Libero clima in libero mercato, così scrivevamo un paio d’anni fa commentando le acrobatiche performances dei professionisti della finanza climatica. Il fatto è che quel mercato tanto libero non è mai stato, nel senso che si è provveduto a delimitarne per benino i confini allo scopo di raccogliere i migliori risultati possibili. Naturalmente solo con riferimento alla moneta sonante, perché con riferimento al clima gli effetti non erano previsti e non si sono ovviamente visti.
Ci sono però cose che non si possono tenere in gabbia più di tanto, una di queste è naturalmente il mercato e non importa se la merce di scambio è reale o decisamente virtuale come nel caso delle emissioni di anidride carbonica. Così, dopo le vacche grasse di qualche anno fa, periodo in cui gli scambi (e i guadagni) hanno goduto di una vigorosa ed entusiasta campagna di supporto, ora sono inevitabilmente arrivate le vacche magre.
Il protocollo di Kyoto è in scadenza, almeno così dice l’etichetta, ma in realtà è bello e scaduto, perché i tentativi di resuscitarlo sono falliti uno dopo l’altro nonostante gli eroici sforzi dei summit CO2penhagen prima e Can’tCun poi (per la prossima adunata di Durban è già stato recitato il de profundis).
Così è fallito (o è stato fatto fallire per non rimetterci la buccia anzi guadagnandoci anche un bel po’) il mercato delle emissioni d’oltreoceano. Quello europeo resiste, anche per il supporto che la Commissione Europea sta garantendo a suon di delibere ossigenanti. Però nulla ha potuto impedire il deprezzamento già di quasi il 40% dei certificati di emissione, quei certificati di proprietà dell’aria di cui si sono improvvisamente trovati ricchi i paesi a scarsa produttività. Una ricchezza che quando ceduta a chi invece la produttività – e quindi le emissioni- le ha elevate realizza il sogno della finanza creativa, avere tanto per non dare assolutamente nulla.
Così la Romania, per esempio, ora non sa a chi vendere le sue quote. La negoziazione è frenetica, ma il valore iniziale di 3 mld di Euro è già sceso di un buon 40%. In assenza di un futuro certo (anzi in assenza di futuro tout court) in merito ai vincoli per le emissioni, sarà difficile che possano trovare un compratore. Dai saldi, probabilmente, si passerà alla svendita.
Com’era quella canzone? Chi ha avuto ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato ha dato, scurdammece ‘o passato, simm ‘e Napule paisà…
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