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Erik dai piedi freddi

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Wikipedia commons

Non credo che la Groenlandia sia mai stata molto verde se non per poche settimane all’anno, almeno non nel senso di una terra coperta di rigogliosa vegetazione, magari indice di clima temperato. O forse sì, ma quando prima della deriva dei continenti occupava una diversa e più favorevole latitudine.

Sicché, da almeno qualche decina di milioni di anni lassù fa freddo. Magari con alterne fortune ma fa freddo. Non è dato sapere se il verde che è chiaramente all’origine etimologica del nome che le è stato affibbiato da Erik il Rosso, fosse riferito all’abbondante muschio che ricopre le coste non perennemente ghiacciate, o fosse più un archetipo di marketing turistico che Erik adottò per convincere un pugno di suoi connazionali a seguirlo.

Sta di fatto che correva l’anno 989 DC, in pieno Periodo Caldo Medioevale, per cui magari qualche seme in più si riusciva a farlo germogliare anche lassù. Germoglia oggi, germoglia domani, la comunità crebbe e divenne stabile nel giro di qualche decina d’anni. Ma poi tutto cambiò in pochi anni. Freddo intenso e condizioni invivibili portarono all’abbandono degli insediamenti. Era arrivata la Piccola Età Glaciale.

Non era la prima volta del resto. Lo apprendiamo dall’articolo pubblicato sui PNAS che ricostruisce le oscillazioni di temperatura della Groenlandia per gli ultimi 4500 anni, utilizzando dei carotaggi di sedimentazione lacustre. Oscillazioni molto brusche, anche di 3-4 gradi nell’arco di decine di anni, con ogni virata verso il basso che coincide con la fine di uno degli episodi di colonizzazione umana che l’hanno interessata.

Abrupt Holocene climate change as an important factor for human migration in West Greenland

Sono molti i fattori da prendere in considerazione per valutare le vicissitudini dei popoli del passato, quello climatico però sembra essere stato decisivo nel caso della Groenlandia. Giusto quindi cercare di capire cosa sia accaduto, magari ottenendo delle informazioni utili a comprendere come il cambiamento climatico possa innescare o comunque influenzare altri episodi di migrazione umana.

Il messaggio è chiaro, il clima cambia, e sembra che gli uomini tendano a prosperare nei periodi caldi, non in quelli freddi. Ma si può anche postulare altro, seppur per farlo occorra fare un po’ di ricerca negli archivi degli scrivani medioevali. Quel che manca infatti sono le prove di tutti i provvedimenti legislativi di riduzione delle emissioni che devono necessariamente essere stati presi per far tornare il clima del Pianeta a condizioni più fresche. Trovati quelli, sapremo cosa fare di qui ai prossimi cento anni di disastro climatico prossimo venturo.

Scherzi a parte (è sabato ed è pure agosto abbiate pazienza) è anche interessante il fatto che le oscillazioni climatiche della Groenlandia occidentale risultino in controfase su scala secolare e millenaria con quelle dell’Irlanda, similmente a quanto avviene su scala interannuale e decadale per l’Oscillazione del Nord Atlantico (NAO), un indice di fondamentale importanza per le sorti climatiche dell’Europa.

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Published inAttualitàNews

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