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Il colore dei soldi

Aiuto, le multinazionali del petrolio finanziano la disinformazione sul riscaldamento globale e sui cambiamenti climatici! E quelli che si dichiarano scettici sono tutti sul libro paga della Exxon o della BP.

Questa è la litania che chi sostiene l’ipotesi AGW ripete incessantemente da anni. Anni in cui il movimento salva-pianeta-da un-rischio-che-non-c’è è cresciuto a dismisura invadendo tutti i settori della società civile. Dalla scienza (ovviamente) alla politica, dal Bar dello Sport all’alta finanza. Dato che senza denari non si cantano messe, insieme al movimento è cresciuto a dismisura il giro di soldi che ne permette la sopravvivenza.

I cantori della litania di cui sopra però, sembrano non avere la più pallida idea di quale sia la provenienza di questi soldini, comunque ritenuti benedetti, in quanto appunto destinati alla salvezza del Pianeta.

Accade così che l’Examiner abbia fatto una piccola ricerca dalla quale è scaturito che fare il general manager (quelli bravi li chiamano CEO) per una associazione ambientalista, che si suppone no-profit, rende parecchio di più che fare la stessa cosa in ogni altro settore della società civile, comprese quelle associazioni o movimenti “orribili” che fanno lobbyng nella direzione opposta.

Emolumenti medi attorno ai 300.000 $ l’anno, con qualcuno che arriva anche a quasi mezzo milione. Nulla di male, quella che salta all’occhio è però la differenza con quello che in media portano a casa i dirigenti di associazioni che si occupano di problemi altrettanto importanti e un po’ più reali, coma la fame, la povertà, i diritti civili etc etc. Oro colato? Non so, i numeri sono lì, difficile interpretarli diversamente.

Del resto qualche tempo fa sull’altrettanto “orrido” sito di Antony Watts, era apparso un altro articolo dal quale si evinceva che in realtà le cattivissime multinazionali del petrolio, sono più generose verso quelli che fanno loro opposizione che verso quanti invece le sostengono.

Una bella confusione non è vero? Del resto la realtà supera sempre l’immaginazione. L’ipocrisia di certe accuse pur sempre immaginarie invece, quella sì, è difficile da superare.

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