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Niente di personale

Zapping serale sul web. Tutti gli internet addicted sanno di cosa parlo. Con questi aggeggi mobili poi non c’e’ verso di scappare. L’ultima cosa che si fa (beh… la penultima dai…) e’ l’occhiatina finale alla rete.
Chissà magari e’ stato moderato quel commento, magari qualcuno ha scritto qualcosa, magari dall’altra parte del mondo, complice il fuso orario, hanno scoperto la pietra filosofale. Come posso aspettare domani per saperlo?
La pratica non sempre paga, anzi, non lo fa quasi mai. Il più delle volte ti dai l’aggeggio mobile sul naso un paio di volte prima di decidere che e’ ora di farla finita.
Non e’ questo il caso. Sono infatti appena inciampato in un articolo del Corriere che suona così: “Internet e la teoria del grande imbecille”“? Gesù, mi dico, mi hanno scoperto. Giusto il tempo di riportare i battiti cardiaci alla normalità per scoprire che stavolta non c’entro. Si parla infatti di anonimato sul web.
Intrigante, penso li’ per li’, sacrosanto, penso invece a fine lettura. Chi e’ dunque il grande imbecille? Il troll, quello che su forum, chat, blog e tutte le mille possibilità di dimostrare di esistere sulla rete, imperversa insultando il proprio prossimo protetto dall’anonimato. E’ dimostrato, quando non c’è bisogno di metterci la faccia, tendiamo a comportarci più facilmente da imbecilli, prova ne sia che dove e’ invece previsto un minimo di registrazione – e quindi di rilascio di generalità- i troll stanno alla larga.
La lezione viene dai social network, comunque pieni di alter ego ormai sempre più in disparte. Nel mondo della comunicazione globale il messaggio e’ raccolto se ha un’anima, cioè una faccia (le due cose tendono ad andare insieme infatti), altrimenti potrà anche rappresentare la verità assoluta ma non sara’ preso in considerazione.
Certo, dove libertà di espressione e democrazia tendono a scarseggiare, la faccenda può diventare spinosa, ne’ ci si attende che un post su questo argomento possa recare danno ad alcuno. Diciamo che dove questo genere di problemi non esistono, più di qualcuno sara’ chiamato a riflettere sul proprio operato.
E’ un passo indietro rispetto alla promessa di libertà della rete? No, e’ un passo avanti della specie che l’ha inventata. Non sia mai che qualcuno dovesse pensare che la rete si e’ inventata da sola.
Altra prova: la notizia viene da un articolo sul blog Slate e si e’ beccata (per ora) la bellezza di 765 commenti, tutti rigorosamente registrati.
Meditate troll, meditate.

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Published inIn breve

4 Comments

  1. Ciao!
    Siamo la redazione di una WebTV Romana, abbiamo realizzato un servizio su questo argomento e credo possa interessarvi.
    Trovate il servizio sul seguente Link.
    http://www.uniroma.tv/?id=18729
    Fateci sapere cosa ne pensate
    A presto!

    Mille grazie per la segnalazione. L’intervista che avete realizzato è davvero interessante, condivisibili tutti i punti di vista che avete riportato. Grazie ancora!

    Claudio Gravina

    • Consiglio a tutti di andare a guardare l’intervista degli amici di Uniroma TV, è davvero illuminante!

  2. Alla fine e’ una faccenda di fair-play. Se ho un commentatore anonimo sul mio sito e qualcuno me ne manda le generalita’ via e-mail o tramite un altro commento, mi rifiuto per esempio di fare l'”outing”. Unicuique suum.

    D’altra parte non ci vogliono molti neuroni funzionanti per capire la stupidita’ di usare e abusare, da dietro l’anonimato, dei dettagli di chi anonimo non e’. Non tutti ci arrivano, probabilmente perche’ il Comitato non li ha (ancora?) istruiti in argomento.

  3. CarloC

    Ah, visto che siete tornati ne approfitto per postare subito un commento che avevo in saccoccia 🙂
    Personalmente ho trovato quell’articolo una grande sciocchezza. Esilarante quando poi si dice che “l’esperienza di Facebook dimostra che abbandonare l’anonimato e’ possibile”. Gia’, Facebook, un sito dove si parla rigorosamente di nulla con presunti “amici” che in comune con te hanno, al massimo, il luogo di lavoro.
    Invece l’anonimato ha almeno due vantaggi: permette di dire quello che veramente si pensa sottraendosi al ricatto della diffamazione mediatica (ce ne sono innumerevoli esempi, in Italia e all’estero – temi intoccabili e opinioni troppo articolate per essere accettate dalla dittatura della banalita’ nella quale ormai siamo immersi); e permette di sfuggire alla tracciatura di Google, che trasforma ogni pensiero ed opinione, anche le piu’ estemporanee, in documenti incisi per sempre nella pietra.
    I troll possono tranquillamente firmare con nome e cognome e spesso lo fanno, dato che i peggiori, quelli seriali, non si rendono affatto conto di essere tali. Quello che la fine dell’anonimato assicura, invece, e’ una diffusa autocensura per paura di ritorsioni.
    Per non parlare poi di cosa penso di un articolo del genere sul sito di un giornale, il Corriere, che regolarmente censura notizie e commenti dei lettori per timore reverenziale di chissa’ quali poteri. Forse se potessero usufruire di un po’ di anonimato anche loro avrebbero da guadagnarne.

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