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Tra mito e realtà

Il mito del Diluvio Universale nella memoria geologica dei cambiamenti climatici degli ultimi 20.000 anniUberto Crescenti, Vincenzo Riganti jr

Introduzione

La leggenda del Diluvio Universale, come noto, è comune nella memoria dei popoli primitivi di tutto il mondo, dall’Eurasia all’America, dall’Oceania  all’Asia. Al di là delle leggende che assai numerose riferiscono su questo evento, tentiamo di verificare se esistono prove geologiche che lo documentano.

Nel 1980 G.A. Venzo, in un interessante articolo collocò geologicamente l’evento del Diluvio Universale tra 8.000 e 6.000 anni fa. G.A.Venzo aveva a disposizione le ricostruzioni delle curve eustatiche del mare a scala globale (fig.1) di Fairbridge (1960), Shepard (1963) e Mörner (1969).  Secondo Venzo, tra 8.000 e 6.000 anni fa la crescita del livello eustatico marino doveva essere stata superiore rispetto agli altri millenni, e pari circa a 1 metro per secolo. “In tutto il mondo territori costieri sempre più vasti furono sommersi dalla inesorabile inondazione del mare alla quale si aggiunsero le inondazioni da parte dei corsi d’acqua, gonfiati dal rapido scioglimento dei ghiacciai e dalle piogge torrenziali per il clima caldo umido di tipo monsonico.  Un susseguirsi, quindi, di calamità provocate dall’elemento acqua che si manifestarono con le conseguenze più catastrofiche e perciò più drammatiche, nelle regioni temperate calde, come il bacino del Mediterraneo e la Mesopotamia, che corrispondevano al mondo civile di allora.”

 fig-1

 

 

Fig. 1 – Raffronto fra le curve eustatiche di Fairbridge (1961), Shepard (1963) e Mörner (1969). In grigio i due millenni fra gli 8000 e i 6000 anni fa, periodo di rapido innalzamento del livello marino dopo un episodio di temporanea regressione. (sec. G.A. Venzo, 1980)

 

Non v’è dubbio che la interpretazione e le relative conclusioni cui pervenne l’Autore derivavano da una attenta e meditata valutazione dei dati allora a disposizione.

Successivamente W.Pitman e W.Ryan (1999), sempre su basi geologiche, attribuirono l’evento del Diluvio Universale alla tracimazione del Mediterraneo nel bacino del Mar Nero, avvenuta secondo gli Autori circa 7.600 anni fa. Ciò si sarebbe verificato per il progressivo innalzamento del livello del Mediterraneo durante l’Olocene, che avrebbe superato la diga naturale che lo separava dal Mar Nero, all’epoca un lago di acqua dolce posto a quota inferiore rispetto ad esso. Ciò avrebbe provocato sconvolgimenti ambientali catastrofici, tramandati dalla memoria dei popoli. Questa interpretazione trovava conferma nelle indagini stratigrafiche condotte dagli Autori, che documentavano la presenza di facies lacustri sormontate da facies marine nell’area del bacino del Mar Nero. Questo evento è pertanto effettivamente avvenuto; ma corrisponde al Diluvio Universale? Se così fosse non si spiegherebbe la diffusione del ricordo a livello mondiale, che sarebbe stato invece limitato nella memoria delle popolazioni delle aree del bacino del Mar Nero.

I dati a disposizione

Per una valutazione geologica del mito del Diluvio Universale possiamo utilizzare i dati attualmente a disposizione sulle variazioni eustatiche del mare durante le ultime decine di migliaia di anni, e quelli sui cambiamenti climatici avvenuti nello stesso periodo, valutati sulla base delle variazioni del rapporto O18/O16 (δ18O) ricavato dagli studi sia di successioni marine, sia soprattutto sulle carote estratte nelle perforazioni dei ghiacciai.

Numerosi sono i dati a disposizione che si riferiscono soprattutto all’intervallo di tempo da 10.000 anni fa ad oggi in tutto il mondo. Ricordiamo, oltre ai dati ricavabili dalla fig.1, i numerosi studi sul bacino del Mediterraneo di vari Autori. Particolarmente ricca la documentazione che può ricavarsi dalle note pubblicate nel volume Quaternaria VIII del 2004, relative al Convegno sul Quaternario. Si veda Alessio et alii (1994) e Biserni et alii (2005), le cui ricostruzioni sono riportate nella figura 2.

 

fig-2 

 

Fig. 2 – Curva della risalita eustatica del Mar Tirreno negli ultimi 10.000 anni. (da Biserni et alii, 2005)

Al di là delle differenze nei particolari delle curve ricostruite, è importante notare che in tutte le ricostruzioni il livello del mare di 10.000 anni fa era circa 40 metri più basso dell’attuale.

Inoltre circa 6.000-5.000 mila anni fa il livello marino raggiunse più o meno il livello attuale, senza importanti variazioni successive fino ad oggi.

Se consideriamo le variazioni di temperatura dedotte dalle variazioni delle curve isotopiche dell’Ossigeno δ18O ottenute dalle analisi dei ghiacci estratti con le perforazioni nel ghiacciaio North GRIPP (fig. 3b), possiamo notare il breve periodo freddo a 8.200 anni fa (che conferma le ricostruzioni di Fairbridge e Morner di fig. 1), le condizioni termiche abbastanza stabili tra 9.000 e 5.000 anni fa, il graduale declino della temperatura da 5.000 anni fa ad oggi, ed infine la maggiore ampiezza delle oscillazioni negli ultimi 2.500 anni (Orombelli, 2005).

 

 fig-3

 

Fig. 3 – Variazione delle curve isotopiche dell’ossigeno δ18 ottenute dalle perforazioni in ghiaccio (GISP2) in Groenlandia, per gli ultimi 90.000 anni, in ghiacciaio North GRIP, per gli ultimi 9.000 anni. (da Orombelli, 2005) 

Raffrontando questi dati con le curve di risalita del livello marino, si può osservare che fino a quando la temperatura è rimasta più o meno  costante (tra 9.000 e 5.000 anni fa) il livello del mare è risalito con un tasso di circa 1 metro per secolo; successivamente con il decremento della temperatura (più o meno di circa 2-3 gradi C°) il livello si è più o meno stabilizzato, pur oscillando in relazione alle variazioni di temperatura. Da quanto osservato è logico ammettere, come comunemente viene riferito, che tra livello del mare e temperature globali esistono rapporti diretti (ved. fig. 3 della nota di Waelbroeck et al., 2002).

Approfondiamo ora il rapporto tra temperatura e livello marino tra 20.000 e 10.000 anni fa. Per quanto riguarda la temperatura, possiamo riferirci alle variazioni delle curve isotopiche dell’ossigeno δ18O ricavate dalle carote estratte nelle perforazioni in ghiacciaio GISP2 in Groenlandia (Orombelli, 2005). La fig. 3 riporta i dati a disposizione. Considerando solo il tratto tra 20.000 e 10.000 anni fa, appare evidente l’inizio dell’incremento della temperatura a partire da circa 12.000 anni fa, con temperatura in rapida crescita  fino a 10.000 anni fa, e successiva stabilizzazione della stessa verso il valore attuale. Secondo Vai e Cantelli (2004) l’aumento di temperatura nell’area mediterranea da 22 ± 2 mila anni fa ad oggi sarebbe di circa 4,5°C, secondo Carlo Barbante (Conferenza Internazionale Epica 2008, Venezia  10-13 novembre)  20.000 anni fa la temperatura in Antartide era di 10°C minore rispetto ad oggi: in un caso o nell’altro, è evidente comunque che l’aumento di temperatura è avvenuto soprattutto tra 12.000 e 10.000 anni fa.

Circa 20.000 anni fa il livello marino era  120-140 metri più basso dell’attuale (Vai e Cantelli, 2004); 10.000 anni fa come si è già detto tale livello era circa 40 metri più basso. Ciò significa che durante tale intervallo di tempo il livello del mare è risalito di circa 100 metri. Nella curva di Fairbridge (fig. 1) la risalita del mare durante tale intervallo di tempo è rappresentata con un tasso medio pari a circa 1 metro per secolo. Risultato più o meno simile si ottiene analizzando la curva ricostruita da  Alessio et alii (1994), ottenuta per estrapolazione  tra i valori ricavati a circa 22.000 e 10.000 anni fa. Le curve di Fairbridge e Alessio et alii, non sono però correlabili con le variazioni di temperatura durante l’intervallo di tempo considerato, caratterizzato da forti escursioni della temperatura (in particolare quella rilevabile a circa 15.000 anni fa), che possono avere determinato notevoli oscillazioni del livello marino. Si può inoltre ipotizzare che il livello del mare di 12.000 anni fa sia correlabile con quello di 20.000 anni fa e quindi 120-140 metri più basso dell’attuale. E’ allora possibile che l’innalzamento eustatico considerato si sia realizzato a partire dall’inizio dell’Olocene, e cioè circa tra 12.000 e 10.000 anni fa, e quindi in un lasso di tempo molto inferiore, come è rappresentato in fig.4, in corrispondenza del forte incremento della temperatura. Il conseguente tasso medio di risalita del livello marino potrebbe essere valutato in media pari a circa 4-5 metri per secolo, ma con oscillazioni in relazione alle variazioni di temperatura. Se così fosse è logico ritenere che ciò è plausibilmente avvenuto con sconvolgimenti ambientali catastrofici, con eventi meteorici estremi, alluvioni estese, inondazioni rapide di vaste zone costiere e così via. Da qui il terrore e i drammi con cui sono vissute le popolazioni di allora. Ecco quindi che possiamo collegare a questi eventi la leggenda del Diluvio Universale, temporalmente riferibile tra 12.000 e 10.000 anni fa,  tramandataci dai popoli di tutto il mondo. Del resto lo stesso G.A.Venzo (1980) che aveva attribuito alle variazioni  climatiche avvenute tra 8.000 e 6.000 anni fa il mito del Diluvio Universale, concludeva: “Può ben darsi che la tradizione venga ancora piu’ lontano nel tempo, cioè all’inizio della grande trasgressione flandriana, 20.000 anni fa.” Sulla base dei dati oggi a disposizione, tale trasgressione dovrebbe essere iniziata a partire da 12.000 anni fa, circa all’inizio dell’Olocene.

Conclusioni

Sulla base dei dati a disposizione per quanto attiene la risalita del livello marino e le variazioni di temperatura a livello globale tra 20.000 anni fa ed oggi, si rileva una buona corrispondenza tra aumento della temperatura e crescita del livello marino. Il tasso medio di crescita del livello eustatico nel periodo considerato è stato di circa 0,6 metri per secolo, ma con valori tra loro assai differenti in relazione alle variazioni della  temperatura. In particolare i valori massimi debbono essersi verificati tra 12.000 e 10.000 anni fa, con innalzamento medio del livello marino pari a circa 4-5 metri per secolo, ma con episodi sia maggiori sia minori in funzione delle oscillazioni della temperatura (ved. fig.4). In quel periodo si sono evidentemente registrate modifiche ambientali notevoli, addirittura catastrofiche, con eventi meteorici estremi, alluvionamenti da parte dei corsi d’acqua, inondazioni marine su vasti territori costieri , e così via. Alla memoria di questi eventi catastrofici di origine naturale potrebbe essere attribuito l’evento del Diluvio Universale da parte di tutti i popoli del mondo. Chissà se a questi eventi si è ispirato Al Gore nel suo film di fantascienza!

La nostra interpretazione basata sulla influenza delle variazioni di temperatura sull’innalzamento del livello  marino, deve però trovare conferma da ricerche future mirate alla datazione di eventi geomorfologici, speleotemi, fossili, ecc., e relative profondità del mare tra 20.000 e 10.000 anni fa. C’è inoltre  da tenere presente che la correlazione tra le curve del livello eustatico del mare e le variazioni di temperatura si riferiscono ad aree molto distanti tra loro; le prime sono relative soprattutto all’area mediterranea, le seconde alle calotte glaciali (Groenlandia ed Antartide). Pertanto i risultati sono da considerarsi un tentativo di interpretazione affascinante ma che deve essere sottoposta al dubbio tipico di ogni ricerca scientifica.

   

                                                                                                                               

 

Fig. 4 – Confronto tra curve di risalita del livello marino secondo vari Autori (fig. 4a;  Venzo, 1980 – modificato) e variazioni delle temperature tra 20.000 anni fa ed oggi (fig. 4b), dedotte dal rapporto O18/O16 secondo le analisi delle carote di ghiaccio estratte nelle perforazioni in Groenlandia (da fig. 3 di questa nota). Se le variazioni di temperatura sono registrate  dalle oscillazioni del livello marino, si rileva che le oscillazioni maggiori sono accadute tra circa 12.000 e 10.000 anni fa, con tasso di crescita medio del livello del mare pari a circa 4-5 metri per secolo, ma con valori maggiori o minori a seconda delle variazioni di temperatura. Ampie oscillazioni devono essersi registrate anche prima di 12.000 anni fa, come può dedursi dal picco di temperatura di circa 15.000 anni fa. Il livello marino di circa 12.000 anni fa era probabilmente uguale a quello di 20.000 anni fa, ossia a quota più o meno di 120 metri di profondità rispetto ad oggi. In figura 4a, il simbolo 1 indica la probabile curva di risalita del livello marino sulla base dei dati delle temperature, tra 12.000 e 10.000 anni fa. La banda grigia in fig.4a indica l’intervallo di tempo entro cui collocare il diluvio universale sec. Venzo 1980; quella di fig.4b rappresenta l’intervallo di tempo secondo l’ipotesi di questo lavoro.

 

 

Opere citate

Alessio M., Allegri L., Antonioli F., Belluomini G., Improta S., Mandra L., Preite Martinez M., 1994 – La curva di risalita  del mare Tirreno negli ultimi 43 ka ricavata da datazioni su speleotemi sommersi e dati archeologici. Mem. Descr. Carta Geol. d’It., vol. LII (1994), pp. 261-276.

Biserni G., Berendsen H.J.A., Sandrelli F., 2005 – Holocene evolution of the Ombrone alluvial plain (Tuscany, Central Italy). Bull. Soc. Geol. It., vol. 124 , pp.465-474.

Orombelli G., 2005 – Cambiamenti climatici. Geogr. Fis. Dinam. Quat. Suppl. Vol. VII, pp. 35-44.

Pitman W., Ryan W., 1999 – Diluvio. Ed. Piemme.

Vai G.B., Cantelli L., 2004 – Litho-Palaeonvironmental maps of Italy Durino Thr Last Two Climatic Extremes. 32nd Int. Geol. Congr., Florence 2004.

Venzo G.A., 1980 – Il diluvio: un evento geologico nel mito. Natura Alpina, vol. 31, n.22, II serie,  pp. 81-85.

Waelbroeck C., Labeyrie L., Michel E., Duplessy J.C., McManus J.F., Lambeck K., Balbon E., Labracherie M., 2002 – Sea-level and deep water temperature changes derived from benthic foraminifera isotopic records. Quaternary Sciences Reviews v. 21, pp.

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Published inAttualitàClimatologiaVoce dei lettori

7 Comments

  1. Area

    “Circa 20.000 anni fa il livello marino era 120-140 metri più basso dell’attuale”. Da quanto oggi a nostra conoscenza sappiamo che 20.000 anni fa il livello della civiltà era abbastanza sviluppato (tombe, manufatti ecc.). Non siamo in grado di sapere se lungo le coste di allora si erano sviluppate civiltà anche più evolute, successivamente cancellate dall’innalzarsi delle acque. Questo potrebbe aver dato inizio al mito del diluvio, a livello mondiale.

  2. Molto interessante e completo l’articolo !!!
    Comunque anche io penso, come Lorenzo, a qualcosa che abbia avuto un sviluppo nel breve termine, qualcosa di anomalo nell’anomalia graduale di uscita dall’era glaciale.

    Younger Dryas, 11.000 anni BC. o l’evento del 6.200 BC possono, a mio avviso, essere maggiormente indagati come responsabili del Mito del Diluvio.
    Sullo Younger Dryas esiste anche l’ipotesi dell’impatto di una cometa sulla zona del laurenziano che possa avere creato uno sconvolgimento nel breve termine. Ho letto anche di ritrovamenti in Inghilterra che certificherebbero il passaggio di una onda oceanica completamente sopra l’isola, da parte a parte, qualcosa di immesno e sconvolgente, probabilmente indotto da impatto su oceano o cadute di immense lastre ghiacciate del laurenziano in oceano.

    Certamente non abbiamo le possibilita’ di interpretare a dovere il Mito xche’ riguarda un modo di trasferire conoscenze arcane di generazione in generazione e non e’ detto che sia riferibile ad un evento specifico ma sia la trasmissione di un messaggio iniziatico.

  3. marcus

    Articolo pazzesco! avevo sempre riflettuto su quel periodo storico ma mai tanti ero riuscito a trovare così tanti spunti. Complimentoni!!!!

    Sarebbe interessante capire come si è mosso il livello del mare derante il medioevo sono ad oggi per capire se la PEG ha avuto scala locale o globale.

  4. Achab

    L’esercizio di spiegare un mito con una evidenza scientifica è molto affascinante anche se è evidente che le distorsioni insite nel mito stesso e le modifiche che subisce nell’essere tramandato difficilmente consentiranno di giungere ad una conclusione scientificamente accettata.

    Non credo quindi che vada preso con lo spirito da dibattito scientifico come potrebbe essere per altri temi.

  5. Lorenzo

    Interessantissima dissertazione sull’innalzamento del livello marino ed il clima dalla fase terminale dell’era glaciale ad oggi e le relazioni ipotizzabili fra i due.

    Tuttavia non vedo come tutto ciò posso avere a che fare con il diluvio universale. E’ appurato che in tutta la Terra è diffuso questo mito (mito?), tra gli aborigeni dell’Australia, come tra gli eschimesi, tra i popoli andini o le etnie sub sahariane; con caratteristiche a volte un pò diverse, ma sostanzialmente simili. Dunque a mio avviso si possono fare soltanto due ipotesi: o i popoli antichi erano in contatto da un capo all’altro del mondo e per qualche strano motivo si sono trasmessi questa narrazione, oppure dobbiamo credere che tali credenze nascano da un evento reale di scala planetaria. Se propendiamo per la seconda ipotesi, non possiamo parlare di deglaciazioni e innalzamenti del livello marino osservabili su scala secolare o anche decennale, poichè se ci sono delle caratteristicche di questo evento comuni a tutte le tradizioni sono la sua subitaneità, la sua inimmaginabile forza distruttrice, la sua simultaneità (su tutto il pianeta).

    L’ipotesi più plausibile che si possa fare è la caduta di una cometa o di un meteorite, magari diviso in più frammenti, che sia precipitato negli abissi oceanici. Questo spiegherebbe:

    1) un’onda anomala di altezza chilometrica capace di sommergere montagne e di penetrare per migliaia di km nella terraferma.
    2) l’enorme calore sprigionato (nella disintegrazione del corpo mentre percorre l’atmosfera) che viene riferito da alcune popoli, quali ad esempio gli aborigeni australiani.
    3)la fortissima evaporazione conseguente a questo calore e dunque i successivi mesi di piogge incessanti.
    4)il perchè non sia stata trovata traccia del cratere generatosi: essendosi il meteorite o la cometa inabbissatosi negli oceani, può tranquillamente esserci sfuggito.

    Ci sono anche alcuni indizi geologici a supporto di tale tesi, ma questa non è la sede per parlarne, segnalo soltanto, (per dimostrare a titolo di esempio che l’idea del corpo galattico non sia poi così balzana), uno studio comparso su Proceedings of tha National Academy of Sciences, in cui l’impatto di una cometa è ritenuto la causa dello Younger Dryas: “Evidence for an extraterrestrial impact 12,900 years ago that contributed to the megafaunal extinctions and the Younger Dryas cooling”, PNAS 2007 vol. 104, num.41, 16016-16021.

  6. alessandrobarbolini

    mi meraviglio di voi che ci volete ragionare….ce l,ha detto la bibbia cioe dio stesso ovvero il creatore non che autore di tutto (CLIMA COMPRESO)saluti e baci

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