L’ avevamo detto nei giorni scorsi, l’argomento è topico. Lo scambio dialettico tra Spencer e Dessler, autori di pubblicazioni che si sono ripetutamente scontrate sul ruolo della nuvolosità e sulla sensibilità climatica che ne deriva, continua ad occupare in pianta stabile le pagine dei blog.
L’ultimo aggiornamento viene da Spencer. Una delle critiche sollevate al suo studio, è stata quella di aver scelto, per verificare la capacità dei modelli di riprodurre il feedback delle nubi al forcing del bilancio radiativi operato dai gas serra, soltanto alcune delle simulazioni tra quelle disponibili. In pratica avrebbe fatto cherry picking, scegliendo solo quelle che riproducevano meno il comportamento reale del sistema misurato attraverso i dati dei sensori satellitari.
In realtà Spencer, che pure avrebbe potuto e forse dovuto condurre l’esperimento su tutto quanto era disponibile, fugando così ogni dubbio e preservandosi dalle critiche, ha detto chiaramente di aver scelto inizialmente i modelli con la più alta e la più bassa sensibilità climatica, pensando in questo modo di intercettare il comportamento medio dell’intero range di modelli disponibili. Il ragionamento è comprensibile ma non scontato, per cui questa parte delle critiche mosse a Spencer da Dessler è corretta.
Pur non avendolo fatto ancora in una pubblicazione scientifica, che comunque sembra sia in preparazione, Spencer ha comunque provveduto a ripetere la sua analisi con l’intero insieme di modelli oggetto di discussione (14), rappresentando per ognuno di essi diversi periodi decadali. Il risultato è nella figura sotto.
Mentre sotto ancora c’è la figura uscita nel suo lavoro pubblicato su Remote Sensing, quello appunto oggetto delle critiche di Dessler e di molti altri personaggi di spicco del mondo dell’AGW.
L’uso di tutti i modelli, non solo spazza via le accuse di cherry picking, ma dimostra chiaramente che la sensibilità climatica espressa dalla media dei modelli (3°C di riscaldamento al raddoppio della CO2, ovvero con un feedback delle nubi essenzialmente positivo) è piuttosto lontana dalla realtà. Quindi, conclude Spencer, ci sono alte probabilità che la sensibilità climatica sia diversa da quella indicata dai modelli, più bassa, come certamente più basso il riscaldamento che ne dovrebbe scaturire.
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