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Uno Yak non fa autunno

E non lo fanno nemmeno un certo numero di Yak, né più né meno come una rondine non fa primavera del resto.

La storia è la seguente, ed è anche piuttosto interessante. In Italia, più precisamente a Solda nel gruppo dell’Ortles, c’è una mandria di Yak tibetani. Li ha portati lì Reinhold Messner più di 25 anni fa, nel 1984. Un’azienda agricola e un museo, per respirare l’aria delle imprese di Messner e soci, ma anche per assaporare proprio la carne di Yak (il ristorante si chiama Yak e Yeti!)

Per quanto Solda sia decisamente alta sul livello del mare, in estate normalmente la temperatura non è esattamente ascrivibile a quelle delle alture tibetane, per cui tutti gli anni all’inizio della buona stagione gli animali vengono portati sull’altipiano del Madriccio, dove anche con il solleone estivo fa effettivamente più fresco. Una originale e pittoresca transumanza.

Alla fine della buona stagione gli animali solitamente scendono a valle da soli, anticipando l’arrivo dei primi freddi e della prima neve. Difficilmente si sbagliano i maestosi e pelosi bovini, la loro passeggiata verso casa è sempre un segnale della fine della buona stagione.

Quest’anno pare che il rientro alla base sia avvenuto ancor prima di ferragosto, con un anticipo che non si registrava dal 1985, un anno che in effetti si ricorda per eventi nevosi e freddo – seppur molto più tardivi- decisamente eccezionali.

Maurizio Morabito riportando la notizia sul suo blog ci scherza su e ipotizza nel titolo una “Soluzione bovina alle previsioni stagionali”.

E qui viene la parte difficile, perché se è probabilmente vero che gli Yak di Messner saranno stati forse stufi di starsene in quota a subire gli effetti di una stagione alquanto impietosa, con temporali praticamente quotidiani e con la prima neve che non si riesce a distinguere dall’ultima, è anche vero che ora, essendo tornati un po’ più in basso, dovranno sorbirsi quella che sarà probabilmente l’unica vera ondata di calore di questa strana estate 2011.

Avranno fatto male i conti? Avranno pensato che un po’ di caldo tardivo in fondo potrebbe aiutare ad asciugar le ossa inumidite dai capricci del tempo in attesa del freddo vero, quello che il loro forse infallibile istinto farebbe presagire?

Difficile a dirsi. Volendo restare nel mondo animale potremmo ricordare gli uccellini che hanno stranamente invaso le Isole Britanniche l’anno scorso in autunno, una cosa che pare avvenga solo negli anni molto freddi. Beh, di freddo poi ne ha fatto parecchio nell’Albione.

Staremo a vedere, magari anche gli Yak tibetani hanno optato per una vacanza mordi e fuggi a causa della crisi, oppure per una partenza intelligente per compiacere chi dirama le informazioni sul traffico, altro settore previsionistico in cui c’è parecchio ancora da imparare.

Sta di fatto che ora sono a valle con i folti mantelli sotto un sole cocente. Speriamo che almeno loro non se la prendano con il riscaldamento globale!

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Published inAttualitàNews

4 Comments

  1. Luigi Mariani

    Ieri sera ho avuto la ventura di seguire su Cielo un documentario girato su un passo Himalaiano ad oltre 5500 m d quota. Le temperature (a quanto indicato dai documentaristi) erano di -15 / -20°C e gli Yak erano decisamente a loro agio, per cui viene il sospetto che sulle nostre Dolomiti siano decisamente fuori posto, come del resto indicato da Claudio.
    Inoltre da quel poco che è stato riportato da Guido verrebbe da pensare che gli animali siano guidati nei loro spostamenti verticali più dalle disponibilità alimentari legate al pascolo che da una recondita capacità previsionale.

    Luigi

  2. Orsù Guido non offenderti, non stavo suggerendo di sostituirti con un gruppo di ungulati!!!

    Reply
    Ahò, occhio alle vocali eh? 🙂
    gg

  3. Claudio Costa

    Li ho visti l’anno scorso, da quelle parti ci sono anche un gruppo di renne, e un gruppo di bovini scozzesi. Tutti questi animali mi sembravano soffrire l’estate tirolese (avevavano dispnea cioè il fiatone) perchè hanno pellicce molte spesse e folte.

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