“L’esempio del clima è paradigmatico. Se quest’anno l’inverno è stato un po’ più freddo in Europa e nel nord Italia, i mezzi di informazione subito hanno gridato che il problema del riscaldamento globale non esiste più. Quando, dati alla mano, a livello mondiale non c’è stato nessun elemento per assumere questa posizione, anzi. In Canada e nell’Oceano Artico si è avuto un inverno caldissimo, tanto che alle Olimpiadi di Vancouver la neve è stata portata sulle piste da sci con gli autocarri […] Ecco perché i giornalisti che guardano solo ai dati locali, senza confrontarli con quelli mondiali producono solo mala informazione creando, quindi, nei lettori o spettatori l’idea sbagliata di una contro tendenza sul riscaldamento globale”.
Chi avrà detto la frase sopra riportata sul nord Italia? Luca Mercalli, in un intervista dal titolo “La malinformazione nuoce gravemente alla natura” in cui si lamentava di chi, in un periodo freddo per l’Italia, aveva “gridato” alla fine del riscaldamento globale. In quella occasione insegnava correttamente che per parlare di fenomeni globali occorre fornire dati globali e non locali, un comportamento che nei periodi freddi caratterizza molti climatologi e di cui ho già scritto in “Quelli che il tempo non è il clima quando fa freddo”. In caso di nevicate che bloccavano le città Luca Mercalli affermava:
“Allora questi pochi centimetri di bianco che ricoprono i nostri paesaggi abituali diventano occasione per desiderare un rinnovamento, un cambio di prospettiva. Ci lamentiamo dei disagi ma in fondo siamo contenti di aver avuto per una giornata un diversivo e una testimonianza che là fuori esiste ancora un pianeta dove le cose semplicemente avvengono senza il nostro controllo. Ma intanto, tra poche ore sarà tutto finito: dopo i venti nordici arriveranno, a partire da domani, quelli atlantici più miti e umidi. La neve fonderà e lascerà il posto alla pioggia su molte regioni italiane. Così, passato il gelo, torneremo a lamentarci di altre faccende” (da qui)
Quando invece arriva il caldo il punto di vista del Presidente della Società Meteorologica Italiana sembra cambiare sostanzialmente, ne ho scritto su “Da ‘che tempo che fa’ allo ’show dei record’”. Il caldo locale diviene un record indimenticabile ed è veduto sui mass media come se fosse la prova indiscutibile del riscaldamento globale antropico.
Per diffondere la notizia del caldo record del settembre 2011 sul Nord Italia non si è aspettato neanche che il mese finisse; ora però sono stati pubblicati dalla NOAA i dati globali. Sorpresa! Sull’immagine relativa alle “significative anomalie” del mese non ci sono riferimenti all’Italia.
Per quanto riguarda la temperature globale, con tutti i limiti già descritti su altri post di CM (“Temperatura media globale: un numero o un dato? Illusione o realtà?” – “Dall’universo della precisione all’epoca dell’illusione” – “Un mondo alla ricerca della qualità” – “Hai duemilauno linee di febbre” ) la temperatura media globale del settembre 2011, secondo la NOAA, ha avuto un’anomalia di (+0.53 ± 0.11)°C rispetto alla media del XX secolo. Si tratta dell’ottavo settembre più caldo negli ultimi 132 anni (meno dei 150 di Mercalli). Il settembre più caldo a livello globale si è verificato nel 2005 con anomalia +0.66 ed il più freddo nel 1912 con -0.54.
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