trends or prior knowledge of specific boundary conditions a month or more in advance [..] The other question concerns the changing probability of achieving a record-breaking heat wave (whatever its magnitude) associated with a warming trend [..]” Il lavoro di Rahmstorf si concentra sulla seconda questione in maniera teorica e con l’applicazione al caso russo. Lo studio NOAA non rigetta le conclusioni di Rahmstorf (come scrivi), ma ribadisce che la quantifica dell’effetto e’ ad oggi difficile perche’ dipende dal valore del trend della serie. Oltretutto una cosa e’ l’intensita’ dell’evento, un’altra e’ il numero di valori record. Rahmstorf considera il secondo.

    Personalmente non vedo nulla di strano nella frase “With this conclusion we contradict an earlier paper by Dole et al. (2011), who put the Moscow heat record down to natural variability” dato che loro ci vedono l’apporto del trend che non e’ natural variability (altrimenti non sarebbe detectable). Parere personale: nel paper potevano fermarsi a constatare come la serie di Mosca risponde alla loro procedura. Sono sicuro il tutto sarebbe rimasto un paper interessante per gli addetti e bona.
    Trallaltro sullo studio NOAA: va che in parte e’ molto modellistico eh (CMIP3)….va bene quando fa da backup ad una tesi ma no ad un’altra?

    RP & commenti partirono in 4a 1) duramente contrastando i metodi statistici usati dagli autori, prima appellandosi alla data di partenza poi per il calcolo del trend, poi, quando gli hanno spiegato che i trend usati non erano lineari, sull’uso di trend non lineari 2) tirando fuori che gli autori NON considerano l’effetto UHI.

    L’UHI e’ considerata (spiega 1/3 del trend secondo loro) solo e’ inferiore a quanto fatto da Dole. Personalmente considero un po’ generosi entrambi i metodi, Dole cancellando l’UHI in maniera costante tutto l’anno, Rahmstorf citando l’unico studio sull’UHI a Mosca, un proceeding forse un poco oscuro. Almeno loro lo suportano con una veloce analisi satellitare. Certo non conclusiva (certe UHI sono addirittura piu’ forti in estate, non sembra il caso di Mosca, ma non vo oltre non avendo trovato migliore letteratura in merito).

    Tutto ‘sto polverone per un articolo in massima parte teorico sul cambio di occorrenza di valori estremi in serie stocastiche affette da trend. Studio interessante per se’ dato che le serie di temperatura sono affette da trend.
    Mi dirai “bravi perche’ non sono rimasti teorici e si sono voluti gettare nella mischia giocando con temperature reali?” perche’ un’applicazione pratica fa sempre piacere, alla lunga giocare con serie sintetiche stufa.

    Personalmente vedo a questo punto il rumore di fondo tra blogs come un chiaro esempio che della scienza sotto non frega piu’ una cippa a nessuno.

    Reply
    Alessio, va bene. Ma e’ possibile che tu non colga il senso reale di quella frase su Dole et al. e dell’assunzione dell’80% di probabilità che l’heat wave non sarebbe avvenuta senza il trend(?) positivo delle temperature? E’ la trasposizione nel mondo reale dello spauracchio del global warming. Toglile e resta la scienza, mettile e la condisci con il bias. Quello tra blog non e’ rumore, e’ discutere di questo.
    gg

  5. Un’altra cosa…Roger fa notare come RC non abbia messo nemmeno un link alla nuova pagina NOAA. La qual dimenticanza distrugge ogni credibilita’ di Gavin e sodali.

  6. A proposito di lessico…New York presto sott’acqua, secondo il Corriere. Poi uno va sul sito del New York Times e scopre che il “tidal flooding” e’ gia’ successo, nel 1966 per esempio. Insomma finche’ Durban non passa, saremo sommersi di spazzatura.

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