Il mare si alza ma non abbastanza in fretta. Anzi, ultimamente pare non si alzi proprio. La prospettiva di disastro climatico a mezzo affogamento collettivo e’ dunque un argomento debole per costringere i soliti incoscienti all’azione.
Gli eventi estremi pero’ persistono, ma hanno il grave difetto di non essere ricollegabili alla presunta deriva catastrofica del clima.
Urge un nuovo fattore di preoccupazione.
Sciencedayly, 8 luglio 2011: Fire to Become Increasingly Important Driver of Atmospheric Change in Warming World.
Dunque, pare che delle temperature un po’ più alte e una maggiore quantità di CO2 nell’aria facciano aumentare la biomassa, cioè il Pianeta diventa più verde. La biomassa brucia, negli incendi, ma anche nei piani di chi questo Pianeta lo vorrebbe salvare, visto che pare rappresenti il 79% delle risorse rinnovabili che l’IPCC vorrebbe impiegare entro la meta’ di questo secolo.
Aumenta il combustibile disponibile, aumentano gli incendi, cambia il ciclo del carbonio. Questo in soldoni il senso dell’articolo, che mette comunque in guardia circa il fatto che ci sia ancora molto da capire.
Allora forse la prima cosa da capire e’ se in un mondo effettivamente più caldo gli incendi sono aumentati.
Ehm, pare di no.
Certo questo non e’ un dato globale, riguarda solo USA e Canada, che pero’ di territorio a rischio incendi ne hanno un bel po’. Forse e’ cambiata, ovvero migliorata, la prevenzione. Oppure anche la gestione. Non credo siano diminuiti i buontemponi che appiccano gli incendi, posto che quelli di origine spontanea sono davvero pochini. E’ un fatto pero’ che un mondo più caldo abbia avuto meno fuoco.
Volendo, si può provare a dare un’occhiata più da vicino.
Per scoprire che gli incendi erano più numerosi quando si pensava che il mondo rotolasse verso una nuova era glaciale. Chissa’, magari allora qualche temporale in più con annessi fulmini et similia lo faceva davvero e, sempre tenendo fermo il numero dei piromani, magari erano più frequenti quelli spontanei.
A parte questa strana dicotomia del disastro climatico, che vuole un mondo piu’ arido ma piu’ piovoso, piu’ caldo ma anche piu’ freddo, sempre e solo per la stessa ragione, se ne deduce che l’articolo -titolo compreso- va letto al contrario. Gli incendi, quale ne sia la natura, saranno forse un fattore importante in un mondo che si raffredda. Ma questo sappiamo che non sta accadendo, nevvero?
Tra il serio ed il faceto possiamo dire che un giorno si e l’altro pure si accumulano indizi che rendono meno credibile la storia dell’AGW e, questo è il caso, addirittura del GW. La diminuzione degli incendi, conseguenza della prevenzione, delle estati più umide e fresche (questa è la terza di seguito se non erro) è di per se un fatto molto positivo. Se, poi in tale diminuzione, possiamo individuare un sintomo di una stabilizzazione delle temperature globali (o addirittura di una loro diminuzione) la cosa è molto più interessante. Analizzando i grafici allegati al post, mi sembra che la tendenza alla diminuzione del numero di incendi boschivi, dopo il picco a cavallo degi anni ottanta del secolo scorso, sia un fatto difficilmente contestabile. Prove inconfutabili circa l’andamento delle temperature non ne abbiamo ancora ma tanti piccoli tasselli stanno delinendo un quadro molto meno fosco di quello dipinto dai rapporti IPCC. Se son rose fioriranno.
Sempre a proposito di incendi, l’altro giorno, un gr della Rai riferiva di nuovi incendi in Russia. Stando a quello che riferiva la giornalista gli incendi erano favoriti dal clima torrido(!), dai terreni incolti e dagli incendi sotterranei(!) che dallo scorso anno non si erano ancora spenti(!) nonostante il rigido inverno russo.
Della serie incredibile ma vero (o no?).
Ciao, Donato.