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La convergenza intertropicale va a spasso per il Pianeta

Uno degli argomenti che abbiamo trattato più spesso su queste pagine, è la mancanza negli ultimi anni di storia della ricerca sul clima di lavori condotti alla vecchia maniera, ovvero con la giusta dose di esperienza sul campo, a vantaggio di attività sempre più spesso confinate nella capacità di calcolo dei computer. In poche parole, simulazioni del comportamento del sistema piuttosto che osservazione dello stesso.

Quanto sto per raccontarvi è però diverso, infatti su Scientific American di Marzo c’è un articolo a firma di Julian P. Sachs Conor L. Myhrvold, entrambi dell’università di Washington. Il titolo è “A Shifting Band of Rain“. Vi sono descritti proprio i risultati di un lungo lavoro sul campo. La lettura è piacevole, a tratti anche romanzata, un approccio un po’ atipico per le pubblicazioni scientifiche. Il tema è lo spostamento dell’ITCZ, la Zona di Convergenza Intertropicale, ossia quella banda di intensa convezione che circonda tutto il Pianeta alle latitudini tropicali.

Bene, qual’è il problema? Lo vediamo subito.

Nell’agosto del 2009, abbiamo pubblicato su CM un post di commento ad un articolo uscito su Nature Geoscience a firma degli stessi autori, praticamente la versione ufficiale del testo pubblicato su SA due mesi fa. Nessun problema naturalmente, capita spesso di leggere testi che affrontano in modo più divulgativo e informale temi che nel rigore delle riviste scientifiche possono  essere difficilmente digeribili. Quando però in sede divulgativa si giunge a conclusioni che non trovano riscontro sul piano scientifico – in particolar modo- nel lavoro pubblicato in origine, si rischia di scadere nella propaganda.

In effetti, già nel nostro commento del 2009 avevamo notato una certa predisposizione degli autori ad inserire nel loro lavoro delle strizzate d’occhio alla presunta deriva catastrofica del clima, toni stonati in un lavoro altrimenti decisamente interessante, come quasi sempre accade per quanto arriva direttamente dal lavoro sul campo. Nel testo di SA però viene alla luce un errore di fondo, un approccio sbagliato già descritto da Roy Spencer nel suo testo “The Great Global Warming Blunder” e in numerose sue pubblicazioni. Stiamo parlando dell’inversione del rapporto causa effetto, un errore a cui Spencer attribuisce gran parte dell’infondatezza dell’ipotesi AGW.

Leggiamo infatti nelle prime righe del testo di Sachs e Myhrvold:

[…] Any change in the earth’s temperature, as a result of incoming solar radiation or greenhouse gases, can affect the rain band […]

[…] Ogni cambiamento nella temperatura della Terra, che scaturisca dalla radiazione solare entrante o dai gas serra può avere impatto sulla fascia di precipitazioni […]

La posizione dell’ICTZ è governata da fattori astronomici, comprendendo tra questi tanto il forcing solare quanto la forma e la posizione del Pianeta rispetto al piano dell’orbita; a questi si somma la diversa distribuzione delle terre emerse sui due emisferi. La diversa distribuzione del calore e le conseguenti dinamiche della circolazione generale atmosferica determinano la posizione della convergenza nei bassi strati appena a nord dell’equatore. E sono questi fattori, modificando la posizione della fascia di convezione, ad avere poi impatto sulle temperature, a maggior ragione perché stiamo parlando della zona del Pianeta che riceve il massimo della radiazione incidente e dove quindi le modifiche alla copertura nuvolosa ed alle precipitazioni sono fondamentali. Se così non fosse, cosa avrebbe messo in moto l’ITCZ negli ultimi 1200 anni come efficacemente documentato proprio dagli autori?

E ancora dal testo:

[…] A large shift of five degrees northward—about 550 kilometers—occurred from about 400 years ago until today. Discovery of that shift led us to a startling realization: small increases in the greenhouse effect can fundamentally alter tropical rainfall […].

[…] Un ampio shift di 5 gradi verso nord – circa 550 km- ha avuto luogo da circa 400 anni fa ad oggi. La scoperta di questo shift ci ha condotti ad una allarmante realizzazione: piccoli aumenti nell’effetto serra possono alterare in modo sostanziale le precipitazioni tropicali […].

E dove diavolo era l’effetto serra o meglio la sua modifica di così devastante impatto 400, 300, 200, 100, 50 anni fa? Ci risiamo. Alla base di tutto c’è l’assunto della modifica antropica dell’effetto serra, nonostante i dati raccolti mettano in evidenza oscillazioni significative avvenute in completa assenza di forcing antropico. Il metodo è questo: confrontando l’output solare e la concentrazione di CO2 dai dati proxy si stabilisce una relazione tra questi due fattori e il loro impatto sulla posizione dell’ITCZ. Fermando l’output solare per i prossimi cento anni e facendo crescere la CO2 naturalmente l’ITCZ sale di latitudine. E chi ha dato loro la chiave del comportamento del Sole per i prossimi cento anni? Per quel che ne sappiamo i massimi esperti in materia continuano ad aggiornare al ribasso le previsioni per il ciclo solare in corso – ovvero per un range di prognosi di qualche anno- al ritmo di una volta al mese, proprio perché se sappiamo qualcosa di come funziona il nostro Pianeta, circa la nostra stella si naviga veramente a vista.

E poi una contraddizione in apparenza inspiegabile:

[…] Clever investigators have identified many different indicators of global temperature during the past millennium. Two periods stand out. Around a.d. 800, global temperatures were similar to those in the late 1800s. Temperatures then rose during the Medieval Warm Period (a.d. 800–1200), reaching levels similar to 20th-century temperatures. They gradually settled and fell during the Little Ice Age (a.d. 1400–1850) […].

[…] Validi ricercatori hanno identificato molti diversi indicatori per le tempertaure dell’ultimo millennio. Due periodi sono in risalto. Attorno all’anno 800, le temperature erano simile a quelle del tardo 1800. Poi le temperature crebbero durante il Periodo Caldo Medioevale (800-1200), raggiungendo valori simili a quelli del XX secolo. Poi si stabilizzarono gradualmente per scendere durante la Piccola Età Glaciale (1400-1850) […].

[…] In the past two decades the sun’s output has remained essentially constant, yet both temperature and levels of carbon dioxide—the most abundant manmade greenhouse gas—have become significantly higher than at any point in the past 1,200 years […].

[…] Nelle ultime due decadi l’output solare è stato essenzialmente costante, eppure sia le temperature che l’anidride carbonica – il gas serra antropico più abbondante- hanno raggiunto livelli significativamente più alti che in ogni periodo degli ultimi 1200 anni […].

Insomma decidiamoci, ci sono state o no queste oscillazioni? E sono state paragonabili alle attuali? E cosa le ha innescate? Non sarà il caso di provare a capire questo e capire anche se sta accadendo di nuovo prima di pronosticare altri 5° di latitudine di shift verso nord dell’ITCZ e delle sue relative conseguenze?

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Published inAttualitàClimatologiaNews

Un commento

  1. Fabio

    Il Problema di tutti questi studi e che alla fine si cade nel solito banale errore di dare per scontata la risposta.
    questi partono a fare ricerche già sapendo quale sarà la risposta che loro daranno ad essa, non contano come sono i dati, perchè basta un niente per dire tutto e il contrario di tutto

    http://daltonsminima.altervista.org/?p=13999

    direi che potremmo parlare di estremizzazione del “vizio del risultato positivo” dove non solo viene pubblicato solo ciò che da un certo risultato, ma questo risultato viene visto anche la dove non c’è

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