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Battere il ferro finché è caldo

Nell’era di internet dei social network e della libera circolazione delle informazioni (comprese numerose sonore panzane) insomma, nell’era della comunicazione globale il tempo è tutto. La capacità di approfittare della sensibilità del pubblico su un dato argomento è fondamentale. Non è un caso se le prime informazioni circa il blitz delle forze armate americane in Pakistan sia arrivato su Twitter prima che su ogni altro media e prima ancora dei comunicati ufficiali.

Perciò, con i danni causati dall’outbreak di tornado negli States la scorsa settimana ancora “caldi”, i media continuano a sfornare notizie sul collegamento tra tempo meteorologico estremo e cambiamenti climatici. Il cliché è sempre il solito, ripetere un informazione, anche se non confermata o peggio non scientificamente valida all’infinito. Prima o poi, in questo caso molto prima che poi, diverrà una verità assoluta.

Su Scientific American, che vanta una “fratellanza” con la rivista Nature, è uscito un articolo dal titolo: “Climate Change will bring more extreme precipitations and floods”. Il pezzo, dopo aver snocciolato una serie di recenti disastri atmosferici, lascia fare la domanda fatidica all’esperto di turno Myles Allen, in questo caso preso a prestito dall’università di Oxford. “L’influenza umana sul clima ha qualcosa a che vedere con questo tempaccio che stiamo sperimentando?”. La risposta però non è attribuibile ad alcuno, se non, ovviamente, all’autore del pezzo. E arriva puntuale con il riferimento ad una recente pubblicazione scientifica uscita su Nature in febbraio, un lavoro che avrebbe identificato un trend di aumento degli eventi precipitativi estremi in una serie storica relativa agli ultimi 50 anni del secolo scorso.

Questa volta siamo stati fortunati, infatti forse i nostri lettori ricorderanno che quell’articolo è già passato su CM nell’immediatezza della sua pubblicazione. E ci abbiamo fatto su non uno ma addirittura due commenti. Nel primo abbiamo messo in risalto quelli che sembrano essere dei limiti della pubblicazione, limiti che qui sotto vi riassumo (ma che qui potete leggere per esteso):

In sostanza questa “formale” attribuzione dell’aumento degli eventi estremi al Global Warming ed alle sue origini antropiche, soffre di una serie non banale di limitazioni:

  • Differenze importanti nella distribuzione spaziale del trend tra realtà e simulazioni che coinvolgono aree cruciali per questo genere di eventi come ad esempio l’area monsonica;
  • Controfase tra dinamiche di sviluppo del trend osservato e simulato;
  • Analisi riferita alle sole medie latitudini dell’emisfero nord.

Nel secondo invece, con l’ausilio di un’analisi approfondita dei dati utilizzati fatta da Willis Eschenbach su WUWT, abbiamo mostrato quanta approssimazione ci sia nei dati utilizzati per giungere alle conclusioni che invece il pezzo di Scientific American ha fatto sue senza alcuna remora.

Lungi da noi pretendere che chi scrive su Scientific American possa sapere che esistiamo. Probabilmente sa che esiste WUWT che fa decine di migliaia di contatti al giorno. Ma ammettiamo pure che non sia così, sarebbe bastato dare un’occhiata alla pagina delle informazioni supplementari all’articolo. Ci sono due commenti, il primo tira su un sermone sulle origini antropiche del riscaldamento globale senza entrare nel merito del problema. Il secondo, guarda un po’, solleva le stesse obiezioni che abbiamo sollevato noi, in particolare sulla controfase temporale tra trend degli eventi estremi e temperature.

Forse però, così facendo avrebbero dovuto cambiare titolo, meglio non correre il rischio.

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Published inAttualitàClimatologiaNews

7 Comments

  1. Ultime notizie da quegli incalliti negazionisti della BBC:

    […] The “scope and purpose” of Lord Oxburgh’s review “appeared to change from an examination of the integrity of the science to the integrity of the scientists”, [CMScTech] said. That same review “should have been more open and transparent”, while “the process by which it selected the documents for review could have been more open”. The government’s reponse basically endorses the committee’s conclusions […]

  2. Sono contento di notare che ASF non sa proprio cosa rispondere di fronte alle “dimenticanze” di Oxburgh, che si e’ appunto dimenticato di investigare la qualita’ scientifica del lavoro CRU. D’altronde lo ha affermato Oxburgh stesso, e’ stato fatto notare da piu’ fonti, e’ stato ribadito ufficialmente dal CMScTech e il Governo UK non ha avuto niente da ridire al riguardo.

    Quello che ASF proprio non sa e’ come leggere il buropolitichese britannico. Si vede che al Comitato non c’e’ proprio l’expertise adatta.

  3. Per essere puntigliosi, comunque, nemmeno Stern (citato dall’IPCC) venne sottoposto a peer-review.

  4. antistrafalcione

    we find no evidence to question the scientific basis of human influence on the climate

    ossia
    non troviamo alcuna evidenza per mettere in discussione le basi scientifiche dell’influenza umana sul clima

    in parole povere ufficialmente il parlamento inglese, a differenza di quello italiano dominato da un partito (che forse lei conosce bene MM) opportunisticamente neghista e filonuke accetta che sia l’uomo a modificare il clima; quality o integrity, ma via MM che siano i parlamenti a decidere se una teoria è vero o no? ma gli inglesi avevano Stern che insegna; noi purtroppo abbiamo FB con libri che hanno la presentazione di un famoso politico tuttofare (operaio, suonatore di chitarra) esperto anche di clima.

    Reply
    Concordo. Del resto l’AGW se lo sono inventato loro per bastonare i potentati del carbone. In tutti questi anni avranno ben imparato come fare.
    gg

    • Guido Botteri

      Perché, cosa sa di clima il barone di Brentford, sir Nicholas Herbert Stern ? Lei lo sa qual’è la sua competenza climatica, visto che sembra vantarla ? Attento a quel che dice, perché leggiamo qualcosina anche noi.

  5. Intanto in UK il Governo ha risposto alle conclusioni della Commissione Parlamentare sulla Scienza e la Tecnologia (CMScTech) riguardo il Climategate. Chi sa leggere fra le mezze ammissioni trovera’ una vittoria quasi integrale per chi non si e’ fatto abbindolare dalle commissioni-farsa di Oxburgh e Muir Russell.

    Per esempio si dice we find no evidence to question the scientific basis of human influence on the climate (per forza: come scritto dalla CMScTech e non contestato neanche dal Governo, Oxburgh che si doveva occupare anche (e soprattutto) della quality of the science si e’ invece interessato solo alla integrity, cioe’ alla condotta morale degli scienziati). Notevoli anche tutti i riferimenti alla “transparency” che da soli falsificano tutte le inutili parole riguardo una presunta vacuita’ del Climategate.

  6. Complimenti a SciAm per aver infilato una serie cosi’ incredibile di fesserie in pochissime righe (d’altronde e’ in competizione con New Scientist nelle edicole, quindi la corsa al ribasso non ha fine).

    Non c’e’ nessuna prova che la “meteo” stia peggiorando a livello globale, ma cosa ma potra’ loro importargli? Cosi’ uno va “a pesca” e tira fuori dal mare del tempo atmosferico una qualunque cosa che poi possa essere remotamente correlata con i fantomatici “modelli”. Tanto, per la legge dei grandi numeri, qualcosa si trova sicuramente.

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