Titolo rubato. Lo dichiaro apertamente, è uno specchietto per le allodole. Però fino a un certo punto. Già perché nelle righe che seguiranno ci sarà il silenzio ma non ci saranno innocenti. Anzi, ci sono di fatto dei colpevoli di bias ideologico.
CM compie oggi quattro anni. A malapena l’età dell’asilo, quello dove alcuni attivissimi interlocutori nonché solerti detrattori vorrebbero che tornassimo. Infatti in questi 48 mesi con pubblicazioni quotidiane ci è capitato di scrivere anche delle fesserie. I guardiani del tempio non hanno mai tardato a farcelo notare (per fortuna), anche quando non ce n’era bisogno o motivo. Bene, se non fosse chiaro questa è la ragione per cui esistiamo.
Accade però, curiosamente, che i predetti guardiani si astengono dal fare controlli anche altrove. Per carità, nessuno è perfetto, non si può pretendere che siano allerta su ogni pagina che parla di clima e affini con la stessa solerzia, però quando capita che ci sia addirittura una certa contiguità editoriale ci piacerebbe vederli al lavoro con pari determinazione.
Ecco il punto. Negli ultimi giorni si dice in giro che abbiamo acceso una nuova miccia. Lungi da noi far niente del genere. Abbiamo chiesto di tornare a parlare di scienza in senso stretto e ne è invece venuta fuori la solita discussione tra pro e contro, con quelli pro che dicono a quelli contro di essere sostanzialmente incompetenti. L’accusa è chiara: come vi permettete di prendervela con chi lavora onestamente e in condizioni spesso difficili per dipanare l’imbrogliatissima matassa del sistema clima? Non ci permettiamo. Dal lontano 3 giugno 2007 mai sono comparse accuse o critiche dirette verso il lavoro di chi fa ricerca. Ne sono comparse però, e altre ce ne saranno finché ne avremo la possibilità o sarà cambiata finalmente la musica, verso chi, dopo aver finito di lavorare onestamente e magari dopo aver pubblicato i risultati del proprio lavoro, ci mette il carico sopra farcendo i contenuti dei suddetti lavori di demagogia climatica e panzane di vario genere, non con il candido scopo di spiegarli alla vulgata, ma con il chiaro obbiettivo di guadagnare le luci della ribalta di un movimento sempre pronto ad avallare qualsiasi stupidaggine purché catastrofica.
Vediamo un po’, il 18 maggio scorso su Le Scienze, edizione italiana di Scientific American, ospitato da l’Espresso ovvero da La Repubblica, è uscito un articolo il cui titolo recita così: “Oceano e gas serra, la lezione che viene dal Cretaceo.” Il contenuto è chiaro già nel titolo, si parla di uno studio di paleoclima che getta ombre sul futuro dello stesso in materia di interazione tra oceano e atmosfera in condizioni di importanti variazioni della concentrazione di CO2. Su questo non mi dilungherò oltre e se ne avete voglia leggetelo. Io do per scontato che sia un buon lavoro, fatto seguendo i protocolli della ricerca in questo settore, tanto da aver ottenuto la pubblicazione sul PNAS.
Ma, attenzione però, deve essere piuttosto complesso se l’autore ritiene di dover chiarire così una parte del contenuto:
“Aver raddoppiato la quantità di biossido di carbonio nella nostra atmosfera negli ultimi 50 anni è come aver colpito il nostro ecosistema con un enorme martello, se si fa un confronto con le lievi variazioni nella radiazione incidente che caratterizzarono questi eventi del passato […] Ciò potrebbe avere un impatto catastrofico sulla sostenibilità della vita nell’oceano, che a sua volta avrebbe conseguenze enormi sulla sostenibilità della vita di molte specie che vivono sulla terraferma, compreso l’essere umano.” (Neretto nostro)
Vediamo, questa sotto è la curva di Kealing, il cosiddetto respiro (affannato) del Pianeta.
Da quando li vogliamo contare i 50 anni? Dall’inizio dell’era post-industriale? O forse l’autore dello studio intendeva gli ultimi 50? Proviamo. Nel 1960 la concentrazione di CO2 era più o meno a 317 ppm. All’eventuale raddoppio, cioè 634 ppm, ne mancherebbero all’appello “soltanto” 241. Se però il target è il raddoppio rispetto all’era pre-industriale (280 x 2= 560 ppm) ne mancherebbero comunque 167. Ben lungi da qualsiasi raddoppio. Vi ripropongo la frase:“Aver raddoppiato la quantità di biossido di carbonio nella nostra atmosfera negli ultimi 50 anni […]”. Se avessimo scritto una stupidaggine così su queste pagine saremmo stati (giustamente) impallinati. Tutti gli anser insipiens (cercatevi il significato) si sarebbero levati in volo starnazzando. Nella fattispecie invece regna il silenzio. Il fine divulgatore si guadagna il titolone con aulici richiami al Martello dell’Eden e Il komitato, evidentemente, approva.
Complimenti.
Ma scusa Guido, c’hanno famiglia pure loro. Ma ti immagini, che ne so, un giornalista de Il Fatto scrivere sul suo blog che hanno pubblicato una fesseria? O di Panorama? Analogamente per la Repubblica e annessi e connessi.
In Itaglia e’ cosi’, tutti zitti col proprio padrone, tutti pronti ad abbaiare contro il padrone altrui. E vabbuo’, che facciano quello che vogliono, pero’ non mi si presentino come anime immacolate. Basterebbe quello, dopotutto.
Comunque…l’originale (contenente l’errore) e’ in una press release della Newcastle University. A volte son Scienze, a volte son scemenze.
Complimenti Guidi per il continuo lavoro di smascheramento di questi solerti “ambientalisti”.
E’ proprio come lei dice, questi signori non hanno alcuna remora a condire le loro affermazioni con enfasi e concetti fuorvianti, tanto il cittadino comune … si beve tutto e ne rimane impressionato.
Sarà questo lo scopo che perseguono? No, non è possibile, mica ci sono interessi economici dietro il tutto ! O no?
– P.S.: Da qualche tempo o perso di vista l’andamento del “continuo” (inarrestabile, pare) aumento delle temperature. A che punto siamo dal 1998 ad oggi?
Grazie.