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Incredibile scoperta: Anche alle piante piace stare al caldo.

Non importa se si tratti di steppe siberiane, di foreste pluviali o di vegetazione mediterranea. Le piante campano di CO2 e la sintetizzano con più efficienza con temperature più alte. E se c’è una certezza al giorno d’oggi, è che tanto la CO2 quanto le alte temperature proprio non scarseggiano.

Infatti, le bistrattate, allisciate, occultate e poi riproposte serie storiche di dati di prossimità sulle temperature, partono dal presupposto che quando fa caldo la vegetazione prospera, quando fa freddo se la passa male. Proprio come noi.

E così un intraprendente manipolo di studiosi cosa ti va a scoprire con una serie di viaggi in Alaska? Non ci credereste mai: con le temperature che salgono gli alberi della Tundra crescono più velocemente, sono più rigogliosi e più sani.

Veramente incredibile. Chissà perché non mi sarei mai aspettato un risultato del genere, specie dopo aver letto, alcuni mesi fa, che da un’analisi compiuta attraverso dati satellitari appare chiaramente che oggi il Pianeta e’ più verde di ieri.

Ma, attenzione, perché per una Tundra che fiorisce c’è sempre un bosco che se la passa male, leggere per credere, qui e qui.

Ma più di tutto, veramente più di tutto, è imperdibile l’incipit dell’approfondimento su Science Daily per bocca di uno dei ricercatori: “mi aspettavo di trovare gli alberi sotto stress per effetto delle temperature più calde“…”quello che abbiamo trovato e’ stata una sorpresa“.

Niente paura però gli alberi non arriveranno ad invadere le case delle popolazioni nordiche, né l’edera del vostro giardino minaccerà la vostra esistenza. E’ solo questione di tempo, poi il caldo avrà la meglio anche sui poveri vegetali grassocci.

Parola di proiezioni.

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Published inAttualità

2 Comments

  1. donato

    Degno di nota anche il nuovo proxy individuato dagli stessi scienziati: lo spessore delle pareti delle cellule del legno e la dimensione delle stesse (fonti citate da G.G.). Sembrerebbe, infatti, che questo nuovo proxy potrebbe consentire di risolvere il “problema della divergenza” cioè la mancanza di coordinazione tra andamento della temperatura e larghezza degli anelli degli alberi dopo il 1950. Il nuovo proxy segnala il rialzo delle temperature dopo il 1950 contrariamente alla larghezza degli anelli!
    La cosa è interessante e degna di approfondimento. Quel che mi lascia un po’ perplesso, invece, è la spiegazione della mancata coordinazione tra spessore degli anelli e temperatura: gli anelli non riescono a segnalare l’aumento di temperatura perché gli alberi sono stressati dal GW. Sembrerebbe, pertanto, che il GW faccia bene alle piante in alcune zone e male a quelle di altre zone. Se le cose vanno così come facciamo a fidarci delle serie di temperature dedotte fino ad oggi dalla larghezza degli anelli degli alberi fossili?
    Ciao, Donato.

  2. Filippo Turturici

    A Science Daily bastava osservare le differenze altezze che raggiungono le stesse specie di betulla, dai climi temperati freddi a quelli temperati freschi 😉

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