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Ne vedremo delle belle

Non saranno mesi facili quelli che ci separano dal vertice sul clima di Copenhagen previsto per dicembre. L’attività politica è già in fermento, anche perchè nel frattempo ci saranno un G8 ed un G20 o G”n” che sia, dove certamente l’argomento del cambiamento climatico sarà più volte discusso.  Alcune dichiarazioni lasciano capire che alcuni vorrebbero arrivare a dicembre con l’accordo già in tasca, altri vorrebbero profittare dell’occasione per rimescolare le carte e aggiustare il tiro.

Tra questi ultimi, non è un segreto, figura anche il Governo Italiano. Una questione di costi attuativi ad oggi inaffrontabili forse, ma non solo.  Anzi direi che è soprattutto una questione di merito. Il cosiddetto consenso infatti sta alquanto vacillando. Ad oggi infatti, se la cavalleria dei comunicatori della catastrofe climatica è ancora compatta, la fanteria degli scienziati perde pezzi a gran velocità. Gli assiomi della teoria del riscaldamento globale di origine antropica tornano ad essere quello che erano, ovvero delle ipotesi confortate solo dalla realtà virtuale delle simulazioni numeriche. Gli aspetti ambientali ed energetici meritano molta più attenzione di quanta non ne hanno avuta sin qui, oscurati come sono da un approccio scientificamente alquanto traballante sotenuto più che altro dall’ideologia.

Ancora una volta molti tenderanno a voltarsi da un’altra parte, perchè viviamo un’era in cui c’è posto solo per essere pro o contro qualcosa. Questo accade giornalmente nei dibattiti pubblici, soprattutto quando ne sono protagonisti degli uomini politici. Ma le cose non si fanno a colpi di dichiarazioni, perchè accadano si deve aver fiducia nelle istituzioni e nel processo democratico. 

Nella seduta del Senato della Repubblica del 18 marzo scorso è stata presentata una mozione che impegna il Governo a porre in essere tutta una serie di azioni nelle future occasioni di confronto a livello internazionale, per far emergere molte verità sin qui “comodamente” occultate in materia di cambiamenti climatici e riscaldamento globale. Ci sarà spazio per essere pro o contro, per questo ne vedremo delle belle.

Post Scrittum

La mozione è stata approvata nella seduta n° 186 del 01/04/2009. Qui trovate la discussione e gli esiti della votazione. Naturalmente ci sono anche i testi delle mozioni di minoranza discusse e votate nella stessa seduta.

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32 Comments

  1. Lorenzo Fiori

    I riferimenti personali però ce li ha messi lei:
    io ho fatto evidentemente un discorso generale riguardante i ricercatori che cercano di pubblicare articoli anti AGW non certo riferendomi a voi, su questo almeno cerchiamo di essere onesti.

  2. @ Achab
    Meno male che i blog esistono.

    @ Lorenzo
    Il mio punto di vista è vero in quanto tale, per me. Se scrivessi cose che non ritengo vere sarei pazzo o in malafede. Scegli l’opzione che ritieni più probabile. In questo blog sono stati pubblicati più di 200 post. Forse un paio hanno anche affrontato temi politici, molti sono tecnici e qualcuno cerca di capire cosa possa aver generato questa isteria del clima che cambia. La disonestà intellettuale l’hai letta solo tu, complimenti. Quanto al tentativo di screditare la parte avversa, per citare un amico e lettore, hai ragione: i bambini li portano le cicogne. E infine l’auto protezione del processo di revisione. Siamo subdoli, carrieristi, dediti all’interesse personle e, che altro? Ah sì, lobbisti. Non ho tempo di spiegare, devo controllare se è arrivato il bonifico dall’Agip.
    gg

  3. Lorenzo Fiori

    Inoltre perchè a nessuno viene in mente che il rifiuto di pubblicare articoli anti AGW su riviste internazionali possa essere una naturale tendenza all’autoprotrezione del peer-reviewing stesso di fronte ai tentativi sempre più serrati e subdoli di ‘screditare’ le teorie ufficiali per motivi che vanno dal semplice interesse personale, magari di tipo carrieristico, fino a quello decisamente lobbistico?

    Potrebbe essere anche così…

  4. Lorenzo Fiori

    @ Guidi

    Questa sua affermazione in merito al meno-peggio:

    “Quanto al meno peggio la tua interpretazione è per me inaccettabile. Innanzi tutto perchè non è dato sapere per quale motivo ci si dovrebbe accontentare di un sistema di cui sono note le falle e le debolezze e, secondariamente, perchè la più grande di queste falle è quella che ha visto il sistema evolvere nella direzione del controllo di quanto può e non può essere portato alla conoscenza dei più tramite la pubblicazione. Più che il meno peggio, questo fa del sistema lo stra-peggio. Penso si possa e si debba fare di meglio.”

    mi sembra ‘tautologica’ ovvero si fonda sul ribadire i limiti del peer-review dal suo punto di vista assunto come vero, ma in realtà tutto da dimostrare ovvero al momento opinabile, quindi non un vero superamento della critica di Achab…per questo parlo di bicchiere mezzo-pieno o mezzo-vuoto come lo si voglia vedere.
    Niente di personale: solo una pseudo-logica nel modo di argomentare: può anche essere che mi sbagli.

    Comunque noto ormai da tempo che la critica al AGW ha assunto i toni apppunto del negazionismo stile ‘opposizione politica’, tanto per essere in tema con la mozione dell’articolo, come poi ha anche rimarcato Achab, dove tutto è finalizzato a distruggere ogni tesi avversaria dimenticando che la scienza è ‘cumulativa’ ovvero somma e pesa tutte le varie conoscenze acquisite e riconosciute in materia.
    Una critica che magari si poteva fare alla luce delle recenti discussioni qui su CM è che il riscaldamento antropico degli ultimi decenni fosse comunque limitato nel tempo rispetto alle variazioni naturali avvenute, a quanto pare, fino alla metà del secolo scorso eppure anche questo ‘piccolo contributo’ antropico degli ultimi decenni è in qualche modo negato in nome di teorie basate sulle forzanti naturali e non ancora pienamente riconosciute.
    Mi sembra allora che siamo di fronte più ad un tentativo di screditare la parte avversa e vedere tutto con gli occhi della propria visione del mondo piuttosto che di una reale discussione scientifica in regime di onestà intellettuale.
    Ma anche qui potrei sbagliarmi ed avere avuto solamente un’impressione sbagliata.

  5. Achab

    @Guido Guidi

    Qui non si tratta di accontentarsi ma di scegliere fra le possibilità che ci sono date non essendo realistico non scegliere. Al momento non ci sono ipotesi alternative di valutazione sulle quali basarsi e non potendo esimersi dal valutare si usano gli strumenti migliori a disposizione, per quanto criticabili e imperfetti.

    Le auspicabili e direi dovute critiche non cambiano il quadro e riguardano un futuro al quale puntare. Oggi si valuta così o si scrive solo nei blog.

  6. @ Lorenzo
    Ora che l’esortazione a credere ciò che vogliamo giunge anche da te e non solo da Antonello Pasini, ci sentiremo certamente più tranquilli nell’esercitare questo diritto.
    Ciò detto, non riesco veramente a comprendere il senso di questa frase: “Quanto al ‘meno peggio’ o la ‘peggiore e basta’, molte volte sembra di assistere al problema del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto dove in mancanza di argomentazioni solide che esuilino dal proprio punto di vista si approfitta della situazione limite per girarsi la frittata come si vuole”.
    Me la spieghi per favore?
    gg

  7. @ tutti quanti insieme

    Io non credo che il peer-review sia il “male” assoluto (e non mi piacciono i discorsi del meno peggio e meno male). Come sempre il male risiede nell’uso che se ne fa dello strumento. In particolar modo, i limiti del peer-review (Fiori concederà che anche questo sistema abbia dei limiti) però ne minano l’essenza stessa. E’ quindi un delicato gioco di equilibrio, perchè se la revisione è minata alle fondamenta ciò che ne trae nocumento, non è la revisione stessa, ma la Scienza. Non so se sia chiaro a chi si scandalizza quando qualcuno sostiene che il peer-review è un processo delicato e a volte tarato.

    Qui mi fermo, perchè stiamo andando pesantemente OT.

    C.Gravina

  8. Lorenzo Fiori

    Voglio spezzare almeno una lancia a favore del ‘peer-review’:
    ad di là di delle scelte di pubblicazione delle riviste internazionali più quotate chi fa peer-review è un’esperto del settore cui la pubblicazione sotto inchiesta e quindi, conoscendo perfettamente ‘Stato dell’Arte’ e limiti di una certa teoria, sà valutare e smascherare più o meno facilmente eventuali errori o frodi scientifiche: quindi è molto più difficile che passino pubblicazioni che agli occhi dei più (ovvero dei non esperti) sembrano apparentemente ‘corrette’ e ban argomentate…
    A me questa sembra una prova molto ‘robusta’ a favore del peer-review.

    Ad ogni modo in linea di massima si può dubitare di tutto, dunque anche di questo magari obiettando sulla scelta di pubblicazione delle riviste, e come qualcuno ha già detto “ognuno è libero di credere in ciò che vuole”, ma come qualcun altro ha aggiunto “il tempo, almeno sotto questo punto di vista, è galantuomo”…

    Quanto al ‘meno peggio’ o la ‘peggiore e basta’, molte volte sembra di assistere al problema del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto dove in mancanza di argomentazioni solide che esuilino dal proprio punto di vista si approfitta della situazione limite per girarsi la frittata come si vuole…

  9. @ Achab
    Anche il dissenso da te espresso è parte del dibattito, perciò è ovviamente benvenuto. Questo dovrebbe insegnare qualcosa ai fan del consenso a tutti i costi. Credo però di essere stato frainteso, ed in questo hanno probabilmente giocato un ruolo importante i primi commenti a questo post. Se è vero che un’azione politica del Senato intende sostenere la linea espressa recentemente dall’esecutivo, è anche vero che questa non sarebbe potuta arrivare se non si fosse cominciato a dar ascolto anche a chi non intende uniformarsi alla teoria dell’AGW. Per questo ho detto che il consenso vacilla, perchè aumentano in numero, forma e contenuto le voci di opinione difforme. A voler leggere, questo era nella prima parte del post, dove ho scritto che la fanteria degli scienziati perde pezzi a gran velocità. Nella fretta di interpretare politicamente la questione, può darsi che a qualcuno sia sfuggito questo passaggio, almeno così sembra dai primi commenti.

    Il significato della seconda frase è collegato a questo concetto: il catastrofismo è figlio esclusivamente delle simulazioni (i recenti deludenti risultati su detection e attribution parlano chiaro). Posto che queste sono per mille ragioni molto poco attendibili, da certezze (mai esistite) devono tornare ad essere considerate per quello che sono: ipotesi (e aggiungo anche alquanto deboli).

    Quanto al meno peggio la tua interpretazione è per me inaccettabile. Innanzi tutto perchè non è dato sapere per quale motivo ci si dovrebbe accontentare di un sistema di cui sono note le falle e le debolezze e, secondariamente, perchè la più grande di queste falle è quella che ha visto il sistema evolvere nella direzione del controllo di quanto può e non può essere portato alla conoscenza dei più tramite la pubblicazione. Più che il meno peggio, questo fa del sistema lo stra-peggio. Penso si possa e si debba fare di meglio.
    gg

  10. Achab

    Personalmente non sono sorpreso dalla mozione così come non ero sorpreso dal convegno del PDL di cui si è parlato in altro post. Entrambi fanno parte della normale dinamica politica di un paese democratico (più o meno) come il nostro.
    Questa mozione ha solo voluto dar forza alla posizione già ampiemente espressa dal Governo in sede ufficiale, un modo per ufficializare l’appoggio politico del Senato alle scelte politiche del Governo.

    Fin qui nulla di male. L’importante è che non si travilichino i limiti della politica. E su questo dissento fortemente su quanto scritto da Guidi che sembra creare un legame artificioso fra l’approvazione di una mozione politica in Senato e il “vacillare del consenso” o quando dice che “Gli assiomi della teoria del riscaldamento globale di origine antropica tornano ad essere quello che erano”.

    Guidi sa ovviamente molto bene che questo legame non esiste e che anzi i secondi, eventualmente, sono la base per la prima. Ma averli messi assieme in questo post lascia l’impressione, immagino e spero non voluta, che una votazione in Senato sia importante per mettere un sigillo politico ufficiale a posizioni scientifiche dibattute.

    Una osservazine sul sistema del peer-review e la polemica Pasini-Georgiadis. La discussione sui sistemi adottati per la valutazione della qualità scientidica sono importanti, ampiamente dibattuti e in evoluzione. Ma assodato che non si possa fare a meno di un qualche sistema di valutazione, vale sempre un principio di buon senso; tutti i sistemi hanno mille difetti ma quello in uso è il migliore (o il meno peggio) che si sia riusciti a concepire, il più vicino (o meno lontano) al sistema “perfetto” cui tutti aspiriamo. In altre parole, è il discorso volgarmente detto del “meno peggio”.

  11. A proposito di editors, ecco cosa dice Richard Horton (The Lancet) a proposito di peer review:

    “The mistake, of course, is to have thought that peer review was any more than a crude means of discovering the acceptability — not the validity — of a new finding. Editors and scientists alike insist on the pivotal importance of peer review. We portray peer review to the public as a quasi-sacred process that helps to make science our most objective truth teller. But we know that the system of peer review is biased, unjust, unaccountable, incomplete, easily fixed, often insulting, usually ignorant, occasionally foolish, and frequently wrong.”

    Questo brano è estratto dal seguente editoriale… notate qualche strana somiglianza?

    Genetically modified food: consternation, confusion, and crack-up
    The controversy over genetically modified food exposes larger issues about public trust in science and the role of science in policymaking

    MJA 2000; 172: 148-149

  12. Perdonate la domanda da chi non vive in Italia dal 1994, ma cos’e’ questa storia del “Pierino” e dei “Pierini”?

    Sulle linee editoriali delle riviste: se il sistema fosse semplicemente scientifico e obiettivo, gli editor starebbero solo a correggere le virgole, e in caso di parere favorevole da parte dei referees, esisterebbe l’obbligo di pubblicazione.

    io ho avuto a che fare con editors di riviste scientifiche in tre campi diversi. non ho ne ho ancora trovato uno che non avesse da seguire una “linea editoriale”.

    davvero, non prendiamoci in giro!!

  13. teodoro georgiadis

    Ritrovato!!

    Forty-five years of observed soil moisture in the Ukraine: No summer desiccation (yet)

    Alan Robock Mingquan Mu Konstantin Vinnikov Iryna V. Trofimova Tatyjana I. Adamenko

    Geophys. Res. Lett., 32, L03401, doi:10.1029/2004GL021914.

    E, detto per inciso, con anche molte citazioni (scientifiche) a proprio carico cosa che fara’ un sacco piacere agli autori che vedranno aumentare il loro H-Index nuovo marker di scientificita’ del nostro sistema di ricerca (un giorno si dovra’ parlare di questo nuovo delirio).

    Teo

  14. teodoro georgiadis

    @ Antonello
    “Nella letteratura scientifica si parla di tutto ciò che citi, Teo, nei giornali no”

    Caro Antonello, come te, anch’io sono revisore di diversi International Journal (ISI Peer reviewed ecc ecc ecc), ma lo sai quante volte mi capita che degli autori ci mettano dentro a forza l’AGW anche se non servono a quello specifico studio?
    Una ‘enorme’ parte della comunita’ scientifica che mi capita di referare si aspetta che giustificare, o anche solo parlare, del proprio esperimento attraverso l’AGW sia ‘doveroso’.
    Ti ricordi di quel lavoro che titolava circa cosi’ “no summer dessication, yet” con quel “yet” messo come una pietra tombale sulla parola scienza scritta senza la parola consenso?

    Scusa se insisto nella discussione, che forse volevi abbandonare, ma mi sembra importante chiarire che abbiamo esperienze sicuramente non condivise a livello di risultato, ma che facendo parte della stessa comunita’ scientifica usiamo gli stessi strumenti. Talvolta sembra che ci crede a una cosa faccia parte del sistema di revisione, controllo, e qualita’, mentre chi ne crede un’altra no.
    Infatti, non rifiuto (pur avendo grandi, ma tanto grandi, perplessita’) il sistema di revisione facendone parte per molte riviste ed anche a livello europeo.
    Qualcuno ha usato l’aggettivo ‘incestuoso’ per questo sistema: forse, incestuoso in pochi casi…ma parentele sicuramente tante.

  15. Mi preme sottolineare un paio di aspetti che ritengo salienti:

    – poniamo il caso che nella letteratura scientifica si parli di tutto questo (ho i miei dubbi perchè certe cose bisogna cercarle con la lanterna) e nei giornali no, non direi chi se ne importa; i media fanno opinione, l’opinione fa consenso ed il consenso fa risorse. Le quali invece di essere distribuite sono largamente a disposizione dei consenzienti, così il cerchio è chiuso.

    – I meccanismi perversi non sono affatto solo nostrani, se è vero che un autorevole scienziato come Hansen si permette di insultare pubblicamente un altrettanto autorevole scienziato come Dyson solo perchè non la pensa come lui: secondo voi un giovane e brillante ricercatore che la pensi come Dyson, Hansen lo farebbe lavorare? Ma supponiamo che sia solo una nostra pessima abitudine, forse questo ci dovrebbe preoccupare di meno? Allora forse una bella sterzatina politica non ci sta poi così male e non dovrebbe far molti danni, in fondo si tratta solo di fatti nostri no?

    РParlare di peer-review dopo aver letto e straletto come si ̬ svolta questa rigorosissima procedura per il 4AR mi pare alquanto temerario.

    Infine una piccola chiosa sul presunto vespaio. Dissento, a mio parere trattasi di civilissimo scambio di opinioni del quale, come moderatore di questo blog, vado sinceramente orgoglioso e del quale ringrazio tutti voi.
    gg

  16. Ho capito: ho innescato il solito vespaio!
    Nella letteratura scientifica si parla di tutto ciò che citi, Teo, nei giornali no, ma chi se ne importa!
    Inoltre, è mai possibile che dobbiamo riportare tutto ai nostri perversi meccanismi nostrani di mafie e mafiette? All’estero l’eccellenza scientifica paga! Chiedetelo a tutti quei nostri bravissimi ragazzi che sono emigrati per fare i ricercatori… E’ chiaro che anche i revisori sono uomini, ma la peer review è quanto distingue la scienza dall’opinionismo.
    Infine, che vi devo dire? Ragazzi, credete a ciò che vi pare…
    Passo e chiudo

  17. teodoro georgiadis

    Mi permetto sempre di suggerire letture.
    Visto lo scambio di pensieri con Pasini suggerirei la lettura di agile libretto uscito fresco fresco di stampa: Max Bazerman “Quanto sei (a)morale? – leadership etica e psicologia della decisione”, Il Sole 24 Ore, pp.120. E’ un libro dedicato al settore economico ma sembra di leggerne uno di politica della scienza. Per i piu’ frettolosi leggere pp.50-59.
    Per i frettolosissimi cito: “Uno dei costi dell’eccesso di fiducia e’ questa riluttanza a imparare qualcosa di piu’ riguardo ad una certa situazione o problema prima di mettersi in azione”.
    Al concetto ci stanno dentro anche le tasse dei contribuenti come chiesto da velazquez.

    Teo

  18. teodoro georgiadis

    The logical fallacy is the “fallacy of false dilemma / either–or fallacy,” that is, the number of alternatives are (un)intentionally restricted, thereby omitting relevant alternatives from consideration
    (Haskins 2006).
    Mi piace citare spesso questa frase di Haskins perche’ rispecchia quello che penso, che e’ ovviamente in netto contrasto con quanto scritto da Pasini ovvero:“Attenzione, i finanziamenti si danno a temi che si ritengono importanti, ma non per dimostrare qualcosa piuttosto di qualcos’altro!”.

    Ma e’ giusto portare esempi, cioe’ si sente piu’ parlare di:

    1- aumento de livello del mare o di subsidenza?
    2- onde di calore o cambiamento dell’uso del suolo?
    3- fusione dei ghiacciai o cementificazione delle vallate?
    4- siccita’ o impermeabilizzazione del territorio?
    5- …..

    O per fare un esempio meno climatico: ne ammazzava di piu’ il piombo (tossico) o il benzene (cancerogeno)?

    Me ne rendo conto non sono affatto bravo con la mainstream!

    Teo

  19. velazquez

    Iniziarono la “strategia del terrore” con le pioggie acide, conclusione nessun giornale ne parla più! poi ci fu el Nino e la sua compagna di avventure la Nina, anche per questi oggi al più sentiamo una notizia l’anno. Poi a seguire buco dell’ozono e quindi desertificazione (senza dimenticare l’amazzonia che nel 2000 avrebbe dovuto essere grande come il giardino di un condominio).
    Noto con piacere come questa “strategia” sia molto simile a quella che utilizzano le case di automobili. Ogni sette anni fanno qualche ritocco al modello e tu ti ritrovi con un mezzo che non è più di moda, così compri il nuovo e loro intascano i tuoi soldi. Ai molti che si occupano di riscaldamento globale, consiglio di cominciare a guardare alla catastrofe da proporre nei prossimi 7 anni, mi sembra che il riscaldamento sia passando già di moda!
    Dimenticavo: tranquilli, pagherà sempre il contribuente!

  20. Angelo

    @Pasini
    Scrivi:
    “Attenzione, i finanziamenti si danno a temi che si ritengono importanti, ma non per dimostrare qualcosa piuttosto di qualcos’altro!”

    Non conosco il mondo della ricerca nel settore pubblico, ma ho due domande:
    -Chi valuta “che cosa è importante”?
    -Chi governa il “mainstream” guarda solo l’obbiettivo scientifico generale della ricerca, oppure a volte deve guardare lateralmente al ciglio strada se c’è qualche ricco auto-poli-stoppista che invece di salire per andare nella stessa direzione della ricerca verso l’obbiettivo finale scientifico, chiede di essere portato dove vuole lui uscendo dalla strada principale?

  21. teodoro georgiadis

    @ Antonello
    cosi’ abbiamo deciso di credere che le cicogne portino i bambini.
    Anche questa e’ una ipotesi. Io sono trent’anni che sto nella ricerca, ma mi sembra che anche tu non sia di primo pelo. Non prendiamoci in giro.
    Cordialmente
    Teo

  22. @ Guido
    Non mi far tornare a dire cose che ho già detto altre volte: le riviste scientifiche hanno linee editoriali solo riguardo al tema (una rivista di fisica delle particelle non pubblica ricerche sul clima). La selezione degli articoli avviene da parte dei revisori su criteri di robustezza scientifica. Interesse della rivista è quella di pubblicare contributi di qualità che siano molto citati (l’impact factor, praticamente il prestigio di una rivista, si costruisce su questo).
    @ Georgiadis
    Attenzione, i finanziamenti si danno a temi che si ritengono importanti, ma non per dimostrare qualcosa piuttosto di qualcos’altro!
    Semmai posso concordare che alcune tecniche vengano privilegiate rispetto ad altre (come i modelli dinamici rispetto a quelli che sviluppo e applico io), ma questo è nel gioco delle cose, finché si ritiene di poter spremere quelle tecniche con miglioramenti piccoli ma sicuri, lo si fa e si è poco disposti a rischiare su tecniche meno standard. A chi sta fuori dalla mainstream dimostrare che è bravo…

  23. Il fisico Pasini scrive:
    “nessuno ha messo all’angolo alcuni ricercatori: sono loro che devono dimostrare di essere buoni ricercatori riuscendo a pubblicare su riviste peer-review”

    Non so se definire tale affermazione la summa dell’ipocrisia o, poichè Pasini sa benissimo che “loro” pubblicano ampiamente su riviste peer review, una pietosa bugia.
    Se, malauguratamente, Pasini non sapesse che “loro” pubblicano, ritiro l’accusa di dire bugie e faremo di tutto per metterlo al corrente di che cosa accade nel mondo.

    Pasini va avanti e, dopo aver detto che “loro” non pubblicano, poi afferma che in effetti pubblicano però:
    “non sono altro che studi su aspetti marginali”.

    Ecco, dopo che Lui ha parlato, che ci rimane da fare?
    …Pierinoooo…arrivo…

  24. Beh, mi sembrava brutto chiedere il parere di qualcuno che queste difficoltà può averle sperimentate personalmente, visto che questo parere è giunto spontaneamente mi sorge il dubbio di non essere tanto lontano dalla verità.
    Guido.

  25. Bene Antonello, la prendo come tale ma, sai com’è, chiarire come possa avvenire il processo decisionale sarà noioso ma a mio parere anche rassicurante, perchè ordina i fattori nelle giuste proporzioni e taglia fuori la polemica demagogica. Del resto non capisco per quale ragione un’iniziativa squisitamente politica, possa mettere il bavaglio alla scienza. Se, come tu asserisci, questo non è accaduto per le numerose iniziative politiche di diverso orientamento, non si dovrebbe correre alcun rischio, giusto?
    Mi dirai che qualche direttore di rivista peer-review potrebbe decidere di essere più realista del re e chiudere la porta a pubblicazioni non gradite, come pare sia successo anche su riviste più che blasonate a causa del famoso consenso e della famosa certezza acquisita in materia di cambiamenti climatici. Speriamo che questi brutti episodi non abbiano a ripetersi, naturalmente. Perchè, se per riuscire a pubblicare si intende non già produrre dei risultati (di qualunque segno essi siano) ma interpretare l’orientamento editoriale, temo che il progresso della conoscenza potrebbe averne nocumento.
    Mi meraviglia un pò che si possa considerare marginale uno qualunque dei campi di applicazione di questo settore, notoriamente complesso e altamente sensibile alla variazione di fattori in apparenza poco importanti. Del resto, come sai, io mi limito a leggere ed a cercare di comprendere, non sono certo un ricercatore.
    Circa le urla, naturalmente, siamo in perfetta sintonia.
    Guido.

  26. teodoro georgiadis

    @ Antonello

    Caro Antonello, lo sai che le cose non stanno esattamente nella forma ‘pulitina pulitina’ che dici tu. Non mi vorrai veramente convincere che in un qualunque settore della scienza, e non solo il clima, se non sei ‘mainstream’ sia cosi’ facile pubblicare o ricevere finanziamenti che poi ti permettono lavorare e di pubblicare? E, come vedi, non parlo di parti politiche: dico ‘sempre’ e all’interno dello stesso sistema scientifico.
    Oggi o fai consenso o non becchi un quattrino su questi grandi temi. Le ricerchine marginali di cui parli spesso sono proprio dovute al fatto che massimo massimo ti hanno dato 10.000 euro con i quali non ci paghi neppure una borsa di studio, mentre altri hanno ricevuto un qualche milione di euro e ci hanno costruito dei centri (bravi eh, per l’amor di Dio, ma molto mooolto mainstream).
    Per quanto andremo ancora avanti cosi’? Intendo con questa scienza del consenso basata non sulla verifica delle diverse ipotesi ma solo sul consolidamento di quello che si desidera.

    Teo

  27. Caro Guido,
    la mia voleva essere poco più di una battuta (ma cose di questo tipo succedono in Italia in questo momento, eccome…). Non volevo che tu dissertassi dottamente su cosa possono fare o non fare le nostre Istituzioni.
    Comunque, la scienza non si fa per legge, semmai una legge può recepire ciò che la scienza oggi dice… Non si fa per legge, perché semplicemente la scienza non è imbavagliabile, come forse qualcuno vorrebbe…
    Inoltre, nella scienza nessuno ha messo all’angolo alcuni ricercatori: sono loro che devono dimostrare di essere buoni ricercatori riuscendo a pubblicare su riviste peer-review. Tra l’altro, sai bene che tante delle ricerche pubblicate che oggi gli scettici (o chiamali come vuoi) considerano come la chiave che può rompere definitivamente il “mito” dei cambiamenti climatici di origine antropica, non sono altro che studi su aspetti marginali che vengono discussi normalmente all’interno della dialettica scientifica…
    Altre cose possono venire “urlate” su vari siti, ma non vengono certo pubblicate, semplicemente perché non stanno in piedi…

  28. Claudio Costa

    @ Pasini

    Non che i cambiamenti climatici non esistano ma che non si

    “dia per scontata l’attribuzione della responsabilità del riscaldamento globale in atto da circa un secolo nell’atmosfera terrestre all’emissione dei gas serra antropogenici (e tra questi soprattutto all’anidride carbonica prodotta dall’uso dei combustibili fossili);”

    ( per non parlare delle emissioni zoogencihe)

    Sottoscrivo in pieno la mozione tranne per questa frase

    “che i ghiacciai basati su terraferma nelle calotte polari non si stanno sciogliendo”

    perchè il bilancio di massa della Groenlandia sembra essere negativo, però non lo è quello dell’Antartide, forse han fatto un bilancio tra i due poli?

  29. velazquez

    Colgo con piacere lo spunto di Pasini per riflettere su come in molti facciano i “pierini” con i soldi dei contribuenti……. buon divertimento!

  30. Caro Antonello, bentornato!
    No, non sapevo, anzi ti ringrazio perchè sarà interessante conoscere l’esito della votazione.
    Capisco il senso della tua preoccupazione, ma non affretterei così i tempi. Proviamo a riflettere: Il SPM per chi è stato scritto? Lo dice il titolo, per i decisori politici, i quali, recependolo, hanno preso ora questo ora quel provvedimento legislativo (ad esempio la ratifica di un Protocollo Internazionale che il diritto pubblico vuole avvenga con legge ordinaria, altrimenti non può assurgere al livello che gli compete nel nostro ordinamento). In quel caso la scienza s’è fatta per legge e nessuno si è scandalizzato. Certo, non a tutti è piaciuto ma la nostra è una democrazia rappresentativa, non diretta tipo polis dell’antica Grecia, per cui quando i rappresentati decidono i cittadini si adeguano e, semmai ne tengono conto alle urne. Oppure, ove possibile, ricorrono agli strumenti di democrazia diretta che la Costituzione prevede. Tralasciando il fatto che la prima di queste opzioni mi ricorda qualcosa di abbastanza recente, mi incuriosisce sapere cosa ne hanno pensato quelli che, pur accettandolo da buoni cittadini ma in qualità di ricercatori e magari pure scettici, sono stati messi nell’angolo, appunto, per legge. Ad ogni modo, c’è da star sereni e anche qui ci viene in soccorso il nostro ordinamento: una mozione non può diventare un decreto, per molte ragioni. La prima è che le mozioni le fanno le camere e i decreti li fa il governo; la seconda è che con le mozioni, nell’ambito degli specifici poteri del nostro parlamento, si esorta l’esecutivo a seguire una linea politica, ovvero quella espressa dalla maggioranza dei votanti qualora la mozione dovesse essere approvata. In questo caso serve ad indicare all’esecutivo la direzione da seguire nel negoziato che porta a Copenhagen, ripeto, se approvata, in forza del “consenso” della maggioranza dei suoi cittadini. Di lì arriverà un accordo che dovrà essere recepito e ratificato. Sarà legge, quale possa essere il suo colore ed i suoi scopi. Potrà solo essere rispettata, proprio come sarebbe dovuto avvenire per il famoso Protocollo che invece appare essere trasversalmente ignorato.
    Grazie, Guido.

  31. Caro Guido,
    non so se lo sai ma domani la mozione viene discussa (e votata) in Senato.
    Per ora è una mozione, ma io aspetto con ansia che diventi un decreto…
    Visto… considerato… si decreta… i cambiamenti climatici non esistono!
    Così, una volta conosciuta dal Cavalier Berlusconi & Co. questa verità scientifica, potrò occuparmi proficuamente di altro, oppure fare il Pierino e continuare a divertirmi e a ricercare in questo campo, nonostante il decreto!
    La curiosità e il bisogno di sapere di più non si smorza con un decreto…
    Un fante/scienziato

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