I panni sporchi, si sa, si lavano in famiglia. Ma quando la famiglia è allargata, anzi, diciamo pure che è globale, il vecchio adagio non funziona più. Se la famiglia ha poi perso credibilità e vuole riguadagnarla, facendo al contempo un grosso favore ai suoi familiari, cioè noi, è meglio che frequenti una lavanderia pubblica.
Vediamo un po’. Nell’ottobre del 2010 l’Inter Academy Council ha redatto un report dal titolo “Climate change assessments – Review of the processes and procedures of the IPCC.” di cui su CM abbiamo parlato varie volte, anche appena ieri. Come si evince chiaramente dal titolo, l’organismo scientifico più sopra le parti che c’è, su richiesta dello stesso IPCC e quindi su mandato ONU, ha prodotto alcune “raccomandazioni” circa quello che sarebbe necessario correggere nelle procedure del panel stesso. Chiaro come il Sole che se queste procedure non avessero avuto problemi – rivelatisi tutt’altro che banali ad esempio nell’uso di letteratura non scientifica o nel potenziale conflitto di interessi di contributors e leaders del panel – non ci sarebbe stato bisogno di intervenire con dei correttivi.
Una raccomandazione in particolare prevede l’istituzione di un Comitato Esecutivo, ossia un board che agisca in nome del panel tra una sessione plenaria e l’altra, con compiti che, se credete, potete andare a leggere qui.
The IPCC should establish an Executive Committee to act on its behalf between Plenary sessions. The membership of the Committee should include the IPCC Chair, the Working Group Co-chairs, the senior member of the Secretariat, and three independent members who include individuals from outside of the climate.
Avendo spesso criticato non solo l’agire, ma anche le elefantiache dimensioni tipiche degli apparati burocratici di così alto livello, la raccomandazione di istituire l’ennesimo board nel board del board, non è che avesse suscitato particolare entusiasmo. E’ pur vero però che leggendo tra le righe la raccomandazione si capisce che l’obbiettivo è quello di accrescere l’autorevolezza delle determinazioni del panel. Come? Mettendoci dentro, insieme ai leader del panel stesso, presidente, vice presidente etc etc, anche tre membri indipendenti, cioè non appartenenti al panel e magari neanche esperti di materie climatiche.
Pare però che alla sessione plenaria di Abu Dhabi del maggio scorso, nel recepire questa e le altre raccomandazioni dello IAC, al panel si siano preoccupati più di rendere snello questo Comitato Esecutivo, onde non accrescere il peso burocratico delle sue attività, che della necessità di farci qualcosa di utile, così come lo IAC aveva suggerito.
Dalla risoluzione sulla governance approvata infatti il Comitato Esecutivo è così costituito:
- Members: IPCC Chair (who will chair the Executive Committee), IPCC Co-Chairs of Working Groups I, II and III and of the Task Force on Inventories, IPCC Vice Chairs
- Advisory Members: Head of Secretariat, The four Heads of the Technical Support Units
Chi ci manca?
I membri indipendenti. Così le eventuali piccole correzioni ai report pubblicati, le variazioni sugli obbiettivi dei progetti in itinere e l’ottimizzazione del processo di comunicazione – tutti compiti del comitato suggeriti dallo IAC – le faranno quelli che già firmano i report (compresi gli eventuali piccoli errori), definiscono gli obbiettivi del panel e ne curano la comunicazione.
Facciamo un esempio. Poco prima della conferenza di Copenhagen scoppiò la polemica sui ghiacciai dell’Himalaya dati per spacciati nell’AR4 basandosi su qualcosa di paragonabile alle chiacchiere da bar piuttosto che su dati scientifici. Il presidente dell’IPCC, che oggi presiede anche il Comitato Esecutivo, bollò le critiche che giunsero al panel da parte degli scienziati indiani che sollevarono la polemica come voodoo science, salvo poi, molto poi, dover ammettere che avevano ragione. Forse se ci fosse stato un Comitato Esecutivo con dei membri indipendenti, qualcuno di loro avrebbe potuto suggerire al capo di andarci piano onde evitare brutte figure. O forse ancora, sempre se ci fosse stato un comitato esecutivo con dei membri indipendenti, quella colossale fesseria della scomparsa dei ghiacciai per il 2035 non sarebbe stata proprio scritta.
Sicché, così composto, disattendendo chiaramente le indicazioni dello IAC nello stesso documento in cui si asserisce di recepirle, il Comitato Esecutivo sarà, nella più consolidata prassi IPCC, revisore di se stesso, diventando esattamente quello che si temeva che fosse: l’ennesimo board, del board, del board.
NB: Da Climate Audit
Errata Corrige:
Sempre da Climate Audit apprendiamo che invece il Comitato Esecutivo lavora eccome! Infatti Rajendra Pachauri, presidente IPCC, chairman del Comitato Esecutivo, direttore generale dell’Energy Research Institute (TERI), ex membro del board della Oil and Natural Gas Commission (ONGC), della Indian Oil Corporation (IOC) e della National Thermal Power Corporation (NTPC), ha rilasciato un’intervista all’Economist in cui dichiara di non avere alcun problema con una immediata applicazione della nuova policy sul conflitto di interessi (nuova è eufemistico perché prima proprio non l’aveva), ma che, comunque, non sarà applicata per il prossimo report. Infatti, egli spiega, non sarebbe carino dopo aver selezionato gli autori far loro sapere che siccome sono in conflitto di interessi non possono più partecipare.
Elementare Watson.
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