Una domanda che può apparire strana. Il riscaldamento globale è davvero tale? Per rispondere non parleremo di temperature, ovvero non delle medie superficiali globali. Per due ragioni. La prima è che questo parametro più passa il tempo più tende a perdere di rappresentatività per descrivere lo stato termico del sistema Pianeta. Il sistema è infatti multidimensionale, non bidimensionale come appare essere se descritto attraverso le sole temperature misurate in superficie. La seconda è che se lo facessimo la risposta sarebbe scontata. Infatti al netto di differenze magari ultimamente più accentuate ma comunque in genere trascurabili, tutti i gestori di dataset delle temperature mesie superficiali globali concordano sul fatto che a partire dal 1850 circa e sino ai giorni nostri, questo parametro abbia fatto registrare un trend di lungo periodo positivo. Parafrasando un commento giunto di recente sulle pagine di CM direi che sì, il Pianeta si sta scaldando. Ma dire dove, come e perché è ben altra cosa.
Proveremo quindi ad analizzare un altro parametro, il DTR (Diurnal Temperature Range), ovvero la differenza tra le temperature minime della notte e le massime delle ore diurne. Lo spunto viene da un post interessante sul blog di Roger Pielke Sr.
L’ipotesi dell’orgigine antropica del riscaldamento globale, fondamentalmente basata sull’aumento della concentrazione di gas serra in atmosfera, identifica in un eventuale trend negativo del DTR, cioè una diminuzione della differenza tra le temperature notturne e quelle diurne, una delle cosiddette “evidenze” dell’impronta umana sul clima. Notti meno fredde e giornate solo un po’ più calde insomma, con l’effetto di contenimento del calore operato dai gas serra più accentuato di notte in assenza della radiazione solare.
In realtà però, proprio le temperature minime notturne, pesantemente influenzate dalle condizioni di stabilità/instabilità del boundary layer, possono essere soggette a importanti modifiche a carattere sia locale che areale indipendentemente dall’eventuale forcing esercitato dai gas serra, ovvero dalla loro concentrazione in eccesso. Come ammonisce lo stesso Pielke riprendendolo da questa pubblicazione, lo stato del suolo, l’effetto Isola di Calore Urbano e numerosi altri fattori quali appunto la stabilità dello strato inferiore dell’atmosfera, non consentono l’uso delle temperature minime per tracciare l’eventuale forcing da gas serra, rappresentando più che altro un indice della presenza/assenza di turbolenza e quindi della redistribuzione del calore, e non un indice del contenimento del calore in eccesso. Prova ne sia il fatto che le simulazioni climatiche hanno molte difficoltà a riprodurre efficacemente il trend del DTR.
Nonostante ciò l’IPCC nel 4AR 2007 ha certificato un trend globale di diminuzione del DTR a partire dal 1950, come mostra la prima figura qui sotto. Quel che dovrebbe far riflettere, ancora con riferimento all’aspetto “globale” del fenomeno, sono in realtà due fattori. Il primo è che come ammesso sempre dall’IPCC anche questo parametro è soggetto a importanti differenze di segno da zona a zona. Il secondo è che negli ultimi anni, come ulteriore conferma che qualcosa è indubitabilmente cambiato, anche il trend del DTR si è invertito, per esempio in Europa, ovvero su di un intero continente (figura successiva).
La lettura di questo post mi ha fatto tornare in mente l’ottimo lavoro fatto su queste pagine dall’amico Paolo Mezzasalma, il quale ha intrapreso un viaggio attraverso le serie storiche delle Stazioni Meteo del territorio nazionale (viaggio ancora lungi dall’essere concluso), le cui tappe hanno messo in evidenza delle importanti differenze locali nel comportamento del DTR, in un contesto che vede le condizioni climatiche locali spesso lontane dal confermare quanto si immagina debba invece avvenire a scala globale.
Ora, se l’analisi dei dati locali e la loro successiva trasposizione areale mostrano quanto sopra, cioè che la differenza delle temperature giorno/notte piuttosto che diminuire aumenta o è stabile, non sarà il caso di provare a rivedere l’ipotesi che vede i gas serra e l’aumento della loro concentrazione come causa unica del riscaldamento del Pianeta? E ancora, non sarà il caso di provare a utilizzare per tracciarne lo stato termico parametri meno immediati e semplicistici, per di più analizzati a scala globale perdendo gran parte delle informazioni che contano?
Aggiornamento
Da WUWT un approfondimento di J. Nielsen-Gammon, tra le firme dell’articolo pubblicato sul JGR con cui si è cercato di analizzare l’impatto di eventuali modifiche al posizionamento delle stazioni di osservazione negli USA, che rappresenta la lesson learned sul DTR della loro analisi.
Il dataset analizzato mostra nella sua interezza un trend negativo per il DTR nell’arco temporale 1950-1999, e questo confermerebbe quanto sostenuto dall’IPCC e riportato più su nel post. Scorporando però dal dataset le stazioni con le serie ritenute essere più affidabili in quanto non soggette a modifiche nel tempo, si scopre che queste con riferimento ai dati grezzi mostrano un trend positivo, mentre se i dati sono corretti per i cambiamenti nell’orario di osservazione il trend del DTR è inesistente.
In poche parole il trend del DTR, almeno negli USA, è stato sì negativo, ma non a causa del global warming, bensì per effetto del bias introdotto nelle serie dalla modifica delle condizioni a contorno.
Una ragione in più per ritenere che in assenza di serie realmente affidabili anche l’analisi di questo parametro rischia di restituire informazioni poco attendibili rispetto alle dinamiche del sistema.
Il post di J. Nielsen-Gammon è qui.
Quando scrivi “Notti meno fredde e giornate solo un po’ più calde insomma, con l’effetto di contenimento del calore operato dai gas serra più accentuato di notte in assenza della radiazione solare.” mi hai fatto ripensare all’indicazione sugli screens “that are cooler during the day and warmer during the night
are likely to be giving measurements that are closest to the truth” riportata sul documento “ISO 17714:2007 Standard: Meteorology – Air temperature measurements – Test
methods for comparing the performance of thermometer shields/screens and defining important characteristics, 2007.” Naturalmente questo tipo di documento li leggono solo le ditte costruttrici quando desiderano realizzare strumenti che poi ben figurano alle comparazioni tra strumentazioni che misurano la stessa grandezza. Mi limito solo ad osservare che gli strumenti misurano cose vicine al vero se per coincidenza coincidono con quanto previsto dalle teorie.
Stai a vedere invece che alla fine il riscaldamento e’ davvero globale ed antropogenico, ma nella pratica non importera’ a nessuno visto tutti gli altri fattori in gioco? Come il detto sul povero affamato e il ricco con due polli, che in un rapporto “globale” diventa “tutto a posto, un pollo a testa”. E il povero viene lasciato a morire di fame.