Ci siamo, se da un lato i lavori di approntamento del prossimo report del panel intergovernativo ONU sui cambiamenti climatici sono iniziati da un pezzo, dall’altro si attendeva con ansia l’inizio dell’operazione maquillage. E finalmente è arrivata. Il web brulica di dichiarazioni rilasciate dal presidente del panel, Rajendra Pachauri, sia all’indomani dello svolgimento della sessione plenaria di Abu Dhabi, sia in altre meno impegnative occasioni in giro per il mondo.
Quel che ne esce fuori è innanzi tutto l’ammissione che il lavoro svolto dal panel con il rapporto precedente (4AR 2007) necessita di non pochi aggiustamenti. La governance del panel e la trasparenza degli atti soprattutto, per rendere questi report più credibili.
Già, perché tra I malumori del climategate e le magre figure fatte sui ghiacciai dell’Himalaya o su altre questioni non di poco conto, pare proprio che si sia generato un problema di credibilità, tanto che l’Inter Academy Council ha suggerito appunto di dare una “sistematina” alle procedure di elaborazione dei contenuti di queste pubblicazioni.
Staremo a vedere. Nel frattempo prendiamo atto delle buone intenzioni.
Qui un breve resoconto dell’intervento di Pachauri ad Abu Dhabi.
Qui un articolo sul The Australian.
Nel secondo link c’è tra le altre cose una frase decisamente interessante:
“what happens in Queensland or what happens in Russia or for that matter the floods in the Mississippi River right now, whether there is a link between those and climate change is very difficult to establish. So I don’t think anyone can make a categorical statement on that.”
“[per] quel che succede nel Queensland o quel che succede in Russia o ancora lo straripamento del Mississipi proprio ora, è molto difficile che possa essere stabilito un collegamento con il cambiamento climatico. Per cui non penso che si possa fare alcuna affermazione categorica sull’argomento.”
Si è sempre detto che l’IPCC rappresenta il consenso scientifico sulla materia dei cambiamenti climatici e che il presidente ne è il portavoce. Bene. Prendiamo atto che secondo l’IPCC non c’è alcun consenso scientifico circa il fatto che gli eventi estremi possano essere collegati al cambiamento climatico, ovvero alla sua presunta deriva catastrofica indotta da forcing antropogenico.
E’ un bel passo avanti.
Prendiamo anche atto che i negazionisti che si ostinano a dire che il Climategate e’ stato senza conseguenze, adesso si ritrovano smentiti su tutti i fronti.