E finalmente è caduto, anzi, in gergo tecnico si dice rientrato, il satellite UARS. A sei anni dal termine della sua attività operativa il rottame è finalmente divenuto tale.
Tutti con il fiato sospeso, tutti con il naso all’insù, con la mobilitazione della Protezione Civile e con i centralini dei vigili del fuoco in ebollizione per le segnalazioni più disparate. Qualche buontempone ha persino pensato di segnalare dei rottami come provenienti dal satellite dopo averli incendiati.
Azioni queste ultime che non potevano essere più fuori luogo, visto che il satellite è caduto sì, ma nessuno sa dove. Non lo sa neanche la NASA, i cui calcoli di traiettoria si sono rivelati sbagliati. Il comunicato finale è a metà tra il laconico e il risibile: i rottami potrebbero essere precipitati in una fascia di latitudine compresa tra 50°N e 50°S, nell’Oceano Indiano, in quello Pacifico o in quello Atlantico. Con tanto di mappa allegata.
Sicché il punto non è che le previsioni sulla zona di impatto fossero sbagliate. Non erano proprio previsioni, perché non c’è una realtà con cui confrontarle. E con ciò mi torna in mente qualcosa di sinistramente simile di cui da queste parti discutiamo praticamente tutti i giorni. Quando c’è di mezzo il Sole, la sòla è dietro l’angolo.
Quali gli elementi di incertezza che le hanno condizionate, o meglio che avrebbero dovuto farli desistere dal farle? Uno solo sostanzialmente: l’attività solare.
Sì, perché già qualche giorno fa, sempre dalla NASA, avvertivano che l’aumento (o comunque la variazione) dell’attività solare, avendo effetti sugli strati superiori dell’atmosfera, avrebbe modificato le condizioni di attrito che il rottame avrebbe incontrato. Non potendo fare alcuna previsione circa questa attività e circa gli effetti che ha sull’atmosfera, non era possibile sapere dove sarebbe caduto il satellite.
Di cosa stiamo parlando? Quando si verificano delle eruzioni di campo magnetico dalle macchie solari, la termosfera si scalda e si espande, per cui qualsiasi cosa ci passi attraverso trova inevitabilmente un attrito diverso da quello possibile in assenza di eventi del genere.
Il 22 settembre in effetti c’è stato un Flare abbastanza potente, proprio uno di quegli eventi che possono modificare la densità dell’atmosfera, cioè le sue caratteristiche chimico-fisiche. Qualche giorno fa abbiamo commentato un lavoro in cui si andava a valutare l’effetto di questi eventi sulle temperature.
Bene, con gli accadimenti degli ultimi giorni abbiamo avuto la prova, qualora mai ce ne fosse bisogno, che sulle dinamiche che legano il Pianeta alla sua stella abbiamo ancora parecchio da imparare. Nonostante ciò, chi fa previsioni climatiche giura che queste dinamiche non hanno effetto ai fini climatici. In tempi in cui si stanno mettendo in discussione le teorie di Einstein (vedremo come finirà, se finirà, questa faccenda) una tale sicumera appare quantomeno opinabile.
Potrebbe essere una copertura…. state tutti in casa! 🙂 con l’area 51 a disposizione, ci vogliono far credere ke sia un innocente errore?!! Mah!!!
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Ma dai…..
gg
Più che un commento una dolorosissima constatazione ed uno sfogo molto amaro. Ho avuto modo di discutere di fisica in diverse occasioni con mio figlio. Grazie ad un corso scolastico che definire stucchevole è un eufemismo, si è convinto che la materia è un’accozzaglia inutile di formule matematiche il cui unico scopo è quello di soddisfare il sadismo degli insegnanti (fortunatamente ha un’idea molto diversa della matematica). Dopo le (flebili) proteste con la sua insegnante e le numerose discussioni con il diretto interessato, mi ero convinto che avesse cambiato idea sulla fisica. L’altro giorno il telegiornale annunciò che, contrariamente alle previsioni della Nasa, il satellite era rientrato in “luogo e data imprecisati”. Il commento di mio figlio fu lapidario: “Un’altra dimostrazione dell’esattezza delle formule (sic!) di fisica”.
Non ho avuto il coraggio di iniziare un’altra discussione.
Questo per far capire il danno enorme che, in questo momento storico, lo scellerato connubio media-modellistica sta facendo.
Ciao, Donato.
“Aridatece” VANNA MARCHI !
Mah, io non so quanto la NASA possa essere scusata. Alla fine è stata la solita previsione basata su modello non validato: inutile. Ancora più grave non essere stati in grado di sapere dov’è caduto (meno male che un’ora prima dell’impatto dovevano essere in grado di lanciare un allerta preciso). Alla Protezione Civile hanno aggiornato le probabilità ogni due ore e mezza, ma l’unico senso di quei numeri era probabilmente giocarseli al lotto. Forse la prossima volta la NASA farebbe bene a dire: cade, ‘ndo cojo cojo.
Praticamente lo hanno visto in un’orbita, non l’hanno visto nell’orbita dopo, e hanno “appurato” che e’ caduto fra quelle due orbite. “‘ndo cojo cojo”, appunto.
Einstein con la “e” dopo la t, e non la a. Bitte.
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Danke 🙂
Io adesso sono terrorizzato…potrebbe entrare quello che vuole nell’atmosfera, pure la NASA brancolerebbe nel più completo buio!!
Zaphod insomma può ancora fare quello che vuole.
Mi parrebbe di capire che questo episodio confermi una serie di cose:
che le previsioni lasciano il tempo che trovano….mica son tutti Nostradamus, soprattutto se sono fatte in un campo del quale non si conosce tutto e che si dimostra così sensibile a parametri che si sono ampiamente sottovalutati, come la variabilità solare… che non conterebbe per i modelli climatici, ma poi fa modificare quella stessa atmosfera che è luogo e protagonista dei cambiamenti climatici, tanto che non sono in grado di predire dove cadrebbero i rottami di un satellite.
Mi sento di scusare la NASA nel momento in cui sbaglia una previsione in un campo così incerto e mutevole…
non mi sento di scusare invece certi professoroni quando invece danno per prevedibile quello che prevedibile non è, e vanno chiamando “negazionisti” coloro che poi ricevono sempre più conferme dei loro legittimi dubbi.
Secondo me.