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Piove sempre dove ha già bagnato, eppure ogni volta sembra una sorpresa – Aggiornamento

Con le informazioni che seguono, il CNR che descrive brevemente ciò che è accaduto in Liguria negli ultimi 50 anni (Nell’immagine: Sarno, 5 maggio 1998 – Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco).

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“Nel periodo tra 1960 e il 2010 sono stati 27 gli anni in cui si è registrato almeno un evento di frana o di inondazione in Liguria che ha causato vittime (morti, feriti, dispersi). In alcuni casi, si sono verificati più eventi a distanza di pochi mesi. Nello stesso periodo, ci sono stati almeno 65 eventi che hanno causato sfollati e/o senzatetto. Il comune di Genova è quello che storicamente ha subito il maggior numero di eventi (5 eventi di frane e 6 inondazioni) e di vittime (78, di cui 31 causate da movimenti franosi e 47 da eventi di inondazione). Fra il 2000 e il 2010, la Liguria è stata interessata da almeno sette eventi di frana o di inondazione gravi, che si sono verificati nel 2000, 2002, 2008, 2009 e 2010. L’evento del 2000 è stato forse il più grave, causando sia numerosi movimenti franosi sia inondazioni nelle province di Imperia e Savona e provocando in totale 7 vittime. L’evento dell’ottobre 1970. Nei giorni 7-8 ottobre si registrarono piogge localizzate ma molto intense, con più di 900 mm di pioggia in 24 ore, pari al 90% della media annua, che causarono inondazioni e numerose frane. Genova fu sconvolta dall’esondazione di più corsi d’acqua e i torrenti Polcevera, Lerio e Bisagno superarono gli argini in vari punti. La città registrò i danni maggiori, ma furono colpiti altri 20 comuni nelle province di Genova e Alessandria. Complessivamente, l’evento provocò 44 vittime e almeno 2000 sfollati/evacuati”.
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Alcuni esempi di “piogge tropicali” del passato possono essere quelle di Genova del 25 ottobre 1822, quando furono misurati in 24 ore ben 821 mm (come potete leggere anche qui). Altre piene storiche del Bisagno si verificarono ad esempio nel 1892 e 1908. Il 19 e 20 ottobre 1959 il nubifragio in Liguria tra Nervi e Savona vide piogge superiori a 600 mm nei bacini dei torrenti Cerusa e Leiro.

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“Solo nella città di Genova, in questi decenni, si sono verificati cinque eventi simili o anche più intensi (altro che catastrofici), avvenuti precisamente nel 1953, nel 1970, nel 1977, nel 1992 e nel 1993. Nessuno ancora può dimenticare gli effetti dell’apocalittica alluvione del 7 e 8 Ottobre del 1970, una delle peggiori mai viste in Italia a memoria d’uomo, quando la città della lanterna fu investita da uno Tsunami di fango e acqua. Storico il dato della stazione amatoriale di Genova Bolzaneto che fra il 7 e l’8 Ottobre 1970 registrò, in appena 24 ore, un accumulo impressionante di ben 950 mm d’acqua. Questo dato tuttora vanta il record assoluto del più cospicuo accumulo pluviometrico nelle 24 ore mai registrato in ambito nazionale e forse anche europeo” (Fonte Meteoweb).
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Lo stesso Luca Mercalli scrive su “La Stampa” del 5 novembre 2011 che la precipitazione è stata eccezionale ma non da record massimo. All’Università si sono misurati 386 mm mentre il 7-8 ottobre 1970 se ne misurarono 948; 429 mm nel 1992 (allora i morti furono due così come il 23 settembre 1993 quando ne caddero 351 mm) . Sono trascorsi 40 anni dall’alluvione del 1970, che causò 44 vittime, di cui 35 morti, 8 dispersi, ed un ferito (gli sfollati furono oltre 2000, e i senzatetto almeno 185, la perdita economica nella sola città di Genova fu stimata in 45 miliardi di lire, il danno al patrimonio artistico fu notevolissimo). Molto meglio di quanto si può ricordare scrivendo può informare la ballata prodotta in ricordo di quell’evento e il video con le immagini d’epoca con sottofondo la canzone “Dolcenera” scritta da De André per l’alluvione.

Sul “Corriere della Sera” del 5.11.2011 si può tragicamente leggere: “S’è cercato di allargare l’alveo nel tratto interrato, ma ieri come nel ’70 il torrente è esondato perché l’acqua non ce la fa a superare il tappo e torna indietro”, stesso male del suo affluente Fereggiano. Purtroppo alcuni, come il Ministro Sacconi e Greenpeace, anziché affrontare i problemi veri cercano sempre di deviare l’attenzione ricorrendo alla leggenda dei “cambiamenti climatici”.

E’ bene allora ripercorrere alcune delle ultime alluvioni di Genova dopo che il fascismo iniziò ad occuparsi della cementificazione del Bisagno, in ordine cronologico riporto solo pochi articoli di quotidiano per evitare un post troppo lungo:

Anni fa la popolazione era di meno e meno concentrata nelle città, c’erano meno auto e meno telefonini per riprendere filmati, ma le cose sembra che andassero sempre allo stesso modo. Quanto succede a Genova quasi con cadenza annuale è molto simile, a volte è il caso o la fortuna a determinare il numero dei morti, tanto che sembra che il TG3 e RAInews abbiano mandato in onda un filmato dell’alluvione del 2010 (che fece una vittima) affermando che erano immagini di quello del 2011. Trovate il filmato e relativi commenti su youtube. Il TG3 ha correttamente dato al rettifica: “Tg3 Rettifica – Ci hanno segnalato che alcune immagini del servizio di apertura del tg3 delle 19 su Genova, prese dalla Rete, si riferiscono a Sestri Ponente 2010. Purtroppo è così. Ovviamente si tratta di un errore e ce ne scusiamo. L’enorme quantità di materiale immesso in Rete, se non attentamente controllato, può dar seguito a situazioni come questa. Cercheremo di migliorare e stare più attenti. Grazie a tutti quelli che ce lo hanno segnalato”, anche se molti spettatori saranno rimasti angosciati vedendo le immagini della loro casa di nuovo allagata.

Aggiornamento

NB: abbiamo aggiunto tutti gli articoli di giornale relativi agli eventi.

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Published inAttualità

7 Comments

  1. […] scorso novembre sul tragico alluvione avevamo pubblicato su CM “Piove sempre dove ha già bagnato, eppure ogni volta sembra una sorpresa”, “Prevedere e provvedere” ed il video de “la Ballata di […]

  2. donato

    Qualche giorno fa avanzai delle ipotesi che attribuivano alle improvvide coperture di fiumi e torrenti la responsabilità dei fatti calamitosi di Genova e dintorni. Oggi, dopo aver letto l’impressionante serie storica postata da G. Guidi, mi sembra che quelle ipotesi possano essere considerate certezze. Chi ha concepito la folle idea di costruire strade e parcheggi sui fiumi, coprendone gli alvei, ha la piena responsabilità delle morti di oggi e di ieri. Chi non pensa di eliminare quelle coperture avrà la responsabilità delle morti di domani. Gli eventi naturali non possono essere imbrigliati o previsti nel dettaglio. Alluvioni, terremoti, uragani e via cantando ci sono sempre stati, ci sono e ci saranno sempre. L’energia che essi scatenano non può essere contrastata da noi piccoli uomini e dalle nostre attuali tecnologie. L’unica salvezza è cercare di prevedere il rischio e, se possibile, mitigarlo. So che i genovesi mi prenderanno per pazzo se dico che bisogna riportare i fiumi allo stato in cui si trovavano prima che venissero coperti e demolire i fabbricati posti nelle immediate vicinanze dei corsi d’acqua. Questa, però, anche se dolorosa, è l’unica soluzione per evitare nuovi disastri come quelli accaduti. L’alternativa è rassegnarsi a questo stillicidio di “morti annunciate”.
    La soluzione ideale sarebbe controllare le piogge, ma, essa, non è alla nostra portata: ci vorrebbe il dott. Stranamore.
    Ciao, Donato.

    • donato

      Ho letto il pdf del prof. Ortolani “Alluvione di Genova del 04/11/2011: il disastro di via Ferreggiano… come alle Cinque Terre” segnalato da G. Guidi nel suo post “Liguria ma non solo, cronaca di eventi geologici” dopo aver scritto questo commento. Mi sono reso conto di aver individuato la soluzione più drastica e più radicale. Sono felice che il problema ammette anche soluzioni che non prevedono la “deportazione” degli abitanti di via Ferregiano e lo sventramento della stessa. Mi auguro che quelle del 2011 siano le ultime morti annunciate a Genova, Casamicciola, Vernazza e via cantando. Come si può vedere le soluzioni esistono: basta applicarle. L’importante è che il sindaco di Genova ne venga informata in modo che, la prossima volta, non se ne esca con la trovata del “fatto imprevedibile”.
      Ciao, Donato

  3. Fabio Spina

    Mark Twain (Samuel T. Clemens – 1835–1910) affermava:”il clima è quello che t’aspetti, il tempo quello che ti becchi” (“Climate is what we expect, weather is what we get.”), sulla memoria dei fenomeni meteorologici prende il sopravvento l’idea di clima inteso solo come “media statica del tempo”; un’idea che solo in questi ultimi anni ci stanno propinando. Non ti preoccupare delle impressioni, seppur giuste, continua a verificare ed a fare il marziano.Ciao.

  4. davide imola

    la memoria di tutti è veramente labile,o è una tattica per dare ulteriore vo
    ce alle tesi dell’AGW?(se mai ce ne fosse ulteriore bisogno).Parlando con la
    gente comune mi sento un marziano solo perchè rimarco che queste tragedie si
    sono sempre verificate!Voi avete le mie stesse impressioni?

    • Fabio Spina

      Thomas Jefferson, Notes on the State of Virginia, 1781

      “A change in our climate however is taking place very sensibly. Both heats and colds are becoming much more moderate within the memory even of the middle-aged. Snows are less frequent and less deep. They do not often lie, below the mountains, more than one, two, or three days, and very rarely a week. They are remembered to have been formerly frequent, deep, and of long continuance. The elderly inform me the earth used to be covered with snow about three months in every year. The rivers, which then seldom failed to freeze over in the course of the winter, scarcely ever do now. This change has produced an unfortunate fluctuation between heat and cold, in the spring of the year, which is very fatal to fruits. In an interval of twenty-eight years, there was no instance of fruit killed by the frost in the neighborhood of Monticello The accumulated snows of the winter remaining to be dissolved all together in the spring, produced those overflowings of our rivers, so frequent then, and so rare now”.

    • Guido Botteri

      Certamente sì. Giocano sui luoghi comuni, e sanno come convincere la gente. Giocano sull’ignoranza (specifica) delle persone. E’ ovvio che una persona anche molto colta, ma che non si interessi allo specifico campo, tenderà a credere a chi ha maggiore consenso e maggiore autorità. E c’è chi NON vorrebbe che altri avessero voce, prosternandosi all’autorità costituita.
      Ok, se non conosco una materia, anch’io tendo a dar credito a chi ha maggiore autorità, com’è logico.
      Ma, se si parla di Jazz, dove non capisco il resto di niente, la mia ignoranza non mi danneggia più di tanto, posso vivere anche perdendomi i tesori dell’arte musicale Jazz.
      Ma nel caso del clima è diverso. Quello che ti chiedono NON è poco. Chiedono importanti stanziamenti di soldi, e altre cose che non discuterò qui, per non andare OT.
      Insomma, l’intrusione dell’ambientalismo nella nostra vita privata è sempre maggiore e i toni non sono rassicuranti.
      Credo che una persona che ami la democrazia, e la libertà, e che ci tenga alla sua indipendenza, e che si veda sempre più tirata per la giacca, abbia tutto il diritto di vederci chiaro.
      E se cerchiamo di vederci chiaro, a tutta questa evidente autorità, NON corrisponde un’altrettanto evidenza scientifica.
      Ho ragione io a pensare come la penso ? Non lo so, e per impostazione filosofica ho sempre dubitato delle mie stesse idee, le ho sempre viste e riviste, non mi sono mai attaccato morbosamente a quel che ho creduto precedentemente.
      Ma una cosa è certa, che non mi si può rimproverare perché ho dei dubbi, non mi si può chiamare “negazionista”.
      Se i miei dubbi fossero sbagliati (e non sono, io, la perfezione su questa Terra) son ben lieto se qualcuno mi spiega dove sarebbero sbagliati. Ma se vedo atteggiamenti autoritari, arroganti, a fronte di spiegazioni mancanti di evidenza, allora penso che un uomo libero, come sono io e spero voi, non si piegherà mai alla prepotenza dell’autorità, ma ha diritto a ragionare sulle cose e tentare di capirle.
      E questo fa uno scettico, ragiona e cerca di capire….oh eresia, in un mondo in cui sembrano prevalere i dogmi, e atteggiamenti come “se non hai studiato la fisica dell’atmosfera non puoi parlare di modelli climatici”.
      Scusate, ma questi pensano che non abbiamo mai visto un computer ? Pensano forse che dobbiamo metterci in religioso ginocchio, quando quello strumento dà un risultato ?
      Forse questi detentori della Sacra Verità ignorano il detto che circola tra chi ha specifica conoscenza dei computer:
      “garbage in, garbage out”, che si può tradurre “se ci metti spazzatura, ottieni spazzatura”.
      Senza voler arrivare alla spazzatura, che sarebbe ingeneroso verso chi sta iniziando a proporre modelli per rappresentare quella complicatissima realtà che è il nostro clima, possiamo però dire che se ci metti un modello “ancora inadeguato” a rappresentare variazioni a distanza di molti anni, magari perché gli attori del clima non sono conosciuti tutti e non tutti nella loro esatta influenza, avrai risposte “ancora inadeguate”, e non può essere l’esito previsionale di un programma a provare che il programma è fatto bene. Magari, se la previsione si avvera, questo può costituire una qualche prova, col beneficio dell’inventario (anche chi vince la lotteria ha azzeccato una previsione, ma per essere sicuri che abbia un metodo “scientifico” bisognerebbe avere più di una prova…), ma mi pare che le previsioni fatte finora non abbiano dato un esito confortante e sicuro. Se dovessimo dare un giudizio ora come ora (ma non sono passati i tempi giusti per farlo) dovremmo scartare l’ipotesi AGW.
      Ma qual’è la conoscenza della fisica dell’atmosfera, così perfetta da imporre sacrifici onerosi all’intera umanità ? Se guardiamo i modelli previsionali meteorologici, sappiamo che oltre i 16 giorni non sono affidabili. Questo non vuol dire che non siano utili, anzi, indispensabili, ma ogni strumento va usato per quel che può dare.
      Ma, se quelli meteorologici non possono dare affidabilità oltre i 16 giorni, sarà mai perché la scienza ha ancora qualcosina da studiare, capire e imparare ?
      E se questo succede ai modelli meteorologici, della quale utilità nessuno dubita, e ai quali siamo ben grati, quali certezze ci possono dare i modelli climatici, quale garanzia che una previsione a cento anni sarà come da output del run di un modello climatico ?
      I modelli meteorologici sono verificati ogni giorno, ma per verificare i modelli climatici servirebbero almeno dei run a 30 anni, verificarli, correggerli, e via dicendo.
      Tutta questa autorevolezza e sicurezza che vorrebbero attribuirgli, da quali prove scientifiche, DA QUALI RISCONTRI SCIENTIFICI, viene fuori ?
      Secondo me.

      Reply
      Guido, 16 giorni? E dove a sulla Luna?
      gg

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