Non si scaldano le profondità oceaniche. Almeno non quanto la maggior parte delle simulazioni climatiche vorrebbe che facessero.
Un post lungo ma molto facile da leggere di Roy Spencer, ancora alla prese con il suo modello semplificato per cercare di avvicinare alla realtà la stima delle sensibilità climatica, cioè dell’aumento delle temperature che si dovrebbe innescare al raddoppio della concentrazione di CO2 in atmosfera.
E, sorpresa! Anche per quel che riguarda l’ipotesi che il calore che manca all’appello (quello che farebbe quadrare i modelli e per cui Kevin Trentberth si strappava i capelli) sia immagazzinato nelle profondità dell’oceano pronto a saltar fuori e mandarci tutti arrosto, possiamo continuare a fare programmi per l’anno prossimo. E perché no anche per gli anni a venire.
Il calore non manca, non è immagazzinato là sotto. Molto più semplicemente non c’è, e il fatto che le simulaizoni vorrebbero che ci fosse non è evidentemente sufficiente a materializzarlo. Ergo, il sistema è molto meno sensibile alla CO2 di quanto si creda.
Di qui il titolo e qui il seguito, del post di Roy Spencer: Altre prove che il Riscaldamento Globale è un falso allarme: Una simulazione degli ultimi 40 anni di riscaldamento delle profondità oceaniche.
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