Su queste pagine abbiamo commentato più e più volte come sia inutile siglare accordi ‘di respiro globale’ che abbiano come fine ultimo la mitigazione climatica. Perché il clima non e’ mitigabile e perché questi accordi confondono spesso l’obbiettivo con il percorso, finendo per avere un impatto economico devastante ma una utilità ambientale irrilevante. Pero’ siglarli e non rispettarli e’ ancora peggio, perché ferme restando le riserve circa il fondamento fisico del beneficio ottenibile riducendo le emissioni, mancare di raggiungere gli obbiettivi prefissati espone gli indisciplinati a costi ancora superiori.
Molti dei paesi che hanno firmato e ratificato il Protokollo di Kyoto ad esempio, non hanno ridotto le loro emissioni quanto avrebbero dovuto. Per raggiungere comunque i target sono andati a comprare delle quote di emissione all’estero. Questo meccanismo e’ previsto nello stesso protocollo, ma ne rivela l’inutilità climatica e gli obbiettivi economici, perché il totale delle emissioni non cambia ma la circolazione di moneta si, attraverso la pratica della delocalizzazione delle attività produttive per esempio. Si comprime la propria economia a beneficio di quelle altrui. Questa e’ una forma di indisciplina masochistica ma dichiarata, alla quale si sarebbe dovuto pensare in sede di ratifica.
Pare pero’ che ci sia dell’altro e pare anche che ci riguardi da vicino. In Svizzera, sui monti proprio a due passi dal nostro confine, c’è un centro di ricerca dove si fanno delle misurazioni sulla qualità dell’aria e sulle concentrazioni di particolari composti chimici in atmosfera. Tra questi gli idrocarburi fluorurati (HFC-23). Questi composti hanno la caratteristica di essere potenzialmente molto più efficienti della CO2 come gas serra. La buona notizia e’ che la concentrazione di questi composti sta effettivamente calando in modo significativo. La cattiva notizia invece e’ che nonostante molti paesi comunichino ufficialmente di avere emissioni molto basse o addirittura nulla di questi composti, la prova delle misurazioni dice qualcosa di molto diverso.
Pare che l’Italia ad esempio emetta venti volte più di quello che dichiara, in un contesto europeo di emissioni pari al doppio del dichiarato, con Olanda e Gran Bretagna a completare la lista dei cattivi e Francia e Germania con valori paragonabili a quanto dichiarato. Con sole sei fabbriche di HCFC in tutta Europa nel 2008, le fonti di emissione erano e sono del resto note. Non che questo cambi molto le cose, quello che conta per gli accordi e’ quanto dichiarato, reste pero’ il dubbio espresso all’inizio di questo post.
L’efficienza di questi accordi e’ dubbia, i loro costi sono elevatissimi. Se alla fine non li si rispetta neanche il tutto assume dei toni al limite del grottesco.
NB: Il resto lo trovate qui sul WUWT e qui sul sito del centro di ricerca che ha effettuato le misure.
Arrivano i soldi! Arrivano i soldi!
Per i cambioclimatisti, naturalmente.
Ecco dunque perché si affannano contro i bigoilisti…quando uno ci deve campare, con lo scrivere fesserie, ogni competizione è un attentato alla propria vita da Gran Signori.