E invece di veder svolazzare una simpatica bestiola dai colori vivaci nel mio giardino, dovrò accontentarmi di vederci scorrazzare un orso polare. Perchè? Ce lo spiega nel testo che segue uno dei nostri lettori, Antonio Marino, che si è preso la briga di andare a recuperare le previsioni sull’attività solare di uno dei più esperti scienziati della NASA. E così, mentre i dati raccolti di recente lasciano perplessi anche i più esperti di questo settore, l’ambiente scientifico parallelo, quello climatico, fa allegramente finta di nulla. Nè più nè meno come accaduto per l’intensa attività solare del secolo scorso, di cui si è preferito non tener conto per spiegare le dinamiche del sistema clima col risultato di non riuscire a spiegarle. Ora che il sole dà chiari segni di inversione di tendenza, è come se questo accadesse in un altro sistema solare e gli effetti su un altro pianeta.
Gli indici climatici oceanici sono passati in territorio negativo, le temperature medie globali hanno smesso di salire anzi, da pochi anni hanno anche iniziato a scendere, ma di tutto questo si sente dire poco o nulla, perchè nel frattempo, udite udite, l’anidride carbonica invece ha continuato ad aumentare. Un clima-show è appena terminato ed un altro, quello decisivo, arriverà a dicembre. Hanno capito tutto e ce lo ripetono da mesi anzi, da anni. Perchè ostinarsi a non crederci? Per alcuni è una forma di follia, per altri un chiaro segno di malversazione, per altri ancora semplice incapacità professionale. Per noi è voglia di capire, e le prossime righe ci aiutano parecchio. Buona lettura.
La NASA ed il Dr Hathaway ci nascondono qualcosa sull’anomalo minimo solare in corso?
di Antonio Marino1
A questo link trovate un’importante dichiarazione risalente a maggio del 2006 del Dr. David Hathaway, astrofisico di punta della NASA. Il Dr. Hathaway, dopo rilevazioni fatte dalla NASA, ci illustra i dati inerenti il grande nastro trasportatore interno al sole, tracciando poi una previsione a lunghissimo termine in merito all’ attività solare del ciclo 25, credendo che per il 24° ciclo, pur essendo nel 2006, la previsione fosse cosa ormai sicura; le aspettative erano infatti per un ciclo che avrebbe dovuto essere molto intenso, uguale o superiore al precedente (il 23°), tenendo presente che i cicli precedenti già avevano mostrato attività record e considerato che negli ultimi 70 anni si sono avuti i cicli solari con maggior attività degli ultimi 1000 anni.
Ritornando a scrivere dei dati che ci mostrano l’attività del grande nastro trasportatore interno solare ecco ciò che ci spiegava il Dr. Hathaway: “Il grande nastro trasportatore solare ha subito un rallentamento record nella sua velocità di movimento, con valori non rappresentabili sugli attuali grafici di riferimento in quanto abbondantemente a fondo scala e questo avrà importanti ripercussioni sulla futura attività solare. Il grande nastro trasportatore rappresenta una massiccia circolazione di correnti incandescenti interne al sole (plasma bollente) e si divide in due rami settentrionale e meridionale, ognuno dei quali impiega 40 anni per compiere un giro intero. I ricercatori credono che l’intensità di tale circolazione interna al sole possa avere ripercussioni dirette sulla comparsa di macchie solari, per cui il suo rallentamento riveste una notevole importanza. Ecco un’immagine del grande nastro trasportatore di plasma incandescente interno al sole2:
Normalmente questa circolazione interna al sole presenta una velocità di circa 1 metro al secondo, spiegava il Dr. Hathaway, e questo fino a tutto il 19° secolo; negli ultimi anni la velocità è diminuita a 0.75m/s nel ramo settentrionale e a 0.35m/s in quello meridionale, portandosi su valori estremamente bassi e mai misurati prima. Secondo la teoria e l’osservazione la velocità delle correnti interne solari ci dovrebbe indicare, in base alla sua intensità , la maggiore o minore attività delle macchie solari per i successivi 20 anni circa; con una bassa velocità si avrebbe una scarsa attività solare, con un’elevata velocità una forte attività solare. Il rallentamento misurato ci porta a prevedere che il ciclo solare 25°, il cui picco si avrebbe nel 2022, potrebbe essere il più debole degli ultimi secoli. Queste erano le allora previsioni riguardanti i prossimi 2 cicli solari del Dr. Hathaway3:
In rosso le previsioni del Dr. Hathaway ed in rosa, ciclo solare 24° ancora più intenso, quelle del Dr. Mausumi Dikpati (NCAR). Ma come si possono osservare dei movimenti circolatori che avvengono 200.000 Km al di sotto della superficie solare? Il Dr. Hathaway ha una spiegazione anche per questo: Lo facciamo indirettamente attraverso l’osservazione delle macchie solari, quest’ultime sono dei nodi magnetici che come bolle risalgono, spesso apparendo sulla superficie solare, dalla base del nastro trasportatore. Agli astronomi è ben noto che le macchie solari hanno un movimento di deriva che le porta dalle medie latitudini solari verso l’equatore; attualmente si crede che tale deriva sia dovuta alla velocità di movimento del nastro trasportatore, di conseguenza misurando la velocità del movimento di deriva dei gruppi di macchie solari si misura indirettamente anche la velocità del nastro trasportatore interno al sole. Il Dr. Hathaway effettua il monitoraggio della velocità del nastro trasportatore in base a quella di deriva dei gruppi di macchie solari che si muovono dalle elevate alle basse latitudini solari, il tutto viene rappresentato graficamente sul famoso “Butterfly Diagram” , dove l’inclinazione delle “ali” indica la velocità del nastro trasportatore4.
Usando i dati storici inerenti la segnalazione di macchie solari, il Dr. Hathaway è riuscito a fare una ricostruzione cronologica del nastro trasportatore partendo dal 1890, che ha portato ad interessanti risultati considerato che per più di un secolo tale metodo di previsione della futura attività solare si è mostrato valido. Se tale tendenza sarà confermata, il ciclo solare 25, nel 2022, potrebbe essere come la velocità del nastro trasportatore misurata negli ultimi anni, cioè così debole da far segnare parametri a fondo scala sui grafici di rappresentazione. Questo è ciò che ci veniva spiegato circa 3 anni fa dalla NASA per bocca del Dr. Hathaway. Da allora è accaduto sicuramente qualcosa di “imprevisto” che ha fatto saltare il banco dei previsori della futura attività solare. Ma forse non si è trattato affatto di una variabile imprevista e il silenzio che è calato, a parte i grafici rappresentanti i forecast solari che vengono ormai rivisti e ridisegnati di mese in mese senza una minima spiegazione in merito, potrebbe essere voluto e fatto a scopo precauzionale.
Ora vi spiego per bene il mio pensiero in merito sperando che non mi giudicherete matto da legare. Spesso le più ovvie conclusioni sono più vicine e facili da raggiungere di quanto si possa credere. Come abbiamo potuto leggere la chiave di volta delle previsioni del Dr. Hathaway è tutta nel monitoraggio della velocità del movimento di deriva dei gruppi di macchie solari che è direttamente proporzionale alle velocità di movimento dei due rami settentrionale e meridionale del nastro trasportatore interno al sole. I dati ci indicano una vistosa diminuzione registratasi negli ultimi anni nelle velocità del ramo settentrionale del nastro trasportatore con valori di 0.75m/s ed in quello meridionale con valori a dir poco eclatanti di 0.35 m/s; ricordate che la velocità normale dei 2 rami è di 1m/s. La considerazione da farsi è che eravamo nel maggio del 2006, quindi appena agli inizi del minimo solare ma, soprattutto, l’attenzione ricade sull’ arco temporale di misurazione di queste velocità . Parliamo di alcuni anni prima del 2006, quindi con attività solare ancora su valori medi, quando erano ben presenti regioni solari attive che presentavano varie macchie solari, pur con un nastro trasportatore che dava segni di notevole decadimento. Negli anni successivi al 2006 fino ad arrivare ai nostri giorni cos’è accaduto all’attività solare? Come ben sappiamo è divenuta sempre più bassa fino ad arrivare a “very low”, bassissima, con conseguenti pochissime segnalazioni per ciò che concerne regioni attive e relative macchie solari, idem dicasi per il flusso solare che ha toccato valori molto bassi in alcuni casi mai misurati prima e per tutti gli altri parametri che indicano l’attività solare. Ma il movimento di deriva dei gruppi macchie solari e la relativa velocità con la quale esso si manifesta non è direttamente proporzionale alle velocità dei due rami del nastro trasportatore? Le macchie solari stesse non sono dei nodi magnetici che come delle bolle risalgono verso la superficie solare partendo dalla base del nastro trasportatore? Se negli ultimi 38 mesi circa sono state presenti poche macchie solari e quelle poche spesso sono state molto piccole, se di conseguenza si è avuto uno debolissimo e spesso assente movimento di deriva di quelle piccole e sparute macchie solari di cui sopra, mettendo tutto ciò in diretta correlazione con le velocità dei 2 rami del nastro trasportatore a quale risultato si potrà mai arrivare se non a quello di poter asserire che anche quest’ultimo è ridotto ai minimi termini? E quali potrebbero essere ora i suoi valori di velocità ? Aggiungiamo a quanto fin’ora analizzato i dati di rilevamento della missione congiunta ESA-NASA, la famosa missione ULISSE dati che, ancora una volta, hanno fatto segnare valori mai misurati in precedenza in merito al flusso solare che è diminuito in densità del 20/25% e in temperatura del 13%. Vi ricordo che gli anni di riferimento di tali dati sono gli stessi delle misurazioni delle velocità del nastro trasportatore, poiché fatti durante la terza orbita polare intorno al sole, precisamente fra Febbraio 2004 e agosto 2008, come leggibile dal grafico di riferimento.
Nell’immagine seguente con grafico in sovrapposizione, potete notare la diminuzione di intensità del flusso solare, fra il periodo della prima orbita, febbraio del 1992 e lo stesso mese del 1998,(LINEA DI RIFERIMENTO VERDE) ed il periodo della terza orbita, febbraio 2004 ad agosto 2008 (LINEA DI RIFERIMENTO BLU)5.
A questo punto, analizzati tutti questi dati da ritenersi inconfutabili, la conclusione non può essere che una: siamo al cospetto di un minimo solare storico che si prolungherà nel tempo ed i cui effetti sul clima terrestre non tarderanno a manifestarsi. I veri sensori climatici del Pianeta sono gli indici oceanici e già mostrano segnali rilevanti. La PDO che mostra valori negativi, l’ ENSO che mostra valori spesso negativi e che stentano ad arrivare alla neutralità , con NINA ormai presente da più mesi a discapito del latitante NINO e l’ AMO che pur mostrando valori medi positivi, nel breve periodo è sceso in territorio negativo.
Dopo tutto questo scrivere di dati ed analisi, poniamo l’ attenzione sul silenzio di cui vi ho già accennato in precedenza, il silenzio di chi potrebbe e dovrebbe dire e che ho definito voluto e fatto a scopo precauzionale. L’ultima affermazione potrà sembrarvi esagerata, ma in realtà non lo è se solo provate ad immaginare cosa potrebbe accadere se venisse messa a conoscenza l’ opinione pubblica mondiale su cosa sta accadendo al nostro sole e su cosa potrebbe ancora accadere correlando il tutto agli effetti che si avrebbero a livello climatico. Presumibilmente gli scienziati sanno bene ciò che potrebbe accadere e tacciono per evitare un ennesimo trauma ad una società mondiale già afflitta da gravissime crisi socio-economiche. Questo è quanto, questo è il mio pensiero, non ho titoli nè dottorati, ma con estremo equilibrio nell’analisi dei dati e con grande onestà intellettuale sono giunto alle suddette conclusioni.
Post Scrittum
Ringrazio Antonio per aver diviso con i lettori di CM questa approfondita analisi. Sugli aspetti sociologici di questa “svista” mi permetto però di dissentire. Dobbiamo innanzi tutto sgombrare il campo dall’uso eccessivo di termini quali record, senza precedenti ed altri superlativi di vario genere. Il periodo storico cui fanno riferimento delle osservazioni attendibili di questi fenomeni è ridicolmente corto rispetto ai tempi di evoluzione delle dinamiche della nostra stella. Di più, la maggior parte di queste dinamiche segue logiche a noi del tutto o in larga misura ignote. Ciò che in tutta evidenza non è mai stato osservato rientra probabilmente in una casistica ripetutasi qualche milione di volte in passato. Come dire, siamo noi ad essere entrati tardi in partita e pretendere di stabilire le regole del gioco è quantomeno presuntuoso. Proprio come accade con riferimento al sistema clima.
Ciò detto, è quantomeno strano che nessuno voglia sottolineare come, pur soltanto in base a quel poco che crediamo di sapere, questa situazione presenti delle assonanze non banali con altri periodi di scarsa attività solare che hanno segnato la storia recente del clima del pianeta. Se (e solo se) questa similitudine dovesse persistere nel medio periodo, la probabilità che il clima globale possa essere soggetto ad una virata verso il raffreddamento è piuttosto elevata, molto più elevata di quanto non si possa dire del contrario, cioè della traballante teoria del riscaldamento globale di origine antropica. Di qui l’esigenza di lasciar correre, almeno fino a quando l’evidenza dei fatti non avrà finalmente riportato la ragione ove ora risiedono comodamente l’approssimazione e l’ideologia. Staremo a vedere ma, nel frattempo, copritevi bene.
- Questo articolo è uscito anche sul blog New Ice Age [↩]
- Fonte: http://i41.tinypic.com/2r2pxts.jpg [↩]
- Fonte: http://i43.tinypic.com/zwoxs.jpg [↩]
- Fonte: http://i41.tinypic.com/rkbplk.jpg [↩]
- Fonte grafico:http://www1.nasa.gov/images/content/276531main_McComas-2ndImage-full.jpg [↩]
[…] nastro trasportatore interno al sole, argomento già trattato sulle pagine di Climate Monitor, viene rivisitato grazie a nuove misurazioni effettuate dal Dott. David Hathaway e da Lisa […]
Il mio intervento sarà molto più breve dei precedenti e sono sicuo non scatenerà reazioni polemiche ( e un pò forse mi dispiace .
Vorrei solo riportare i valori di vento solare degli ultimi tempi ricavati dl sito noaa.
Il vento solare che megi ultimi mesi si era riportato a livelli di velocità e pressioni più consoni alla media degli ultimi 40 anni. Poi, da 3 settimane, dopo che sono riapparse sul sole 3 gruppi di macchie del vecchio ciclo 23, in assenza di attività riferibile al ciclo 24, il vento solare è nuovamente diminuito in velocità e pressione tanto che la pressione dinamica è praticamente 0 da 48 ore. Contestualmente il flusso solare è diminuito invece di aumentare costantemente come da previsione.
Se questa condizione continuerà ancora per diversi mesi avremo modo di apprezzarne gli effetti su scala mondiale in temine di copertura nuvolosa precipitazioni e temperature oceaniche.
Che si voglia nascondere il minimo solare in parte potrebbe essere vero visto che nessuna delle maggiori testate informative gli hanno ancora dedicato un attimo di attenzione.
Che personalmente sono andato oltre scrivendo che il silenzio della comunità scientifica internazionale potrebbe essere voluto,essendo un mio modo di vedere le cose è ovviamente soggetto all’altrui giudizio che pùò essere concorde o meno.
Con il mio articolo ho messo in evidenza, come già precedentemente scritto, che il Dr.Hathaway va contro il suo stesso metodo di previsione della futura attività solare, le motivazioni di tale mia affermazione sono riportate in un precedente mio intervento.
Altro punto messo in evidenza è la correlazione fra l’intensità dell’attività solare e le relative ripercussioni sul clima terrestre, spesso citando i raggi cosmici risultanti più “invadenti” durante i periodi con minimi solari.
A tal proposito vi riporto i risultati di una ricerca in merito, resi noti in parte, alla fine di Gennaio 2009:
FONTE : http://www.ncas.ac.uk/index.php?option=com_content&task=view&id=446&Itemid=249
[b][i]A joint press release issued by the UK’s National Centre for Atmospheric Science (NCAS) and the Science and Technology Facilities Council (STFC)
Release date: 21st January 2009 (no embargo)
Title: Cosmic rays detected deep underground reveal secrets of the upper atmosphere
Un nuovo studio ha rivelato che i raggi cosmici osservati a mezzo miglio nel sottosuolo, in una miniera di ferro in disuso negli USA, possono essere usati per determinare I maggiori eventi meteo che avvengono venti miglia al di sopra della superficie terrestre nell’alta atmosfera.
Published in the journal Geophysical Research Letters and led by scientists from the UK’s National Centre for Atmospheric Science (NCAS) and the Science and Technology Facilities Council (STFC), questo importante studio ci mostra come l’elevata energia dei raggi cosmici ricercati e osservati nelle profondità del sottosuolo, sia strettamente correlata alle misurazioni delle temperature dell’alta atmosfera (nota come stratosfera). Per la prima volta gli scienziati hanno dimostrato come tale correlazione possa essere usata per identificare gli eventi meteo, quali i surriscaldamenti stratosferici, che si verificano al di sopra dell’emisfero settentrionale durante la stagione invernale. Sappiamo che questi eventi possono avere effetti importanti sulla stagione invernale e anche sulla quantità di ozono sopra le zone polari, identificarli bene e capendo meglio la loro frequenza di accadimento è fondamentale per fornire migliori informazioni d’inizializzazione ai nostri modelli di previsione sia climatici sia meteorologici, per migliorarne le predizioni.
Lavorando in collaborazione con l’U.S.-led particle physics experiment called MINOS (managed by the U.S. Department of Energy’s Fermi National Accelerator Laboratory), gli scienziati hanno analizzato i dati, inerenti i raggi cosmici, registrati in quattro anni di osservazioni fatte nei meandri di una miniera di ferro ormai in disuso nel Minnesota (USA). La cosa che è stata osservata è una stretta correlazione fra i raggi cosmici e le temperature in stratosfera, sarebbe stato dimostrato che i raggi cosmici, noti come MUONI sono il prodotto di decadimento di altri raggi cosmici, noti come MESONI. All’aumentare delle temperature l’atmosfera si espande, in tal modo un numero minore di mesoni viene distrutto all’impatto con essa, lasciando, di conseguenza, decadere un numero maggiore di meoni. La conseguenza è che l’aumento di temperatura è direttamente proporzionale al numero di meoni. Quello che ha sorpreso gli scienziati è stata l’intermittenza e il repentino aumento del livello di meoni durante i mesi invernali. Questi “salti†nei dati osservati avvengono in appena pochi giorni. Approfondendo lo studio, gli scienziati hanno scoperto che questi improvvisi cambiamenti nei dati osservati, coincidono con repentini aumenti delle temperature della stratosfera (superiori a 40° C.). Cercando poi una più stretta correlazione supportata da dati meteorologici, hanno compreso che stavano osservando un importante evento meteo, noto, anche a noi ormai, come Sudden Stratospheric Warming (SSW), che mediamente avvengono ogni anno, nella stagione invernale e sono notoriamente non prevedibili. Questo studio ha dimostrato, per la prima volta, che i dati riguardanti i raggi cosmici possono essere usati effettivamente per identificare tali eventi.
Lead scientist for the National Centre for Atmospheric Science, Dr Scott Osprey dichiara : “Fino ad’ora per avere informazioni su tali eventi stratosferici abbiamo usato dati ottenuti da palloni sonda e dai satelliti, da ora in poi possiamo potenzialmente usare le serie dati dei raggi cosmici, degli ultimi cinquant’anni, per avere una più accurata chiave di lettura di ciò che accade alle temperature stratosferiche. In futuro, altri dati potrebbero essere collezionati da altri grandi osservatori sotterranei nel mondo, usandoli per studiare questo fenomeno.â€.[/i][/b]
(questa è la parte che a noi più interessa, dal link che vi ho segnalato solo le ultime quattordici righe non ho tradotto).
Lo studio appena propostovi ci descive l’importanza dei raggi cosmici, ma l’importante considerazione da farsi è che essi risultano essere più “invadenti†durante le fasi di minimo solare, le conseguenze potrebbero essere le seguenti:
1) Importante minimo solare
2) Maggiore incisività dei raggi cosmici
3) Maggiore incisività , nello specifico, di MESONI
4) Maggior numero di raggi cosmici, frutto della distruzione o decadimento dei MESONI, i MUONI.
5) Incremento, grazie al maggior numero di MUONI che interferiscono con la stratosfera, delle temperature della stessa.
6) Sviluppo d’imponenti Sudden Stratospheric Warming (SSW).
7) Conseguenti importanti ripercussioni in troposfera, con lo sviluppo di notevoli alte pressioni in sede polare.
8) Lobi del vortice polare costretti ad “emigrare†verso le medie latitudini.
Potrebbe essere una giusta considerazione quella appena propostavi ?
Andando oltre ed arrivando ad oggi, il Dr. David Archibald ci propone una nuova ricerca che mette in correlazione il Berillio-10 con l’ intensità dell’attività solare, i raggi cosmici e le relative ripercussioni sul clima terrestre.
Vi riporto la traduzione di tale ricerca, preceduta da una breve premessa che definisce meglio il Berillio-10:
Premessa di Anthony responsabile del blog http://wattsupwiththat.com/ ,dal quale vi riporto il seguente articolo.(link di riferimento diretto: http://wattsupwiththat.com/2009/03/17/beryllium-10-and-climate/#more-6286 )
Correlazioni fra il BERILLIO-10 e variazioni climatiche.
Il Beryllium-10 (BE-10) è un isotopo grazie al quale si può valutare indirettamente l’attività del sole,è prodotto nell’atmosfera dalle collisioni dei raggi cosmici con gli atomi di ossigeno e di azoto. Le concentrazioni di BE 10,collegate all’intensità dei raggi cosmici,possono essere usate per valutare indirettamente le forzanti solari.
Un modo per conoscere le tracce lasciate dai “ proxy data(1)†nel corso dei secoli scorsi sulla Terra è quello di perforare in profondità i ghiacci di antica formazione. La Groenlandia, essendo per buona parte ricoperta da una grande distesa di ghiacci di antica formazione, di notevole spessore e relativamente stabili, quasi sempre è ritenuta essere la località migliore dove eseguire le perforazioni nel ghiaccio.
Ovviamente eseguendo le suddette perforazioni si otterranno delle carote di ghiaccio,analizzando le quali si è arrivati ai seguenti risultati.
I risultati dell’analisi isotopica delle carote di ghiaccio possono essere correlati sia alle variazioni della temperatura sia alle variazioni del livello del mare a livello globale. L’analisi dell’aria contenuta nelle bollicine nelle carote di ghiaccio ci rivela la palaeo-composizione dell’atmosfera,con particolare riferimento alle variazioni del CO2. Altresì si può risalire anche alle eruzioni vulcaniche del passato, poiché hanno lasciato degli strati ben identificabili di cenere rilevati esaminando le carote di ghiaccio.
Queste analisi eseguite sulle carote di ghiaccio possono sembrare di facile esecuzione, ma in realtà non è così e bisogna fare attenzione e prendere in considerazione tutti quei fattori che possono influire deleteriamente sulla ricostruzione storica dei dati. Già è accaduto che durante tali procedimenti d’esame si sono avuti dati riferiti alla CO2 risultati poi inesatti in quanto contaminati durante le analisi delle carote di ghiaccio; ma poiché il BE-10 è un elemento molto raro, non sembra possa avere simili complicanze di contaminazione.
(1)proxy data, sono dati relativi a parametri che permettono di valutare indirettamente altre grandezze fisiche o anche dati (indicatori) vicarianti (“proxy data” in inglese), ossia a valori estrapolati da altre grandezze.
Poi con poche ma forti affermazioni ed usando soprattutto tre grafici riportanti i risultati ai quali è arrivato, il Dr. David Archibald asserisce che senza ombra di dubbio assisteremo ad un inesorabile raffreddamento del clima terrestre.
Quanto appena riportatovi lo potete constatare consultando il seguente link: http://wattsupwiththat.com/2009/03/17/beryllium-10-and-climate/#more-6286
Penso che la miglior cosa che si possa fare sia quella di cercare di mantenere un buon equilibrio nel giuducare tutto ciò che ci è stato proposto negli ultimi mesi e che ancora ci verrà proposto,pur essendo un fermo sostenitore che chi governa le sorti del nostro clima sia il sole, non ritengo sia corretto assumere posizioni estreme nel giudicare, considerato anche che abbiamo sempre “condannato” i serristi per tale modo di pensare e proporre le loro argomentazioni.
“Il tempo sarà galantuomo”, usando questo vecchio detto non possiamo fare altro che attendere per comprendere meglio il meccanismo che rende il clima terrestre, da sempre, estremamente dinamico, anche quando sulla terra non erano ancora presenti gli esseri umani,e successivamente quando lo furono certamente non si potrebbero mai imputare a loro le variazioni cliamtiche dei secoli passati.
Mi scuso per la centellinata partecipazione, il tempo a disposizione è sempre limitato, e ringrazio Guido Guidi che in varie occasioni mi precede nel rispondere alle domande di altri lettori, ringrazio altresì per i coplimenti ricevuti da più parti.
Antonio Marino
Vi prego di scusarmi se sto latitando un po’ nell’intervenire. La correlazione tra attività solare ed evoluzione del clima è forte anche nella lunghezza dei cicli solari. Appena mi sarà possibile vi fornirò anche queste analisi. A breve, come già scritto, leggeremo anche un lavoro molto interessante proprio si questi argomenti.
Quanto al significato del post, al di là delle considerazioni dietrologiche che nulla aggiungono e nulla tolgono all’analisi dei dati, il punto è che se sarà confermata tale correlazione tra la ciclicità dell’attività solare nel suo complesso e le tendenze climatiche, il futuro vedrà appunto un raffreddamento, con conseguente ripresa anche della capacità del sistema di assorbire CO2. Ciò non toglie che la quantità di questo gas di origine antropica continuerà ad esistere proprio in quanto tale. Posto che anche il riscaldamento dell’ultimo secolo (pur con oscillazioni varie) possa essere stato causato dalla forzante solare, la ripresa del riscaldamento al prossimo rinnovarsi del ciclo non si può escludere, ma questo non vuol dire che si possa parlare di AGW. So di ripetermi ma l’AGW esiste in effetti, ed è locale e regionale, non globale. Se lo si affronta per quello che è prometto di diventare “serrista” anche io, se si continua a correre dietro alla CO2 per fare business non si cava un ragno dal buco, ma si continua semplicemente ad alimentare il business.
gg
Se hai visto il link di Costa c’è almeno un grafico che mostra l’anticorrelazione tra Sole e raggi cosmici in arrivo e quindi la presunta correlazione raggi cosmici-clima…
Se poi via a vedere qui:
http://en.wikipedia.org/wiki/File:Temp-sunspot-co2.svg
noti come l’Attività Solare (numero medio di macchie solari) è stata ciclica dagli anni 50 agli anni 80 per poi decrescere fino al oltre il 2000 dove il grafico si arresta…e le variazioni forse non sono poi notevoli (si va da 80 a 50 macchie), mentre il trend della Co2 e della temperatura sono in aumento…
Effettivamente guardando bene, al trend di crescita delle temperature è associata al più una ciclicità dei raggi cosmici connessa con l’attività solare (o meglio con i cicli di attività solare), ma in virtù della ciclicità non c’è nesso causa-effetto con il trend al rialzo del riscaldamento globale…
@Achab
Diciamo che gli ‘anti-serrsiti’ sostengono molte cose: quella del Sole è un ipotesi tutta loro con tanto di correlazioni che differiscono dalle correlazioni Sole-Clima ufficialmente riconosciute: questo per dire come anche le fonti dei dati possono essere tranquillamente manipolate da una o anche dall’altra parte…
@Lorenzo Fiori
Mi era sfuggito che gli “anti-serristi”, come li chiami tu, sostenevano una diminuzione dei raggi cosmici. Mi sembra di ricordare di aver visto un grafico in cui negli ultimi quarant’anni non si evinceva alcun trend. Negli ultimi anni è stata bassa, si, ma è ciclica e a meno che il sole non decida di “cambiare gioco” tornera’ a salire.
Per questo dicevo che mi è sfuggito il punto che il post di Marino vuol mettere in luce e ancor più la ragione per nascondere il particolare minimo solare prolungato.
@Achab
Gli ‘anti-serristi’ sostengono che nei decenni passati l’Attività Solare sia stata talmente elevata da ridurre ai minimi termini raggi cosmici e loro effetto ionizzante-raffreddante; per questo parlano di cause naturali al GW unite ad influenze dei cicli oceanici…
Secondo i ‘serristi’ modellisti il raffreddamento o stasi degli ultimi 10 anni è dovuto ai Cicli Oceanici recentemente inclusi nei modelli e facenti parte della variabilità decadale del Clima: una volta cessate queste retroazioni negative il GW riprenderebbe la sua corsa come prima o più di prima confermando il trend previsto a 30 anni secondo la definizione stessa convenzionale di Clima…
Quindi, se ben comprendo e ammettendo l’effetto dei raggi cosmici sulla formazione delle nubi, la sequenza sarebbe questa: minimo solare, massimo flusso GCR, massima formazione di nuclei di condensazione nella bassa troposfera, minima radiazione solare sulla terra, massima “forzante” raffreddante.
Se così fosse spiegherebbe il “mancato riscaldamento” degli ultimi anni. Ma contemporaneamente ci indica che, una volta invertito il ciclo solare, il riscaldamente ripartirà come o più di prima.
In altre parole secondo questo post, anche ad accettarne l’effetto dei GCR, non è una spiegazione alternativa al riscaldamento globale ma al contrario una conferma dell’AGW?
Temo mi sia sfuggito qualcosa.
Sono invece i GCR a penetrare per la loro elevata energia…
In genere la radiazione corpuscolare proveniente dal Sole non ha energia sufficiente per penetrare l’alta atmosfera e rimane confinata, se elettricamente carica, nelle Fascie di Van Allen per effetto del campo geomagnetico; se neutra invece può farlo, ma non so con quali effetti sull’atmosfera…
In genere però i SCR sono protoni carichi…
Qui però Copernicus ne sà molto più di me…
Io credo sarebbe opportuno specificare se si intende Cosmic Rays nel senso di Galactic Cosmic Rays (GCR) oppure in genereale come qualunque particella provenga dallo spazio (CR). Una migliore spiegazione si puo’ trovare qui.
Voglio dire, nell’articolo citato da Costa si parla dei neutroni provenienti dall’esterno del sistema solare (parte dei GCR) ad altissima energia (GeV) mentre, se non ho capito male, il post di Marino parla di quelli generati dal nostro sole (solar cosmic rays, SCR) che sono essenzialmente protoni ed elettroni ad energia molto piu’ bassa dei neutroni cosmici (MeV).
La differenza non è trascurabile. I primi sono neutri, i secondi carichi; i GCR interagiscono nella bassa atomosfera, i SCR nell’alta atmosfera. Nell’ambito dei SCR bisogna anche distinguere fra protoni ed elettroni sia per la massa che per la chimica completamente diversa che posso attivare.
Se non si specifica questo punto la discussione resta confusa, non si capisce di cosa si parla.
Solo un grazie a Guidi, ed a tutti gli intervenuti in questa interessantissima ed appassionante discussione.
Giorgio-Rimini
Volevo segnale questo articolo
http://wattsupwiththat.com/2009/03/15/cosmic-ray-flux-and-neutron-monitors-suggest-we-may-not-have-hit-solar-minimum-yet/
L’aumento dei raggi cosmici indica che il minimo solare ancora non è stato raggiunto.
Nella discussione che ne segue interviene Leif Svalgaard (NASA)però che dice:
“La modulazione cosmica ha un tempo di spostamento di 6-12 mesi per quanto riguarda l’attività solare. Questo è dovuto al fatto che il vento solare deve riempire il heliosphere [100 AU * 4 giorni / AU], quindi se il minimo solare è stati 6 mesi fa, si dovrebbe cominciare a vedere solo ora o in prossimi mesi una diminuzione del CR.
L’intensità dei CR in una determinata stazione dipende da molti fattori: la pressione atmosferica, la temperatura della stratosfera, campo geomagnetico anni la sua variazione, anche di neve sul tetto, così diverse stazioni vedeno leggermente diversa la conta dei CR come è illustrato dalle differenze tra i vari lotti di cui al. Ecco una delle mie trame che mostrano tre stazioni [Thule, Oulu, e Mosca] che hanno a lungo termine record; l’ultimo anno è mostrato [conta normalizzata a Thule]: http://www.leif.org/research/Thule -Oulu-Moscow.png……….
Le persone tendono a scegliere un gruppo che che sembra sostenere il loro parere…. Nel complesso, il quadro ora è che l’aumento si è fermato e ha iniziato una diminuzione o è imminente……
Mai, mai, guardare il flusso osservato come una misura di attività solare. Utilizzare sempre il flusso già corretto che mostra un netto aumento dal mese di agosto dello scorso anno”
poi però ci sono altri che intervengono e dicono che il minimo non si è anocra raggiunto ecc.
@ Lorenzo Fiori è un buon articolo per capire l’azione i raggi cosmici, nella discussione si parla anche della tesi di Svenmark
Bellissimo articolo complimenti ad Antonio
“Si è spento il sole e chi l’ha spento sei tu!” (Celentano)
Voglio proprio vedere come faranno a dare la colpa all’uomo di aver spento il sole…l’ultima volta hanno detto che erano i solfati, non il sole.
Sono d’accordo con Guidi, la forzante solare va vista nel suo insieme, anche se i vari meccanismi non sono chiariti ci sono diverse ipotesi a riguardo.
Diverso ovviamente è il caso delle variazioni climatiche secolari dove ai prolungati minimi o massimi di Attività Solare può esser variata anche l’Irradianza Solare in maniera più significativa e determinante…
Se si esclude la radiazione diretta che sappiamo essere stata pressappoco costante nell’ultimo secolo per gli altri parametri di Attività Solare quale campo magnetico solare, campo geomagnetico e flussi corpuscolari siamo alle solite con studi che finora non ne dimostrano il peso consistente; infatti oltre alle correlazioni ci vogliono anche i meccanismi causa-effetto per evitare eventuali ‘correlazioni spurie’…
Le concentrazioni di Co2 sono abbastanza omogenee nel globo e le aree urbanizzate risentono per lo più della cementificazione; infine le ‘rilevazioni satellitari’ mostrano comunque un trend al ‘Riscaldamento Globale’ sebbene dai toni leggermente meno marcati rispetto alle misurazioni al suolo…
La forzante solare deve necessariamente essere considerata nel suo complesso, radiazione diretta, attività geomagnetica, flussi corpuscolari etc etc. Procedendo in questo modo la correlazione con le temperature è sorprendente, di gran lunga più elevata di quella con i gas serra e le stesse temperature. Ciò non toglie che una forzante antropica possa esistere. Di fatto questa c’è ed è soprattutto locale o, per le aree densamente popolate, regionale. Dato che la maggior parte delle stazioni di misura sono in queste aree e le correzioni sono fatte a dir poco a spanne, c’è il serio rischio che queste finiscano per condizionare le medie globali. Attenzione, non le temperature globali, ma le medie. Di lì l’AGW, a serio rischio di bias.
gg
L’esempio che si può fare è quello dellì’ENSO che è noto essere un ‘processo stocastico’: l’oscillazione completa (Nino-Nina) ha un periodo medio di circa 5 anni, ma a volte ne dura 4, a volte ne dura 6 e per di più varia nel tempo anche la sua intensità , per cui esiste una ‘statistica di probabilità ‘ nel tempo che ne misura la frequenza di occorrenza e l’intensità , ma di cui non è possibile predirne esattamente in maniera deterministica l’evoluzione…
Quindi si tratta certamente di fenomeni ‘aleatori’ ma non completamente ‘random’…
Scusate la precisazione.
@ Fiori
E’ corretto quanto dice, semplicemente però la prima definizione che ha dato, era un po’… barocca.
@ Achab
E’ corretto: al diminuire dell’Attività Solare cresce numero e intensità dei raggi cosmici che raggiungono la superficie della Terra solo che il meccanismo che porterebbe alla formazione dei nuclei di condensazione in atmosfera non è provato e su questo a breve faranno un’esperimento al CERN con gli acceleratori; ma anche la stessa correlazione raggi cosmici-temperatura appare piuttosto dubbia; quindi in definitiva la correlazione Raggi Cosmici-Clima appare per il momento un’evidenza piuttosto debole…
Un ‘processo stocastico’ è una funzione del tempo e di una variabile aleatoria la quale avrà una sua precisa distribuzione di probabilità : quindi dovrebbe esistere comunque una sua ‘prevedbilità ‘ almeno in termini di probabilità , ma non un ‘determinismo’ assoluto ovvero senza ‘incertezza’. Se è deterministico invece non vi è nessuna statistica a riguardo perchè è tutto rigidamente determinato nel tempo senza incertezza ovvero è espresso da una comune legge fisica di variazione nel tempo.
Ho detto qualche sciocchezza?
Chiedo scusa all’autore dell’articolo, non era mia intenzione fare polemica sull’uso di quel vocabolo. Fa parte del comune modo di esprimersi e non dubito con non si intendeva in senso letterale.
Tornando all’effetto dei raggi cosmici sul clima, che io sappia sono un campo di ricerca ancora molto aperto e sopratuttto non è stato quantificato. Inserirlo nei modelli è quindi ovviamente impossibile. Per questo erroneamente avevo fatto riferimento ai cicli di radianza solare.
Sempre nei limiti delle mie conoscenze, non mi risulta esserci alcun trend di lungo periodo nei raggi cosmici e quindi nessuna correlazione con l’anomalia di temperatura degli ultimi decenni. Ed anche se ci fosse e se ho ben compreso il meccanismo di formazione dei nuclei di condensazione delle nubi, in un momento di minimo dovremmo avere un maggiore riscaldamento, cosa che non mi sembra si sia verificata. Ne deduco che i raggi cosmici non hanno in ogni caso un’influenza preponderante sulla temperatura.
Personalmente ritengo che l’effetto dei raggi cosmici sia un argomento molto interessante per la fisica dell’atmosfera ma vedo un pò come una forzatura dargli un ruolo determinante sul clima. Più facilmente vedo invece un effetto sulla metereologia attraverso la formazione di ioni e i campi elettrici associati nella bassa troposfera.
Infine una cosa che non comprendo. I raggi cosmici che raggiungono la terra non sono influenzati dal campo magnetico solare e quindi in un momento di minore attività solare essere più intensi?
Lorenzo decidi: un processo o è stocastico o è deterministico e quindi si può pensare di individuarne una statistica di occorrenza. In genere ciò che si ritiene appartenente alla prima specie è ciò di cui non si sa. Quando si accende la luce detti processi passano alla seconda categoria.
A breve scriveremo dello stato dell’arte sul livello di comprensione scientifica del ruolo del sole. Curiosamente ne hanno parlato anche al recente congresso, ma la faccenda, guarda un pò, è passata inosservata.
gg
Credo che i Minimi e i Massimi prolungati di Attività Solare come ad esempio il famoso ‘Minimo di Maunder’ non siano ahimè modellizzabili nel breve periodo (es.30 anni) perchè si tratta intrinsicamente di ‘processi stocastici’ e non deterministici con statistica per di più ancora tutta da individuare vista la scarsità di dati ossevativi a disposizione…
Insomma il Sole fa un pò quello che vuole sotto questo punto di vista, ammesso poi che tali situazioni abbiamo reale influenza sul Clima terrestre, cosa anche questa tutta da verificare e appartenente per ora solo alla sfera delle comuni ipotesi teoriche…
Forse come sostiene l’articolo si possono scorgere segni premonitori nel Sole… insomma anche i Sole ha il suo modello (Modello Solare) e chissà se in un futuro più o meno lontano si riesca a capire e inserire queste fasi anomale di Attività Solare nel Modello Solare stesso e di conseguenza anche nel Modello Climatico Globale…
Alla risposta già esaustiva data da Guido Guidi ad Achab, aggiungo che l’aggettivo inconfutabile l’ho usato in riferimento ai dati inerenti l’attività solare rilevati durante i 17 anni di missione dal satellite Ulisse.
Antonio
@ Achab
Che mi risulti nei modelli c’è solo la radiazione diretta, ritenuta pressochè costante e che subisce una variazione infinitesimale con l’evoluzione dei cicli. Tutto il resto (ed è molto di più) è tutt’altro che “più o meno identico” da un ciclo all’altro.
Sull’aggettivo inconfutabili concordo. Credo che l’autore si riferisse al fatto che vengono dalla fonte più autorevole in materia. Che siano giusti o meno, compresi o meno, è tutto da vedere.
Comunque, difficilmente si potrebbe affrontare questo tema senza dargli la giusta importanza in termini di effetti sul sistema clima. Se però questo avvenisse ho paura che l’AGW andrebbe a farsi benedire, come del resto accadrà se le cose continueranno ad evolvere in questo modo. Ad ogni buon conto stiamo sereni, sarà sufficiente la prima heat wave della prossima stagione estiva ha ristabilire l’ordine delle priorità .
gg
Non riesco a capire bene il punto che si vuole mettere in luce.
Che il sole sia importante per il clima ovviamente non lo nega nessuno; i cicli solari sono noti e certamente inclusi nei modelli. Quindi quale sarebbe il motivo di tenere nascosto questo minimo solare (cosa che ovviamente non è stata fatta visto che i dati sono pubblici e se ne è letto anche sui giornali)?
Inoltre, che cambierebbe se il riscaldamento globale (antropico o meno che sia) rallentasse per questo nei prossimi anni? E’ ciclico, ogni undici anni si ripete più o meno identico.
Infine, un piccolo, marginale appunto. Sarò io allergico a questa parola, ma leggere “dati da ritenersi inconfutabili” mi fa venire un sussulto; il termine “inconfutabile” è a-scientifico.
Ringrazio Guido per la disponibilità e lo spazio concessomi e soprattutto per la bella introduzione. Aggiungendo un commento a conferma di quanto riportatovi, parafrasando un film di qualche anno fa, penso che sia molto opportuno usare la seguente espressione…Hathaway contro Hathaway.
Condivido che si fa un uso improprio di aggettivi, spesso superlativi assoluti, nel descrivere dati inerenti all’attività solare.
Il sole ha circa 5 miliardi di anni, mentre le serie di dati storici, spesso presentando gravi carenze, ricoprono un arco temporale di circa 250 anni, che sono niente se paragonati all’età del sole.
Vero è che tanta eccezionalità ai dati inerenti l’attività solare degli ultimi anni gli la stiano dando sia gli scienziati che ci forniscono i dati,sia in molti casi noi, non addetti ai lavori,ci sono quindi delle presunte e possibili esagerazioni nella terminologia usata, ma allo stesso tempo ci sarebbe anche materiale per tutti quei mezzi di informazione che vanno sempre e solo a caccia di notizie sensazionali, ma stranamente nessuno sembra interessato ad informare l’opinione pubblica di quanto sta accadendo al nostro sole.
Per ciò che concerne la comunità scientifica, con riferimento particolare alla NASA, come avete potuto leggere il Dr. Hathaway ha esplicitamente dichiarato che le previsioni della futura attività solare sono state fatte in base alla velocità di deriva dei gruppi di macchie solari, in base alla quale si avevano, in quanto direttamente proporzionali fra loro, i dati inerenti la velocità del nastro trasportatore interno al sole.
Considerato l’ “inattività ” solare degli ultimi anni, volendo ancora correlarla alla velocità del nastro trasportatore, non si può che affermare che anche esso è “fermo” al palo.
Dato che il metodo di previsione del Dr. Hathaway nel corso degli scorsi anni si è dimostrato molto valido, ora perché non dovrebbe più esserlo, ma soprattutto perche lo stesso Dr. Hathaway va contro se stesso ostinandosi a prevedere, anche se ultimamente ha provveduto a ritocchi al ribasso, un ciclo 24° con un picco massimo importante? (ultimo dato 104 macchie solari)
Il silenzio di cui in tanti stiamo discutendo negli ultimi mesi, inizialmente lo imputavo alle palesi difficoltà che il sole stava imponendo alla comunità scientifica internazionale; poi ci sono stati forniti degli importantissimi dati proprio da quelle parti in causa che tacciono, serie di dati che ci mostrano solo ed esclusivamente un vistoso “collasso” di molti parametri identificatori dell’attività solare ed analizzando i quali, io che sono l’ ultimo degli ultimi, sono giunto alle conclusioni che avete già letto, arrivando a pensare che il silenzio sia voluto.
Sarà bello vedere gli effetti di questo minimo solare prolungato, per lo meno si chiarirà l’influsso del Sole nelle variazioni secolari quali PEG e simili…
Articolo eccellente. Anche io avrei usato meni esaltativi ma l’intera trattazione è precisa e articolata. Complimenti!