Qualche giorno fa, mi ha scritto uno studente della Facoltà di “Comunicazione internazionale”, presso l’Università per stranieri di Perugia. C’è stato un rapido scambio di email circa l’argomento che qui, su Climate Monitor, trova spesso spazio: il bias nell’informazione scientifica, in particolare quella climatologica. Lo spunto fornitomi dal gentile Enrico, nonché questo articolo (e anche questo), mi hanno fatto riflettere sul significato di equilibrio nell’informazione e sulla “ragion di stato”.
Gli autori, Jules Boykoff & Maxwell Boykoff affrontano il problema della correttezza, della trasparenza e dell’equilibrio dell’informazione, quando si parla di clima, di cambiamenti climatici e di global warming. Il concetto interessante espresso dagli autori è il seguente (ripreso da una citazione di Robert Entman):
“Balance aims for neutrality. It requires that reporters present the views of legitimate spokespersons of the conflicting sides in any significant dispute, and provide both sides with roughly equal attention.”
In altre parole, l’equilibrio di un giornalista mira innanzitutto ad esprimere la neutralità della posizione e, infatti, il reporter si fa tramite dei punti di vista in gioco e delle posizioni diverse presenti nel dibattito: fornendo pari attenzione ad entrambe le parti. Semplice, lineare, condivisibile. Invece no.
Una informazione bilanciata, non significa per forza informazione accurata. E, procedono Boykoff & Boykoff, ostinarsi ad offrire spazio ad entrambe le parti (i cosiddetti “serristi” da un lato e “negazionisti” dall’altro) fa sì che:
In terms of the global warming story, “balance” may allow skeptics—many of them funded by carbon-based industry interests—to be frequently consulted and quoted in news reports on climate change.
Questo è un passaggio di fondamentale importanza. L’articolo, infatti, è stato scritto nel 1994. Diversi anni dopo, Al Gore e altri hanno ammesso che, in effetti, sia lecito dire una piccola bugia, se il fine è alto (tanto quanto salvare il mondo intero). Quello che sta accadendo (in realtà è già accaduto), è che da un lato si insinua il dubbio della legittimità di riportare la voce di una delle parti in gioco (quella degli “scettici”), dall’altro lato si è consolidata la prassi che, l’unica campana da anni riportata dai media, si può anche permettere di raccontare qualche sana bugia.
Boykoff & Boykoff sono diventati famosi anche per uno studio condotto su ben 3543 articoli, andando alla ricerca di quelli più o meno equilibrati nel proporre le tematiche del cambiamento climatico. Di seguito i risultati:
- – il 53% degli articoli è risultato equilibrato nel presentare la voce di chi sostiene le cause antropiche e di chi quelle naturali;
- – il 35% degli articoli, invece, ha focalizzato la propria attenzione sulle cause antropiche del cambiamento climatico;
- – il 6% ha messo posto dei dubbi sulle cause antropiche;
- – il restante 6% ha messo in luce le sole cause antropiche.
Il senso comune ci porterebbe a dire che, tutto sommato, i giornalisti si siano comportati nel modo corretto: più della metà degli articoli è risultato equilibrato. Tutto bene, quindi? No. In questo caso l’equilibrio non è ammesso, perchè addirittura un articolo equilibrato ci porta a pensare che il dibattito scientifico sia aperto (e non bello e concluso, come sostengono in modo autoreferenziale i “serristi”). Le conclusioni dell’articolo non lasciano spazio a dubbi, gli autori puntano il dito contro la stampa: riportare entrambe le voci del dibattito può sembrare corretto, equilibrato (almeno da un punto di vista giornalistico), ma di certo significa fornire un servizio scadente al lettore. Il dibattito è concluso, e va riportata solo una voce, il “mainstream”. La voce di chi dissente non può trovare spazio ed è singolare, però, che non si faccia alcuna distinzione all’interno di questa voce: è facile capire che tali voci “scettiche” siano sicuramente declinate con diverse qualità . E’ davvero pensabile che la voce “contro” sia proprio, solo di cattiva qualità , biased dai soldi delle compagnie petrolifere?
Vi ho riportato le conclusioni dell’articolo, ma vogliamo dare un’occhiata anche all’incipit? A voi:
The current best climate research predicts that the Earth‘s temperature could rise by as much as 10.4° F by 2100. Studies show that this temperature increase could contribute to a sea-level rise of up to 35 inches by 2100—threatening to flood tens of millions of inhabitants of coastal communities. Warming on this scale would extend the range and activity of pests and diseases, and force land and marine life to migrate northward, thereby endangering ecosystems, reproductive habits and biodiversity.
Peccato, davvero, che gli autori si siano dimenticati di dire che lo scenario riportato sia solo uno dei tanti presentati dall’IPCC e tra i tanti, casualmente, è il worst case scenario (lo scenario peggiore possibile).
Non sbagli, è probabile che non ci si riesca. Personalmente però continuo a non ritenere di perder tempo nel provarci e sai perchè? Perchè odio dover comprare un’auto ogni tre anni in nome della lotta al GW, quando lotteremmo molto meglio facendole durare di più; perchè odio girare per le strade e vedere le ferite inferte al territorio che potrebbero essere “curate” con la centesima parte dei soldi che si spendono per le politiche di presunta mitigazione; perchè in nome di questa “religione” c’è chi campa mettendo teli protettivi sui ghiacciai per scoprire che così non si sciolgono ed altri seri ricercatori non trovano spazio perchè non aderiscono al consenso; perchè si getta la limatura di ferro in mare per averne in cambio carbon credits; perchè… servono altri esempi?
gg
Va bene.
@ Fiori
Guardi sono completamente d’accordo con lei sul contraddittorio (CM è nato proprio per questo), io però non riesco ad avere tutte le sue certezze (mi piace conservare ogni ragionevole dubbio, fino a che non vi siano prove ragionevolmente inoppugnabili).
E poi, da quando in qua, Climate Monitor è un lido in cui si contrasta la teoria dominante? E’ proprio fuori strada, qui si cerca di rimettere la palla al centro e ragionare sulle cose, altro che contrastare. Conosco bene il pensiero di Guido Guidi e degli altri contributors di questo sito, e nessuno, sottolineo nessuno, ignorerà mai uno studio scientifico. Forse se lo dimentica un po’ troppo spesso, ma sta parlando a persone che hanno una carriera lavorativa e che, firmando ogni giorno le cose che scrivono con NOME e COGNOME, rischiano qualcosa di più che una semplice sferzata verbale in quanto ospite su un blog.
Mi perdomi, ma uno sfogo ogni tanto ci può stare: in fondo lei ne fa quasi uno ogni post, io invece, da ospite, cerco di contenermi con uno ogni tanto…altrimenti che contraddittorio sarebbe…
Qui non si tratta di aderire o non aderire al consenso in maniera arbitraria, si tratta di valutare l’attendibilità scientifica di certi dubbi e conclusioni e non di fare semplice opinionismo: la scienza non è è propriamente opinione anzi esattamente il contrario…
Possibile che non si possa mai dire pane-pane vino-vino per cercare di raggiungere una posizione più obiettiva ed uscire dal ‘relativismo delle opinioni’ e si debba invece cercare di fare sempre i garantisti ?
Sul fatto che “non si è appurato un bel nulla di quello che ho fatto presente” non ci metterei la mano sul fuoco in quanto non sono certo l’unico a sostenerlo.
Non ci sono condizionamenti ideologici da parte della teoria del consenso: c’è solo una verifica diretta di tutte le varie ipotesi, che di fatto non costa nulla: hanno più dignità quelle riconosciute più fondate, un pò come gli ‘scenari climatici’ dove alcuni sono più probabili di altri…
Se c’è un ‘consenso generale’ un motivo pure ci sarà : qui però mi sembra si paventi continuamente l’idea del complotto…
Ma allora se “nessuno sà come evolverà il clima futuro” a cosa serve tanta critica in questo lido: non è meglio investire il proprio tempo altrove? tanto non si riuscirà mai a contrastare la teoria ‘dominante’ o sbaglio…?
@ Lorenzo
E’ mai possibile che tu debba iniziare ogni commento insultando il prossimo? Cosa sarebbe antiscientifico e chi sarebbe disonesto? Chi non aderisce al consenso?
Su quello con cui prosegui non si è appurato proprio un accidente! L’unica cosa certa è che esce un algoritmo nuovo di “trattamento” delle osservazioni pregresse e dei dati proxy ogni volta che è necessario dare nuovo impulso alla comunicazione. Un’organizzazione seria avrebbe chiuso i battenti con dopo un errore marchiano come quello dei dati di settembre scambiati per ottobre, o quanto meno avrebbe mandato a casa qualcuno. Un’altra organizzazione seria avrebbe sconfessato le parole del suo co-nobel visto che su queste ha ricostruito la sua fortuna politica ed economica.
Non è un problema di prendere o meno in considerazione le ipotesi. Tutte infatti hanno pari dignità . Quello che non si può sopportare è il condizionamento imposto dalla presunta teoria del consenso. Un condizionamento ideologico, politico ed economico.
Possibile che non si riesca a capire che questa faccenda del trend di lungo periodo è una pezza messa sugli insuccessi degli ultimi anni? La realtà l’ha descritta Carlo poche righe più su. Nessuno sa come evolverà il clima nel futuro e nessuno si dovrebbe permettere di presentare ad altri un conto (salatissimo) in ragione di presunte “ipotesi”, come le chiami tu.
gg
Trovo in parte decisamente anti-scientifico, e forse anche disonesto, continuare a tirare in ballo le ‘forzanti naturali’ quando si è appurato fino ad ora l’influenza non determinante sul GW dell’ultimo secolo: il Sole, o meglio gli aerosol hanno agito sotto forma di ‘global dimming’ nel periodo 1945-1975 e ‘cicli oceanici’ hanno agito solo da mitigatori del Clima negli ultimi dieci anni…questo l’Attribution…
Per quanto riguarda invece la Prognosi futura facciamo così:
è vero che l’Attività Solare con i suoi massimi e minimi prolungati non è per ora prevedibile (…e tra l’altro nemmeno provata la sua influenza…) in quanto intrisecamente ‘stocastici’, quindi non può essere contemplata nei modelli previsionali, allora i risultati dei modelli dovrebbero essere assunti come ‘plausibili’ supposta l’assenza del fattore Sole (…di cui non è dato sapere nè peso nè tempi di occorrenza…) dunque ancora una volta ‘scenari climatici’: si ripresenta qui il solito problema della valutazione del ‘rischio del cambio climatico’ inteso come prodotto tra i danni potenziali dello ‘scenario medio’ e la probabilità di occorrenza di tale scenario e da cui dipende strettamente la scelta dei nostri decisori politici…
Quindi in assenza di prove inconfutabili e non qualunquistiche-generalistiche sull’Attività Solare e altro è giusto, saggio e responsabile, a mio avviso, prendere in considerazione le ipotesi che hanno attualmente un fondamento scientifico, pesarne l’attendibilità e agire quindi di conseguenza, non fregarsene completamente…
I dubbi non verificati sulle teorie consolidate non fanno parte della pratica scientifica…
Ai Modelli Climatici inoltre non importa nulla di riprodurre la variabilità interannuale, ma hanno una risoluzione tale da consentire un’analisi su lungo periodo (30 anni) in linea con la definizione stessa di Clima, quindi non sono una ‘fotocopia così sbiadita’ del Sistema, ma mettono in luce ciò che più importa: il ‘trend medio’ lasciando stare l’informazione di dettaglio…
Aggiungere altro a questo significativo intervento è superfluo: Grazie, sinceramente!
Vorrei partecipare alla discussione, sperando di non rovinarla perche’ fin qui rappresenta veramente un riassunto molto preciso delle diverse posizioni e su come ‘intendere il mondo’ del clima quando deve essere trasferito alla ‘persona comune’. E vorrei portare la mia esperienza personale per vedere se qualcosa si incastra nei diversi contributi che sono stati cosi’ chiaramente espressi.
Diversi anni addietro, eravamo agli inizi dell’IGBP (International Geopshere Biopshere Program) molto semplicemente anch’io assumevo che l’AGW, causato prevalentemente dalla CO2, fosse ‘la teoria’.
Poi, una cattiva lettura, che all’inizio mi fece sorridere e pensare “ma guarda questi cosa vanno a pensare…”, mi costrinse a scavare un po’ di piu’.
Ai fisici insegnano fin da piccoli la famosa storia dell’etere, che tutti tiravano, premevano, scaldavano e che doveva essere l’essenza prima della propagazione delle onde elettromagnetiche poi, la storia la sappiamo, l’etere non esiste.
Ti tirano su fin da piccolo a essere scettico e a farti capire che anche uno solo puo’ trovare una risposta diversa e scoprire poi che e’ quella giusta: quindi non sta nel DNA del ricercatore pensare se 1000 la pensano cosi’ perche’io dovrei diverso…
Torno al clima: le cattive letture si intensificano e ti incominci ad accorgere che ci sono dei piccoli pezzetti che non quadrano.
Un giorno succede che, durante una discussione, un tuo collega, che e’ un caro amico di vecchia data al quale vuoi bene, e verso il quale non provi particolari rancori, si metta a sostenere che le temperature sono aumentate in un determinato areale di tot decimi di grado ecc ecc ecc appunto perche’ la CO2 ecc ecc ecc. Tu lo guardi, e non riesci a trattenerti, e gli dici “ma lo sai che negli ultimi tempi, proprio perche’ mi occupo di bilanci energetici superficiali, mi era venuto il dubbio che i cambiamenti dell’uso del suolo potebbero…” e mentre lo dici ti accorgi che, come un microbo che si e’ beccato la penicellina, lo spazio fisico intorno a te incomincia ad aumentare. Sei diventato diverso, ormai e’ evidente a tutti che sei uno scettico.
La vita da scettico all’inizio non e’ male, sei affannato in tutta una serie di letture (leggi anche molte stupidaggini ammettiamolo), certo la vita di societa’ un po’ ne risente: all’inizio ti chiamano ‘negazionista’, gli inviti si diradano, e qualcuno che prima ti chiamava per nome ora utilizza un curioso intercalare che suona cosi’: “certo che Voi…”.
All’inizio vorresti avverare quel Voi e trovare qualcun altro che sta facendo le stesse cattive letture, anche perche’ ti poni alcune domande: 1- chi me lo ha fatto fare di esprimere i miei dubbi? 2-ma non stavo meglio prima?
Fuori dal ‘mainstream’ scopri che non esiste un ruolo specifico per le tue ricerche, non trovi cioe’ nei call for contribution un topic che dica “…e tot finanziamenti sono riservati ad una ricerca che ci dimostri che siamo tutti cretini…”. E i colleghi ti guardano appunto con il volto di chi pensa “adesso e’ bravo solo lui e noi siamo tutti cretini, proprio noi che abbiamo una teoria consolidata”.
Poi, immagino frequentando bar malfamati, incominci a trovare altri che condividono il dubbio, il tutto abbastanza in sordina molti anni fa, c’e’ chi narra di ‘parole d’ordine’, segni convenzionali e prime riunioni in catacombe, ma credo sia solo leggenda.
Quando “il negazionista” (ormai e’ uno stellone colorato che ti hanno cucito addosso) prova a spiegare che secondo lui e’ compito della scienza ricercare la verita’ e quindi dare corpo ad ogni piccolo dettaglio sbagliato per formare il famoso quadro omogeneo, e quindi non negazionista ma scettico…, qualcuno in televisione salta su e dice “ti riterremo responsabile!!!!”. Questo rappresenta un salto di scala: fino a ieri dicevi la tua, sicuramente in modo minoritario, ma la potevi dire, oggi non piu’, oggi sei diventato responsabile di dire qualcosa contro il consenso comune, contro la pubblica opinione e, forse, contro la stessa umanita’. Con la tua posizione stai cercando di ritardare il progresso! E si sa perche’ lo fai “ti pagano i petrolieri!”, lo ha detto anche il ministro.
E’ li’ che incominci a maturare un po’ di rabbia (non molta, ma un po’, ammettiamolo): speri che suonino alla porta e che due signori vestiti moooolto bene ti dicano “buon giorno siamo della Exxon” (invece e’ il postino che ti recapita una multa non pagata, vedi…asociale), incominci a chiamare gli altri “catastrofisti”, e loro si arrabbiano, o come si arrabbiano.
Questa e’ la fase piu’ nera, finanziamenti zero, amici pochi, al massimo riesci ad stabilire contatti con gruppi irregolari malgasci che si battono per il ritorno del sufismo.
Ma il tempo e’ galantuomo e, piano piano, dopo che ti hanno descritto come un dinosauro in via di estinzione (dalla rivista di una nota compagnia aerea nazionale, che hai letto durante un volo che doveva essere di piacere) ecc ecc, scopri che dal ‘generale consenso’ si sono staccati dei veri personaggi, tipi che quando usciva un loro articolo scientifico lo sbranavi (per me Tennekes), e ti rinfranchi parecchio. Fai allora qualche telefonatina maliziosa dicendo “visto tu che non credevi…”, ma la incredibile risposta che ti arriva e’ “si ma ormai anche lui si e’ bruciato il cervello….”. E no! non funziona, non funziona cosi’ nella scienza, era ed e’ un grande scienziato, cosa vuol dire che se non la pensa come te si e’ bruciato il cervello??
Allora incominci a maturare il pensiero che in questa “mainstream” ci sia qualcosa che non va, c’e’ del marcio in Danimarca…oh scusate non volevo citare la conferenza.
Scusate lunghezza e personalismi.
Teo
PS: ovviamente in parte scherzavo…in parte
@ Achab
Forse si starà chiedendo se io sia un “complottista”? No, non mi piacciono le teorie dei complotti.
@ Carlo Colarieti Tosti
Grazie per il tuo importante intervento, autorevole.
Permettete un breve commento da chi ha speso gli ultimi venti anni a studiare il clima.
Il punto è che oggi nessuno può ritenersi in grado di prevedere il clima futuro perché mancano le conoscenze per poterlo fare. I modelli non sono altro che l’elaborazione matematica delle conoscenze ad oggi disponibili, ed in taluni casi anche mal computate. La fotocopia non è mai stata migliore dell’originale. Chi si esercita in tal senso e offre certezze, di qualunque colore e genere, mente sapendo di mentire e non sarà certo un qualunque peer-review a farlo diventare un dogma. L’incongruenza di chi pretende di sapere tutto sul clima sta nella sua essenza; ovvero tutti affermano che le conoscenze sono limitate ma si continuano a proporre certezze (per meglio dire disgrazie apocalittiche) inconfutabili. Il sistema clima non è, come tutti sanno, lineare ma è il risultato di complessi meccanismi prodotti da chissà quante variabili che nel loro insieme ne determinano le caratteristiche. La prima fra tutte è il Sole che non è solo una lampadina nel cielo ma fonte primaria di quella energia che è alla base dell’innesco dei fenomeni climatici. Trascurarlo, come comunemente è ad oggi, è come prevedere esattamente il come e il quando inizierà a bollire l’acqua nella pentola per fare la pasta ignorando il fuoco che c’è sotto. Non vi sembra singolare? E questa è la macro variabile del sistema clima!
Io sono e rimango della vecchia scuola. Studiare per capire e possibilmente trovare la soluzione come Galileo ci ha insegnato. Ovvero, la soluzione di un problema complesso si trova attraverso l’esperienza e la conoscenza dei fenomeni che la compongono così da trovarne l’equazione che lo esprime e non viceversa.
Carlo Colarieti Tosti
@Claudio Gravina
Capisco il suo punto di vista e immagino che, così come lei, riterrei necessario lo sforzo fatto dagli scienziati contro l’AGW. Solo mi viene difficile pensare alla realizzabilità di un filtro così pervasivo ed esteso. Tanto meno se lo si immagina intenzionale.
ribadisco l,ennesima cosa…ipcc aveva previsto i banani in val padana….ma i fiori li ho messi al coperto lo stesso…con cio ho gia riassunto tutto INNALZAMENTO MARI compreso
Ecco vede, Achab, sono d’accordo anche io che lo sforzo di dimostrare errato qualcosa sia, alla fine, energia mal spesa. E dico questo nonostante McIntyre stia, al contrario, svolgendo un lavoro egregio. Il punto è che, volenti o nolenti,questo sforzo sia NECESSARIO (almeno in questa fase storica). Eh sì, perchè dimostrare che il filtro del peer review sta facendo passare un certo tipo di ricerca (tutta pro-AGW) e che questa ricerca è fallata, è di fondamentale importanza per poter dare finalmente spazio a tutti. Poi, finalmente, potremo anche avere quei ricercatori con le teorie alternative, ma se questi non riescono a varcare il soglio accademico (o il palcoscenico internazionale…), non ne usciremo mai.
Saltata una b nel nick nel commento precedente, immagino che si capisca che sono sempre io …
A me sembra che la storia della scienza insegni che anche teorie inizialmente reputate assurde si possano affermare.
Non credo nel discorso del “circolo di amici”; tanto meno credo al’ipotesi dell'”acquisto”, tanto più che la parte povera sarebbe rappresentata dagli interessi peroliferi. Piuttosto, la fatica che ha fatto, e in parte continua a fare, ad affermarsi nella società il consenso scientifico sull’AGW potrebbe (notare, al condizionale) essere figlia di interessi economici.
Lo spazio per ipotesi alternative c’è, ma, ovviamente, vanno dimostrate, quantificate e verificate. Vedo molte idee che vengono pubblicate e discusse e me ne rallegro; non ho dubbi che eventualmente qualcuna potrebbe anche affermarsi. Ma non basta un’idea e una correlazione qualitativa fra due variabili, ci vuole di più per affermare una teoria.
Ecco, quello che non capisco in chi non crede all’AGW è l’enorme sforzo impiegato nel cercare di smontare una teoria abbastanza consolidata. L’AGW può essere accantonato, ma serve una spiegazione alternativa a tutta una lunga serie di fenomeni assodati; in assenza di questa, resta solo la polemica.
Ci sono argomentazioni scettiche triviali, è vero. Ma ce ne sono altre decisamente non banali e la cui comprensione è (per tutti) molto bassa. A me piacerebbe lavorare su questi argomenti, se fossi un climatologo. Ma ne parleremo Fiori, ne parleremo. Se il Cielo vuole, la vita è lunga e Climate Monitor di spazio a disposizione ne ha a fiumi. Io non sono l’avvocato d’ufficio degli scettici, nè mi interessa particolarmente sposare per l’eternità l’una o l’altra corrente. Però, per natura, sono diffidente…
Mi farebbe piacere sapere quali aspetti tecnico-scientifici la facciano pendere più da una parte che dall’altra: a me risulta che gran parte delle argomentazioni scettiche siano in realtà confutabili…
Sig. Gravina
la mia risposta era per il sig. Lorenzo:
Cordiali saluti
Se si riferiva a me, mai detta una cosa simile:
Lei però mi stà dicendo che una testa pensa meglio di 100 teste messe insieme…
Sia chiaro, il peer reviewing è un procedimento molto importante, valido in ogni disciplina umana. Quello che ormai sostengono in molti è che in campo climatologico vi sia una netta e lampante faziosità che con un colpo di spugna ha spazzato via qualsiasi voce dissenziente. Io non dico che una testa vale più di cento, perchè se quell’unica testa dice cose errate, mi scusi Fiori, come può pensare che io ci vada dietro? Ma se quell’unica testa (messa all’angolo e fatta tacere) dice cose sensate, dico, perchè non ascoltare pure quella…
Le voci dissenzienti che sostengono tesi sensate sono ormai tante. Lei forse è ancora fermo all’immagine del “negazionista” pagato dai petrolieri che ignora e/o nega il riscaldamento globale e/o l’effetto serra di co2/metano/vapore acqueo. Figura un po’ passata, forse anche mitologica, ma sicuramente comoda a certa parte “serrista”. Anche in campo negazionista ci sono state notevoli evoluzioni, mica sono belli e intelligenti (e anche puri) da una parte, mentre sono corrotti e tonti dall’altra.
Diciamolo una volta per tutte, se il grande serrista cita l’amico serrista, e l’amico dell’amico cita l’altro grande amico, si crea una circolo di pensatori. E se io, ultimo ricercatore sulla faccia della Terra, avessi voglia di entrare nel circolo, secondo lei, come dovrei agire?
Non sto dicendo che una testa pensa meglio di 100, ma forse le teste che la pensano diversamente sono un pò di più e forse un pò più preoccupate dei destini del nostro pianeta che delle loro tasche.
E poi di quali risultai reali stiamo parlando?
Ma di quale informazione scientifica equilibrata stiamo parlando?
Quando sento un TG nazionale dire che un pezzo di Dolomiti si stacca per colpa del GW.
Me le dia lei quelle evidenze scientifiche equilibrate e soprattutto corredate da dati scientifici inconfutabili.
Le ricordo che la corte suprema Inglese ha vietato la divulgazione dei dati dell’IPCC nelle scuole, senza contare i Nobel che hanno restituito il premio…
Forse qualcuno comincia ad avere certa vergogna. Lei dimentica che tutto si può “comprare”, soprattutto quando in ballo ci sono molti denari..
Cordiali saluti
Comunque continuo a non capire:
lei è un tecnico, Sig.Gravina, e nega importanza alle decisioni prese dai tecnici (elite) o alle figura stesse dei tecnici(elite): non è un pò strano?
Chi mai dovremmo stare a sentire: chi non ha una posizione altolocata e regolarmente conquistata sul merito e prova con una teoria tutta sua a farsi la sua brava ‘scalata’, magari anche tramite appoggi finanziari delle ben note Compagnie Petrolifere? E di esempi a riguardo se ne possono fare diversi a partire dallo stesso R.Lindzen:
http://en.wikipedia.org/wiki/Richard_Lindzen
insomma è una questione anche di credibilità …
Capisco che può essere noioso che 10mila affermano la stessa cosa, ma buttarsi dall’altra parte perchè si trova più piacere nella discorde è davvero anti-scientifico perchè non tiene conto dei reali risultati e rappresenta una sicura fonte di bias…
Inoltre con il link sul consenso intendevo precisare la nota affermazione degli scettici “Non v’è consenso”: magari non c’è consenso unanime (dove s’è mai visto un consenso unanime?), ma il consenso c’è…
Facciamo pure che l’informazione sia equlibrata, ma pesata dunque sul ‘consenso scientifico’: tutte le teorie scientifiche vengono vagliate e non è vero che teorie alternative non entreranno mai: in fondo la scienza è sperimentale e se le osservazioni discorderanno con i modelli allora si ripenserà alle cause del fenomeno, è solo questione di tempo…
Lei però mi stà dicendo che una testa pensa meglio di 100 teste messe insieme…
Egregio Lorenzo,
mi pare che sinceramente il contraddittorio sia nettamente sfavorevole a chi la pensa diversamente dall’IPCC come secoli fa chi sosteneva che la terra fosse piatta e non rotonda.
Una vecchia storiella insegna che tra i due candidati ai quali è stato chiesto quanto fa due più due, non fosse tato assunto chi ha dato la risposta esatta, ma chi rispose “quanto il capo vuole che faccia”.
Cordiali saluti
Flavio
L’IPCC stessa comunica le probabilità per ciascuno dei singoli scenari.
Non mi piace affatto la ricerca del consenso attraverso i numeri. Non amo il “più siamo e più abbiamo ragione”. Quindi non vado oltre su questo argomento.
Capirà che se il consenso è autoreferenziale, nel circolo bene non entreranno MAI le teorie alternative non riconosciute (tra l’altro non riconosciute dal consenso autoreferenziale). Mi sembra davvero assurdo.
Il giornalismo divulgativo non deve essere acritico, bensì equilibrato. Ma lei vuole buttarla su un terreno di gioco minato: un no, ha pari dignità rispetto a 10000 sì?
Io credo che se in 10mila affermano la stessa cosa, arrivato al secondo già mi sarei annoiato, e mi farebbe molto più piacere sentire quell’unica, misera voce discorde, per farmi una idea chiara.
Lei parla di persona comune. Beh è un classico tirare in ballo la persona comune, soprattutto perchè le elite (ne abbiamo parlato moltissimo in questo sito) decidono cosa dire e cosa far sapere alla gente comune, perchè io (e lei) dobbiamo essere ben istruiti (indottrinati) su quello che è più comodo.
E quali sarebbero allora le probabilità dei singoli scenari alla luce di quanto detto sulle scorte dei combustibili fossili?
Diciamo poi che valutato il ‘consenso’ e il ‘non consenso’ sulla base delle regole scientifiche atte a valutarlo tra cui il noto sistema del peer-review, e qui sinteticamente espresso:
http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_scientific_bodies_with_official_statements_on_human-cause_global_climate_change
http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_scientists_opposing_the_mainstream_scientific_assessment
dove si può vedere che il ‘consenso’ è nettamente maggioritario e gli ‘oppositori’ sono solo singoli scienziati e non intere organizzazioni…
allora forse è proprio giusto tenere conto in sede di divulgazione e in sede giornalistica delle proporzioni di tale consenso; questo perchè dietro c’è già un lavoro di scrematura critica da parte di revisori qualificati e di professione, cosa che la persona comune non è certo in grado di fare e che per questo può cadere facilmente in errori di valutazione se ‘ammaliata’ da teorie alternative non riconosciute…
Pensare poi ad un giornalismo divulgativo acritico mi fà sorridere visti i servizi dei TG che riportano pedissequamente la cronaca degli insulti e delle propagande tra opposte fazioni politiche, dando ampio spazio anche alle ‘corbellerie’…
Eh no, Fiori. Non è vero che tutti gli scenari hanno la medesima dignità . Le forchette probabilistiche altrimenti a cosa servono… ?
Inoltre, la stranezza non risiede nel fine che chicchessia vuole perseguire (ognuno è libero di pensare e perseguire quello che vuole). La stranezza sta nel chiedere agli organi di informazione di non rendere conto di alcune delle voci del dibattito (in ogni caso queste sì, con la medesima dignità – almeno finchè rimaniamo in democrazia). Questo è strano, se vogliamo usare la sua espressione.
Diciamocelo bene: fare divulgazione sui Cambiamenti Climatici non è facile: in fondo basterebbe dire che i Modelli prevedono tot…ma certamente la persona comune non si accontenterebbe di così poco e vorrebbe dimostrazioni migliori senza accorgersi però che dietro i Modelli c’è la somma delle conoscenze di più discipline difficilmente accessibili…
Magari i cosidetti ‘serristi’ per convincere e far presa su chi effettivamente non sà valutare attentamente cause e ripercussioni del GW usano toni più propagandistici, ma per l’appunto per fini più elevati: non ci vedo nulla di strano…
Evidentemente servono decisioni immediate che possono essere raggiunte piuttosto con la forza della ‘persuasione’, non della ‘menzogna’ o ‘complotto’ in senso assoluto…
Inoltre lo ‘scenario peggiore’ non è detto che sia il meno probabile a priori: tutti evidentemente hanno la medesima probabilità ovvero medesima dignità e a quel punto conviene mettere in guardia dal ‘peggiore scenario’…
A rigore nessuno infatti sà dire con certezza quando finiranno petrolio e gli altri combustibili fossili (ci sono stime che ne allungano la vita a diverse decine di anni) e quindi è lecito pensare anche scenari di sviluppo socio-ecnomici più evoluti, crisi economica attuale ovviamente a parte…