Da Science Daily la notizia della pubblicazione di un lavoro sul Journal of Climate dal titolo decisamente accattivante:
Climatological Variations in North Atlantic Tropical Cyclone Tracks
Si tratta di un argomento quanto mai attuale e interessante. La ricerca si pone l’obbiettivo di individuare dei comportamenti ripetitivi nei tracciati delle Tempeste Tropicali e dei Cicloni Tropicali in funzione dei diversi pattern atmosferici. Gli eventi sono divisi in tre categorie, quelli che seguono una linea retta dal momento della loro formazione, dirigendosi quindi verso l’area dei Caraibi e il Golfo del Messico, quelli che tendono a curvare a destra interessando le coste orientali degli Stati Uniti (ad esempio il recente TC Irene), e infine quelli la cui curva a destra è molto accentuata e finiscono per esaurire il loro impeto in Atlantico.
Dal punto di vista prettamente meteorologico, l’elemento dirimente sembra essere la forma e la posizione dell’Alta pressione sub-tropicale, il cui allungamento verso ovest e rafforzamento è associato con traiettorie definite straight-moving (di primo tipo). Un’alta pressione sub-tropicale più debole è invece tendenzialmente all’origine di traiettorie curvilinee (di secondo e terzo tipo).
In termini climatici le dinamiche dell’alta pressione sub-tropicale subiscono l’influenza delle oscillazioni dell’indice ENSO, ovvero delle fasi calde o fredde del Pacifico equatoriale. La presenza di condizioni di El Niño si associa ad un indebolimento dell’alta pressione sub-tropicale e, secondo questo studio, ad una maggiore probabilità di traiettorie curvilinee con termine in Atlantico, cioè con diminuzione della possibilità che vi siano “atterraggi” sulle coste orientali USA. In condizioni di La Niña invece, aumentano le probabilità di traiettorie rettilinee, con maggiore interessamento dell’area caraibica.
Buio, purtroppo, per quel che riguarda le condizioni di ENSO neutro o quasi, come ad esempio è accaduto quest’anno.
Molto importante sembra anche essere la zona di origine delle TC e dei TC. Gli eventi che si sviluppano nella parte sud-occidentale dell’area di più frequente sviluppo (MDR), tendono ad assumere molto spesso traiettorie rettilinee, anche a prescindere dalle condizioni generali del flusso e quindi dall’influenza del segno dell’ENSO.
In questo studio, o almeno non nell’articolo di SD, non compaiono riferimenti ai cambiamenti climatici, cioè al potenziale di cambiamento dell’impatto di questi eventi in un contesto di oscillazioni climatiche di eventuali origini antropiche.
Troviamo però a firma degli stessi autori un documento interessante che riassume quanto poi pubblicato sul Journal of Climate in termini di variabilità naturale e aggiunge un paragrafo dedicato proprio alla variabilità climatica “antropogenica”.
Impacts of Climate Variability on North Atlantic Tropical Cyclone Tracks
E così scoviamo l’ennesima sconfessione di un futuro climatico a tinte fosche anche per quel che riguarda questo genere di eventi estremi. Infatti utilizzando gli output dei modelli di simulazione climatica dell’IPCC AR4 del 2007 (SRES scenario A1B), gli autori giungono al seguente risultato:
La differenza tra l’inzio e la fine del 21° secolo risulta essere priva di pattern spaziali significativi; tuttavia, emerge una chiara riduzione delle traiettorie dirette verso i Caraibi occidentali e il settore sud-ovest del Golfo del Messico.
Tutto ciò, ammesso e tutt’altro che concesso, che tale scenario sia in qualche modo ricollegabile alla realtà di quello che accadrà, evenienza che per adesso pare piuttosto difficile.
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