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Città calde mondo molto meno?

Lo so, stiamo prendendo la brutta abitudine di esagerare con i titoli dei post. Per farmi perdonare lo confesso già in queste prime righe.

Ma ormai ci siete e mi pare giusto spiegare dove voglio andare a parare. Viviamo in un mondo in qualche modo più caldo, né più né meno come i nostri antenati hanno vissuto situazioni analoghe oppure esattamente contrarie. La differenza con il passato dovrebbe essere che una parte di questo ultimo riscaldamento – quasi tutto in realtà secondo alcuni- sarebbe interamente ascrivibile alle attività umane.

Di questo e di quanti dubbi possano esistere su questo contributo avremo parlato mille volte sulle nostre pagine. Oggi forse si può dare finalmente una risposta affermativa: c’è l’evidenza che le attività umane abbiano influenzato il trend che le temperature hanno assunto nelle ultime decadi. Emissioni di gas serra? No, urbanizzazione, più precisamente Urban Heat Island (UHI).

Che le città siano isole di calore non c’è bisogno degli scienziati per dirlo. Tutti sanno che nelle sere d’estate in campagna ci vuole il maglioncino, in città meglio avere a portata di mano un ventilatore. Quello che non tutti sanno è che molte misure di temperatura superficiale si fanno proprio nelle aree urbane, ovvero divenute tali spesso anche molto rapidamente nel corso del tempo.

Prendiamo da Wikipedia una mappa che mostra quali fossero al 2006 le zone del mondo ad alta densità di popolazione, cioè con città con più di 1 milione di abitanti, cioè densamente urbanizzate.

Sono molte, ma coprono una porzione decisamente minimale del Pianeta. Anche abbassando molto la densità di popolazione la quantità di superficie “occupata” dagli uomini non cresce molto. Difficile quindi che delle misure di temperatura numericamente sproporzionate in favore delle aree urbane possano restituire un’immagine completa dello stato termico del Pianeta sull’intera superficie.

Nonostante ciò, la maggior parte della letteratura scientifica in materia, considera poco significativo o comunque gestibile in termini statistici l’eventuale errore introdotto nelle serie di temperatura dall’effetto UHI.

Bene, appena qualche giorno fa è stato pubblicato sul JGR uno studio sull’effetto che il rapido sviluppo urbanistico ha avuto e sta avendo sul riscaldamento delle aree urbane.

Observed surface warming induced by urbanization in east China – JGR doi:10.1029/2010JD015452

Dall’analisi condotta dagli autori su un campione di 463 stazioni meteorologiche situate in Cina, scaturisce che il rapido sviluppo urbano ha contributo per il 24% al trend di riscaldamento della regione in esame. La percentuale sale al 44 e al 35% rispettivamente per le metropoli e per le grandi città, le due categorie a più elevata densità urbana delle sei impiegate per classificare le località di misura. Questo contributo pare sia giunto per la maggior parte negli ultimi dieci anni, a dimostrazione – ove mai ce ne fosse bisogno- di quanto rapido sia stato il cambiamento e quanto importante quest’ultimo possa essere ai fini della determinazione del trend di lungo periodo.

L’effetto isola di calore quindi c’è eccome, almeno nella regione cinese oggetto dello studio. Quanto può aver pesato nelle ultime decadi del secolo scorso lo stesso effetto nel resto del mondo, ovvero in quelle zone soggette ad un parimenti rapido aumento della densità urbana che coincidono come detto con la maggior parte dei punti di osservazione? Quanta parte del trend che mostrano le serie di temperatura collezionate dai vari centri di calcolo è effettivamente riconducibile ad un riscaldamento che riguardi l’intero Pianeta e quanto è invece un bias da cui quelle serie andrebbero pulite per capire cosa è realmente cambiato?

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Published inAttualitàNews

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